Nives Monda e la cucina attiva della Taverna a Santa Chiara


Nives Monda

Nives Monda

di Talia Mottola

La logica priva di senso del genocidio inflitto al  popolo palestinese parte anche dal cibo. Vi sembrerà assurdo ma è così. Lo sa bene Nives Monda, titolare della Taverna a Santa Chiara a Napoli, da sempre con uno sguardo attento alla questione palestinese e non solo. Lei che è nata e cresciuta nei quartieri popolari di San Giorgio a Cremano sa di dover lottare giorno dopo giorno per affermare il rispetto dei diritti umani.

Sin dagli anni dell’Università a Napoli Nives ha avuto amici palestinesi. E’ stato anche attraverso le loro storie che ha imparato a conoscere e ad apprezzare il loro fortissimo senso di resistenza e la loro cultura.

Ma Nives non si ferma alle chiacchiere, e se la cucina per lei vuol dire mettere in pratica conoscenza e passione, con la salvaguardia dei diritti e contro ingiustizie fa lo stesso.

Genocidio e cibo: non si tratta solo di negare beni di prima necessità in questi ultimi due anni di terrore nella striscia di Gaza. Quello di “politicizzare” il cibo è uno degli aspetti poco conosciuti ma ben adoperato dallo Stato di Israele da tantissimo tempo. Costi di esportazione e importazione elevati che hanno messo in ginocchio l’economia di Gaza e divieti imposti sull’utilizzo di erbe e spezie, limitazioni di pesca hanno avuto conseguenze disastrose riversandosi sulla graduale scomparsa di  tradizioni culinarie palestinesi. Per cancellare un popolo Israele parte dal cibo.

E’ di gennaio 2024 un evento promosso proprio da Nives insieme al centro culturale Handalaali  in cui insieme ai docenti Luigi Daniele e Daniela Pioppi è intervenuta in collegamento online anche la foodblogger e cuoca palestinese Fidaa Abuhamdiya che ha spiegato attraverso il suo libro come la colonizzazione di Israele sia  iniziata da cose basilari come  quella di negare la possibilità ai palestinesi di accedere agli ingredienti per la preparazione di piatti tradizionali. L’akkoub è tra queste. Una pianta equivalente al cardo, usata per impreziosire il sapore del pane.

Una cucina attiva e attivista è quella della Taverna a Santa Chiara, “Come titolare della Taverna, insieme ai miei soci Potito Izzo, Antonio Russo e Giovanna D’Alonzo  abbiamo il dovere occupandoci di cibo di spaziare su tante altre questioni, perchè il cibo è la prima cosa, insieme ad aria e acqua che consente all’uomo di vivere, ed è così connesso inevitabilmente a tutte le contraddizioni della vita umana. Non possiamo oggi, con tutte le conoscenze che abbiamo a disposizione non essere attivisti del cibo”.

Inizia così la mia intervista a Nives la cui denuncia a suo carico per discriminazione etnica, dopo il diverbio con i due turisti di Tel Aviv – compresa la gogna mediatica che ne è conseguita- è stata archiviata dal gip del Tribunale di Napoli. Nessuna violenza e nessun razzismo, e nessuno ha cacciato dal locale i due turisti Israeliani. Questi i fatti.

Zuppa di scarola e fagioli

Zuppa di scarola e fagioli

Ci pensi mai a come sarebbe andata se nel giorno in cui ti sei ritrovata con i due clienti ebrei sionisti a dover iniziare il discorso su Gaza e la Palestina, anzichè affrontare la questione avresti fatto orecchie da mercante?

  1. Si, ci penso spesso. Penso anche che quello che è accaduto doveva accadere, era inevitabile da attivisti del cibo quali siamo, data anche la nostra scelta consapevole di adesione alla campagna di boicottaggio . In quella vicenda quale testimone avevo il dovere non solo di limitarmi ad osservare ma anche di intervenire, partecipando e testimoniando.

Titolava uno dei giornali di quei giorni “Taverna Santa Chiara a Napoli, la ristoratrice Nives Monda caccia i clienti “perchè ebrei”. Il caso finisce in procura. Cosa ti ha fatto più male in quei giorni di gogna mediatica?

Tra le prime cose che mi hanno fatto male c’è quella di aver capito che c’era un sistema preciso di attacco. Quando affermi che esiste un genocidio in atto, non sarò nè la prima nè l’ultima purtroppo, sei oggetto di critiche da parte di una regia ben strutturata che mette in campo forze  importanti per zittire. Altra cosa che mi ha fatto male è la irresponsabilità dei media nello “sbattere in prima pagina il mostro” a discapito dell’informazione, senza avere la cognizione, o forse sì, di ledere la persona e in questo caso anche un’attività commerciale. La verità è che ho temuto anche per una mia incolumità personale e di tutte quelle persone a me care. Questo da parte di alcuni giornalisti è imperdonabile, nonchè illegale.

Nives Monda

Nives Monda

Cosa ti ha fatto bene invece?

Sentirmi piena di questa mia scelta, ovvero condannare una persona che compiva secondo me una vera e propria apologia di reato. Io sono stata attaccata con parole gravissime, definirmi “antisemita” e “supporter del terrorismo” è una violenza fatta dalla stessa persona che mi denuncia per la violenza subita. Non sono mancate attestazioni di stima e solidarietà, sono venuta a conoscenza di una grande realtà che si muove esponendosi. Questo mi ha dato prova di poter avere ancora  fiducia nell’umanità.

L’archiviazione della denuncia darà modo a Nives Monda di portare avanti la sua battaglia con più forza nella sua Taverna a Santa Chiara dove i clienti  hanno trovato da sempre e continueranno a farlo, una cucina etica e consapevole. Dove la pasta parla di territorio campano, dove chi è a cena o a pranzo si ritrova in un clima di convivialità sempre più ricercato.

La questione palestinese è complessa, ma quando chiedo a Nives cosa si possa fare nel concreto lei non ha dubbi “ Il boicottaggio è un primo passo di una possibile soluzione, perchè se fatto in maniera massiva su un unico obiettivo, come le campagne di BDS che prevedono la creazione di spazi liberi dall’Apartheid israeliano  (link https://bdsitalia.org/index.php/aderenti-splai) , danno una scossa alle economie che sono direttamente implicate nelle azioni belliche”.

Storie di cibo si intrecciano alle storie di umanità e resistenza nella Taverna Santa Chiara, dove i piatti da provare sono assolutamente la zuppa di fagioli e scarola- grazie al quale la Taverna ha vinto il premio “Piatto dell’anno” Slowfood- e la Genovese, cucinata lentamente con carni scelte e in un antico e grande pentolone che richiama la tradizione.

Questa è cucina consapevole, attivista e attiva, perchè capita che a volte anche attraverso il cibo si fa la rivoluzione.

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