Rossa Irpinia, spettacolare verticale di Taurasi, Piano di Montevergine e Serpico dei Feudi San Gregorio 2013-1997


Sorbo Serpico 30 giugno 2017

Sorbo Serpico 30 giugno 2017

di Teresa Mincione

E’ Sorbo Serpico, roccaforte della maison Feudi di San Gregorio, ad aver fatto da sfondo alla degustazione tecnica tenutasi il 30 Giugno 2017. Esperti di settore e giornalisti internazionali sono stati messi al cospetto dell’indiscusso re dell’Irpinia: il Taurasi. Un territorio in verticale che ha stupito e ha confermato le sue peculiarità e sfaccettature che lo rendono, anche agli occhi del mondo, un terroir unico e irripetibile. Dall’annata 1997 al millesimo 2013 il Taurasi ha fatto scuola, a seguire le tre annate del Piano di Monte Vergine Taurasi (dalla 2008 alla 2010), e le tre di Serpico dalla 2008 alla 2010. Un momento degustativo indimenticabile che ha regalato ad ogni degustatore un emozionante momento di confronto. Il ritratto di Feudi di San Gregorio racconta di un’azienda nata in Irpinia a metà degli anni ottanta protagonista del rinascimento enologico del meridione d’Italia. Parla di vitigni autoctoni e di suoli vulcanici; di una cantina che è parte della più intensa storia viticola campana. Un’azienda che ha sposato quella terra e la sua naturale biodiversità. Un polo vitivinicolo che se pur moderno e all’avanguardia, non ha mai distolto lo sguardo dal passato dedicando il proprio lavoro e la propria ricerca scientifica ai vitigni come l’Aglianico, il Fiano di Avellino e il Greco di Tufo.

Ma è certamente con il Taurasi che l’azienda suggella un rapporto d’amore. L’Aglianico e l’Irpinia, due facce della stessa medaglia. Se l’azienda è una costola della storia della viticoltura campana, Antonio Capaldo è la mente innovativa proiettata al futuro. Presidente, nonché nuova generazione, ha saputo reinterpretare le note in spartito attraverso sinfonie moderne e sempre più competitive nell’ambito del mercato mondiale; un cuore pulsante che ha accorpato e dato linfa ad altre aziende vinicole in diverse regioni dello stivale come la Basilicata, Friuli, Toscana, Puglia e Sicilia rendendo, ognuna di esse, certamente, un capitolo del grande libro edito da Feudi di San Gregorio. L’Irpinia, territorio dell’entroterra campano, prettamente montuoso con vette di oltre i 1800 mt s.l.m., incastonata tra il Vesuvio e il Vulture, abbraccia l’intera provincia di Avellino. Con le sue peculiari escursioni termiche, l’origine vulcanica del suolo ricca di minerali, la mutevolezza del clima, è da sempre la culla indiscussa dei grandi vini campani.

A dirla con le parole di Pierpaolo Sirch, anima di vigna e amministratore dell’azienda: “di fatto l’Irpinia è una immensa banca dati genetica, uno scrigno di profumi e sapori diversi scomparsi dalla nostra memoria gustativa che devono essere salvati e la sfida di Feudi di San Gregorio è quella di cercare di proteggere la diversità per se stessa”. L’Aglianico? Certamente fra le varietà più difficili da interpretare, dall’altissimo potenziale e dal forte temperamento. Letteratura di settore riporterebbe che la prova della sua antica origine sia data anche dalla grande varietà fenotipica e genotipica dovuta alla propagazione per seme, pratica diffusa in tempi remoti. E’ tratteggiato come un vitigno vigoroso, resistente al freddo ed alle virosi (tranne all’oidio ed alla peronospora), dall’ epoca vendemmiale tardiva che lo rende soggetto alla muffa grigia. Nel passato è stato vittima di diversi errori nella sua comprensione, in vigna quanto in cantina. Dalla scelta del periodo vendemmiale alle pratiche di cantina a volte troppo futuristiche per la sua essenza. Predilige terreni calcarei ma anche vulcanici, le escursioni termiche e le zone luminose e ventose. Nella storia è sempre stato l’ultimo vitigno che i contadini vendemmiavano al Sud, oggi con il diverso andamento climatico, non è più sempre così. Un vitigno particolare, scontroso, difficile, dal ciclo vegetativo lungo e dalla notevole longevità; a volte inaccessibile, altre di infinita eleganza e profondità da rimanere per sempre in un ricordo.

Taurasi, un territorio in verticale

Taurasi, un territorio in verticale

DEGUSTAZIONE

La degustazione ha rappresentato un’occasione speciale di confronto nel chiaroscuro delle fasi evolutive dell’azienda e dei suoi vini, per costruire direttrici di sviluppo futuro. I vini assaggiati hanno espresso la tipicità del vitigno e l’eleganza, per alcuni, che il Taurasi, nel tempo, se ben realizzato, è in grado di regalare. I punti chiave comuni sono stati il timbro del terroir, la verticalità e la vivace acidità, da sempre spina dorsale e interprete di prospettiva di un vino. Ciò che ha colpito e persuade è la forgiata personalità anche di calici di estrema giovinezza che hanno ugualmente, a loro modo, per quanto già possibile, dimostrato di avere grandi possibilità evolutive e espressive. Il passaggio di staffetta da Moio a Cotarella nella consulenza enologica si è avvertita nei primi calici. Diverso stile, certamente, ma in comune, coerenza nella fedele espressione del vitigno attraverso la voce del terroir.

A seguire i campioni in verticale di: Taurasi Docg Feudi di San Gregorio dalla 1997 al la 2013; Piano di Monte Vergine Taurasi Feudi di San Gregorio dalla 2008 alla 2010; Serpico Feudi di San Gregorio dalla 2008 alla 2010.

Taurasi, un territorio in verticale

Taurasi, un territorio in verticale

Uno sguardo al vino..

Il Taurasi Docg Feudi di San Gregorio nasce da ceppi chiamati Patriarchi. Piante di Aglianico, oltre 200 viti a piede franco di oltre 150 anni. Situate su un piccolo appezzamento chiamato “Storico Dal Re” sono esemplari alti circa 2,5 metri con tralci che arrivano anche a 4/% metri di lunghezza e che conservano, nel loro dna, i geni dei padri dell’Aglianico moderno. La loro individuazione, seguita dalla selezione di un centinaio di piante che ne custodiscono il corredo genetico e ampelografico, trova ratio nella salvaguardia dell’antica variabilità intravarietale dell’Aglianico e quindi nella possibilità concreta di avere a disposizione una importante riserva genetica a cui poter attingere per la creazione di nuovi cloni. Alcuni esperti sostengono che le vecchie viti non solo producano vini migliori poiché maggiormente in grado di tollerare le variabili della annata, ma la loro longevità sia spiegabile nella minore frequenza dei grandi tagli (cicatrici insanabili, in grado di causare l’ invecchiamento del sistema conduttore delle viti) nelle vecchie tecniche di potatura.

Il Taurasi Docg fa fermentazione alcolica e macerazione in serbatoi di acciaio con maturazione in barriques di rovere francese di media tostatura. L’affinamento si è svolto in bottiglia. Ai calici…

Taurasi DOCG Feudi di San Gregorio 1997

L’inverno del 1997 è stato piuttosto asciutto con temperature nella norma. Il periodo estivo è stato caldo e soleggiato e questo andamento climatico si è protratto durante tutto il mese di settembre favorendo le operazioni di vendemmia. La primavera e l’autunno hanno avuto un andamento regolare. L’annata 1997 è stata scarsa dal punto di vista quantitativo ma eccezionale dal punto dei vista qualitativo.

La veste granato è splendente, quasi ipnotica. Un vino dall’approccio suadente, elegante e invitante. L’olfatto tratteggia il Taurasi nel tempo con note particolarmente evolute. I toni espressi ondeggiano tra il goudron, prugna in confettura, rabarbaro, carruba, ferro, cardamomo, tabacco sino ad arrivare a toccare la sfera più ampia delle spezie. Si avverte ancora la grafite e il cuoio. Un tripudio di refoli espressioni di grande complessità. I cenni speziati compaiono sullo sfondo, unitamente ad un refolo balsamico ancora percepibile. Preziosissima la nota di tabacco dolce. Una sottilissima nota affumicata. Il sorso è all’insegna della eleganza. Dopo 20 anni l’integrazione della sapidità e freschezza con la parte tannica che diventa parte integrante e inscindibile di un unicum gustativo profondo è sublime. Ancora si avvertono sommessi toni di arancia sanguinella e amara. Grande persistenza. Annata 1997? Esattamente 20 anni. Un peso massimo (Taurasi) che ha acquisito la delicatezza di un principe.

Taurasi DOCG Selve di Luoti Feudi di San Gregorio 1998

L’annata 1998 ha visto i primi due mesi dell’anno regolari e asciutti. In aprile e maggio lo stato idrico del terreno si è ripristinato grazie alla ripresa delle precipitazioni e l’estate si è rivelata secca e con temperature molto elevate. Settembre e ottobre hanno avuto un decorso assai favorevole, con temperature elevate per la media, intervallate da precipitazioni non eccessive. Tale condizione ha favorito la produzione di vini più eleganti che potenti e capaci di evolversi a lungo negli anni.

Granato dall’unghia leggermente più scarica. Elegante ventaglio olfattivo che declina in fine successione ciliegia matura, violetta, bacche di ginepro, soffi di cacao. Eppure il suo animo è mascolino, scuro e tenebroso. Il bouquet è in perfetta sintonia con il passo del tempo. Un calice dai toni neri e mascolini, che se da un lato, nel cammino dell’evoluzione ben si confronta con l’annata precedente, dall’altro si mostra leggermente più ritroso anche rispetto al tannino leggermente più marcato della 1997. L’assaggio, caldo, calibrato e piacevolmente inquadrato dal trascorrere del tempo, svela nell’eleganza una piacevole struttura in un insieme armonioso e appagante sublimato da una indimenticabile progressione di acidità, freschezza e sapidità.

Taurasi DOCG Selve di Luoti Feudi di San Gregorio 1999

Nel 1999 l’andamento climatico è risultato nella norma. L’inverno è stato caratterizzato da temperature basse e da abbondanti precipitazioni mentre l’autunno è stato regolare. La primavera e l’estate hanno registrato temperature nella norma rispetto alle medie stagionali seppur presente qualche intensa precipitazione verso la fine di Agosto.

Un granato dalla splendida luminosità e dalla trama leggermente più stretta del precedente. Un naso più introverso e rigoroso, a tratti austero rispetto ai precedenti. Frutta rossa surmatura, tabacco, terra bagnata, violetta selvatica, lavanda, erbe aromatiche essiccate, liquirizia. Il sorso è opulento ma il tannino detta le regole offrendo una espressione leggermente meno integrata delle precedenti versioni. Non tradisce l’aspettativa di ampia sapidità e freschezza. Buona chiusura di bocca che si allunga nella persistenza.

Taurasi DOCG Feudi di San Gregorio 2000

La primavera e l’estate sono state caratterizzate da temperature miti quasi sempre al di sopra delle medie stagionali. L’inverno è risultato molto rigido con piogge abbondanti soprattutto nelle zone interne della Campania.

Rubino luminoso dalla trama poco permeabile (con qualche residuo nel fondo del bicchiere). La proposta olfattiva si apre, dopo qualche roteare, con dei toni terziari che raccontano la polvere di caffè, il cacao amaro in polvere. China, rabarbaro, radice. Non stenta a raccontare la sua essenza mascolina tratteggiata nei toni scuri. Stretto e silenzioso nei suoi sentori di frutta matura in sottofondo. Refoli di incenso in profondità. Al sorso colpisce per la sua gioventù (eppure ha 17 anni). Il tannino fortemente protagonista e roboante, evidenzia il suo lato materico e spigoloso. Fresco e scattante, nerboluto, teso. Ritorni di prugna e cioccolato nero, cuoio in chiusura. Un vino che vive di sfumature che ancora oggi solletica il degustatore.

Taurasi DOCG Feudi di San Gregorio 2001

L’inverno 2001 ha avuto un andamento regolare. Qualche spruzzo di neve ha imbiancato i vitigni. Le potature sono state ritardate per proteggere le piante dalle gelate della metà di gennaio. A metà aprile, con le piante in piena ripresa vegetativa, una forte nevicata ha coperto i vigneti. La temperatura divenuta già mite dal giorno successivo, non ha impedito, tuttavia, un sensibile danno alle gemme. Quasi una selezione naturale dei grappoli migliori tanto da non rendere necessario alcun ulteriore intervento di diradamento in estate. Il caldo estivo è stato stemperato da temporali regolari che non hanno disturbato ulteriormente i vigneti.

Straordinaria luminosità nella concentrazione di un rubino intenso. Nonostante il tempo passato si rivela più rubino dell’atteso. Nella ricerca olfattiva si scopre la poliedricità di questo Taurasi. Un caleidoscopio di piaceri olfattivi. I profumi sono inclini all’autunnale, all’humus, corteccia, rosa canina, con un olfatto che parla dell’annata. Eucalipto e rabarbaro. In bocca ha grinta e nerbo. La persistenza non è in discussione e la sinergia acido-tannica trova un giusto intreccio in una espressione di godimento gustativo.

Taurasi DOCG Feudi di San Gregorio 2002

La prima parte dell’inverno 2001 – 2002 esattamente tra il dicembre e il successivo mese di gennaio può essere considerato uno dei periodi invernali più rigidi con ripetute invasioni di aria artico-siberiana. Primavera estate e autunno molto piovosi. Le migliori condizioni di settembre e ottobre hanno favorito la maturazione dei vitigni molto tardivi. La quantità di uva prodotta è stata la più esigua tra le più esigue di sempre.

Rubino luminoso. All’olfatto i tratti di un’annata più piovosa della media ai avvertono immediatamente. Il vino che ne è figlio è un prodotto camaleontico, oscillante tra i toni croccanti di frutti rossi, marasca e ciliegia, alle sensazioni balsamiche e minerali. Macchia mediterranea, cacao, china. A seguire refoli di violetta, rosa canina, arancia sanguinella, guizzi di tabacco biondo, legno di cedro. Ferroso. Senz’altro è un vino che ha ancora strada da percorrere. Il sorso è gustoso e vivo dal tannino mai polveroso. Buona freschezza e acidità del sorso con richiami di frutta rossa in chiusura. Un calice di Taurasi piacevole e interessante.

Taurasi DOCG Feudi di San Gregorio 2003

Primavera nella norma. Estate rovente (la più calda del secolo):durante i primi 15 gg del mese di agosto l’Europa è stata colpita da un’ondata di caldo. Autunno molto piovoso con nubifragi che hanno interessato la Campania. Inverno nella norma con temperature abbastanza rigide.

Rubino luminoso. Al naso mostra senza veli il suo corredo alcolico e profumi di sottobosco, carruba, fiori rossi, rosa, melagrana, corteccia danno una generale impressione di carnosità. Non si fanno attendere note eteree e ematiche, di confettura, di balsami e legni profumati; impressioni terziarie che ne dimostrano la ricchezza espressiva. In bocca è piacevole, sontuoso in un tannino mai aggressivo. Persistenza che gioca la rincorsa tra sapori di cacao amaro e sale, con una componente minerale che lo porta avanti per minuti. Un’espressione che testimonia il magico rapporto tra il vitigno e la terra.

Taurasi DOCG Feudi di San Gregorio 2004

Primavera abbastanza fredda con abbondanti nevicate in marzo-aprile. Estate calda ma nella norma, soprattutto con riferimento al 2003. L’autunno 2004 è risultato uno dei più caldi e piovosi specialmente nei mesi di ottobre – novembre. Inverno nella norma.

Veste vitale nella nuance rubino. Prevalgono note balsamiche a tratteggiare il bouquet. Tabacco da pipa, rabarbaro, corteccia. Il sorso è vivace e modulato su una buona sapidità e freschezza. Il tannino offre un forte imprinting. Austerità nel finale con una buona chiusura sapida.

Taurasi DOCG Feudi di San Gregorio 2005

Autunno e inverno molto rigidi con temperature al di sotto delle medie stagionali. Dicembre è stato caratterizzato da frequenti irruzioni fredde da Est che hanno portato minime importanti e giornate rigide anche se soleggiate. Primavera nella norma. L’estate è stata caratterizzata da un andamento termo – pluviometrico piuttosto anomalo con alcuni tratti caratteristici che la rendono abbastanza simile all’estate del 2002. In particolare, si evidenziano due aspetti salienti e antitetici: 1) la seconda metà di giugno con temperature molto elevate e scarse di precipitazioni; 2) il mese di agosto con temperature nettamente più basse del normale e con precipitazioni generalmente più abbondanti della media.

Un’annata particolare che non ha mancato di riverberarsi nel calice offrendo un calice austero tanto all’olfatto quanto al gusto. Il sorso ha avuto un tannino vigoroso e severo da limitare in parte la godibilità. Buona sapidità e acidità.

Taurasi DOCG Feudi di San Gregorio 2006

Autunno-inverno molto rigidi, freddo polare con aria siberiana dalla Russia, temperature molto più basse della media stagionale, neve a bassa quota, forte vento e gelo. Primavera con temperature basse rispetto alla meda stagionale. Estate nella norma, poco piovosa.

Rubino. L’ingresso in bocca è particolare. Nasce sottile poi lentamente esplode in uno spirito rampante e fine. Grintoso ma elegante nella sua materia. Il tannino, nonostante esplosivo, con l’avanzare dei secondi, si addomestica pian piano e arricchisce la beva. Buona freschezza e acidità con una chiusura di bocca coerente.

Taurasi DOCG Feudi di San Gregorio 2007

L’annata è stata mite nella stagione invernale con temperature alte per il periodo, piogge sporadiche e precipitazioni nevose di lieve entità a metà marzo. Primavera caratterizzata da bassa piovosità e temperature superiori alla media stagionale. Estate molto siccitosa, con temperature elevate fino a tutto il mese di agosto. Tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno troviamo temperature in calo e piogge. Successivamente l’assenza di precipitazioni ha consentito l’evolversi positivo della maturazione delle uve.

Rubino. L’impatto olfattivo declina toni di grafite e catrame con una forza prorompente che poco lascia alle altre sfumature, da cui comunque emergono soffi di violetta, frutti rossi. Sottili refoli balsamici. All’assaggio si dispone con sfumature austere di mineralità con un ritorno deciso dei toni avvertiti all’olfatto. Anche questo calice è caratterizzato da una importante intensità del tannino ma, in positivo, sa addomesticarsi e concedersi a chi lo ascolta. Un gradino in dietro rispetto alla 2006 sia rispetto alla evoluzione tout court che rispetto ad un equilibrio complessivo. Anche il sorso è leggermente polveroso rispetto alla precedente annata.

Taurasi DOCG Feudi di San Gregorio 2008

Le condizioni climatiche dell’annata sono state piuttosto anomale per l’Irpinia: un inverno mite e asciutto, una primavera fredda con una fioritura ritardata, un’estate con un agosto tra i più caldi degli ultimi decenni. Nel mese di Giugno e luGLIO., condizionati dalla umidità la difesa della vigna è stata difficoltosa. A settembre la vendemmia si è svolta positivamente grazia alla mancanza di pioggia e alla temperatura ottimale.

Great! Veste purpurea luminosa. Ventaglio aromatico espresso principalmente da toni più evoluti di frutta matura e spezie scure. La mineralità è in divenire. Cioccolato amaro, cardamomo. Seguono rosa canina, arancia sanguinella, humus, erbe aromatiche, prugna. In progressione cannella, noce moscata, anice stellato e un tocco di erbe aromatiche. In bocca ha un attacco acido/sapido incantevole, il corpo è sinuoso e il tannino è magistralmente intarsiato dal tempo. Ottima l’integrazione di tutti gli elementi. Elegante, succulento, fresco, sapido e al tempo stesso scattante come un Taurasi deve essere.
Taurasi DOCG Feudi di San Gregorio 2009

Il 2009 è iniziato con un mese freddo, senza eccessi ma molto piovoso. Ancora più freddo il mese di febbraio che ha portato con se qualche nevicata. Primavera all’insegna della variabilità con un’abbondante e improvvisa nevicata. Un ‘ondata di caldo ha caratterizzato l’inizio di maggio fino al mese di agosto. La prima metà di settembre è stata asciutta con notevoli escursioni termiche notturne. Dalla seconda metà in poi le giornate sono state più umide e piovose. Ottobre è stato segnato da piogge continue. Il 2009 ha registrato dal punto di vista quantitativo una crescita rispetto alla vendemmia precedente.

Rubino compatto. Una bella performance per il Taurasi. Sentori di tabacco, carruba, corteccia, terra bagnata con sottili echi balsamici e minerali. La bocca è calda, piena dal tannino fitto e grintoso con anche una massiccia dose di frutta ad accompagnare il finale. Sapido e fresco. Un bel calice da gustare ..

Taurasi DOCG Feudi di San Gregorio 2010

Annata eterogenea. In alcune zone si è mostrata molto buona, in altre meno a causa delle abbondanti piogge nel mese di ottobre. Il bel tempo ha caratterizzato l’inizio di novembre. Nel complesso un’annata fresca che ha dato vita a vini di buona acidità.

Rubino compatto. Sono i sentori di humus, frutti rossi, corteccia, radice a intarsiare il corredo aromatico. More, lamponi, mirtilli. Erbe officinali, pepe in grani. Carnoso in bocca, denso, dai tannino fitti e una freschezza sempre in primo piano. Un Taurasi grintoso dal tempo tutto da trascorrere.

Taurasi DOCG Feudi di San Gregorio 2011

Inverno e inizio primavera miti e piovosi , di tanto in tanto la temperatura in picchiata ha frenato il rigonfiamento in atto delle gemme. Primavera e inizio estate all’insegna della pioggia con temperature oscillanti tra i 10 e i 22 gradi foriere di problemi alla fioritura e alla crescita dei germogli. Luglio e Agosto torridi e asciutti. Salva la pioggia dei primi di settembre. Vendemmia sciutta con temperature di giorno sui 30 gradi e notte tocca lo 0°C.

Taurasi DOCG Feudi di San Gregorio 2012

Inverno freddissimo, poco piovoso con ondata di gelo siberiano che da febbraio fino ad aprile ha investito tutta Europa. Primavera calda e meno piovosa della media. Giugno con temperature massime sopra ai trenta e moderati valori di umidità. Lo scenario è mutato con l’arrivo del primo dei 7 anticicloni di origine africana. Le temperature massime sono state più elevate della media ma si sono alternate notti più fresche a serate con intense precipitazioni. Ottobre con massime sopra i 30°C ma con notti fresche. Le piogge sono state decisive.

Taurasi DOCG Feudi di San Gregorio 2013

Il 2013 è iniziato con un inverno molto piovoso affiancato da qualche spruzzata di neve. Ad aprile l’arrivo della primavera ha portato a temperature notturne e diurne   altalenanti. A metà maggio si è assistito a un abbassamento delle temperature e questo ha aiutato ad evitare infezioni fungine. Anche piogge lievi ma frequenti hanno preceduto il mese di Luglio caratterizzato da clima anomalo con diverse precipitazioni. Settembre nella norma con una buona vendemmia.

Le ultime tre annate sono state accomunate dai tratti giovanili di un Taurasi ancora in divenire: la natura leggermente introversa dell’olfatto ancora timida per il tempo necessario, nel sorso contratto e teso seppur sapido, nel tannino vigoroso e turgido. In fieri? Le proiezioni sono in positivo certamente. Il tempo in cantina ne svelerà la diversa personalità.

Il Piano di Monte Vergine, versione riserva di Taurasi di Feudi di San Gregorio, nasce, invece, in un vigneto simbolo dove da sempre la vite si sposa ad alberi di nocciole ed ulivi. E’ un appezzamento fortemente vocato, composto da alcuni cloni selezionati su 400 biotipi diversi trovati nel vigneto antico. La fermentazione alcolica e la macerazione avviene in serbatoi di acciaio. La maturazione è di 18-24 mesi in barriques di rovere francese e botti da 50 hl di media tostatura. L’affinamento è minimo di 24 mesi in bottiglia.

Piano di Monte Vergine Riserva 2008

Uno dei calici più intensi.Un uomo di grande charme! Vorresti averlo sempre pronto nel bicchiere. Color rubino vivido con una trasparenza sul bordo.Le note fruttate di frutti a polpa rossa irradiano la loro eleganza già al primo roteare. Prugna succosa, mora, amarena si uniscono ai tratti balsamici. Foglie essiccate di rosa, bacche di pepe nero. Il sorso è opulento e di grande piacere. Suadente. Il tannino è magistralene incontra una balsamicità che amplia il sorso. Una persistenza infinita accompagna la chiusura di bocca.

Piano di Monte Vergine Riserva 2009

Veste rubino brillante e concentrato. Elegante nel suo stile. Il profilo olfattivo concede solarità e profondità. Inizialmente punta su note fruttate poi volge sui toni minerali e balsamici. Le spezie scure e sentori di cuoio e tabacco seguono sul lungo tempo. All’assaggio regala il meglio di se. Roboante e grintoso dal rapporto sapido acido calibrato. Tornano sentori di terra bagnata, humus, china. Il tannino piacevole con un impatto alcolico moderato. Chiusura in sintonia.

Piano di Monte Vergine Riserva 2010

Un campione che si distacca dal piano olfattivo e gustativo dalle precedenti annate. Il profilo olfattivo parla di giovinezza. Grande croccantezza del frutto unito a spezie scure. Al palato è coerente con il corredo aromatico. Il tannino è da calibrare. Tempo al tempo.

Il Serpico (denominazione Irpinia Aglianico DOC) nasce nel cuore della zona di Taurasi, è prodotto da uve Aglianico provenienti da viti centenarie E Viene elevato in barrique di rovere francese per un minimo di 6 mesi e successivamente viene affinato in bottiglia per almeno altri 6 mesi.

Serpico Feudi di San Gregorio 2008 Straordinaria compattezza di colore tipica con un’unghia leggermente più chiara e trama permeabile. Profumi intensi e profondi che tracciano il bouquet nell’immediato roteare. Le componenti olfattive si sono presentate ben modulate in un buon frutto rosso evioluto intarsiato da spezie scure, carruba, pepe nero. L’attesa ha evidenziato le note di frutta sotto spirito, tabacco. L’ ingresso in bocca è piacevole e avvolgente grazie anche al tannino integrato e succulento. Al gusto è generoso e complesso. con ogni elemento al suo posto : alcolicità che sostiene un nerbo importante di freschezza, un allungo di rilievo e una dissolvenza di sapori coerente. sottili note terziarie accompagnano la buona chiusa sapida e dalla sapiente spalla acida.

Serpico Feudi di San Gregorio 2009

Buon passo con l’evoluzione della 2008. Un bouquet decisamente inclinato al frutto rosso dal sorso piacevole nelle note evolute di un frutto rosso, erbette aromatiche, fiori essiccati. Il il tannino ha una evoluzione gradevole. Buona sinergia acido tannica. La freschezza si fa succosa richiamando sentori di frutti rossi aciduli schiacciati.

Serpico Feudi di San Gregorio 2010 Vivacità del rubino che come una gemma brilla di luce propria. Fiori rossi, mirto, rosa canina, arancia sanguinella, anticipano la traccia di pepe rosa. La bocca offre spunti mentolati e di piccoli frutti rossi che ne sorreggono l’acidità. Il tannino è interessante. Buona la progressione finale che intreccia sapidità e verticalità. Un bel calice da apprezzare anche in abbinamento.

Le ultime battute.. Prodotti dalla forte identità, rispetto ai quali il terroir e vitigni antichi hanno un ruolo determinante. Il Taurasi? Un vitigno forte più del tempo.