Rito del Caffè alla Caffettiera di Napoli con Lavazza
di Santa Di Salvo
Noi napoletani caffeinomani pensiamo di sapere tutto sulla nera bevanda. Sbagliato. Soprattutto perché il rito dell’espresso veloce non rende giustizia a una vera e propria cerimonia legata ad antiche culture come quella araba, eritrea ed etiopica. E anche al carattere alchemico del caffè. All’avanguardia come sempre, Guglielmo Campajola patron de La Caffettiera ha lanciato una nuova e diversa esperienza di degustazione, presentata recentemente nel centralissimo locale napoletano da un brand ambassador Lavazza e da Tommaso Luongo, presidente Ais Campania.
Attraverso nuove tecniche di estrazione, come il Cold Brew e il Chemex, si possono riscoprire lentezze affascinanti che consentono di sperimentare una qualità e una profondità aromatica che persiste nel tempo e diventa momento di pausa e socializzazione. Quasi una lezione di vita. Protagonista della degustazione la nuova monorigine Sol De Yungas di Lavazza, che può essere servito come espresso ristretto o anche in forma di originale cocktail al caffè (con rum scuro, sciroppo d’acero e gocce di bitter al cioccolato). La collezione 1895 Lavazza offre naturalmente anche altre selezioni dei più pregiati caffè del mondo, tostati singolarmente per esaltare la ricchezza del profilo aromatico, ma contemporaneamente esaltandone il corpo, così come piace alla tradizione italiana. Nel caso di Sol De Yungas, una proposta sorprendente arriva da Gianluca D’Agostino, chef sperimentatore che nel suo ristorante Joca “gioca” appunto con le materie prime. Così il Cold Brew (che è l’estrazione a freddo) va in abbinamento con melanzane con glassa al cioccolato e il Chemex (estrazione a caldo) con un cuore di carciofo, neve di ricotta e radicchio in agrodolce. Solo un esempio di quello che si può immaginare con abbinamenti insoliti e nuovi modi di interpretare il caffè da vero protagonista gastronomico.
E mentre s’avanza una nuova figura professionale, quella del “caffelier”, con tanto di corsi specializzati, ricordiamo che ancora una volta tante cose le sapevamo già. Sul finire del Settecento Vincenzo Corrado scriveva che “per la gente napoletana” il caffè è davvero un genere di prima necessità. Per l‘uso e l’assuefazione fin dall’infanzia, togliercelo significherebbe “mandarci al patimento”.
