Verticale 2020-2013 dell’Aglianico Jungano Paestum Igp di San Salvatore 1988 al Paestum Wine Fest 2023


Relatori con Peppino Pagano

Relatori con Peppino Pagano

di Enrico Malgi

Il luogo è sempre lo stesso: Ristorante Nettuno di Paestum ben posizionato col magnifico sfondo dell’omonimo tempio greco alle spalle e identica è anche la qualificata ed esperta giuria composta da Andrea Gori, Alessandro Rossi, Paolo Lauciani e Luciano Pignataro, che insieme al proprietario aziendale Peppino Pagano anima la verticale dello Jungano Paestum Igp, il quale segue di pari passo quella precedente del Fiano Pian di Stio. Sette i millesimi presi in esame dal 2020 al 2013, saltando soltanto la 2014.

Bottiglie di Jungano Aglianico Paestum Igt San Salvatore

Bottiglie di Jungano Aglianico Paestum Igt San Salvatore

Annata 2020. Colore ancora giovane, segnato da un rosso più purpureo che rubino. Bouquet intensamente affastellato da doviziosi profumi di tanta buona frutta della pianta e del sottobosco, insieme a significative credenziali di violetta, macchia mediterranea e spezie orientali. In bocca esordisce un sorso coinvolgente, emancipato, affidabile, comunicativo, ematico, carnoso, sapido, morbido, aristocratico e seducente. Perfettamente delineato il guizzo di acidità che apporta tanta freschezza al palato. Tannini ancora primordiali. Siamo appena al primo vagito, aspettiamolo da qui a qualche anno. Finale decisamente appagante.

Annata 2019. Birichino il colore rosso rubino appena screziato di violaceo che serpeggia nel bicchiere. Al naso salgono gradevoli essenze di marasca, arancia rossa, mirtilli, violetta, muschio, zenzero e noce moscata. Sorso opulento, pimpante, fondante, terroso, intrigante, infiltrante, balsamico, glicerico, tagliente e sapido. Trama tannica apparentemente gentile. Ricchezza di ricami gustativi che esplodono in un’espressione composita ed evolutiva, tanto da assicurare al vino una lunga serbevolezza. Incedere elegante. Affondo finale preciso e sostenuto da ottima persistenza.

Annata 2018. Nel bicchiere traspare uno scintillante e vivo colore rosso rubino. Di puro influsso mediterraneo lo spettro aromatico, che sa trasmettere al naso godibili connotazioni olfattive di amarena, prugna, ribes, viola mammola, erbe officinali, chiodi di garofano, corteccia di china, liquirizia, tabacco e goudron. Bocca molto sensitiva, che accoglie con materna disponibilità un sorso energico, sontuoso, plastico, arrotondato, reattivo, armonico, equilibrato e ben calibrato. Ottima la spalla acida. Componente tannica insistente. Buona la capacità di resistere al tempo. Retroaroma edonistico.

Annata 2017. Veste cromatica segnata da un colore rosso rubino carico e sfavillante di gioia. Dal composito crogiolo si sprigionano in primis generosi svolazzi di drupe medie e piccole, che rendono felice un naso molto attento e sospiroso. Attendibili poi le folate di fiori rossi e di vegetali freschi, insieme con calibrati echi speziati. In bocca penetra un sorso che declina subito complessità, struttura, austerità, potenza, esuberanza e grinta, ma che di converso sa anche essere scorrevole, morbido, teso, rotondo, compiacente, accattivante, raffinato e perfino elegante nel suo portamento. Longevità a lunga gittata. Chiusura persistente.

Annata 2016. Tonalità di rosso rubino sempre più concentrata. Timbro olfattivo depositario di molteplici fragranze, che hanno soprattutto in quelle fruttate il loro caposaldo. Piacevoli poi i pervicaci umori floreali vestiti di rosso e giocosi gli input vegetali e speziati. In bocca entra un sorso profondo, compatto, scalpitante, solido, tonico e corposo. Ma nelle pieghe il vino sa anche blandire il palato con toni di freschezza, finezza, armonia, aristocrazia, raffinatezza, fascino e dinamicità. Tannini talentuosi. Bilanciamento gustativo in perfetto equilibrio. Longevità tutta da esplorare. Finale ottimamente registrato su uno spartito di alto gradimento.

Frontale Tempio di Nettuno a Paestum

Frontale Tempio di Nettuno a Paestum

Annata 2015. Livrea segnata da un sontuoso colore rosso granato. Caleidoscopio ricco di variegate ed orgogliose essenze di ciliegia, susina mischena nera, mirtilli, iris, cardamomo, salvia, timo, mentolo, pepe nero, balsamo e zenzero. Impatto del sorso sulla lingua perfettamente equilibrato tra tutte le componenti tattili, a cominciare da percezioni fruttate, acide, corroboranti, sostanziose, temprare, temperamentali, gliceriche, balsamiche, strutturate, sfaccettate e reattive. Nessuna spigolatura tannica, perché il tempo ha provveduto a smussare ogni angolo. Ne avrà ancora per molti anni, tanto si sa che l’Aglianico è immortale. Progressione finale infinita.

Annata 2013. Bicchiere tinto da un colore rosso granato luccicante ed ancora giovane. Il ricco corredo aromatico si fa portatore di genuini ed intensi sbuffi di visciola, prugna, sottobosco, scorza d’arancia, mallo di noce, carrube, erbe officinali, noce moscata, pepe nero, chiodi di garofano, incenso, liquirizia, caffè torrefatto, ginepro, resina, catrame e spunti fumé. In bocca fa il suo ingresso un sorso impaziente di mettere in mostra tutto il suo grande potenziale gustativo, che si materializza con percezioni eteree, avvincenti, elegiache, aristocratiche, sublimi, goduriose e rigorose, mettendo così al loro giusto posto tutte le tessere del puzzle. Un’ottima freschezza alita per tutto il cavo orale. Maglia tannica ottimamente cesellata. Grip solido e rassicurante. Allure di alta classe. Longevità ancora tutta da definire. Tratto finale abbondantemente lungo.

 

2 Commenti

  1. Siamo solo all’inizio ma anno dopo anno mi vado sempre più convincendo che la 2016 (come credo di aver capito anche in questo caso)sia da annoverare tra le migliori annate del secolo.Ad maiora semper per Peppino (il Cilentano che il vino ha portato lontano)e,nonostante i tempi grigi, sursum corda con un buon sorso di Jungano il vino che ti prende e non solo per la mano.FRANCESCO

  2. Caro Francesco ti assicuro che è stata tutta la batteria di vini a suscitare un me, ma soprattutto alla compatta e fedele giuria ed anche agli astanti presenti ai tavoli una forte emozionare nell’assaggiare questi meravigliosi vini cilentani. Peppino, che come dici tu “il cilentano che il vino ha portato lontano”, ci sa fare seriamente insieme con l’autorevole e determinante collaborazione del grande Riccardo Cotarella.

I commenti sono chiusi.