Vinitaly 2019: la degustazione delle degustazioni con Riccardo Cotarella: sette vini che hanno fatto grandi i loro territori


Sette vini che hanno fatto grandi i loro territori

Sette vini che hanno fatto grandi i loro territori

di Adele Elisabetta Granieri

Voleva fare il geometra, ma il padre lo costrinse a studiare enologia a Conegliano. Comincia così la carriera di Riccardo Cotarella come enologo, che oggi conta 39 aziende sotto la propria egida ed un numero di riconoscimenti di cui è difficile tenere il conto (ultima, la laurea ad honorem in Economia e Management conferitagli dall’Università  del Sannio), ma che rappresenta la vetta di un percorso fatto di impegno, sacrifici, grande lungimiranza e lucida follia. Quella lucida follia è stata la molla che ha spinto più volte Riccardo ad investire in territori fino ad allora mai considerati per la produzione vitivinicola di qualità, trovando appiglio in un’intuizione geniale e nella fiducia di credeva nel suo lavoro. Sono nati così i “Sette vini che hanno fatto grandi i loro territori”, protagonisti di una memorabile degustazione svoltasi al Vinitaly appena concluso. Ad affiancare Riccardo Cotarella nella conduzione, il giornalista Luciano Ferraro e sette dei cronisti del vino più influenti: Hosam Eldin, Marco Sabellico, Gigi Bruzzoni, Daniele Cernilli, Gianni Fabrizio, Isao Miyajima e Luciano Pignataro.

Sette vini che hanno fatto grandi i loro territori

Sette vini che hanno fatto grandi i loro territori

Il racconto inizia nelle Marche, segnatamente a Montecarotto, comune ubicato nel cuore dei castelli di Jesi,  dove l’azienda Moncaro nasce nel 1964 come cooperativa dei produttori vinicoli della zona del Verdicchio e oggi con oltre 1000 soci e 1600 ettari vitati rappresenta la più grande cantina cooperativa marchigiana. La consulenza di Cotarella inizia nel 2002 e vede come tappa importante la conversione di 175 ettari in biologico e l’adesione al Wine Research Team, allo scopo di produrre una linea di vini senza solfiti. In degustazione il Verdicchio Classico dei Castelli di Jesi Riserva “Vigna Novali”, nelle annate 2014, 2006 e 2003: prodotto da uve parzialmente surmature, con una sosta di circa 18 mesi sulle bucce, è un vino di grande materia e potenza, che dimostra di reggere molto bene alla prova del tempo nonostante le annate calde, evolvendosi con piacevoli note speziate.

È la volta del Castello di Volpaia, azienda storica di Radda in Chianti di proprietà della famiglia Mascheroni, che vede la consulenza di Cotarella dai primi anni 2000. In degustazione Chianti Classico Riserva, nelle annate 2015, 2006 e 2001: vendemmia manuale, utilizzo esclusivo di lieviti autoctoni e maturazione di 24 mesi in botti di rovere di Slavonia per questo Chianti succoso ed appagante, dalla trama tannica sempre perfettamente calibrata. Perfetta la 2001, grande annata.

Ancora Toscana, ma stavolta Montalcino, dove nasce La Poderina, compagine di 40 ettari vitati del gruppo Tenute del Cerro, di cui Cotarella è consulente dal 2010. In degustazione il Brunello di Montalcino, nelle annate 2013, 2004 e 2000: un vino che rappresenta un’alta espressione della tradizione montalcinese, che dà grande prova di sé anche nelle annate più controverse, mostrando nerbo e carattere, ma grande equilibrio.

Si prosegue verso l’Umbria per fare tappa a Montecchio, pochi chilometri da Orvieto in quella che è casa e cuore della famiglia Cotarella: la storica azienda Falesco, oggi, appunto, Famiglia Cotarella. In degustazione Montiano, vino icona aziendale, nelle annate 2015, 2010 e 2005: un vino che rappresenta una delle prime grandi interpretazioni di Merlot in Italia, con l’uso delle barriques francesi, uno dei grandi azzardi di Riccardo. Quando nel 1995 uscirono sul mercato le prime bottiglie, i dubbi erano molti, ma Robert Parker ne rimase folgorato, premiandolo immediatamente con punteggi stratosferici. Un vino che spicca per morbidezza ed equilibrio, tutto giocato su diverse declinazioni di frutta rossa, note di tabacco e fave di cacao, capace di stupire anche dopo diversi anni dalla vendemmia.

Si sale a nord, e precisamente a Canelli, in Piemonte, dove nei primi del ‘900 Piero Coppo fonda l’omonima azienda. La cantina Coppo, che oggi vanta più di 50 ettari vitati, collabora con Riccardo Cotarella dal 1998. In degustazione il Nizza “Pomorosso”, nelle annate 2016, 2008 e 1997: una Barbera calda, vigorosa, di grande materia e struttura, che raggiunge l’apice dell’eleganza espressiva dopo qualche anno in bottiglia.

Ed eccoci in Campania, a San Cipriano Picentino, dove negli anni ’80 la voglia di sperimentare ha spinto un gruppo di amici appassionati a cominciare a fare vino. Riccardo Cotarella ha accompagnato Silvia Imparato nella gestione fin dagli esordi, dando vita al primo blend campano che unisse le varietà internazionali del Cabernet Sauvignon e del Merlot all’Aglianico. In degustazione il Colli di Salerno Rosso“Montevetrano”, nelle annate 2014, 2010 e 1999: un vino di grande intensità olfattiva e gustativa, in cui l’Aglianico si armonizza perfettamente con le varietà francesi, mostrando grinta ed eleganza.

Ancora Campania, ma stavolta Alto Casertano e segnatamente Sessa Aurunca. Qui nel 1993 Roberto Selvaggi e Arturo Celentano hanno realizzato la propria avventura vitivinicola sotto il nome di Galardi. Solo due annate prodotte prima che Riccardo Cotarella abbracciasse la folle avventura del Terra di Lavoro con coraggio ed incoscienza e l’inaspettata quanto solenne benedizione di Robert Parker per quel blend di Aglianico e Piedirosso. In degustazione “Terra di Lavoro”, nelle annate 2015, 2010 e 2001: vera e propria icona del territorio da cui proviene, coniuga schiettezza ed eleganza esprimendosi al pieno della propria grazia e potenza nelle grandi annate, ma riuscendo spesso a sorprendere in quelle mene fortunate.