Riccardo Cotarella, Il Vino, la mia Vita. Rizzoli
Il successo viene dal duro lavoro e dal coltivar eil valore della famiglia che si ritrova nei momenti più difficili. Ma, aggiunge Riccardo Cotarella, presidente nazionale di Assoenologi, nel trovarsi al posto giusto nel momento giusto. Consulente in oltre cento cantine sparse in tutto il mondo, l’azienda Falesco creata con il fratello Renzo, il rapporto con Antinori e quello con il guru americano della critica enologica Robert Parker, la vita dell’enologo italiano più famoso si incrocia inevitabilmente con la grande crescita avuta dal vino italiano dopo l’ecatombe provocata dalla crisi del metanolo nel 1986. E l’occasione per ripassarla è stata la presentazione del suo libro all’hotel Parker’s «Il vino, la mia vita» edito da Rizzoli alla quale hanno partecipato in tantissimi. La Campania è per l’enologo umbro la sua regione adottiva, quello che, prima con il Montevetrano nel 1993 e poi con il Terra di Lavoro gli ha dato la notorità e il successo in Italia e in Usa.
Essere al momento giusto vuol dire arrivare trentenne, quindi con la giusta maturità alle spalle ma anche con la l’energia e la volontà di affermarsi, in una fase in cui il mondo del vino crea il vero miracolo italiano, rinascendo dalle proprie ceneri, traslocando dai bottiglioni di cinque litri a prezzi inaspettati per alcune grandi etichette. Una rivoluzione che ha attraversato, questa si, tutta l’Italia dal Piemonte alla Sicilia e che ha visto Cotarella tra i protagonisti assoluti di un rovesciamento totale del mondo di pensare questa attività.
La sua forza è stata quella di aggiornare il ruolo dell’enologo, un tempo confinato nei segreti delle cantine sociali, a protagonista attivo nella comunicazione, nella scelta produttiva come in quella di analizzare i mercati e le tendenze, sino al rapporto aperto con i giornalisti e la critica di settore.
Il libro non è solo racconto della sua famiglia, ma anche e soprattutto una sorta di vademecum di approccio al vino, dalle tecniche di degustazione alla professione di enologo ed è quindi anche uno strumento utile per gli appassionati. Non manca l’analisi dei mercati dalla quale con un indirizzo ottimista relativo al fatto che il vino riuscirà sicuramente a superare questa crisi, alla predizione che i dealcolati sono un fenomeno già in discesa anche se non c’è niente di male a produrli se servono a salvare le aziende e il paesaggio italiano. L’esortazione più importante è la fiducia nella scienza come unico strumento per affrontare in maniera seria la produzione. Proprio questa posizione, oltre che naturalmente il grande successo, l’unica cosa che non si perdona in Italia, gli ha creato non pochi nemici e critici, soprattutto da parte degli esponenti del mondo del vino «naturale» su cui Riccardo non lascia sconti: «Il vino non ha niente di naturale, l’uva senza intervento dell’uomo ha solo due possibilità: o deve essere mangiata come frutta o finisce per diventare aceto. L’aggettivo naturale è solo una trovata commerciale».
Testimone di un’epoca fantastica che ha trasformato il modo di produrre, di commercializzare e di comunicare il vino italiano, Riccardo Cotarella è una icona che dal 2013 presiede l’Associazione Enologi Italiani agendo da grande innovatore anche in campo associativo diventando un grande punto di riferimento per questo settore in Italia e all’estero. Un libro da leggere tutto d’un fiato, quasi il manifesto di una generazione che, nata tra le macere del Dopoguerra, ha fatto grande il nostro paese.


