Slow Food: Fulvio Bressan fuori dalla guida Slow Wine


Fulvio Bressan (Foto Mauro Fermariello-Winestories)

Dopo le frasi oscene di Bressan sul ministro Kyenge Slow Food ha adottato una storica decisione che ci trova completamente d’accordo: non recensire più i suoi vini su Slowine.
Va ricordato che nelle prime due edizioni il produttore friulano è stato insignito dalla chiocciola, il riconoscimento più alto: questo per dire che, al di là delle idee e degli atteggiamenti, da parte di Slow Food e della redazione di Slow Wine diretta da Giancarlo gariglio e Fabio Giavedoni non c’è mai stato pregiudizio. Come non c’è pregiudizio verso alcuno, cosa di cui io, che mi onoro di collaborare dalla prima edizione, sono testimone.
Ma quando si passa il segno in quel modo non c’è altro da fare che separare le proprie strade.
E io dico: auguri a noi di Slow Wine

Ecco il  comunicato ufficiale dal sito di Slowine

 

La guida Slow Wine ha sempre recensito con estremo favore i vini dell’azienda Bressan Mastri Vinai e il tipo di viticoltura che porta avanti, anche quando altre pubblicazioni hanno ignorato entrambi; inoltre ha sempre cercato il lato positivo del pensiero di Fulvio Bressan, basta leggere il testo di recensione dell’azienda pubblicato nell’edizione 2013.

Ma Slow Wine non è solamente un progetto editoriale, è la guida dell’associazione Slow Food, che in questi anni ha sviluppato progetti internazionali come Terra Madre e Mille Orti in Africa. Slow Wine fin da subito ha deciso di tenere in ampia considerazione anche il lato umano dei produttori e di raccontare (andandoli a visitare) i vignaioli che recensiva, con uno stile narrativo. Buono, Pulito e Giusto non è solo uno slogan, ma i tre aggettivi sono essenziali per descrivere la qualità di un vino e/o di un’azienda che noi recensiamo.

Le frasi oscene di Fulvio Bressan (foto Hande Kutlar Leimer-VinoRoma)

Ora, le frasi apparse profilo Facebook privato di Fulvio Bressan sono talmente gravi da aver oltrepassato qualsiasi linea rossa. Non abbiamo voglia neppure di entrare nel merito, perché sono talmente offensive e assurde da non meritare pubblicità. Tra l’altro sono state anche lette con attenzione le risposte che Bressan ha postato a chi è intervenuto per stigmatizzare quelle affermazioni, e non sono state trovate né delle scuse né nulla che possa fare fronte alla grande e sacrosanta indignazione che le tue parole hanno sollevato a livello nazionale e in diversi Paesi esteri dove i tuoi vini sono conosciuti e dove l’eco di quelle frasi è giunta.

Slow Food con la propria rete associativa internazionale e con la rete delle comunità di Terra Madre è portatrice di valori che sono agli antipodi dal pensiero di Fulvio Bressan; non si può accettare che appaia all’interno di una qualsiasi pubblicazione di Slow Food un produttore che si macchia di offese tanto gravi verso altri individui esclusivamente per ragioni di razza. Per questo motivo i due curatori e la redazione di Slow Wine, in pieno accordo con i responsabili dell’associazione, hanno deciso di non recensire l’azienda Bressan Mastri Vinai nell’edizione 2014 di Slow Wine.

22 Commenti

  1. Purtroppo, via FB, ho incrociato diversi commenti di appoggio a Bressan da parte di alcuni ristoratori lombardi e veneti – altrettanto insospettabili per me che li avevo sempre frequentati – che si fregiano della chioccioline di Slow Food. Sono commenti prevalentemente incentrati sulla questione politica, ma nessuno di questi ha stigmatizzato le offese.

    1. Io ho incrociato un commento di un noto giornalista Sardo che cova un sordo rancore contro Slow Food io vorrei fare una considerazione,ma se un produttore di vino qualsiasi avesse usato le stesse parole che ha usato Bressan contro il popolo Sardo l’eroico giornalista sarebbe partito armato di fucile,io non so che cosa abbia fatto Carlin Petrini di tanto grave a questo personaggio da fargli scrivere che sfrutta i contadini per arricchirsi e altre perle Slow Food avrà sicuramente degli errori delle colpe ma tanto livore da giustificare una persona del genere è indegno di una persona intelligente o presunta tale.

  2. Questa vicenda mi fa una gran tristezza…Racconta quello che il “ventre” del Paese molto spesso pensa e dice…poi magari – nell’epoca dei social network – se a parlare è un famoso produttore di vino, scoppia lo scandalo e arriva la (sacrosanta) sanzione…Ma a me preoccupa di più il “ventre”, le persone che incontri ogni giorni per stada, insomma il malcostume che si è diffuso in Italia e che sembra ormai inarrestabile
    Di chi è la colpa? Dopo anni di “era solo una battuta”, scuse e smentite venute dai vertici del governo e da certi politici cafoni e irresponsabili ormai il messaggio che è passato è che si può dire qualsiasi cosa si pensi senza rispetto delle diritto, della dignità e della buona educazione

  3. Del resto Slow food nasce per promuovere prodotti buoni, puliti e giusti. E chi compra quella guida si aspetta di trovare vini prodotti da persone con opinioni omologate alla filosofia slowfood.

  4. Finalmente una decisione netta, precisa, coerente, senza infiniti sofismi e distinguo, senza rabbia vendicatrice: semplicemente ognuno per la sua strada. Eppure c’è qualcuno che lascia cadere un razzismo alla rovescia, altri che ipotizzano ritorsioni sulla base di una preteso e per loro inattuale principio di moralità, altri ancora rimasticano la nostalgia delle democratiche assemblee del liceo (quando peraltro ci si tombava come orbi per un megafono), senza contare i più puri e indecorosi, quelli che invitano a distinguere l’uomo dal vino. Ecco questo è proprio il punto dirimente: non si può distinguere un uomo da ciò che fa (errori compresi). E’ una scappatoia figlia del nostro tempo, la via dell’ “agibilità”, politica o vinicola che dir si voglia, da ammannire a un popolo inebetito e ipnotizzato. Slow Food semplicemente prova a raccontare storie di uomini che si celano dietro ogni vino, uomini diversi, con diverse idee: non fa un servizio pubblico, scrive un libro di racconti del vino. E se può essere poetico l’anticonformismo (persino un po’ troppo cercato, quasi una posa), non lo è certamente l’assenza di etica e civiltà. Giustamente, in caso di razzismo, non ci sono storie da raccontare.

  5. Non c’è stato pregiudizio fino a quando i benpensanti hanno creduto di avere di fronte l’ennesimo lobotomizzato piegato alla vulgata politicamente corretta. Quando si è capito che ha un cervello acceso, tagliato fuori. Dittatura. Dei pirla che si ergono a censori.

      1. Lei stabilisce che chi la pensa diversamente da lei non abbia il cervello. Tipico delle dittature. Il prossimo passo è che proponiate di trasferire Bressan a Dachau. Non siete lontani, tutto sommato.

        1. La sua ignoranza è davvero spaventosa, come sempre accade ai razzisti. I campi di concentramento li hanno aperti e fatti funzionari proprio quelli che la pensano come Lei e Bressan. E’ così difficile per voi che valutate le persone per come nascono e non per come crescono ammettere che Bressan ha detto oscenità che lo pongono fuori da ogni consenso civile? Che non è una questione politica ma di spartiacque sui diritti elementari dell’uomo a non essere discriminato per il colore della pelle. Se le è così difficile, per favore, non è gradito in questo blog . Grazie

          1. Luciano, anche Franco Ziliani ha scritto sul suo blog che Giancarlo Gariglio e Fabio Giavedoni, «i due curatori della guida di Slow Food sono persone che conosco e che stimo, che secondo me hanno fatto una cosa sbagliata. Cento volte meglio di coloro che li hanno preceduti e hanno avallato stravaganti decisioni e premi di vini decisi pappa e ciccia con i gamberisti rossi», un giudizio con cui mi trovo d’accordo, perciò ritengo questa presa di posizione sbagliata e ti chiedo, con Paolo Marchi che l’ha scritto sul suo blog, «e i vini di tanti banditi della finanza? Non sono forse pure loro portatori di altri valori, negativissimi? Facile essere duri e puri con l’indifendibile Bressan…». Siccome in passato non hanno mai preso questa posizione contro nessuno, nemmeno i produttori conclamati nazisti tedeschi, austriaci, argentini, sudafricani, francesi eccetera, la cosa mi fa pensar male, ammenocché non decidano coerentemente di fare lo stesso da subito con tutti gli altri portatori “di valori che sono agli antipodi”, come sullo squallore di chi fa professione di razzismo. E ti assicuro che sono una marea. Ma la coerenza è d’obbligo, altrimenti è solo la momentanea ricerca di facile consenso a sinistra, dove normalmente Slow Food ha i suoi sostenitori. Ciao e grazie dell’attenzione.

          2. Non Mario, il punto non è il convincimento intimo dei produttori o il loro diritto all’esercizio politico. Non è proprio questa la questione. Il problema è l’oscenita delle esternazioni, la politica non c’entra nulla. E avere in guida una scheda di una persona che si esprime in quel modo ne avrebbe compromesso definitivamente l’immagine in Italia e all’estero.
            Tutto qui.
            La gravità delle cose dette infatti lede il diritto di una persona ad essere considerata non per come è nata, ma per quello che fa. Questo ha messo in discussione il nostro poeta del vino.
            Grazie a te per il contributo

          3. Rispetto la tua opinione, Luciano, ma di fronte a questa novità nella conduzione della guida di Slow Food (non ha mai prima d’ora bannato nessuno) mi attendo soprattutto la loro coerenza. Se ci sarà coerenza, staremo a vedere quante decine di vini, tra quelli schedati in passato, censureranno a priori come intendono fare con quelli di Bressan. Se non ci sarà coerenza, questa tua opinione scricchiolerà da sola e penso che sarai il primo a riconoscerlo e a rimarcarlo qui nel tuo bellissimo blog. Grazie per la tua risposta. Hurrà Inter!

          4. In quelle splendide Inter, caro Lucianone, gli stranieri però erano limitati…
            Al di là della facile battuta, c’è da dire però che dopo secoli di attesa c’è voluta un’Inter stracolma di giocatori di ogni continente e di ogni razza, quella di Mourinho, per vincere il triplete. Per me, anche come nerazzurro, un’Internazionale veramente tale anche nella sua composizione è un anticipo del futuro anche nel sociale. Le società più evolute sono multirazziali, pur con tutte le contraddizioni che ne derivano. Ecco perché ci vuole un ministro italiano e in gamba, e non italo-congolese e dichiaratamente dall’altra parte, per l’integrazione, che è un problema serio e non una macchietta. Contesto la Kyenge per l’inadeguatezza, la provocatorietà e non certo per il colore della sua pelle o la sua religione. Ma un ministro per l’integrazione ci vuole e dev’essere un mostro di lungimiranza e di apertura mentale, anche nei confronti di chi si mette in trincea col caschetto nell’illusione di fermare l’immigrazione. Balotelli è bresciano, non so se mi spiego, orgoglioso di essere bresciano, ma ce ne sono tanti come lui anche fra i meno vistosi. penso a un ragazzo senegalese che, assunto dal comune di Sorso, fa la guardia giorno e notte alla raccolta differenziata dei rifiuti a Platamona. Se pensiamo ai calciatori di colore che ci sono in tante squadre italiane e a quanto affetto per loro hanno i tifosi, ci rendiamo conto che, nel rispetto delle regole, gli italiani non sono proprio razzisti. e non credo che lo sia nemmeno Fulvio Bressan, da quel che mi hanno detto di lui, nonostante quelle violente parole contro la Kyenge, più da bufalo incazzato che da nazista incallito (ed è questo che non si vuol capire, da parte di molti). Chi non condivide le sue opinioni ha il diritto e il dovere di contrastarle con intelligenza, buonsenso e misura, anche per insegnargli nei fatti come si fa ad evitare brutte figure nel modo di esprimersi. Ti ringrazio per lo spazio che mi hai concesso e ti giuro che a un’Inter con 10 stranieri su 11, purché vincente, metterei la firma un’altra volta.

  6. per questo pasticcio da epoca nazista, il poco attento sig. Bressan, va punito..si cambia rotta sui vini friulani…E poi non è l’unico!

  7. Non mi sembra di essere tra i censori…non mi stupisce che lei possa non essere neanche in grado di capire una frase molto semplice.
    Se anche la comprendesse, sarebbe comunque libero di darmi del pirla (d’altronde i suoi aborti di pensiero sono talmente insensati da non poter affrontare un contraddittorio), io non censuro nessuno e tantomeno mi offendo, perché so bene come sono. Esattamente come taluni altri che si offendono: sapendo come sono, li disturba sentirselo dire.
    Contenti voi di sprofondare nella merdosa ipocrisia di cui siete pieni, evidentemente non ne sentite l’olezzo. Prosit!

  8. Ben detto e ben fatto, non c’e’ nulla da fraintendere.
    Molto chiaramente, senza tentennamenti e distinguo tra l’uomo ed il vino. Chissenefrega se il vino a molti piace, va condannato il linguaggio usato, che poi e’ il linguaggio di borghezio,calderoli,bossi,salvini (piccole menti,in minuscolo voluto) e munnezzaglia varia.Quello della lega piu’ troglodita, che ha diffuso la favoletta del nuovo ventennio.
    L’Italia e’ in crisi per colpa degli altri. Ossia, pretendono questi beceri, idioti, ignoranti, trogloditi di scaricare tutte le nostre colpe, quelle della corruzione e del malgoverno quotidiano Made in Italy 100%, sui nuovi arrivati.
    Ma davvero si puo’ credere di risolvere i problemi di occupazione e deficit (problemi storici) in questo modo e senza alcuna programmazione economica?
    Solo un’idiota puo’ pensare sia possibile, o meglio qualche milione(?) di idioti elettori di questi soggetti.
    Penso sia da ribadire a chiare lettere che un linguaggio cosi’ e’ offensivo e non tollerabile. E’ razzismo anche questo (e non lo dico solo ai leghisti,) ma pure ai tanti benpensanti sparsi ovunque.A volte inconsapevolmente si usano parole molto offensive, bisogna stare molto attenti.
    Se non arriviamo a fine mese, le tasse sono alte(perche’ altri italiani non pagano), se tutto aumenta, in particolare energia e carburanti ecc. ecc. non e’ colpa di questi poveracci che spesso fuggono da violenze disumane.Ma di chi specula su questo e dei nostri politici mezze calzette.
    Hanno il DIRITTO di essere accolti e noi seppur nella nostra arretratezza anche in materia di accoglienza, abbiamo il Dovere di accogliere chi e’ onesto, vuol lavorare e non commette reati.
    E’ sempre la stessa storia, non siamo noi che siamo razzisti ma sono loro che …
    Grazie a Dio molti la pensano come me ,come noi, per quanto ho avuto modo di leggere su vari blog tra cui Do Bianchi, Intravino, Percorsi di Vino ecc. anche se non mancano gli strenui diìfensori della teoria del distinguo, tra l’uomo ed il vino, secondo loro e’ troppo cercare l’etica anche nel produttore di vino.
    Qualcuno,mi ha tacciato di estremismo al contrario (F. Zilani Vino al vino), non ha voluto sentir ragioni, siamo dei bigotti, enofighetti e perbenisti ed io pure razzista al contrario.
    Secondo me senza voler linciare la persona in questione (Bressan), che potrebbe anche ravvedersi oggi stesso (lo spero ma…), vanno assolutamente evidenziati comportamenti e linguaggi scorretti ed offensivi l’altrui razza e colore., per evitare si diffondano ancora di piu’.
    Un saluto a tutti quelli che credono in questi sani valori. Un vaffanculo a tutti i razzisti.

  9. Bene evviva Slow Wine! Abbasso i barbari anche se fanno del buon vino. Pazienza ne berremo dell’altro!

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