Verticale del Taurasi docg Contrade di Taurasi: 2005-1998


di Alessandro Marra

Sandro Lonardo (foto Adele Chiagano)

La Verticale del Taurasi di Sandro Lonardo ha aperto ufficialmente la kemesse delle Piccole Vigne a Castelvenere. Ce ne ha parlato il curatore Mauro Erro in un ampio resoconto ufficiale, Alessandro Marra ci ritorna spinto dal grande entusiasmo con cui l’ha vissuto dal pubblico. Ecco a voi.

Un “viaggio” così lo ricorderemo in molti e per parecchio tempo! E non solo per la qualità dei Taurasi proposti.
La scelta della “piccola vigna” di Sandro Lonardo, ben immedesimandosi nello spirito del Primo festival meridionale organizzato da Luciano Pignataro e Mauro Erro, ha regalato la possibilità – unica – di rivivere le tappe della crescita dell’azienda attraverso i suoi vini; caricandosi, poi, di un forte significato emotivo per la ferita ancora aperta della cancellazione della Fiera Enologica di Taurasi.
Svoltosi all’aperto, sotto il pergolato del “gazebo enoico” di Castelvenere, il “viaggio rosso” condotto da Tommaso Luongo (delegato AIS Napoli), ha ripercorso insieme a Maurizio De Simone (enologo dell’azienda), sei annate, dal 1998 al 2005, che a me piace ricordare nell’ordine inverso a quello dell’itinerario.

1998: l’esordio
è l’anno di nascita delle Cantine Lonardo, anche se in realtà la famiglia era già da tempo dedita alla viticoltura.
Annata non facile per le condizioni climatiche e, soprattutto, per le difficoltà pratiche incontrate nella vinificazione, affrontata con grandi sacrifici e in assenza di idonee strutture di cantina.
L’impatto olfattivo è intenso. Sono ben riconoscibili le spezie, il cioccolato e la frutta rossa.
Il colore – rosso rubino con riflessi granati – è un po’ velato, manca di luminosità. Nel bicchiere, non una grande pulizia (no filtrazione no stabilizzazione) ma una notevole consistenza.
L’intensità dei profumi si affievolisce gradualmente; non la complessità e nemmeno la forza impetuosa dell’aglianico al palato. Poco altro, per la verità: un Taurasi in cui le varie componenti faticano a trovare il giusto equilibrio.

1999: l’affermazione
Il millesimo è di quelli positivi e l’azienda ha già pagato l’emozione del debutto.
Si presenta così: caffè, cioccolato e ciliegia. Avvolgente.
Colore rosso rubino tendente al granato. Ottima consistenza.
Le percezioni olfattive virano con l’ossigenazione verso la frutta sotto spirito; il naso è più pepato e denota una marcata componente minerale, arricchita da afflati di lavanda e curry. Austera eleganza.
Il gusto è pieno, perfettamente coerente con le sensazioni nasali. Persistenza di caffè e cioccolato, frutti e spezie. Il tannino è elegante e ben levigato. La beva è sorretta da grande freschezza e ottima sapidità. Ritorni di arancia sanguinella.

2000: la consacrazione
Annata difficile anche questa.
Colore rosso rubino fitto. Molto concentrato.
L’impatto è più dolce e suadente rispetto al millesimo precedente. Ciliegia e frutti rossi introducono un bouquet di profumi che si completa con note speziate (tabacco dolce) ed erbacee.
In bocca è molto caldo, molto. Testimonianza di una stagione in cui le piante hanno patito un forte stress idrico e vegetativo. Il finale è lungo. Richiami di frutta e caffè, finale un po’ amarognolo ma succoso. Piacevole.

2001: il progetto
L’azienda si dedica a un progetto di ricerca, coordinato dal prof. Giancarlo Moschetti dell’Università di Palermo e finalizzato all’individuazione di lieviti autoctoni per la valorizzazione dei vini Grecomusc’ e Taurasi.
A bicchiere fermo, emergono note di caffè e di cioccolato.
Rosso rubino con riflessi granati, colore fitto. Abbastanza limpido.
Al naso emergono sentori di pepe nero, chiodi di garofano e dattero. E poi via via note erbacee e balsamiche, curry.
In bocca è caldo (ben 5 i passaggi in vendemmia) e secco. Bella persistenza di frutta, tannino ben diluito da acidità e sapidità. Sorso ricco ed elegante, più lungo e persistente del millesimo precedente.

2004: la promessa
Annata inizialmente sottovalutata che ora, a distanza di qualche anno, fa parlare – e bene – di sè.
Il colore rosso rubino denota una maggiore intensità e un’accattivante trasparenza. Luminoso.
Al naso, è intenso. E complesso pure: ciliegia e frutti rossi, caffè e fiori di lavanda, piacevoli percezioni vanigliate e di affumicatura (“legate alla surmaturazione delle uve e non imputabili al passaggio in legno”, come chiarito da Maurizio De Simone). Elegante.
Il sorso è pieno. Forti sensazioni pseudo caloriche, ben bilanciate da freschezza e sapidità. Lunga persistenza aromatica di frutta rossa e spezie. Ha un bell’allungo e un grande futuro.

2005: la svolta
Anteprima dell’ultimo Taurasi, o meglio, del primo Taurasi ottenuto con una vinificazione in cui sono stati impiegati esclusivamente lieviti indigeni (per buona parte beccati dagli uccelli stanziali), selezionati nei vigneti autoctoni dell’azienda.
L’impatto iniziale è abbastanza intenso, giocato su note di amarena e di caffè.
Il colore è rosso rubino, intriso di riflessi violacei. Luminoso e di ottima consistenza.
Al naso, è più complesso che intenso: ribes rosso, lampone, pesca noce e anice. E certamente molto elegante.
In bocca è fresco e sapido; il tannino è ancora giovane e si sente… Il sorso regala una persistenza di buona durata, soprattutto di frutta, con un finale leggermente amarognolo di buona piacevolezza.

Millesimo 1998 a parte (pochissime le bottiglie rimaste in azienda, “scampate al largo consumo della famiglia Lonardo”, come simpaticamente affermato da Maurizio De Simone), tutte annate ancora reperibili in commercio! Ad un ottimo rapporto qualità/prezzo.