Regali di Natale: 4000 euro per vedere la cantina del Louis XV. Solo vedere, non toccare:-)


di Leo Ciomei

Uh, che noia! Si avvicina Natale e anche quest’anno c’è l’ossessione di fare regali. Oddio, io di fare grossi regali ho smesso da tempo…non sono proprio religioso (benchè l’infernale Maffin a volte mi insignisca di moroteo) ma questo clima di festa pagana con scambi di regali (inutili perlopiù) e di bacetti (falsi, spesso) mi ha sfranto i maroni e l’unica nota positiva delle feste natalizie è diventata la grande tavolata con tutti i parenti riuniti.

Ma so anche che voi lettori non vedete l’ora di acquistare regali ai vostri cari e, come primo post di questo genere, sono qui a suggerirvi un piccolo presente da fare ai vostri amici appassionati conoscitori di vino e dintorni, magari da far trovare sotto l’albero o accanto al presepe a Luciano nostro che saprà apprezzare…

Ho scoperto leggendo le sobrie recensioni degli amici di PassioneGourmet che è possibile regalare con una modesta cifra un indimenticabile momento alla vostra vita enogastromaniaca.

Cosa sarà mai? Una cena sulla terrazza de La Pergola all’Hilton di Roma con contorno di violino tzigano? Un buono acquisto a quattro cifre per il fornito gastroshop Peck di Milano? La suite Garibaldi dell’hotel Manzi a Ischia con annessa cenetta da Nino Di Costanzo? Quella cassetta di Chateau d’Yquem 1989 che desideravate da tanto? No, molto di più…

Leggete qui sotto la descrizione che ho copia/incollato dal sito da viaggio della Michelin (vedete che a qualcosa serve) e correte a prenotarvi!

Le Cantine dell’Hôtel de Paris - foto fonte web

Le Cantine dell’Hôtel de Paris, a Monaco

Le Cantine dell’Hôtel de Paris a Monaco custodiscono un vero e proprio tesoro: più di 550.000 bottiglie fra le più prestigiose. Un santuario riservato ad una élite, che si può visitare per la modica somma di 4.000 € e che MICHELIN vi apre eccezionalmente.

Le cantine rappresentano:

– 1.500 mq di sotterranei scavati a mano tra il 1874 e il 1884, a 13 metri sottoterra.

– Circa 600.000 bottiglie oltre a 6.000 referenze.

– La bottiglia più vecchia è uno Château Bel Marquis d’Aligre 1835.

– Una delle più vecchie bottiglie alla carta è uno Château Margaux 1929.

– Tra i tesori, uno Château Yquem 1890 e alcuni cognac risalenti a Napoleone I.

– 8 persone lavorano a tempo pieno nelle cantine.

Eh sì, cari i miei sottoposti (cfr. Fantozzi, L. Salce 1975), avete letto bene. Se non siete un happy few invitato a feste, ricorrenze e cenette varie, per VEDERE (nota bene: vedere, to see, voir, sehen, ver) la stupenda cantina del ristorante Louis XV di Montecarlo (e chi non è mai stato a dormire all’Hotel de Paris accanto al Casinò ?) basterà scucire la “modica somma” (sic) di euro 4.000.

Del resto il santuario è “riservato ad una élite” (ri-sic), cosa pretendete ? che dopo aver speso quei 300/400 euro a capoccia per cenare da Ducasse (meritatissimi, fra l’altro, mi fido di chi lo scrive e noi lo abbiamo provato a Parigi) vi facciano fare un giretto in cantina aggratis ? Non siamo mica dai Roca o dai Pinchiorri, tristellati sì ma semplici provinciali che non hanno nemmeno un dipendente fisso in cantina a spolverare e sistemare le bottiglie ! Qui ci sono 8 (otto) persone che lavorano a tempo pieno nelle cantine, mica si sciacqua le bottiglie con lo sciroppo d’acero (perdonate la similitudine ma la vittoria bersaniana sul corregionale Renzi mi ha stordito…).

Ma poi per 4.000 miseri euro si visita da soli o in coppia, in gruppo o con Alain Ducasse che vi sorregge mentre scendete le ripide scale?

E chissà se sussurrando all’accompagnatore le parole magiche (AltissimoCeto? PassioneGourmet? Dissapore? a voi la scelta) magari comparirà su un tavolinetto una flute di Clos du Mesnil rendendovi meno salata l’escursione sotterranea…

2 Commenti

  1. Ciomei che Dio ti benedica per le santissime e sacrosante verita’ (baci e regali), mi c’identifico proprio, non ne’ faccio e non ne’ voglio, datemi solo una tavola imbandita ed la buona compagnia dei parenti e che Natale sia cn voi…..

  2. Mi sono sempre sbagliato. Ciomei non e’ un moroteo. E’ un finissimo chirurgo, che opera con un bisturi laminato di ironia raffinatissima, professore nella migliore universita’ mondiale di ” teorica e pratica della presa per il birignao”. Del resto e’toscano. Ma a lui, da Benigni in giu’, al massimo gli possono lucidare i pedalini

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