Pizza a Prato: Saporè di Renato Bosco


Bosco prato sapore aria Pane margherita

Bosco prato sapore aria Pane margherita

di Sabino Berardino

Mi giunge voce, da internet, che c’è del nuovo, a Prato, per quanto riguarda la pizza: effettivamente da qualche settimana il concept di Renato Bosco, Saporè, è anche a Prato, nelle immediate vicinanze del Museo Pecci, in viale della Repubblica (dal centro di Firenze si raggiunge in meno di mezz’ora – traffico permettendo – e si parcheggia molto agevolmente).
Mi ci trovo a passare in orario inconsueto, a pranzo in apertura, e decido di far pausa, rapida, per sondare il terreno: son solo nel locale (scontrino n° 1!) in una splendida giornata di sole che valorizza la sala, ordino l’aria di pane®, che non avevo mai provato, con farcitura Margherita DOP ed in pochi minuti sono a degustare la mia pizza.
Alta, molto, morbida, soffice, aerea come il nome promette: una bella pizza moderna, lontana – la foto lo evidenzia chiaramente – dai canoni della classica napoletana essendo peraltro cotta in forno elettrico, gradevole e leggera (ci ripenserò, nel pomeriggio, mentre lavoravo: nessun appesantimento, niente sete strana).
Acqua minerale: 2 euro
Coperto: 2 euro
aria margherita DOP 7,50 euro

Bosco prato Sapore'

Bosco prato Sapore’

Saporè Prato è una ariosa e luminosa sala da una trentina di coperti, arredata con canoni estetici moderni, ove è possibile sbizzarrirsi con le diverse tipologie di impasto ideate da Renato Bosco per una degustazione di pizza contemporanea: PizzaCrunch ®, Pizza DoppioCrunch ®, Aria di Pane ® e pizza tonda semintegrale.
Mi propongo, presto, di ritornarci per approfondire la tematica: da appassionato di pizza classica napoletana quale sono, sento necessità di studiare !

Saporè Prato
Viale della Repubblica 209/211/213
Prato

Un commento

  1. 1
    Lei si definisce nell’articolo:
    “appassionato di pizza classica napoletana”.
    Anch’io lo sono e la maggioranza dei miei commenti sono proprio sulla pizza napoletana classica.
    2
    Condivido anche questa parte dell’articolo:
    “…lontana – la foto lo evidenzia chiaramente – dai canoni della classica napoletana”

    Non condivido, invece, questa opinione: “una pizza moderna”.
    Per me è così lontana dal concetto di pizza che non la collocherei nella categoria generale di pizza: “moderna” o “contemporanea” sono espedienti linguistici che non mi hanno mai convinto.
    Da questa mia opinione scaturisce anche l’impossibilità di confrontare, in una classifica, prodotti molto diversi e lontani come può essere una pizza napoletana classica e questa pseudo-pizza.
    3
    Esprimo qualche considerazione anche su questo pezzo dell’articolo che parla di DIGERIBILITÀ.
    “…leggera (ci ripenserò, nel pomeriggio, mentre lavoravo: nessun appesantimento, niente sete strana)”.
    Non l’ho mangiata ma certamente può essere un prodotto digeribile, come digeribile(o non digeribile) può essere una pizza, una focaccia, un pane ecc… cioè qualsiasi lievitato.
    __
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    Prendo adesso spunto dall’articolo per ribadire un’opinione già espressa in questo blog.
    Se osserviamo la sezione del cornicione si può notare un’alveolatura molto fitta con alveoli piccoli: tende verso la panosità e forse per questo si chiama aria di pane.
    È una struttura che potremmo trovare anche in un panino o in un pane ben fatto.
    Condivido, quindi, con l’autore dell’articolo, che sia una struttura leggera e digeribile anche se non sono visibili alveoli medi o grossi.

    Dove voglio arrivare.

    In più di un commento ho detto che un’ottima napoletana classica può avere un’alveolatura più fitta e alveoli piccoli senza arrivare alla cd. panosità che è un difetto in una pizza (come è un difetto una lunga galleria-caverna in un canotto)
    Una napoletana, cioè, con un’alveolatura più piccola, e ben cotta, è digeribilissima.

    La mia puntualizzazione nasce dal fatto che nei food blog italiani si è sviluppata un’opinione errata sulla relazione tra alveolatura(e, in particolare, grandezza degli alveoli) e digeribilità.

    Questo lievitato dimostra che una struttura simil-panosa non è incompatibile con la leggerezza e la digeribiltà del lievitato.

I commenti sono chiusi.