Tartufi africani venduti come pregiati: truffa ai ristoratori in Emilia, Marche e Toscana


Penelope Cruz con un vero tartufo bianco ad Alba

Falsi tartufi, prezzi come fossero veri e pregiatissimi. I Carabinieri del Nas di Bologna durante controlli a ristoranti della provincia hanno sequestrato tartufi di dubbia provenienza e genuinità.

Sottoposti ad analisi dalla facoltà di agraria (dipartimento di protezione e valorizzazione agroalimentare) dell’Università di Bologna, sono risultati appartenere alla specie molto comune e di nessun pregio ‘tuber oligospermum’ di provenienza nord-africana la cui vendita è vietata in Italia.  Le indagini hanno individuato 4 ditte all’ingrosso di funghi e tartufi tra Bologna, Pistoia e Pesaro-Urbino, che facevano contraffazione e sofisticazione. In particolare, è risultato che la ditta toscana importava clandestinamente dal Nord Africa tartufi di nessun valore, per poi venderli alle altre tre aziende che li sottoponevano a lavorazione con l’utilizzo di oli e aromi sintetici dal caratteristico odore. Il prodotto così ottenuto veniva quindi commercializzato, intero o in confezioni sottolio destinate al consumatore, come ‘tartufo bianchettò (tuber borchii vittad), pregiato tubero il cui valore di mercato oscilla tra i 180 e i 700 euro al kg.  Il Nas di Bologna, in collaborazione coi colleghi di Ancona e Firenze, hanno fatto 8 ispezioni in esercizi di ristorazione e perquisizioni presso le 4 aziende responsabili della frode, sequestrando oltre 300 kg di falso tartufo, in parte già confezionato e destinato al mercato estero (Brasile). Oltre a porre i sigilli a due depositi clandestini di alimenti del valore complessivo di circa 700mila euro, sono stati denunciati i legali responsabili delle predette aziende per frode in commercio, vendita di prodotti alimentari non genuini e violazione della normativa quadro sui tartufi, ed elevate sanzioni amministrative per un totale di 13mila euro.

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