Perché a Santo Stefano si usa mangiare il brodo con la verdura


Scarola ‘mbuttunata in brodo

di Carmen Autuori

In Campania la festa di Santo Stefano fa rima con brodo “accussì se posa ’o stomaco”, come recita un detto napoletano che, tradotto, vuol dire lo stomaco deve riposare dopo i bagordi del cenone della Vigilia e del pranzo di Natale.

Questa è la spiegazione più intuitiva e diffusa; in realtà, però, l’usanza di preparare il brodo rimanda alla figura di Santo Stefano, primo martire cristiano, tradizionalmente associato alla sobrietà — e quindi a cibi leggeri —, alla condivisione e all’accoglienza. Proprio per questo, in passato non era raro che alcune famiglie, in questa giornata, condividessero parte del pranzo con i meno fortunati, e il brodo era un piatto che si prestava bene per questo gesto di altruistica umanità.

A proposito di ospitalità – quindi di accoglienza – anche a Santo Stefano è consuetudine invitare parenti e amici a pranzo o trascorrere del tempo insieme intrattenendosi con i classici giochi da tavola, accompagnati dall’immancabile “spassatiempo”: noci, castagne, nocciole e i dolci tipici avanzati dal Natale.

Santo Stefano porta con sé anche alcune credenze popolari. Nella cultura contadina, ad esempio, la festa era la fine simbolica delle grandi fatiche, in alcune aree interne dell’Appennino centrale era il giorno per far riposare la casa, inoltre si diceva che il tempo del 26 dicembre predicesse l’annata agricola.

Se in città o nei paesi che affacciano sulla costa protagonista è il brodo arricchito con carne di gallina e minuscole polpettine di manzo in cui viene cotto un misto di erbe spontanee come la cicoria selvatica e alcune verdure invernali, nelle zone più interne ci si limita ad un semplice brodo vegetale, magari insaporito con pezzi di formaggio o, in taluni casi, dalle scorze di parmigiano e, naturalmente, le immancabili verdure.

Abbiamo chiesto a Giovanna Voria, cilentana Doc e Ambasciatrice della Dieta Mediterranea nel Mondo, quale fosse il piatto tipico dei suoi Santo Stefano da bambina.

Scarola in preparazione

<<Sulla nostra tavola del 26 dicembre non mancava mai la scarola ‘mbuttunata in brodo – ricorda Giovanna -. Un piatto totalmente vegetale che mia madre insaporiva con il cacio ricotta di capra sia nel ripieno che, tagliato in piccoli pezzi, nel brodo.

Tutti sappiamo che la scarola è un must delle feste natalizie. La troviamo, infatti, nella pizza di scarole, cruda all’ insalata con le celebri papaccelle, oppure al forno imbottita con olive, capperi, alici salate, uva passa e pinoli, ma queste sono usanze della costa o cittadine. Nel Cilento antico, invece, è un piatto da cui è bandita la carne, ma estremamente gustoso, corroborante e pure disintossicante>>.

Con la consueta generosità, Giovanna regala ai lettori del blog la ricetta di questa minestra, un comfort food che riporta alla sua infanzia e, forse, un po’ anche alla nostra.

Ricetta di Giovanna Voria raccolta da Carmen Autuori

  • Tempo di preparazione 15 minuti
  • Tempo di cottura 3 ore
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Ingredienti per 4 persone

  • 4 scarole ricce piccole
  • 300 g di cacio ricotta di capra semi stagionato grattugiato + 50 g a pezzi piccoli per insaporire il brodo
  • 2 uova intere
  • Prezzemolo
  • Aglio
  • Carota
  • Cipolla
  • Sedano
  • 2 patate medie
  • 2 pomodorini
  • Pepe
  • Olio
  • Sale
  • Crostini di pane raffermo abbrustolito

Preparazione

Preparare il brodo (abbondante) con la carota, il sedano, la cipolla, le patate, i pomodorini, il tutto tagliato a pezzi grossolani. Aggiungervi il cacio ricotta a pezzettini, un generoso giro di olio evo, poco sale.
Lasciare bollire a fiamma dolce per almeno un’ora.
Nel frattempo, lavare bene i cespi di scarola, aprirli delicatamente e farli sgocciolare.
In una terrina preparare il ripieno con cacio ricotta grattugiato, uova, uno spicchio d’aglio tagliato sottilissimo, il prezzemolo, il pepe e, con questo composto, farcire le scarole.
Legarle con lo spago da cucina facendo attenzione a non far uscire il ripieno.
Immergerle nel brodo e farle cuocere per non più di 20 minuti.
Servire la minestra caldissima, accompagnata da crostini di pane raffermo abbrustoliti.

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