Vini delle Coste al Real Collegio di Lucca


Maestà della Formica

Maestà della Formica

di Raffaele Mosca

Il paradosso è che la manifestazione si chiama vini delle coste e nasce per sostituire la vecchia anteprima Grandi Cru della costa toscana aprendo a tutte altre le regioni marittime d’Italia. Ma il primo vino assaggiato – e uno dei più interessanti dell’intero evento – è un Riesling da una vigna a 1050 metri nei dintorni di Careggine, borgo sperduto tra le Alpi Apuane che qualcuno ricorderà perché per un breve periodo ha ospitato un agriristoro gestito da Gabriele Bonci. In questa zona, la Garfagnana, come in altre lungo lo stivale – per esempio la Calabria Tirrenica e l’Abruzzo – la distanza tra monti e costa è minima; l’influenza marina arriva fin sopra alle vette, anzi più si va su, più diventa forte: “ è il fondovalle ad essere più schermato dai venti che vengono dal mare” spiega Andrea Elmi, uno dei due fondatori di Maestà della Formica. E allora la domanda che è sorge spontanea è: quali sono i veri limiti della viticoltura costiera? La geografia aiuta ed è difficile parlare di vini delle coste se la distanza dei vigneti al mare è superiore a 15-20 chilometri. L’influsso marino, però, gioca un ruolo tanto fondamentale quanto la posizione: ovunque non ci siano barriere geografiche che fanno da filtro, il rapporto con il mare è importantissimo, anche se il paesaggio sembrerebbe suggerire il contrario.

Colline Lucchesi - Zolle di Terra

Colline Lucchesi – Zolle di Terra

I vini di Lucca tra Garfagnana e Lucchesia

L’occasione è ghiotta per scoprire realtà come quella appena citata, che sono il fiore all’occhiello della provincia di Lucca, diversa dalle altre della Toscana innanzitutto per ragioni storiche: la repubblica di Lucca è stato uno stato indipendente dal resto della toscana fino alle campagne napoleoniche. E poi per questa vicinanza tra cime e sponde che la rende un microcosmo geograficamente a sé stante, nonché punto di raccordo tra la Lunigiana, ovvero la zona spaccata tra tre regioni che abbraccia le province di La Spezia, Parma e Massa Carrara, e tutto ciò che c’è più a sud.

La differenza antropologica tra costa e monti alle sue spalle, quindi tra Versilia e Garfagnana, è al limite del paradossale: la prima è zona di vita mondana rivierasca e, in certi tratti, di lusso sfrenato; la seconda offre una dimensione totalmente rurale, tende allo spopolamento ed è frequentata solo da alpinisti ed escursionisti. La terra è quasi completamente incolta e le vigne , rimaste ferme all’epoca pre-industriale, riservano parecchie sorprese anche sul fronte ampelografico: sulla tavola de L’Imbuto di Tomei, tempio dell’alta ristorazione nel cuore di Lucca, il secondo vino di Maestà della Formica che compare è Gamo, rosso da assemblaggio senza precedenti di Gamay e Syrah con piccole percentuali di Nebbiolo, Aubroustine e altri vitigni rari di origine francese. “ Proviene da vigne che hanno più di 100 anni – spiega Elmi – abbiamo scoperto che a piantarle sono state donne garfagnine che, a cavallo tra fine 800’ e inizio 900’, hanno fatto da balie per la noblesse oblige francese. Ne partivano a decine da questi paesi, venivano smistate a Torino (motivo per cui c’è anche del Nebbiolo, ndr) e poi, quando tornavano a casa, portavano con loro le barbatelle”. Il progetto di recupero è agli inizi e tra i filari ci sono anche altri vitigni per ora sconosciuti che dovranno essere studiati: “ l’ostacolo è l’estrema frammentazione: per acquisire un solo ettaro di terra si può essere costretti a fare decine di atti!”. Per ora i progetti vinicoli si contano sulle dita di una mano, ma quel poco che ne viene fuori lascia intendere un potenziale tutto meno che trascurabile!

Le due facce della provincia di Lucca

La Garfagnana è uno dei due volti della provincia di Lucca. L’altro è la cosiddetta Lucchesia, divisa la tra la piana che va dalla costa all’interno e il sistema di colline ad ovest della città, che fa da cerniera con i monti. Una terra di enormi ville aristocratiche costruite da ricchissimi mercanti: la più famosa è quella di Marlia, che è stata anche di proprietà della sorella di Napoleone Bonaparte. A discapito dell’apparenza sontuosa, questa parte della Toscana è rimasta a lungo in una sorta limbo, sospesa tra bellezza e decadenza e tagliata fuori da qualunque tracciato enoturistico. La ragione sta anche nel clima: la doppia influenza alpina e marittima provoca scontri tra masse d’aria che danno vita a precipitazioni fortissime, da cui deriva il soprannome goliardico pisciatoio d’Italia. Parliamo di 1400 millimetri all’anno in media, contro i circa 900 della vicina provincia di Pisa o i 600 della Maremma.

Non fosse per i suoli – spesso sabbiosi e quindi ben drenanti – il posto sarebbe il meno adatto al mondo per fare viticoltura sostenibile. Eppure, se le Colline Lucchesi cominciano ad affacciarsi di nuovo sulle mappe del vino mondiale, è per chi, circa 25 anni fa, ha cominciato a far forza la proprio sulla viticoltura a impatto zero. Nei suoi 28 anni a Tenuta di Valgiano, Saverio Petrilli ha fatto da apripista per lo sviluppo di un movimento di vigneron: tra i primi seguaci di Aleksej Podolinsky, il più pragmatico tra i grandi promotori della biodinamica a livello mondiale, ha dato il la per la nascita di un cluster di aziende che oggi sono riunite nell’associazione Lucca Biodinamica. Una realtà che, al di là del denominatore comune dell’antroposofia steineriana, che puo essere apprezzabile o meno, è riuscita a compattare le file e dare un’ identità molto specifica al vino della Lucchesia, emersa chiaramente anche in un confronte con vini chiave delle altre province che vedono il mare condotto da Richard Baudains, firma storica di Decanter. Le basi ampelografiche sono le stesse del resto della Costa Toscana: c’è un po’ Sangiovese, ma soprattutto vitigni bordolesi e Syrah, oltre a qualche parcella di Vermentino qua e là. Eppure i vini giocano su tutt’altro registro rispetto ai soliti “Supertuscans” marittimi, puntando su freschezze e sottigliezze che li rendono estremamente contemporanei e mai banali. Non saranno mai o più pieni, profondi e d’impatto della regione, ma brillano per libertà espressiva senza sfociare nel difetto o nell’imprecisione e stanno molto bene in tavola.

 

Un coacervo di buone tavola

I vini di Lucca Biodinamica hanno trovato il giusto spazio nella scena gastromica lucchese, che forse è la più in fermento tra quelle dei capoluoghi toscani, spesso un po’ fermi sul solito canovaccio sturici. Il centro storico murato vanta due fine dining oltre le stelle, L’Imbuto e Giglio, spin-off più pop dell’ultima insegna come Gigliola e Bonny Pizza, indirzza storici come la Buca di Sant’Antonio ed Enoteca Vanni e qualche novità di recente apertura: per esempio Santa Goccia, aperta dall’ex curatore di Slow Wine Fabio Pracchia, e, poco fuori dalle mura l’agroristoro di Fattoria Sardi, azienda biodinamica.

 

Ed ecco qui i nove vini imperdibili della provincia di Lucca da Vini delle Coste:

 

Maestà della Formica – Toscana Riesling 2022

Inconfondibilmente varietale, con una parte idrocarburica impetuosa abbinata a nocciola, zeste di limone, qualcosa più dolce e maturo sul fondo. L’acidità è quella spinta e trascinante dei vini di montagna, ma ha anche polpa e spessore, precisione e lunghezza notevole. Tra i quattro o cinque Riesling più interessanti prodotti in Italia in questo momento.

 

Malgiacca – Rosso 2022

Bizzarro blend di Sangiovese e dozzine di altre uve tradizionali e non, il vino d’ingresso dell’azienda di cui Petrilli è socio parte leggermente “funky” e poi si distende. Fa della fragranza del frutto rosso il suo punto di forza, con tannini leggerissimi, acidità pimpante e un finale leggero e spensierato che invita al secondo sorso. Valido anche con la pizza.

Agricola Calafata – Iarsera 2021

Il Sangiovese in purezza della cooperativa biodinamica che impiega persone con difficoltà sociali e/o lavorative. Ha un naso delicato, ma elegante, tipicamente lucchese nel mix di frutto rosso fresco, arancia candita e qualche accento selvatico. Semplice, ma succoso e sfizioso, da abbinare ai tordelli lucchesi ripieni di carne.

Tenuta I Masi – I Masi 2023

Da Montecarlo – non quella nel principato ma l’enclave di cultura fiorentina nella Lucchesia – un altro rosso de soif . “ E’ zona di terreni sciolti che danno vini delicati con estratti leggeri” spiega Petrilli. Ma rispetto ai precedenti sembra più fine e dotato di migliore definizione. Fragolina, liquirizia e fiori appassiti preannunciano un sorso giocato in suadenza, ma senza diluizioni, con una chiusura agile e di buona persistenza.

Tenuta di Forci – Le Voliere 2022

Sangiovese e una quota abbondante di Canaiolo e Colorino per un vino che, come i precedenti, gioca sul frutto succoso, con giusto qualche sfumatura boschiva. Sempre agile, ma con più materia a centro bocca e presa tannica incisiva, finale invitanti e ribes ed erbe spontanee.

Villa Santo Stefano – Loto 2021

Fuori da Lucca Biodinamica per un vino di azienda di proprietà austriaca che, dopo le prime edizioni in pieno stile bordolese, sta virando verso uno stile più territoriale. Confettura di more, spezie scure e un accenno balsamico preannunciano un sorso composto, con un tannino perfettamente integrato e un finale di notevole brio, anche se non privo della sostanza tipica dei Supertuscans di vecchia scuola.

Tenuta Lenzini – Franco Toscana Cabernet Franc 2023

Solo acciaio e cemento per un Franc varietale, vegetale al punto giusto, balsamico e succoso di fragola matura. Fresco, senza orpelli, più vicino alla Loira per snellezza e facilità di beva che ad altre interpretazioni toscane.

Tenuta di Valgiano – Valgiano Rosso Colline Lucchesi 2016

Non l’ultima annata del grand vin di questa storica azienda, ma una delle migliori versioni degli ultimi anni. Ha un naso insolito e complesso, boschivo e di frutta sotto spirito, con un accenno selvatico e una punta di salsa di soia. Apparentemente sottile, ma di grande vitalità, quasi in stile “Bordeaux perduta”. Ha la scorrevolezza tipica della Lucchesia, ma anche più eleganza fuori dal comune. Da bere adesso o nei prossimi dieci anni.

 

Scheda del 25 aprile 2025

Vini delle Coste

Vini delle Coste

di Monica Bianciardi

Al Real Collegio di Lucca l’edizione 2025 dei vini delle coste con i vini in assaggio delle province bagnate dal mare.
Un ampio parterre di produzione enologica , da Massa-Carrara a Grosseto, passando per Lucca, Pisa e Livorno. Il litorale toscano offre un clima variegato che passa dalle alture scoscese liguri con vini affilati raccontano una storia di sole, vento e mare, fino alle morbide colline verso sud dove i terreni argillosi e un clima soleggiato da vita a vini nati dall’incontro tra vitigni internazionali come Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah, con l’inconfondibile impronta mediterranea. Qui, il mare regala freschezza, salinità, clima temperato, mentre le colline garantiscono escursioni termiche ed esposizioni solari che favoriscono una maturazione perfetta delle uve.

Vini delle Coste

Vini delle Coste

Scendendo verso sud, la Maremma offre un ventaglio di espressioni diverse: dal vivace Morellino di Scansano, ai bianchi e rosati costieri, fino alle limitatissime produzioni isolane dell’arcipelago che evocano la brezza marina e le giornate di sole lungo la costa.

I vini delle coste toscane sono un invito al viaggio, tra borghi antichi persi tra boschi e colline, racchiusi fra lembi di terra e mare. Ideali da gustare con i piatti della tradizione, ma anche perfetti per accompagnare la cucina contemporanea, raccontano una Toscana meno conosciuta, tutta da scoprire.

Tasting Notes di alcuni interassanti assaggi

Rosè Luna 2024 Villa Santo Stefano. Nelle colline Lucchesi un rosato stile provenzale, rosa tenue, evoca profumi erbacei, fiori selvatici, rose, lamponi, fragoline, mela cotogna. Fresco e saporito ha nella sua delicata essenza fruttata e agrumata il punto di forza, chiusura accattivante, vino estivo e refrigerante

Vini delle Coste

Vini delle Coste

 

Capperosso Vigneti Fontuccia 2024

Una limitata produzione  selezione dei grappoli migliori grappoli di Ansonica dei vigneti di Capel Rosso, nella parte piu’ a sud dell’isola, rese molto basse macerazione a freddo di 72 ore, pressatura delicata e fermentazione spontanea a temperatura controllata. La perfetta maturità dei grappoli si avvisa nella diversità dei profumi tropicali, tratti floreali ed erbe mediterranee, la beva morbida e glicerica promuove un sorso di suadende piacevolezza.

Toscana IGT Ansonica Scoglio Nero

Dal progetto di Philippe Austruy, imprenditore francese già proprietario di Château Peyrassol in Provenza. Il vino è prodotto con uve 100% Ansonica, coltivate su terreni di sabbie granitiche, due annate presenti in degustazione. Giallo dorato ha uno spettro olfattivo dato da sentori ,mediterranei, e salini, ginestre, camomilla, buccia di cedro, mandorla. In bocca impatta con la forza data da una grande componente acida e sapida, intensità del corpo ed un finale leggermente amaricante, finale dato da una persistenza lunghissima molto asciutto.

Vini delle Coste

Vini delle Coste

 

Nel corso dell’evento si è tenuta anche un’interessante Masterclass a titolo i VINI Delle Alpi sul Mare

Una digressione riguardante la viticoltura eroica con zone poco appetibili dal punto di vista commerciale spesso difficilmente raggiungibili, oppure all’interno di aree boschive dove le incursioni degli animali selvatici complicano ulteriormente le colture dove l’agricoltura è frammentata e raramente meccanizzabile. Qui fare vino non è solo una fonte di guadagno ma un modo per recuperare dei terreni e delle varietà spesso dimenticate.

Maestà della Formica Riesling 2022 Garfagnana. Le uve vengono raccolte in autunno quando c’e un 15 20 % di uve con Botrytis cinerea. Colore paglierino con riflesso oro, olfatto segnato da idrocarburi, seguiti da mela, pesca gialla e fieno tagliato, discreta persistenza e finale sapido.

Per la zona di Massa, Colline del Candia

Il Moretto, Arual 2023 colore paglierino ha tonalità erbacee con richiami salmastri, erba tagliata, fieno argilla.

L’Aurora di Francesco, Riflesso Bianco 2023 pressatura soffice delle bucce e lavorato in estrema riduzione, il profumo è riconducibile a frutta a polpa gialla, erbe spontanee, e sentori di salmastrosi, il palato è asciutto, con tensione fresca e mandorla finale.

Azienda Agricola Calevro I Tre Colli 2023 Azienda conduzione familare il vino è 100% Vermentino bianco, le viti sono frutto di una selezione massale di antichi impianti. Vino espressivo e corrispondente al vitigno, bacche aromatiche, pera, menta, camomilla, lime che dona progressione e freschezza.

Terenzuola, Permano 2023 Fosdinovo

Vino ritmato dalla ricchezza olfattiva di rose gialle, zagare, resina di pino, pesca e agrumi gialli, ginger, e rimandi di miele, il palato è determinato da una spina fresca arrotondata nel centro palato da una gamma di frutta che sfuma in un finale segnato dalle erbe aromatiche.

Monastero Frati Bianchi  Basarè 2021  Fivizzano

Intenso rosso rubino ha calore e struttura, sentori erbacei, frutti neri sotto spirito, amarena, sottobosco, spezie nere. Calore e materia, con struttura morbida la vena tannica è scorrevole e diluita da una buona vena acida che accompagna il finale.

Giardini di Riparbella La Costa 2021 Alta Versilia

Proviene da una selezione dei migliori grappoli di Syrah, fermentazione in acciaio e affinamento in rovere francese. Bel colore rubino compatto e vivace. Carnosi frutti neri e rossi, croccanti amarene, molti fiori rossi, eucalipto, bergamotto, pepe nero in grani. Pienezza gustativa e corpo vibrante di freschezza vanno di pari passo con uno svolgimento longilineo, corredato da tannini levigati ed un sorso sollevato ed elegante.

Vini delle Coste

Vini delle Coste