Stella Michelin ad una Pizzeria? Ad Hong Kong si, in Italia no


Valentino Ugolini

di Albert Sapere

«Volevo cogliere l’occasione di far conoscere il primo ristorante al mondo (se non sbaglio) dove la Michelin ha dato una stella per la pizza. Siamo una “trattoria gourmet” ad Hong Kong». Una segnalazione semplice e pulita che non prevede alcun commento specifico del pizzaiolo. Il mittente è Valentino Ugolini, pizzaiolo della trattoria gourmet Ciak Concept di Hong Kong 1 stella Michelin dal 2015 nella sede di Shop 327-333, 3/F Landmark Atrium, 15 Queen’s Road Central, Hong Kong. La segnalazione è arrivata ad Alberto Lupini e Federico Biffignandi su Italia a Tavola oltre a dare questa notizia, riporta le sue giustissime considerazioni.

Considerazioni, a mio parere giuste, come quelle di Aldo Fiordelli e Luciano Pignataro sul tema. Nelle ultime due settimane da questo blog e dai miei profili social abbiamo provato a tenere alta l’attenzione su questo argomento, perchè l’Italia è il Paese dove la cultura di questa preparazione ha origini, ha una grande diffusione, radicamento nel sistema sociale e la migliore qualità, con Napoli indiscussa capitale mondiale e tutte le regioni in grande spolvero come mai era accaduto prima.

Quando abbiamo lanciato 50 top pizza abbiamo coniato un “claim”: “La pizza, nelle sue massime espressioni in Italia, è come l’NBA per il basket”. Le pizzerie italiane giocano un vero e proprio campionato del mondo. La pizza in Italia, con Napoli capitale, rappresenta il fulcro mondiale del movimento legato a questa preparazione. Oltre alla grande maestria negli impasti dei nostri artigiani è una questione anche di prodotti, dalla mozzarella di bufala campana, al meraviglioso fior di latte prodotto tra Agerola e la penisola sorrentina, fino al San Marzano l’unico pomodoro con nome e cognome, il corbarino, il piennolo, alle molteplici varietà di extra vergine.

Il “movimento” pizza oggi produce quello che Bob Kennedy chiamava il PIQ (prodotto interno di qualità). Sono stati riscoperti prodotti dimenticati, la qualità media delle produzioni legate è cresciuta in maniera esponenziale. Il modo di intendere le pizzerie è cambiato, grazie anche alla crisi, infatti sempre di più un pubblico borghese si avvicinava, con esigenze diverse, non più solo di un cibo popolare che serve a sfamare, ma POP, misurando la propria scelta in base anche ad una carta di vini e birre, e all’accoglienza ricevuta.

Ho visto letteralmente “esultare” sui social qualche addetto ai lavori, qualche pizzaiolo che sa che non potrà mai prendere la stella Michelin (in Italia il proprio vicino è il peggior nemico) andando a scapito dell’intero movimento, per regolare qualche conto personale.

Mo chi glielo dice che una pizzeria con la stella Michelin c’è già!