Spaghetti del puveriello. La ricetta “figlia” del Dopoguerra


 

Di Carmen Autuori

Spaghetti alla puveriello

Fino agli anni cinquanta, e forse anche dopo, la fame è stata uno dei peggiori incubi delle classi meno abbienti, soprattutto quelle urbane, meno in quelle contadine grazie anche alla cultura della condivisione del cibo. Detto ciò, la soddisfazione di questo bisogno primario è stata una priorità assoluta.
Non bisogna pensare, però, che essa sia stata prerogativa unicamente delle regioni meridionali: il Settentrione, soprattutto il Veneto e le zone più interne della Lombardia, non ne erano certamente esenti.
La differenza sostanziale, invece, sta nel modo di approcciarsi al problema: l’inventiva e la fantasia tipica del popolo meridionale ancora una volta ha fatto sì che, mescolando ingredienti “poveri” e di facile reperibilità, si ottenessero piatti davvero succulenti ed anche equilibrati dal punto di vista nutrizionale.

È questo il caso degli spaghetti alla “puveriello”.
La loro storia è abbastanza recente, furono inventati nel secondo dopoguerra a Napoli, manco a dirlo, mentre il contrabbando, non solo di sigarette, ma soprattutto di derrate alimentari, conosceva il suo periodo più florido.
Era l’epoca in cui nascevano “criaturi niri niri” ed il grande Eduardo De Filippo nella sua “Napoli Milionaria” alimentava la speranza che “adda passà ‘a nuttata” in una popolazione ormai allo stremo.

Spaghetti del puveriello, Eduardo De Filippo in Napoli Milionaria

Le derrate più facili da reperire, almeno per il popolo, erano: pasta, uova e, forse, un po’ di strutto in sostituzione del “nobile” burro.
E proprio dall’unione di questi tre semplici ingredienti viene fuori questo squisito piatto di pasta con il quale anche il “puveriello” si sente signore.
La semplicità dell’ esecuzione, il tempo di preparazione davvero breve (praticamente quello di cottura della pasta), ha fatto sì che il piatto non solo avesse una grande diffusione, ma anche che fosse presente sulle nostre tavole ancora oggi, sebbene la fame sia un lontano ricordo. Per fortuna.

Ingredienti per 4 persone

400 g di spaghetti

4 uova intere

3 abbondanti cucchiai di sugna

Sale

Pepe

Procedimento

Lessare gli spaghetti abbastanza al dente in abbondante acqua. Nel frattempo far sciogliere, molto dolcemente la sugna in una capace padella dai bordi un po’ alti.

Versare le uova intere nel condimento, facendo attenzione a non romperle. Salare a piacere. Scolare gli spaghetti, versarli nella padella e “padellare” rigirandoli sempre.
Cospargere con un’abbondante spolverata di pepe nero e, se piace, con pecorino. Servire caldissimi.

 

2 Commenti

  1. Bellissima rivisitazione che si accoppia con la più nota “carbonara”. Una volta eravamo così – miseria e nobiltà. Oggi diamo mazzette e osanniamo chef — maghi di Oz.
    La colpa è nostra, ma piano piano ci si sta accorgendo che quella schizzatina di cibo colorato in un piatto tavolozza, non ha nulla di speciale.
    Quindi i grandi “maghi” chiudono dandosi alla street food o a MacDonald.
    Poverelli quelli che li seguivano ….. e che oggi si mimetizzano nel sociale, compreso il food.
    W le paste italiane e i “puverielli” dato che non è cambiato molto.

  2. Lungi da me contraddirti, tuttavia essendo nato nel ‘951 ricordo benissimo che l’ovetto alla cocca quotidiano era riservato ai più piccoli, come me allora. Forse le uova, fino alla nascita delle tremende “galline in batteria”, non erano così facili da reperire… con tutto ciò che ne consegue.
    Tuttavia grazie per la ricetta ed il suo contesto.

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