Planeta, un Cometa chiamata Fiano


Il Fiano è il nome della Cometa che otto artisti hanno seguito sotto il cielo caldo siciliano per trovare ispirazione e disvelare la sensualità araba dell’Isola. Tra Noto, Vittoria, Menfi e Sambuca. Gaetano Cipolla, Maurice Frey, Paola Gandolfi, Jan Hisek, Francois Houtin, Giorgio Ortona, Vincenzo Nucci e Lanfranco Quadrio hanno aderito all’invito dei fratelli Planeta, così una grande azienda, abbinata all’associazione Nuvole di Palermo, fa cultura e propone il suo territorio. Non so se consigliarvi una delle 1500 copie del catalogo del Viaggio in Sicilia, o parlarvi di questo bianco passato nel 2004 per la prima volta semplicemente in acciaio a dispetto del nostro naso ingannato dalla complessità e dalla ricchezza olfattiva come poche volte il Fiano è stato capace di raggiungere. Allora facciamo così: le opere d’arte andatele a vedere al Museo Archeologico di Gela in Corso Vittorio Emanuele, avete tempo sino al 16 ottobre. Del vino vi dico invece qualcosa scavando nella memoria collettiva, quando cioé lo Chardonnay di Planeta fu lo squillo di tromba della trionfale cavalcata della Sicilia, da sola la regione produce più della Nuova Zelanda, nel mondo vitivinicolo italiano e internazionale. L’azienda di Alessio, Francesca e Santi, come i Feudi in Campania o Gerardo Giuratrabocchetti in Basilicata, diventa emblema di una possibilità in più per il Mezzogiorno ancora non perfettamente compresa da tutti i produttori, spesso impegnati a piazzare bandierine piuttosto che a vendere: essere competitivi sul mercato internazionale non solo con i prodotti ma anche con la comunicazione. Adesso invece il Fiano nella versione 2003 è, secondo tutte le guide specializzate, il top wine con punteggi che lo collocano senz’altro tra i primi vini italiani. Un destino analogo toccherà al millesimo 2004 in cui il frutto è stato rispettato ed esaltatato con la fermentazione e la maturazione in vasche d’acciaio. Un passo in avanti rispetto alle altre versioni in cui era invece stato usato, sia pure in parte, il legno. La conferma delle potenzialità dell’uva figlia prediletta dei terreni argillosi: il bicchiere è ricco di frutta, melone, pesca, un po’ di ananas, mentre in bocca l’ingresso è sontuoso, equilibrato, nonostante l’annata difficile per il Fiano. Ma lì dove c’è più caldo, in Sicilia come nel Cilento, il vitigno è stato capace sinora di esprimersi meglio raggiungendo rapidamente la maturità necessaria per accompagnare, perché no, anche un agnellino da latte, non particolarmente speziato. L’azienda, nel catalogo più efficace in cui ci siamo mai imbattuti negli ultimi dieci anni, lo consiglia sui peperoni imbottiti siciliani. E noi allora lo consigliamo loro sul mitico peperone imbottito di Mimì alla Ferrovia o su quello, sorpresa, della Cantina di Lucio a Matera.