Ristorante al 53 a Napoli, cento e passa anni di genovese, ragù e vera cucina napoletana low cost. Da provare almeno una volta nella vita
Ristorante al 53 a Napoli
Piazza Dante, 53
tel. 340 792 0205
Sempre aperto
di Giuseppe Giorgio
Nel cuore antico di Napoli, dove Piazza Dante custodisce ancora il respiro della storia e i profumi delle sue cucine più autentiche, vive e prospera da oltre un secolo il ristorante “Al 53”, vera istituzione della gastronomia partenopea. Qui, tra le mura che raccontano di generazioni e di sapori, Angelo Martino, anfitrione appassionato e custode di una memoria familiare iniziata sul finire dell’Ottocento, continua con tenacia a perpetuare il rito della buona tavola napoletana. Questo locale, che nel tempo si è guadagnato un posto d’onore fra i templi del gusto della città, rappresenta un porto sicuro per chi cerca nella cucina non solo il nutrimento ma la storia, la cultura, l’anima stessa di Napoli. “Al 53” è il luogo dove la tradizione non è ripetizione ma rinascita quotidiana: ogni piatto è una pagina di memoria che si apre, una dichiarazione d’amore per la semplicità e la verità del sapore.
E in questa stagione che precede le festività, il menu di Angelo e del suo fedele chef Michele Cecere si veste dei simboli più profondi della tradizione natalizia partenopea. Tra le pietanze che non possono mancare, primeggia la “menesta maretata”, un armonioso connubio di verdure e carne che, come vuole l’antico costume, apre i pranzi del Natale e di Santo Stefano. Brodo pazientemente preparato, profumi che si fondono in un equilibrio perfetto, e quella sapienza antica che trasforma un piatto “povero” in una celebrazione della vita. Segue, immancabile, la “zuppa forte” o “soffritto napoletano”, rossa di passione e di storia.
Nato nei bassi e nelle cucine popolari, questo piatto invernale raccoglieva tutto ciò che il maiale poteva offrire: cuore, polmone, milza, trachea, lardo e cotenna. Cotti lentamente in un sugo denso, con alloro, rosmarino e peperoncino, diventavano un concentrato di forza e di carattere. Servito su crostini o con i bucatini, il soffritto, oggi, rappresenta una pagina viva della “cucina del riciclo”, memoria di una Napoli che trasformava la necessità in arte. Non può mancare, poi, il “baccalà”, fritto o all’insalata, alimento giunto nel Regno partenopeo grazie ai traffici genovesi e divenuto, per volontà dei conventi e per consuetudine del popolo, simbolo dei “giorni di magro”.
Da cibo umile a protagonista delle tavole borboniche, il baccalà trova eco perfino nel trattato di Ippolito Cavalcanti, che già nell’Ottocento ne esaltava la versatilità e la nobiltà gastronomica. E come ogni percorso di gusto che si rispetti, anche quello de “Al 53” si chiude nel segno della dolcezza. I dolci artigianali della casa, serviti con un amaro o un distillato scelto, sigillano l’esperienza come un brindisi alla bellezza. Ad accompagnare il tutto, una selezione di vini campani che parlano la stessa lingua della cucina: sincera, solare, profondamente identitaria. Nel ristorante che prende il nome dal suo civico in Piazza Dante, ogni pasto è una narrazione, un incontro tra passato e presente. Tra il garbo del servizio, l’accoglienza di Angelo e l’estro di Cecere, “Al 53” si conferma non solo luogo di ristoro, ma spazio sacro della memoria gastronomica napoletana. Un angolo di Napoli dove il gusto diventa poesia e la tavola, ancora una volta, racconta la sua eterna storia d’amore con la città.
Report del 4 novembre 2019
Siamo in una delle piazze più affascinanti e ricche di storia di una città affascinante e ricca di storia. Una delle biblioteche del suo immenso patrimonio gastronomico è questo locale nato, come tanti, come cantina e poi, piano piano, diventato trattoria e infine ristorante. I primi documenti, che riportiamo, risalgono alla fine del ecolo scorso, ma probabilmente si deve risalire a prima dell’unità d’Italia. Il nome, ovviamente viene dal civico della pizza, ma la storia ci racconta che fu coniato da un ufficiale del comune, che prima era proprio di fronte, per una multa. Il locale allora non aveva nome e quindi il gabelliere segnò semplicemente “Al 53”.
Oltre cento anni, sempre nella stessa conduzione familiare ma che con Angelo Casillo Martino adesso conosce un nuovo rilancio dopo che da qualche anno sono state risolte tutte le questioni ereditarie che lo avevano lasciato galleggiare senza infamia e senza gloria.

Ristorante al 53
Angelo ha le idee molto chiare: offrire tutto il meglio della tradizione, dalla genovese al ragù, perennemente presenti, dalla minestra maritata alle polpette, dagl ispaghetti con i frutti di mare al soffritto. Tutto, ma proprio tutto il repertorio napoletano che parla di gioia e di fame, la gioia di non avere più fame, viene presentando seguendo le stagioni e spesso anche il calendario settimanale che un tempo si usava nelle famiglie, dal brodo del lunedì ai legumi delmercoledi al menu di magro il venerdi.

Ristorante al 53, la parmigiana di melanzane
Da incorniciare la pastata e patate con la provola e le paste con i legumi, la nostra grande passione. Buona carta dei vini campani soprattutto, e un servizio collaudato da anni e anni di esperienza. Il ristorante 53 riassume tutta la filosofia napoletana dello stare a tavola riconquistando un piacere semplice che in certi segmenti si sta un po’ perdendo. Ecco perchè qui è davvero difficile spendere più di 40 euro a testa vini esclusi, ma in realtà la media è sui trenta euro.

Ristorante al 53, la pasta e patate
Ristorante al 53 a Napoli

Ristorante al 53, Paccheri olive e baccala’

Ristorante al 53, Rigatoni al ragu’ napoletano
Dolci tradizionali (babà, sfogliatelle, zuppa inglese, tiramisu) e finale con noci e arachidi, ‘o spasso in dialetto, ossia la scusa per continuare a stare seduti per chiacchierare e godersi il convivio. Tempi napoletani, stile napoletano, un locale dove ogni turista dovrebbe andare almeno una volta nella vita, ammesso che riesca a trovare i tavoli liberi dalla clientela napoletana che qui si riconosce, dai protagonisti della musica e dello spettacolo che tirano tardi agli intellettuali e universitari checadono da Mezzocannone a questa piazza.
Imperdibile!

Ristorante al 53, ‘O Spasso
Ristorante al 53 a Napoli




Ho inseguito questo momento fin dall’inizio. Ho sempre voluto confrontarmi ad alti livelli. Finalmente ho avuto la mia opportunità. Nell’ambiente, nel cosiddetto giro, sappiamo tutti che Luciano Pignataro è il “MAESTRO”, il numero uno della critica e del giornalismo in materia di cucina. Averlo Al 53 è stato motivo di grande gioia e soddisfazione. Vederlo felice al mio tavolo è il massimo per me. Ringrazio forte forte il Maestro Luciano per essere venuto e per i complimenti che ha voluto donarmi. E’ stato una bella sorpresa vederlo entrare Al 53 …..così come un giorno all’improvviso. Vorrei riaverlo al più presto. Ho ancora da mostrare i miei tantissimi protocolli della tradizione partenopea vera e onesta. Salutiamo il Maestro Luciano con un abbraccio saporito. A presto. Ciao. Angelo Martino di “Al 53 Orgoglio Partenopeo”
Ringrazio sentitamente il Maestro Luciano Pignataro e il giornalista Peppe Giorgio per l’attenzione che hanno voluto dedicare “al 53” Grazie.