Roberto Di Meo: viaggiare nel tempo con Alessandra e Vittorio


vini in degustazione Cantina Di Meo

vini in degustazione Cantina Di Meo

di Teresa Mincione

Quando si parla di eleganza, raffinatezza e longevità, nel prezioso panorama dei bianchi campani, il Fiano di Avellino, è certamente il vitigno che più di ogni altro, incarna nel profondo queste fisionomie, senza mai dimenticare il cugino di territorio, Greco di Tufo, artefice di interessanti performance. Vitigni straordinari che in irpinia hanno trovato il luogo d’elezione, attraverso interpretazioni non solo d’annata ma soprattutto di lungo tempo. Eppure, questi inconfondibili autoctoni figli della terra, non hanno goduto di vita facile, nonostante l’innata capacità di saper raccontare il territorio attraverso affascinanti e sorprendenti salti in lungo.

Vox populi, erano i fratelli a bacca rossa a saper sfidare il tempo. Oltralpe, si parlava di champagne da invecchiamento, mentre nella nostra bella regione (Campania) era l’Aglianico il re talentuoso che sfidava il lungo periodo. Quelli a bacca bianca erano considerati di pronta beva, incapaci di saper camminare alla lunga con acidità e verve. E pensare che la Campania ha e ha sempre avuto un cuore tutto bianchista. Come non ricordare Biancolella, Forastera, Coda di Volpe, Coda di Pecora, Asprinio e Pallagrello bianco.  Dopo anni di riscontri in finezza, complessità e straordinaria capacità di reggere millesimi di invecchiamento, e soprattutto con il riconoscimento della Docg, dalla vendemmia 2003 (per entrambi), Fiano e Greco sono stati chiamati a ridisegnare il proprio ruolo, essendo riconosciuti capaci di resistere al tempo e alle mode. Elevati al rango di vini da invecchiamento, a distanza di quasi vent’anni, l’arrivo della menzione riserva (per entrambi gli autoctoni)  dopo almeno un anno di affinamento,  rappresenta l’ulteriore conferma.

Chi, dagli anni ’80 ad oggi, in maniera visionaria, ha saputo dimostrare il teorema espressione della natura di Fiano e il Greco, ossia il tempo alla potenza per risultare immensi, è Roberto di Meo, enologo d’esperienza, presidente Assoenologi della Campania. Fianista d’avanguardia, non ha mai fatto mistero, neanche negli anni di dubbi e ritrosie sul tema,  della propria passione per la capacità dei vini bianchi di saper evolvere negli anni. Da prima che rilevasse con il fratello Generoso l’azienda vitivinicola di famiglia, studi, viaggi e degustazioni si sono alternati nella direzione del binomio bianchi-tempo. Su questo amato teorema ha fondato il “progetto tempo” della Di Meo vini che vede protagonisti Fiano e Greco (e non solo) con ben oltre 10 anni di affinamneto sulle fece fini, per offrire esempi di territorio declinati in longevità, eleganza e territorialità. In quest’ottica si inquadra l’evento dell’ undici luglio scorso dal titolo emblematico: Viaggiare nel tempo con Alessandra e Vittorio.

Nella elegante dimora di famiglia, antico casino di caccia dei Caracciolo, a Salza Irpina, ha offerto un virtuale viaggio degustativo  in grado di dimostrare l’incognita tempo rispetto alla variante  autoctoni bianchi irpini. Dunque vini ideati e realizzati per camminare nel tempo (oltre 10 anni di affinamneto sulle fece fini), resistere al tempo, evolvere con il tempo e esser degustati dopo molto ancora. Ecco allora, due annate di Fiano di Avellino Alessandra, due di Greco di Tufo Vittorio, e dulcis in fundo, l’etichetta Erminia 2000, il progetto estremo elaborato sul Fiano dedicato alla sorella prematuramente scomparsa.

A chi chiede quale sia la motivazione di questa lunghissima sosta sulle fecce fini, Roberto risponde: “per complessare”. In altre parole: protezione per il vino e arricchimento del bagaglio aromatico  che nel tempo si traducono in opulenza e corsa verso la longevità.

Di Meo Assaggi

Di Meo Assaggi

ai calici …

In vigna esclusivamente uve autoctone di proprietà derivanti dalle zone più vocate dell’Irpinia, negli areali delle rispettive Docg irpine: Fiano di Avellino a Sarza Irpina, Greco di Tufo a Montefusco e Santa Paolina (Montemarano per il Taurasi).

I vini Alessandra e Vittorio ereditano il nome dai genitori di Roberto, nonchè dai giovani figli. Per entrambi i prodotti è stato pensato un nuovo appeal affidato a etichette in grado di raccontare il processo in cantina: per Alessandra l’affinamento in acciaio di otto anni sulle fecce fini e un anno in bottiglia, per il Vittorio i due anni trascorsi in acciaio sulle fecce fini e i successivi due anni di bottiglia.

Per non confondere il consumatore circa l’annata in commercio si è ritenuto di realizzare etichette ad hoc che raccontassero la realizzazione attuale voluta per la messa in commercio in quest’anno.

 

Fiano di Avellino Riserva Alessandra 2013

Prodotto con le selezionate uve del vigneto Alessandra che circonda la cantina a Sarza Irpina annovera una raccolta manuale e affinamento di 9 anni sulle fecce fini, di cui 8 in acciaio e 1 in bottiglia. Paglierino intenso dal bouquet intessuto di sentori di agrumi, di fiori di arancio, gigli, uniti ai sottili refoli balsamici e fumè che parlano di Fiano. Funghi, camomilla essiccata, idrocarburi. Un olfatto complesso e ampio che si sposa con un assaggio gustoso, avvolgente, di struttura, elegante, di immensa freschezza e lunghissima sapidità. Un’interessante fotografia del territorio e radiografia di Fiano in purezza che dopo ben nove anni ha verve da vendere e freschezza (nonostante l’annata piovosa) da far invidia senza alcun cenno di cedimento nè al l’olfatto nè al gusto  Un gran bel bere godurioso, senza se e senza ma! Se poi si pensa all’abbinamento..beh c’è da divertirsi.

Fiano di Avellino Alessandra 2012

A parità di uva, vigneto, cantina e enologo, rispetto al calice precedente si cambia scena. Due vini totalmente diversi. Paglierino intenso dalle aperture olfattive intense di  albicocca, pesca a pasta gialla, così come per la nota fumè. Si avvertono note balsamiche accentuate e per certi aspetti si potrebbe pensare al legno ma al contrario tutto nasce dalla condizioni climatiche dell’annata. Al palato leggermente più snello del primo, freschezza e sapidità al punto giusto con un lungo e intenso finale minerale.Un calice che racconta il suo millesimo e le sue sfumature. Di personalità e carattere e al contempo un buon equilibrio. Un vino interessante che si racconta in piacevolezza e tipicità.

Di Meo Vigneti

Di Meo Vigneti

Greco di Tufo Riserva Vittorio 2008

l Greco di Tufo Riserva Vittorio è prodotto con le uve provenienti dal vigneto impiantato nel 1998 a Montefusco, a 750 m s.l.m..su terreni argillo-calcarei. Anche in questo caso la raccolta è manuale. Fermenta a temperatura controllata e a seguire affinamento in acciaio sulle fecce fini per 12 anni ed ulteriore in bottiglia di due anni. Anche per il Vittorio solo acciaio. Dorato. Grande pulizia olfattiva per un calice di ben14 anni. Refoli di mela, cedro, pompelmo, zafferano. Echi minerali di ardesia unita a sottili tracce fumè. Il sorso è di grande piacevolezza e corpo.  Freschezza e sapidità valorizzano la lunga chiusura.

 

Greco di Tufo Vittorio 2007

Figlio di un’annata calda e arida ma con importanti escursioni termiche nel mese di  settembre. Tridimensionale, come il suo colore solare. Si apre con refoli di frutta gialla matura, erbette aromatiche, cedro, foglie di alloro, idrocarburi. Sottili tocchi balsamici. Al palato è piacevole e di carattere, dalla ricercata avvolgenza carezzevole ma anche tratteggiato da ritmica minerale. Un continuo rincorrersi tra morbidezze e pungenze, tra a cidità  e sapidità. La chiusura è piacevole e appagante.

Si sa, il Greco è uno dei vitigni che più degli altre soffre le ossidazioni, gia sotto vendemmia. Eppure, il vittorio 2007 non accenna ad alcuna nota riduttiva o ossidativa. Un calice dall’esecuzione particorarmente elegante. Nel suo equilibrio, finezza e carattere nulla è ostantato. Un vino gastronomico che piu del Fiano è in grado di affrontare piuatti molto strutturati e importanti. Certamente  un vino operaio riapetto all’abbinamento.

Scorci casino di caccia famiglia Di Meo

Scorci casino di caccia famiglia Di Meo

Fiano di Avellino Erminia 2000

Con l’Erminia si entra in un mondo a parte. Un vino prodotto solo in determinate annate che già nel concetto dal quale nasce eredita l’idea di esser nel tempo concepito.  Le sue uve sono predisposte a questa avventura.  Oro. Al naso parla atraverso sentori di ardesia, pietra, fiori bianchi. Frutta a pasta bianca. Noce moscata, pepe bainco, zafferano, idrocarburo. Al palato è pieno, di struttura e di estrema  sontuosità e carattere. Richiama all’assaggio per la sua enorme piacevolezza. La spalla acida fa un tutt’uno con la sapidità e con l’equilibrio. In un sorso, il carattere dell’irpinia, la  raffinatezza del Fiano, la rotondità e l’equilibrio del tempo.

La maggior parte di vini bianchi italiani resistono se ben conservati, ben tappati ma pochi, come il Fiano possono avere una evouzione naturale e per questo ancor piu interessante. La prima impressione? Ciò che colpisce non è l’olfatto, quanto il gusto. La sua carta d’identità segna ben ventidue anni, ma alla cieca, il dato è assolutamente poco percepibile. Mantiene una grandisisma finezza, eleganza, carattere e chiusura esaltante. Con questo vinodi memoria, che non dimentichi facilmente,   Roberto Di Meo, non poteva meglio omaggiare il ricordo della sorella.

Se l’intento della famiglia Di Meo è stato (ed è) quello di mostrare di cosa sono capaci gli autoctoni irpini, di raccontare l’annata nella sua integrale rappresentazione e di dimostrare  come parlano la lingua del tempo atraverso lo scorrere dei millesimi, ben si può concludere con un “come volevasi dimostrare”. L’aspetto più interessante di questi cinque calici, a carte ferme resta, certamente, l’aspetto dell’assoluta raffinatezza al di la del tempo. Dopo aver assaggiato vini di 9,10,14, 15 e 22 anni, ciò che lega come un fil rouge gli assaggi, è certamente l’assoluta capacità di non dimostrarli facendo salva, in ciascun caso,  la finezza, l’eleganza e la territorialità.  Ossidazioni o di cedimenti in acidità? Non pervenuti. In una visione d’insieme: vini di grande emozione, di grande corpo e stupefacente raffinatezza. L’Erminia 2000, magistralmente sublime. Se fossimo stati in un teatro ci sarebbe stato un applauso prolungato come per le grandi rappresentazioni. Qualità, identità e raffinatezza sono di casa per Roberto di Meo.

Se fosse un valzer? sarebbe certamente quello di Strauss, sul bel Danubio blu. Pura classe.

Sede a Salza Irpina (Av) – Contrada Coccovoni
Tel 0825 981419
[email protected] – www.dimeo.it

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