Sicilia en primeur. La Sicilia del Vino, varietà di territori e naturalità delle produzioni: la relazione di Attilio Scienza


Il professor Attilio Scienza con Diego Planeta

dall’inviata a Ragusa Marina Alaimo

L’edizione 2011 della prestigiosa kermesse itinerante Sicilia en Premier si è svolta nel territorio di Ragusa. Più di 70 tra i giornalisti nazionali ed internazionali specializzati nel settore sono stati ospitati nel Donnafugata Golf Resort & Spa, dove sono stati messi a diretto contatto con i 37 produttori vitivinicoli aderenti ad Assovini Sicilia. Una intensa full immersion nel vitigno Sicilia, mirata a far conoscere l’eccellenza ormai raggiunta dalla produzione e la forte identità  territoriale che i suoi vini sanno esprimere. Inoltre sono stati previsti ben nove tour nei vari territori di produzione, finalizzati a mettere in risalto la tipicità, la tradizione, l’innovazione che la vitivinicoltura di questa splendida regione sa sempre coniugare  con grande armonia. Grande spazio e risalto sono stati dati anche alla storia ed alla cultura della Sicilia, con visite guidate ai più importanti siti archeologici e culturali, la cui storia si intreccia spesso e volentieri con quella dell’enologia isolana. Sabato 12 marzo il professor Attilio Scienza, nella Sala Ibla del Donnafugata Resort, ha tenuto il seminario introduttivo su “ Varietà dei territori della Sicilia e loro naturalità”.  Il professore ha cominciato mettendo in evidenza l’importanza ed il significato metaforico dei mutamenti del paesaggio vitivinicolo, paradigma comparativo del nostro rapporto con il territorio.

I templi

Le immagini legate ai paesaggi delle varie aree ci dicono che la Sicilia è un contenitore del vino e che ha una storia antichissima legata al culto di questa bevanda. Alcune foto degli anni ’50 e ’60 ci trasmettono l’immagine di una terra coltivata prevalentemente a cereali o legata al pascolo degli animali, quindi la produzione era principalmente mirata a sfamare la popolazione. Molto differente da quella attuale dove ampio spazio è dedicato alla vitivinicoltura e quindi a beni di consumo legati al piacere e  non alla necessità. Poi una foto molto vecchia di vignaioli sull’Etna con enormi ceste d’uva caricate sulle spalle mette in risalto il duro lavoro manuale di questi, mancando strumenti e macchine capaci di alleviare la fatica dell’uomo.

La cantina Centopassi

Certo sono scene  cariche di poesia, ma alle quali ci auguriamo di non tornare. Poi sfilano una serie di immagini attuali che mettono in risalto l’abbandono dei vigneti, scenari molto tristi e devastanti per la sopravvivenza del territorio. I giovani  non hanno esperienze e ricordi condivisi, come invece avevano quelli che hanno vissuto la fame e la guerra, pertanto sono terribilmente individualisti , non si preoccupano della tutela dell’ambiente e  non progettano di dedicarsi all’agricoltura o alla vitivinicoltura. E’ notevolmente cambiato anche il loro rapporto con il cibo, visto spesso come qualcosa di pericoloso da eliminare, ma, cosa peggiore, se ne è perso il piacere in quanto l’industrializzazione della produzione ha ridotto notevolmente i sapori. Il cibo è percepito sempre più come prodotto industriale e fortemente manipolato, il suo sapore risulta quindi banalizzato ed omologato. Ma soprattutto il cibo ha perso la sua identità legata agli usi e costumi del territorio di appartenenza, anche la produzione di prodotti locali è spesso realizzata con materia prima  proveniente da tutt’altra parte del mondo, la pasta ad esempio è prodotta con grano originario di paesi americani, come gran parte delle farine in commercio.

José Rallo

Pertanto la struttura agricola, costituita da tutte le attività che vi orbitano intorno, si è fortemente impoverita, ha perso identità e valore, minacciando fortemente l’ecosistema dell’ambiente circostante. E’ pur vero che ultimamente stiamo assistendo ad un nuovo fenomeno in controtendenza, ovvero molti abitanti della città, stanchi di una qualità di vita piuttosto caotica e stressante, tornano verso la campagna per dedicarsi ad attività agricole. Sono principalmente professionisti benestanti,  spinti da una moda di tendenza, ma non hanno alcuna memoria o esperienza rurale, credono in fantasie come la biodinamica o la coltivazione biologica (con tutti i misteri annessi),  trattano i contadini  come badanti dei campi, intendono dedicarsi solo alle colture ritenute nobili,  come la produzione di olio e vino.

I processi di transizione

Tutto ciò crea grande confusione e evince sempre più la necessità di trovare il giusto equilibrio tra economia ed ambiente. Mentre negli anni 60 si faceva un gran parlare di ecologia intesa come contestazione verso la chimica e l’innovazione scientifica, oggi questa parola ha assunto il significato semantico originario di “casa dell’uomo”. L’attenzione non è più rivolta all’uso più o meno disinvolto dei presidi chimici, ma alla multifunzionalità dell’agricoltura intesa come tutela dell’ambiente attraverso la difesa della biodiversità , del paesaggio, del mantenimento di una ruralità dignitosa. Il consumatore deve essere rassicurato sul fatto che ci si impegna a tutelare e rispettare l’ambiente.

I sommelier

Fare innovazione oggi è soprattutto coltura interdisciplinare dove si coniugano fattori tecno – scientifici, economici, sociali e di mercato, nonché emozionali. Strategico è il concetto di innovatività del consumatore con le sue propensioni individuali a capire ed accettare un prodotto innovativo, ad esempio il crescente interesse verso le aziende ad elevata sensibilità ambientale. Molti produttori siciliani hanno ben capito che il consumatore vuole un’innovazione nel modo di produrre e non nella novità del prodotto specifico. Pertanto puntano ad un vino che sia prodotto in un certo modo e che sappia raccontare con sincerità il territorio di provenienza. Si dà anche grande importanza al marchio Sicilia, più che alla marca, sottolineandone la storia e la cultura di impresa. In questo grande processo di multifunzionalità di appartenenza bisogna porre grande attenzione al rapporto di fiducia tra consumatore e produttore, condividendo una produzione etica del vino. Nel vino  di qualità quindi convivono più concetti: gusto internazionale, tipicità territoriale, leggerezza e bevibilità, naturalità.

Una slide

Quindi natura è la parola chiave e la tipicità rappresenta la punta massima di interesse. A questo punto gioca un ruolo fondamentale la giusta comunicazione rivolta ad un pubblico numeroso e differenziato, è indispensabile lasciare il segno con messaggi forti. Un altro aspetto nella comunicazione efficace del marchio è legato alla capacità di sapersi rivolgere ai giovani e carpire la loro attenzione. A tal fine è indispensabile parlare il loro linguaggio e saper dare i segnali giusti per convincerli a consumare quel vino. Mentre in passato la comunicazione si basava  unicamente sulla lettura, oggi bisogna considerare tutti e quattro i fattori utilizzati dalla nuova generazione: leggere, vedere, comunicare, ascoltare. Il modo migliore per conoscere il futuro è inventarlo, e i produttori siciliani perseguono questo obbiettivo puntando al miglioramento genetico dei cloni dei vitigni antichi, allo sviluppo di progetti di eco compatibilità viticola, alla formazione specifica su temi della viticoltura ecocompatibile e dell’organizzazione delle cantine sociali.

Arianna Occhipinti con Othmar Kielm

A questo punto il professor Scienza ha concluso citando un proverbio cinese: quando soffia il vento alcuni alzano i muri, altri costruiscono mulini a vento. Pertanto è la scelta che rende la crisi buona o cattiva, chi riesce a costruire il mulino a vento supera gli altri.

4 Commenti

  1. Cara Marina sei stata piu’ veloce del fulmine. Siamo ancora all’aeroporto e tu ci hai gia’ dato un saggio della tua bravura. A presto, saluti, Rocco

  2. Grazie Marina,
    bello il pezzo e bellissima la frase finale “quando soffia il vento alcuni alzano i muri, altri costruiscono mulini a vento”.
    Fa riflettere e …. da la carica. Grazie

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