Nuove annate vini di San Salvatore

di Enrico Malgi
Pur vantando un retroterra storico molto antico, che risale all’epoca della colonizzazione ellenica del VII secolo a.C., la viticoltura cilentana è molto giovane, avendo raggiunto da poco la maggiore età. Soltanto verso la metà degli anni ’90, infatti, si è completata la sua piena rinascita grazie all’impegno di un limitato manipolo di giovani e preparati viticoltori locali, che avevano ereditato dai loro padri competenze, conoscenze e tradizioni, oltre che ettari vitati. E su questa scia sono sorte subito dopo altre aziende che hanno contribuito al pieno rilancio della viticoltura territoriale. All’inizio si è puntato su due specie varietali stanziali quali il rosso aglianico ed il bianco fiano, oltre che su pochi vitigni alloctoni già esistenti sul territorio. Ma come succede spesso, dopo i primi anni di euforia e di successo si è passati ad un periodo di completa stagnazione, in cui non si sapeva bene quale strada intraprendere. Addirittura alcune aziende correvano il rischio di chiudere i battenti, perché non riuscivano a smerciare le loro bottiglie. Poi all’improvviso le cose sono cambiate totalmente, perché si è cercato di puntare di più sulla qualità, sull’allevamento di altri vitigni, sulla produzione di altre tipologie di vino e, soprattutto, si è aperto finalmente il mercato estero che ha consentito di vendere migliaia di bottiglie. Nel frattempo poi è apparso all’orizzonte un nuovo personaggio carismatico, determinato e propositivo: Peppino Pagano, fondatore dell’azienda San Salvatore. Con il suo incessante impegno e la sua lungimirante politica aziendale, fatta di sani ed oculati investimenti, ha dato una forte scossa a tutto il settore vitivinicolo cilentano, proiettandolo direttamente nel futuro, pur tenendo presente la tradizione e la territorialità. Da imprenditore di successo qual è si è subito attivato per formare uno staff altamente qualificato e professionale, si è dotato di strutture moderne ed efficienti, si è dedicato ad una viticoltura ecocompatibile, biologica e biodinamica e, soprattutto, ha prodotto vini territoriali di elevata qualità, apprezzati dappertutto. Sarà stato un caso, ma adesso la produzione cilentana va a gonfie vele e le vendite sono aumentate esponenzialmente, tanto è vero che è stato scongiurato il timore di fallimento paventato da alcune aziende. Ed anche all’esterno la visione dell’attuale viticoltura cilentana è percepita in modo molto positivo. Nel frattempo si sono scoperti anche nuovi territori dove piantare le barbatelle, che fino a poco tempo fa erano totalmente abbandonati, incrementando così gli ettari vitati e la produzione complessiva, che è diventata sempre più ampia e variegata.
In questi giorni sono stato invitato da Peppino e dal suo inseparabile braccio destro Alessandro Leoni a degustare alcune nuove annate presso il Beach Club 93 di Paestum recentemente aperto al pubblico. Un’altra chicca di Peppino che non finisce mai di stupire per la sua enorme passione ed intraprendenza. Ecco qui la successione delle bottiglie.

Gioì Spumante Brut Rosé Millesimato 2016 Metodo Classico. Per un semplice cavillo burocratico si è dovuto cambiare il nome della bottiglia da Joi a Gioì. Forse così suona anche meglio dopotutto. Solo aglianico. Vino che sosta ventiquattro mesi a maturare in bottiglia sui lieviti. Sboccatura nel 2016. Gradazione alcolica di dodici e mezzo. Prezzo finale della bottiglia sotto i 25,00 euro.
Poche le bottiglie di spumante prodotte nel Cilento, soprattutto per motivi organizzativi. Il Gioì è sicuramente una delle migliori in assoluto e non solo di questo territorio. Il cromatismo è contraddistinto da un colore rosa pallido e tenue, che gli conferisce un certo appeal di classe. Perlage propedeutico, connotato da fini, continue e molteplici bollicine. Bouquet sontuoso, che mette in mostra deliziosi profumi di glicine, cassis, agrumi e boisé, intrecciati a sentori di pasticceria e di crosta di pane. Bocca cremosa, sapida, effervescente, slanciata, equilibrata e dinamica. Finale persistente, sgrassante e rinfrescante. Prosit!
Trentenare Fiano Paestum Igp 2016. Acciaio e vetro. Tenore alcolico di dodici e mezzo. Prezzo della bottiglia di 13,00 euro.
Il Fiano che produce San Salvatore può vantarsi a giusta ragione di essere tra i vini bianchi più importanti di tutto il Cilento. Questo millesimo, le cui uve sono state raccolte precocemente per il ventilato pericolo di pioggia, è segnato da un colore non troppo carico, ma lucido e vivace. Canonici e territoriali gli espansivi profumi che risaltano al naso: essenze fruttate di pesca, di mandarino e di mela; sentori floreali di ginestra e di biancospino; soavità di macchia mediterranea e di salsedine. In bocca entra un sorso fresco, secco, gentile, morbido e polposo. Buona verticalità. Chiusura precisa ed appagante. Da sottolineare che il Trentenare è un vino molto versatile e strutturato, che si abbina a varie pietanze. L’ho testato su un piatto di calamarata al pomodoro e scampi, ebbene non ha fatto una piega, reggendo ottimamente il confronto. Avrà ancora molti anni davanti a sé. Prosit!

Pian di Stio Fiano Paestum Igp 2016. Vino Biologico. Maturazione in acciaio ed elevazione in vetro. Tasso alcolico di tredici gradi. Prezzo della bottiglia di 21,00 euro.
Un fiano allevato in alta collina e nell’entroterra nel comune di Stio, quindi per assonanza più simile al terroir irpino. Da sottolineare anche che si tratta dell’etichetta aziendale che ha razziato più premi e riconoscimenti in Italia ed all’estero. Giallo paglierino giovane e brillante nel bicchiere. Olfattivazione oggettivamente accattivante per profumi di frutta bianca, tiglio, camomilla, muschio, citronella, acacia ed eucalipto. In bocca entra un sorso fresco e tonico, sapido e minerale, elegante e coinvolgente, morbido ed armonico. Retrogusto edonistico e persistente. Prosit!
Calpazio Greco Paestum Igp 2016. Vino biologico. Anche qui soltanto acciaio e boccia. Gradazione alcolica di dodici e mezzo. Prezzo della bottiglia sotto i 15,00 euro.
Si è capito finalmente, anche per merito di Peppino, che il greco può essere coltivato con ottimi risultati anche nel Cilento, così come il fiano su cui si è puntato da subito. Colore focalizzato su un giallo paglierino luccicante. Al naso salgono nette percezioni odorose fruttate di pesca gialla, di albicocca e di agrumi e sussurri floreali e vegetali di iris, di gelsomino, di caprifoglio e di salvia. L’ingresso del sorso in bocca è radiocomandato da respiri freschi ed affusolati, associati poi a vezzi morbidi, sapidi e minerali. Finale lungo. Prosit!
Elea Paestum Bianco Igp 2015. Greco in purezza. Acciaio per quattordici mesi con periodici battonage. Il 10% del vino viene affinato in barriques di rovere francese. Elevazione in vetro per ulteriori sei mesi. Tredici i gradi alcolici. Prezzo in enoteca di 21,00 euro.
Aureo l‘accattivante effetto cromatico che si scorge nel bicchiere. L’impatto aromatico si distingue per fragranze fruttate di mela, pera, pesca e banana. E poi per proposizioni odorose di miele e di macchia mediterranea e per effluvi sapidi e mentolati. Sulla lingua atterra un sorso teso e sferzante, morbido ed armonico. Stupenda la godibile freschezza che alita per tutto il cavo orale. Vitalità gustativa dinamica. Finale succoso e pervasivo. Prosit!
Ceraso Aglianico Paestum Igp 2016. Maturazione in acciaio per circa otto mesi e poi affinamento in vetro. Tasso alcolico di quattordici gradi. Prezzo in enoteca di 14,00 euro.
Rosso violaceo e luccicante nel bicchiere. Il timbro olfattivo, nonostante la giovane età del vino, è già pregnante d’intensi e scalpitanti profumi che prediligono umori del sottobosco, sentori di ginepro, vibrazioni sapide e sussurri floreali. Ingresso in bocca subito condizionato dalla presenza di una pregevole astringenza, a cui fortunatamente un senso di fresca acidità apporta subito equilibrio. Appeal carnoso e vagamente selvatico, ma allo stesso tempo anche rotondo e morbido. Chiusura relativamente lunga. Prosit!

Jungano Aglianico Paestum Igp 2015. Maturazione per il 40% in botte grande, 40% in quella piccola ed il restante 20% in acciaio. Elevazione in vetro. Tenore alcolico di quattordici gradi. Prezzo finale della bottiglia di 13,5 euro.
Colore rubino, con palpiti purpurei. Odorazione sintomatica, connotata da suadenze di frutta rossa piccola e grande, sentori di violetta e di rosa, percezioni speziate di pepe e di chiodi di garofano e poi in appresso anche parvenze di incenso, tabacco, caffè, mentolo e balsamo. In bocca si appalesa un sorso materico e fondente, sostenuto da buona acidità e da tannini maturi e già ammansiti. Timbro terroso. Temperamento intrigante. Accelerazione palatale sontuosa ed esuberante. Finale coinvolgente. Prosit!
Pino di Stio Rosso Paestum Igp 2013. Bottiglia ancora senza etichetta. Pinot nero in purezza, una rarità per il Salernitano e per la Campania intera. Acciaio e poi affinamento in barriques di secondo e terzo passaggio per un anno ed elevazione in vetro per un ulteriore anno e mezzo. Gradazione alcolica di tredici e mezzo. Il prezzo finale oscilla tra 50,00 e 60,00 euro.
Tipicamente varietale il colore rubino chiaro e trasparente che si coglie nel bicchiere. Timbro olfattivo intenso e di buona creanza, che aspira profumi fruttati fini e delicati di ciliegia, di lampone, di ribes e di mirtillo. Le percezioni odorose reiterano poi sbuffi floreali di violetta e parvenze vegetali di menta e di foglia di pomodoro. Declinazione speziata di vaniglia, di chiodi di garofano e di cannella. Bocca bella fresca ed elegante, in cui s’insinua un gusto morbido, rotondo, armonico, cremoso e carezzevole. Purezza di frutto. Tannini assenti. Chiusura gradevolissima e coinvolgente.
Gillo Dorfles Aglianico Paestum Igp 2012. Vino biologico. Maturazione per due anni in barriques nuove di rovere francese e poi elevazione in bottiglia. Gradazione alcolica di quindici e mezzo. Prezzo finale di 38,00 euro.
Cromatismo rosso rubino, connotato poi da lampeggianti unghiate purpuree. Il corredo olfattivo esibisce un invitante e multiforme quadro aromatico. Intense esuberanze fruttate rosse di piccola e media caratura; preziose parvenze floreali del territorio; pregevole bouquet terziario che propone in scansione reperti di boisé, goudron, tostatura, cioccolato, liquirizia, fumé ed orientaleggianti spezie. L’impatto del vino sulla lingua è segnato da un bonus di calore e da una trama tannica fitta ed ancora astringente, ma l’ottima morbidezza ed un’elevata dose di acidità agiscono da pompiere, stemperando la spigolosità iniziale. Vino nel complesso corposo, strutturato, austero, sontuoso, fine, aristocratico, raffinato ed equilibrato. Slancio finale paradisiaco, persistente ed avvolgente. Serbevolezza infinita. Prosit!



Foto di Rosario Di Giacomo
Sede a Stio (Sa) – Contrada Zerilli
Cantina a Giungano (Sa) – Via Dioniso
Tel 0828 1990900 – Fax 0828 1990901
[email protected] – www.sansalvatore.it
Enologo: Riccardo Cotarella – Agronomo: Alessandro Leoni
Ettari vitati: 18 di proprietà, più 5 in affitto
Bottiglie prodotte: 160.000
Vitigni: aglianico, pinot nero, fiano, greco e falanghina
3 risposte
I commenti sono chiusi.
L’insalata di mare accetta con grazia un calice di rosé, vestita elegantemente si accompagna al baffo del Cilento che ha il compito di presentarla in società, chissà quante debuttanti avrà accompagnato al ballo il Malgi, si chiedono a Milano, mentre a Ovest, come vedo sta rannuvolando…
Il rosè è già stato adocchiato e si da per scontato anche prenotato.Tannini assenti o presenti non presentarti senza un pino di Stio che rompiamo il trio.Siamo alle porte del Cilento e il beach club di Peppino sarebbe una buona partenza per il gran tour nella terra dell’A-lento.PS.Quale cavillo burocratico hanno trovato che il nome di joi hanno cambiato?FM.
Se Milano piange di pioggia, allora diventa una ragione in più per fuggirsene in fretta verso lidi più sicuri, magari proprio verso il Club Beach 93 di Paestum, sito a poche centinaia di metri dai famosi templi del bravo teutonico direttore. Il rosé poi, ed in questo caso con prorompenti bollicine, è d’uopo.
Francesco poi ti dirò a voce del cavillo sorto che ha determinato il nuovo titolo del Gioì.