Una vendemmia in Nuova Zelanda


La nostra amica Anna Chiara Mustilli è stata un mese in Nuova Zelanda per la vendemmia. Le ho chiesto di raccontare questa esperienza sotto forma di diario. Ecco a voi

di Anna Chiara Mustilli

12 aprile 2006
Cari tutti, sono arrivata sana e salva dopo un viaggio di 24 ore…senza fatica alcuna! il secondo volo, quello Singapore-Auckland era praticamente vuoto, per cui ho dormito alla grande sdraiata su tre poltrone, altro che prima classe!!!.All aeroporto doveva venire a prendermi Judy…e cosi è stato, ma con un’ora di ritardo. Questi neozelandesi non si stressano mica! Tutto con calma! Viene lei ed il “partner” in macchina. Lei è un amore, molto carina giovanile (un jeans e una maglietta) dolcissima. arriviamo a casa loro, tra colline morbide e prato all’inglese, pieno di pecore ovunque! Un posto magnifico, niente in disordine, le siepi sono di bush neozelandese (tipo macchia mediterranea) ma con piante grasse, foglioni pieni di fiori, alberi di felci, un paradiso….ma ordinato! arriviamo nella loro casa azienda con sentiero in brecciolino, circondata da filari di vigna immersi in prato allínglese con rosa decorativa ai bordi. Li, mi presentano i loro due cagnolini….no comment, unica pecca della casa….ma sembrano tranquilli e dice non entrano in camera…hummm… la casa è da rivista di arredamente stile country english style, mobili antichi raffinati, moquette morbida. Cucina stile moderno enorme, tu Giosuè impazziresti! Salone con tre-4 divani troppo ordinati per sedercisi su. Ma la cosa spettacolare sono le vetrate: in cucina e in salone i muri esterni sono sostituiti da enormi vetrate che chiaramente sono…panoramiche su prati, pecore, vigneti, boschi ed altro! Vado a dormire dopo aver scambiato qualche parola con loro ed il giorno dopo sono affidata alla vinejard manager Margaret, colei che dirige e lavora nel vigneto, altrimenti detta Calamity Jane<CF10>! Saltiamo sulla jeep e giriamo per le vigne con fucile e munizioni….qui non c’è scampo per i piccoli uccelli che attentano all uva, un colpo di fucile, mi dice, e li fai fuori. I cadaveri li lascia sul luogo del delitto, per seminare terrore…..guai a chi ci riprova. A parte gli scherzi, i filari sono tutti coperti da reti anti uccello, ma qualcuno è riuscito ad entrare!!! Immediatamente ci apriamo un varco tra le reti ed entriamo a tutta birra nei filari…questa volta, vista la mia faccia con cui la guardo mentre afferra il fucile decide, con munizione tra i denti, di spaventarli soltanto…a suon di battiti di mani. Riusciamo a far uscire dalle reti ben 4 uccelli!! ottimo lavoro per oggi Jane! Mi lascia a casa e continua il suo lavoro. Oggi sono sola, i padroni sono alla laurea della figlia, sabato si comincia a raccogliere e domani sera conoscerò Evert l’ènologo.

16 aprile 2006
Dunque, come promesso, completo la mia narrazione sull’ esperienza neozelandese, inserendo qualche commento sulla vitivinicoltura del posto, o meglio su quello che ho potuto capire durante il mio breve soggiorno!
Premetto che sono capitata in una cantina abbastanza sui generis. La proprietaria, Judy Fowler è americana della Virginia, di famiglia molto benestante, che ha deciso di trasferirsi in nuova zelanda. Ha creato questa winery a sud di Auckland dove ce ne sono poche, a parte Villa Maria Estate che è una delle piu’ grandi (milioni di bottiglie). La zona vitivinicola più vicina è quella di Hawkes bay, dove il suo enologo ha parecchie consulenze. Hanno investito tantissimo nell’azienda, sia come casa, cantina, vigneti, che come rimboscamento della foresta nativa. Il loro sogno è quello di fare vini sul modello dei grandi châteaux francesi, quindi molto diversi dai tipici vini neozelandesi come Chardonnay, Sauvignon, Pinot noir. Il giorno del mio arrivo, prima della full immersion in cantina: lei minigonna svolazzante, io pantaloni lunghi, maglia e pullover pesante (che coppia!), siamo andate a portare i cagnolini a tosare da una vicina di origini english, (lovely!) che poi abbiamo invitato per una passeggiata con noi nella proprietà. Abbiamo fatto un giro per i vigneti, mangiando fejoia e chiacchierando del piu’e del meno secondo il protocollo stile british. Judy è una persona amabilissima, molto carina, giovanile, gentile. Ha una casa da sballo, quello che ognuno di noi vorrebbe avere, nel bel mezzo di colline dove si alternano tratti di foresta nativa neozelandese a prati perfettamente uniformi e ben tagliati….chiaramente dalla popolazione ovina dell’isola! Ebbene si, ogni abitante ha almeno 100-200 pecore che pascolano liberamente nel prato sotto casa per mantenerlo tagliato e fertilizzato nel migliore dei modi (me lo ha confessato un amico olandese dell’enologo che vive qui da 26 anni). Non fanno caso ai residui organicia, ormai fanno parte integrante dell’ambiente e non danno fastidio a nessuno! Tranne me che, poco abituata ai costumi dell’isola, mi sono ritrovata i pantaloni ricoperti dopo avere svuotato il bidone dei raspi nel prato fuori la cantina…ma non voglio perdere il filo del discorso.
La sera arriva Evert Nijzink l’enologo con la fidanzata ed un amico (l’olandese di cui sopra) in visita di lavoro e svago (il giorno dopo vanno al concerto dei Rolling Stone ad Auckland!). Evert: tipico olandese alto, molto friendly, insomma easy going, simpatico, alla mano. La fidanzata è tedesca di origini, tipo semplice tendente all’alternativo, con un paio di scarpe sabot rosa shocking che si notano da lontano. Margaret (la vineyard manager) il giorno dopo ha chiesto chi era la tipa con le scarpe fucsia che si aggirava per il vigneto. Ceniamo insieme ed assaggiamo il Piedirosso e la Falanghina: un successone!! Non hanno mai bevuto vini cosi tipici e diversi dal solito (non mi meraviglio!). Judy ha detto che devo portarne dell’altro, assolutamente. La tedesca è molto interessata alla mia esperienza nel nuovo mondo, fa mille domande su come mi trovo qui, che voglio, che faccio, cosa penso di questo e di quello…insomma tipo mia sorella Paola nella sua forma migliore!
Il giorno dopo si comincia a raccogliere! Arrivano una ventina di persone di tutte le tipologie: vicini di casa con i figli biondissimi di 7-8 anni, Maori giovani e non con figli piccoli scuri e neri, giovani neozelandesi di origine inglese, sudafricana, e vario altro genere, tra cui due ragazzi che mi hano fatto mille domande sull’italia e li ho invitati a fare la vendemmia con me il prossimo anno (non perdo mai l’occasione). Insomma una miscellanea! I maori chiaramente si ammacchiano tra i filari e fanno finta di raccogliere (ma io li tengo sott’occhio!), gli inglesini si muovono in coppia, organizzati e silenziosi, i figli dei vicini sono i più produttivi: zainetto in spalla, inginocchiati nel vigneto a raccogliere scegliendo bene i grappoli secondo le indicazioni dell’enologo. Io seguo quest’ultimo e prepariamo la cantina all’arrivo dell’uva!
Che vi credete che faccia un consulente enologo qui in Nuova Zelanda? Praticamente tutto: monta le pompe, pulisce la diraspatrice, lava il pavimento, entra nel tino per svinare, scarica la vinaccia, insomma un wine maker nel vero senso della parola! Io lo guardo e lo seguo per aiutarlo, ma lui non mi comanda, fa direttamente quasi tutto da solo!! cose da pazzi!! Qualche giorno dopo leggo un articolo in un magazine di vino NZ che cade “a fagiolo” sull’argomento. Parla dell’Italia e racconta come negli ultimi anni le cantine di grande fama sono più famose grazie al consulente enologo anziché ai vini ed alle sue peculiarità. E sotto leggo un piccolo intervento di un giornalista che racconta cosa fa l’enologo di cui sopra: generalmente prende le consulenze in 50 e più winery, ha una schiera di assistenti factotum che girano per le suddette, ma come pacchetto per il «successo garantito», dona una foto di se stesso con relativa firma da appendere in cantina e firma un accordo di consulenza marketing. Lo faccio leggere ad Evert che si rotola dalle risate e commenta con Judy: la prossima settimana non posso venire, ma ti mando una mia fotografia con signature!
A fine giornata, i raccoglitori vanno via e rimaniamo noi di casa a rassettare….ed e’ allora che non ho più alcun dubbio sulla mia ammirazione per Margaret…..la vedo che armeggia il water blaster, una specie di lancia pulitrice come quello che abbiamo noi in cantina, da cui esce una protuberanza a forma di fucile (sempre a tema!) che impugna con la solita determinazione. Comincia a sparare acqua bollente ad enorme potenza su tutto cio che è sporco (diraspatrice, attrezzi vari, pavimento, cassette), senza usare alcun tipo di detergente chimico! La guardo esterrefatta. Mi fa ammiccando, lo vuoi provare??? io le faccio cenno di si, non vedo l’ora di impugnare un tale attrezzo sterilizzante, disinfettante e potente al tempo stesso (…gia immagino i molteplici usi che ne potrei fare in cantina da noi!!). Lei aggiunge: stai attenta pero’, e’ molto potente, se ti spari si gambali rischi di bruciarli!!! …..la adoro!!!!

20 aprile 2006
Dunque, questi ultimi giorni ho avuto molto da fare. Evert il winemaker è stato qui un giorno e mezzo e mi ha lasciato tutte le istruzioni per i giorni a venire. Siamo in piena vinificazione. Faccio analisi, rimontaggi, delestage e pulizie varie da sola (con l’aiuto del fucile sputa acqua bollente!). I mosti sono fantastici, gia dal primo giorno molto promettenti e dal colore molto intenso (quasi tutto merlot, cabernet franc, cabernet sauvignon, malbec). Domandai ad Evert l’origine di questi cloni. Lui mi ha raccontato che in NZ c’è una organizzazione statale che si prende cura di selezionare e propagare per ogni regione i migliori cloni di vite. Per cui, chiunque voglia impiantare un nuovo vigneto riceve tutte le info necessarie sulle varietà e le selezioni che hanno dato i migliori risultati in quella specifica area di produzione! Non ho avuto il coraggio di replicare che purtroppo questo servizio da noi manca. Specie nel Sud, quando non ci pensa la Facoltà di Agraria di sua iniziativa, molto spesso la selezione è a cura del piccolo coltivatore viticoltore, a sue spese! Lo Stato non sembra interessato a prendersene cura, nonostante l’Italia sia storicamente uno dei piu’ importanti paesi produttori di vino e con la piu’ grande collezione di vitigni autoctoni del mondo! Ci sottovalutiamo o siamo semplicemente distratti?
Tra una rimontaggio e l’altro passo il mio tempo a chiacchierare con Margaret, che ormai è mia amica. Ogni tanto compare a cavallo del suo trattore e mi da delucidazioni sui suoi geniali modi per spargere diserbante, lavorare il terreno, cimare il vigneto e tagliare l’erba. Mi racconta come ha sostituito la forza bruta (uomini), che era costretta a chiamare per aiutarla a sollevare e montare attrezzi sul trattore, con un sistema di carrucole. Per cui gestisce tutto da sola i 5 ha di vigneto! Mia nonna Cosetta avrebbe detto: brava! a che servono questi uomini, non servono proprio a un cazzo…!!
…e con Judy che si cimenta in ricette meravigliose. Ieri mi ha preparato la zuppa di Kumara, patate dolci native della new zealand assolutamente meravigliosa! poi ho scoperto il fantastico Hokey Poky ice cream che mi fa letteralmente svenire!!! per cui ne mangio a iosa insieme allo yogurt e pere cotte nel vino! insomma, spero… di non ingrassare. Dimenticavo……ho finalmente guidato la macchina! guida a sinistra chiaramente! È un po strano, sembra di stare allo specchio. Judy ha provveduto a scrivere a grandi lettere sul cruscotto KEEP LEFT, ed e andato tutto liscio! Qui sono le 8 di sera, sta per arrivare Evert con cui dopo cena (lamb tabulè) andrò in cantina per assaggiare i vini in fermentazione e per lavorare . Molto probabilmente delestage, rimontaggi o qualcosa di simile! Midnight full immersion??

9 maggio 2006
Sono alla fine del mio viaggio di lavoro….oggi è stato l’ultimo giorno per me in cui abbiamo pressato gli ultimi 3 serbatoi. Tutto è in barrique, sano e salvo per affrontare il lungo processo di maturazione, malolattica, ossigenazione etc..
Ho apprezzato molto il loro modo di vinificare, Puriri Hills è una cantina molto piccola, al max producono 20.000 bottiglie, ma tutte di altissima qualità. Hanno rossi di grande struttura e corpo, sulla base di vini francesi tipo Saint Emilion. Per cui c’è massima cura nella selezione delle uve, macerazione, scelta del legno, microssigenazione, malolattica e tutto ciò che porta a produrre dei grandi vini da invecchiamento. Non hanno alcun problema di denominazioni e restrizione varie da vecchio mondo, qui si può fare quello che si vuole.
Parto alla scoperta dell’isola del Nord con una speciale accompagnatrice, la mia amica Margaret. Visitiamo alcune cantine nella Hawkes Bay, tra cui Mission Estate, Alpha Domus, Craggy Range, Ngatarawa. Tutte le cantina offrono la visita guidata e degustazione dei vini. C’è sempre nell’orario di visita una persona addetta all’accoglienza che è molto ben preparata e gentile! Le cantine si fondono perfettamente bene col territorio nei colori, stili architettonici ed eleganza. Non c’è niente che stoni! Niente fuori posto, tutto molto ordinato e pulito, eppure è appena finita la vendemmia! Li sembra tutto molto più facile, leggero. Non c’e’ storia, oppure quella che c’è come in Mission Estate risale a 100-200 anni fa con i Brothers (i frati) che facevano il vino nel convento. In Mission Estate infatti la visita guidata prevede il giro nel museo con antichi torchi, dame, botti datati 1800. Ed allo stesso tempo, nonostante il suo minimo bagaglio storico, l’azienda è conosciuta per i famosi grandi concerti annuali, con star della musica di ogni genere, che si svolgono su una collina di fronte al vigneto, a cui partecipano migliaia di persone.
Forse è proprio la mancanza di storia millenaria che rende questo paese cosi semplice e leggero, ma pur sempre capace di produrre grandi vini!
Di questo viaggio sono entusiasta, ho visto un mondo nuovo e diverso e ne sono rimasta positivamente impressionata. Penso di aver conquistato calma e leggerezza che con ottimismo spero di trascinarmi fino alla mia prossima vendemmia, seconda ed ultima del 2006.