Vigna Madre: il tempo che diventa vino. La Famiglia Di Carlo e l’energia invisibile che muove la terra
di Titti Dell’Erba
Ci sono famiglie che custodiscono la storia. E ce ne sono altre che la storia continuano a scriverla, traccia dopo traccia, vendemmia dopo vendemmia.
La Famiglia Di Carlo appartiene a questa seconda categoria: pionieri, osservatori, sognatori concreti. Sei generazioni unite da un filo sottile e resistente come la vite, da quando — 13 dicembre 1830 — compare la prima lettura degli atti che testimoniano il loro legame con il vino.
Allora le botti viaggiavano verso il Granducato di Toscana e il Piemonte, e già nel 594 d.C. Papa Gregorio Magno designava le Terre di Ortona come una delle zone più vocate per la coltivazione della vite, crocevia di commerci che dal porto abruzzese salpavano verso le Venezie.
La natura lo aveva capito secoli prima di noi: qui la vite prospera, qui la vite racconta.
Oggi ci troviamo nella provincia di Chieti, la più vitata d’Italia in proporzione alla superficie, un mosaico collinare che tra mare e montagna genera microclimi irripetibili, ideali per uve dal carattere solare e profondo.
Una geografia che respira in verticale: dall’orizzonte blu del mare, lontano appena quattro chilometri, fino ai rilievi che in inverno si vestono di neve, a una trentina di chilometri più in là. Qui i vigneti si lasciano attraversare dal vento, ondeggiando tra i 200 e i 300 metri di quota. I suoli – calcarei, argillosi, a tratti cosparsi di scheletro – custodiscono l’acqua come un segreto, restituendola alle radici nei giorni più assetati.
È in questo paesaggio di contrasti e armonie, tra brezze marine e correnti che scendono dalle montagne, che la vite cerca e trova un equilibrio sottile, quasi miracoloso.
In questo mosaico vivo e cangiante si estendono i circa 350 ettari della Famiglia Di Carlo: un patrimonio agricolo vasto, sfaccettato, plasmato nel tempo e capace di raccontare la sua storia a ogni filare.
Trent’anni di biologico: non una tendenza, una scelta di vita
Quando il mondo non parlava ancora di sostenibilità, Giannicola Di Carlo — con altri cinque agronomi visionari — nel 1989/90 tracciò le prime linee guida della viticoltura biologica in Abruzzo.
Un atto di coraggio, una rottura con il passato, un impegno che da 34 anni non si è mai affievolito.
Furono i primi ad adottare la confusione sessuale contro la Lobesia botrana, evitando insetticidi e favorendo l’equilibrio naturale. Prima trappole, poi la rivoluzione delle capsule di feromoni: 300 per ettaro, calibrate su esposizione, vento, orografia. Il risultato? Vigneti vivi, protetti senza violenza, capaci di auto-difendersi.
Parallelamente, un lavoro pionieristico su varietà di lupino in grado di fissare più azoto atmosferico, rigenerare i terreni senza chimica e stabilizzare i pendii collinari. Agronomia, ecologia, intuizione: un connubio raro.
Non stupisce che anche la Ferrari di Formula Uno, negli anni di Alonso e Massa, abbia scelto questa azienda per affiancare i propri progetti green. Una testimonianza concreta che innovazione e tradizione possono correre alla stessa velocità.
La prima cantina europea in bioarchitettura
La cantina è un organismo vivente:
• impianti elettrici schermati dai campi magnetici
• musicoterapia in alcune aree di lavoro
• materiali naturali
• tecniche produttive a basso impatto, aiutate dal microclima straordinario: 4 km dal mare e 30 km dalla neve.
Qui nascono vini ancestrali rifermentati in bottiglia, vini in anfora senza solfiti aggiunti, fermentazioni spontanee con lieviti indigeni. Nel 1991 ottengono la prima certificazione biologica europea, a conferma di un percorso autentico, mai di facciata.
Accanto a cantina e vigneti sorge uno spazio eventi, un tempo accompagnato da una spa che introdusse per prima in Italia la vinoterapia con cosmetici a base di cellule staminali di Vitis vinifera, polifenoli ed estratti di lievito. Un’estensione sensoriale di ciò che il vino rappresenta: cura, benessere, natura.
Il vigneto dinamico ed energetico: quando la natura parla
La filosofia della famiglia trova espressione massima nel vigneto dinamico energetico, un progetto che unisce agronomia, cromoterapia, studi sulla bio-comunicazione delle piante e sensibilità spirituale.
Le piante — ci ricordano — comunicano attraverso le sinapsi vegetali delle radici, una rete sotterranea che funziona come un internet naturale. Nel vigneto i colori non sono estetica: sono stimoli. Attirano insetti utili, inducono risposte metaboliche positive, aumentano vigore ed energia della vite.
È un dialogo silenzioso: la pianta “sente” ciò che accade intorno a sé e risponde.
Nascono così uve più vive, più concentrate, più consapevoli — un’energia che arriva nel bicchiere
Le linee che raccontano un mondo
Kriya – 300.000 bottiglie di equilibrio e purezza Chardonnay, Trebbiano, Passerina, Pinot Grigio, Merlot.
Vini bio-vegan, essenziali, luminosi.
“Kriya” nello yoga è azione che favorisce l’evoluzione spirituale: non un nome, una dichiarazione.
Giannicola, appassionato di meditazione, avvicinatosi a questa pratica dopo la perdita del fratello, ha trasmesso a questa linea, un senso di ricerca interiore palpabile.
Il primo assaggio Kriya Trebbiano d’Abruzzo DOC BIO-VEGAN profumi delicati di frutta mandorla, pesca e bevibilità pura.
Iava Terre di Chieti IGP Pecorino – la natura nei toni del bronzo e del rame
Vigneti a 300 m slm, pergola abruzzese, raccolta a mano.
Note di pompelmo, pera, pesca nettarina, ginestra e camomilla, dove la mineralità gioca un ruolo chiave: un Pecorino che non vuole sedurre, vuole raccontare. Doppia certificazione vegan e senza chiarificazione.
Terreum ’91 Passerina Terre d’Abruzzo IGP Biologico 2024 – la sacralità della terra
Vino naturale, senza solfiti aggiunti, macerazione sulle bucce, affinamento tra cemento e bosco di querce nelle grotte di arenaria.
Profumi di sambuco e miele, ossidazioni gentili, profondità emotiva. Un vino da ascoltare, perfino accanto a un panettone nelle sere d’inverno.
La nuova annata uscirà a metà dicembre.
Kriya Montepulciano d’Abruzzo DOC 2024
Rubino intenso, 13% titolo alcolometrico, affinamento in acciaio. Al naso profumi inebrianti di frutta a bacca rossa ciliegia, mora, viola e liquirizia. Tannino presente ma gentile.
È il vino del momento, piacevole e fresco.
Terreum ’91 Montepulciano d’Abruzzo DOC 2021 – la libellula che vola nella memoria
Nessun solfito aggiunto, fermentazione spontanea, affinamento in cemento.
Estrattivo, profondo, selvatico. Un vino che può invecchiare, che non teme il tempo perché il tempo lo porta dentro.
Becco Reale Montepulciano d’Abruzzo DOC 2020 – il rosso che attraversa i colori del mondo
Intitolato all’area migratoria della beccaccia che compie 6.700 km dalle zone di Chernobyl alla nostra penisola.
Nel vigneto, i colori attivano i chakra, stimolano la vita vegetale, rendono ogni pianta un piccolo centro energetico.
Da qui nasce un Montepulciano 14,5% titolo alcolometrico, affinamento in barrique per 6 mesi e 6 mesi in bottiglia. Un Montepulciano elegante, strutturato e straordinario, premiato più volte con i Tre Bicchieri Gambero Rosso.
Un vino che vibra.
Famiglia Di Carlo: il vino come destino
“Le aziende sono fatte dalle persone”, ripetono spesso. E loro, di persona, hanno scelto una strada difficile: non basta dire biologico, bisogna esserlo ogni giorno, in ogni gesto, in ogni decisione agricola e commerciale. Bisogna scegliere partner che condividano un’etica, non solo un mercato.
Nel loro bosco, dove affinano alcune bottiglie, si percepisce questa continuità: un vino che nasce nel silenzio della terra e ritorna alla terra, in un ciclo perfetto.
La Famiglia Di Carlo non produce soltanto vino: coltiva una filosofia di vita.
Una filosofia che nasce dal rispetto, dall’ascolto, dalla visione; dalla tradizione che diventa futuro.
Una filosofia che insegna che la vite, se trattata con amore, restituisce molto più di ciò che offre la terra: restituisce senso.


