Pedirosa 2010 Campania igt La Sibilla


Vincenzo Di Meo nell'azienda di famiglia " La Sibilla" (foto di Sara Marte)

Uve: piedirosso
Fermentazione e maturazione: acciaio
Fascia di prezzo: 8 euro circa

E’ una mania. E’ chiaro ormai che il rosato crea dipendenza. Pur provando ad esonerare il palato, scopri in frigo una bottiglia di Piedirosa de La Sibilla e che fai? Ovviamente la stappi e la bevi. Quest’anno, andando a trovare la famiglia di Meo, con la mente volta a un’atmosfera di familiarità, quasi fosse un ritorno a casa, abbiamo incontrato Vincenzo Di Meo.  Ci accoglie con uno splendido sorriso e una tranquillità di chi in questo mestiere ci è cresciuto, per studi e atavico retaggio familiare.

Vincenzo è enologo. Laureatosi ha viaggiato per fare esperienza in giro per il mondo, dalla nostra Toscana fin giù in Argentina passando per gli Stati Uniti. Nei campi flegrei la famiglia, da ormai 6 generazioni si occupa di vino, oggi azienda agricola di 9,5 ettari. Non nasce quindi per caso il suo interesse che qui è nell’aria e nel sangue. Ci accompagna attraverso le vigne imbastendo una chiacchiera acuta e divertente ed al contempo ricca di spunti sulla sua idea di viticoltura. Intanto, l’immagine costante delle nostre visite si offre matematica anche quest’anno, ma in fondo non ci aspettavamo nulla di diverso: un uomo instancabile al trattore solca quei terreni vulcanici. E’ il papà Luigi Di Meo. Ci saluta rapidamente e poi via verso il lavoro perché la vigna non aspetta formalità; di solito queste cose le sbriga Restituta Somma, la moglie di Luigi, che purtroppo oggi non c’è, indaffarata con tutta la parte burocratica dell’azienda di cui si occupa.

Siamo ad un’altezza compresa tra i 50 e i 350 metri sul livello del mare. Interessante il recupero di alcuni vitigni del territorio: oltre all’aglianichella, olivella e marsigliese, proprio con Vincenzo cominciano gli studi sulla verdeca o localmente detta pisciarella.  Ci affascina la prova di un macerato non filtrato: il Domus Giulii. I grappoli di uve falanghina, posti nei tini sono lasciati macerare per circa 5 mesi. Bottiglia ancora in divenire è al suo secondo anno. Modesta la produzione che sfiora appena le 600 bottiglie. Ne apprezziamo certamente la storia ed il lavoro custodito in questo bicchiere. “Io leggo il territorio attraverso gli occhi di mio padre e di mio nonno” dice Vincenzo” volgendo intanto lo sguardo al domani”. Ci colpisce la dicotomia tra la voglia di recupero delle tradizioni e l’apertura verso nuovi orizzonti e sperimentazioni in cui, l’intraprendenza caratteriale e l’età, trovano grande slancio.

Piedirosa 2010, La Sibilla (Foto di Sara Marte)

E’ puntare sul sicuro quando si parla dei vini de La Sibilla data la costante qualità e omogeneità della produzione. Da sempre i bianchi si esprimono con energia e tipicità. Quest’anno riscontriamo poi una maggiore eleganza sul piedirosso che certamente apprezziamo. La scelta è quella del Pedirosa 2010 Campania IGT. Ci piace il colore luminoso e vivace. Il naso è ampio, fresco di note mediterranee, arricchito da un po’ di frutta e fiori con una chiara percezione minerale che lo completa nella sua territorialità.  La bocca si esprime ancora meglio del naso in un tam tam di freschezza, struttura, vera materia e personalità. Buon tenore alcolico ben bilanciato dall’acidità. Ancora sfumature minerali. Termina con una sapidità molto spinta e si congeda abbastanza lungo e leggermente ammandorlato.

Ancora un’occhiata in giro per fissare nella mente ciò che in fondo non si può vedere: l’atmosfera della cantina; pronti per la prossima visita siamo certi di ritrovarla qui, un po’ come l’immagine di Luigi al trattore, rassicurante ed attesa.

Sara Marte

Sede in via Ottaviano Augusto, 19 in Bacoli. Tel 081 8688778. Sito : www.sibillavini.it Enologo: Vincenzo Di Meo con la collaborazione di Roberto Cipresso. Bottiglie prodotte: 70.000. Ettari vitati: 9,5. Uve: Piedirosso, aglianichella, olivella, marsigliese, falanghina.

8 Commenti

  1. Cantina che ormai da anni è sinonimo di qualità nei campi flegrei. È bello vedere le generazioni che si susseguono, mantenendo la stessa impronta di sempre. Bella descrizione del vino (che adoro) e dell’atmosfera. Complimenti!

  2. Rosato, colore dell’estate. La pubblicità è piena di drink rosati, ma nulla può superare un vino rosato ancor di più sapendo la passione ed il lavoro che ci sono alle spalle come in questo caso.

    1. Sono daccordo con Lei ,
      Vini buoni che vanno guardati attraverso non solo il bicchiere ma anche rispetto al territorio ed al lavoro.
      Riguardo alle pubblicità…beh! lasciamo stare :o)
      Un abbraccio

  3. I campi flegrei sono un territorio unico e controverso al contempo. L’Urbanizzazione smodata ed il terreno vulcanico assieme alla gente come i Di Meo sono in enorme contrasto. Eppure i risultati, grazie all’impegno e alla voglia di fare bene arrivano. Ho letto che in passato avete parlato anche del Marsigliano mia grande passione, ma devo ammettere che amo molto anche questo rosato così strutturato e minerale. Ottimo suggerimento per questa calda calda estate e che bello scorcio su questa famiglia.

  4. quando la tradizione incontra il presente e getta uno sguardo verso il futuro il risultato non può non essere di rilievo! Una panacea poi con questo caldo insopportabile!

  5. Brava Sara,questo rosato è il mio preferito fresco e amabile come i suoi articoli.

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