Palma Campania (Na), Era Ora


Via Circumvallazione, 182
Tel. 339.8587591
[email protected]
Aperto sempre
Chiuso martedì

Si affaccia sulla strada provinciale, che unisce Palma a Sarno questo ristorante pizzeria, che i precedenti proprietari avevano abbandonato e reso fané. Trovi una grande sala, capace di accogliere 80 coperti, alcuni dei quali limitati appena da qualche siparietto mobile. Qui governa Lina, la fidanzata di Antonio il pizzaiolo, la quale ti consegna il menu delle pizze e quello del ristorante insieme alla carta dei vini. Le pizze proposte sono numerose e vanno dalla classica “margherita” al “tronchetto”, una sorta di calzone ripieno fatto a rotolo, ricoperto per lo più da prosciutto di Parma e ricercato dai golosoni. La scelta della miscela di farine, la lievitazione della pasta, tutta naturale, la cottura in forno al punto giusto portano in tavola una pizza eccellente, che essa sola vale la sosta. La sorpresa di questo luogo, però, non è soltanto il pizzaiolo. A Palma, si è ritirato, preso dalla nostalgia dopo un lungo girovagare tra le cucine degli emirati arabi e degli alberghi francesi, un giovane cuoco, Pietro Parisi, che propone una cucina innovativa, ma tenacemente legata alla tradizione e ai prodotti del territorio. Basta scorrere il menu che cambia ogni settimana per intuirlo. E basta accogliere la proposta degli antipasti, sei portate, da consumare almeno in due e offerte a un prezzo da sballo, quindici euro appena, per averne conferma. “Cestino autunnale di maiale nero casertano in pasta fillo”, buono, quasi ottimo se servito più caldo. “Scarola con anelli di alici di Cetara con salsa di burrata”, un trionfo di profumi, che il pesce azzurro emana in questa rilettura della tradizionale scarola stufata, contaminata dal latticino pugliese. “Bocconcini di pescatrice su salsa di cipollotti e vino rosso” tra cui sono disseminati, questa la vera chicca, i grani di sale al cioccolato. Gustosa. Ma è una “parmigiana di
melanzane al vapore” che veramente incanta. Giunge in tavola sigillata nel barattolo di vetro, quello delle conserve, che, allorquando si apre, emana tutti insieme, ma ben distinti, i sentori del basilico, della bufala, del pomodoro, della melanzana, la cui tradizionale frittura, soltanto così si può comprendere, quanto la mortifichi. Anche i primi non deludono e lasciano il segno. Basti pensare ai”ravioli di spada con arancia e gamberi” o alle “candele con fagioli, guanciale e nocciole di Giffoni”. Le carni, dall’angus argentino al maialino nero casertano, trattate con le giuste cure che la pietra ardente, la brace o il salto in padella richiedono, oppure i pesci che il mercato del giorno offre, arricchiscono le proposte dei secondi. Infine i dolci: tra i tanti veramente buoni “il cestino di frolla con mela annurca e la sua salsa” non si può perdere. In crescendo è la carta dei vini, che dà spazio alle etichette nazionali e campane, senza trascurare una buona offerta locale e i passiti, che accompagnano i formaggi. Alla carta si paga intorno ai 35 euro per una bella avventura gastronomica. Bravo Pietro era ora che da queste parti si cucinasse bello e buono.


Tommaso Esposito