Garantito IGP | Cinque Stelle Sfursat in verticale – La Nino Negri compie 120 anni


Cinque Stelle in verticale

Cinque Stelle in verticale

di Lorenzo Colombo
Se vi dicessimo che lo “Sfursat 5 Stelle” della Nino Negri è lo Sforzato che preferiamo in assoluto vi mentiremmo.
Sia chiaro, non che questo vino non ci piaccia. Anzi, ci piace molto, ma il nostro gusto è più improntato verso vini meno impegnativi e questo vino lo è “impegnativo”.
Strutturato, potente, alcolico, esplosivo, a volte un poco “eccessivo”, con note dolci date dal legno spesso percepibile quando è giovane (il lungo affinamento avviene in barriques), a volte persino un poco “amaroneggiante”.
Un vino di rara pulizia, superpremiato, che ha fatto storia dalla sua prima messa in commercio nel lontano 1983, e che ha molto aiutato nel far conoscere al mondo la Valtellina ed i suoi vini.
Dicevamo di preferire vini meno impegnativi, più territoriali (passateci il termine), ad esempio, rimanendo in tema Sforzato ed in casa Nino Negri, andiamo a preferire spesso nelle varie degustazioni (in blind tasting) lo “Sfursat Carlo Negri”, affinato quest’ultimo in botti di grandi dimensioni e, perlomeno secondo noi, più rispettoso delle tradizioni valtellinesi.

Cinque Stelle in verticale, sala, Ferraro-Maule

Cinque Stelle in verticale, sala, Ferraro-Maule

Ebbene, la degustazione verticale alla quale abbiamo partecipato lo scorso 9 settembre, in occasione dei festeggiamenti per i 120 anni dell’azienda (nata nel 1897) ci ha fatto ricredere in merito e ci ha chiarito i motivi per cui non ritenevamo il 5 Stelle il prototipo assoluto dello Sforzato.

Cinque Stelle in verticale, sala

Cinque Stelle in verticale, sala

Il perché in verità è molto semplice: nelle nostre degustazioni di questo vino (ripetiamo, a bottiglie coperte, in occasione degli assaggi per le guide od altro) abbiamo sempre assaggiato un vino troppo giovane, a volte addirittura ancora embrionale.
Non avevamo mai effettuato una verticale di questo Sforzato, soprattutto andando indietro nel tempo di quasi trent’anni.
Durante la degustazione condotta a due voci da Luciano Ferraro e da Casimiro Maule (enologo storico dell’azienda), quest’ultimo ha detto che il periodo migliore per apprezzare al massimo questo vino va collocato tra i suoi  otto ed i quindici anni d’età.
Noi ci spingiamo oltre, raramente abbiamo infatti assaggiato (l’abbiamo bevuto per la verità) un vino così elegante, armonico, equilibrato, vivo, come il 1997, un vino di vent’anni.

Cinque Stelle in verticale, 2009

Cinque Stelle in verticale, 2009

Ma veniamo dunque alla degustazione, che prevedeva sei annate, dalla 2013 alla 1989, passando per le 2009, 2001,1999 e appunto la 1997.

Eccovi quindi le nostre impressioni, precedute da una sintetica descrizione dell’annata:

2013: Inverno freddo, nevoso e piovoso, pioggia che ha continuato sino a giugno, a seguire un periodo caldo e siccitoso con ritorno di piogge a fine luglio. In settembre ed ottobre si sono alternati periodi soleggiati e piovosi. Ottimale il periodo durante l’appassimento.

Il colore del vino è granato luminoso, l’unghia presenta una sfumatura aranciata.
Intenso al naso, pulito, alcolico, emergono netti i sentori di confettura di frutta rossa, prugna in primis, note balsamiche e leggeri accenni di vaniglia vanno ad identificare i contenitori d’affinamento.
Strutturato, alcolico, asciutto, fresco, con tannini decisi e note piccanti, chiude con lunga persistenza su note di liquirizia forte.
Nel complesso un vino che promette molto bene, anche se assai giovane al momento. Occorrerà aspettare per poter goderselo al meglio.

2009: abbondanti le nevicate dal mese di gennaio, primavera variabile, caldo da maggio a metà agosto, dopo qualche pioggia ritorno di bel tempo per settembre ed ottobre.
Annata tra le più importanti, secondo l’azienda.

Color granato-aranciato, luminoso.
Balsamico al naso, con sentori di confettura e frutta rossa macerata, spezie dolci e note di legno dolce.
Dotato di buona struttura, con tannini decisi ma vellutati, alcolico, speziato ( quasi pepato), con bella vena acida e lunga persistenza.
Un vino molto elegante, pronto a bersi, il migliore (secondo noi), subito dopo lo strepitoso 1997.

2001: inverno piovoso e nevoso, con primavera calda ma piovosa, estate calda, piogge settembrine.
Un’annata definita “storica” dall’azienda.

Il colore è granato-mattonato.
Intenso al naso, un poco austero, s’apre su note di sottobosco, fiori secchi, confettura di prugne e spezie dolci, buona la sua eleganza.
Morbido al palato, alcolico, di buona struttura, elegante, bella la trama tannica, accenni piccanti, buona la persistenza su sentori di liquirizia dolce.
Un grande vino, anche se non all’altezza del 2009 (ovviamente sempre secondo noi).

1999: inverno asciutto, primavera equilibrata, caldo insolito tra fine maggio inizio giugno, estate calda ma con temporali serali, da metà agosto basse temperature che proseguono sino alla metà di settembre, caldo asciutto nella seconda metà di settembre.

Il colore è mattonato (ci avviciniamo ai vent’anni d’età).
Evoluto al naso, mediamente intenso, con sentori terziari che rimandano alla radice di genziana.
Morbido al palato, evoluto, caffè, legno ancora percepibile, bella vena acida e lunga persistenza.
Il meno interessante (a parte il 1989) tra quelli degustati, un vino un poco stanco, meglio alla bocca che non al naso.

1997: nessuna precipitazione sino al 20 aprile con una gelata alla metà del mese, vendemmia anticipata con alta gradazione zuccherina, appassimento ottimale.
Grande annata (sempre secondo l’azienda).

Il colore è granato-aranciato.
Austero al naso, un poco chiuso all’inizio, s’apre poi su note balsamiche di grande eleganza, un vino delicato che presenta ancora sentori di confettura.
Morbido ed al contempo verticale, fresco, con note dolci, equilibrato, armonico, elegantissimo.
Un vino notevole, come scritto in precedenza il migliore della batteria.

1989: primavera alterna, buon apporto idrico durante l’estate, la vendemmia si è effettuata nelle condizioni ottimali.
Annata storica, secondo l’azienda.

Più si va indietro nel tempo e maggiormente si accentuano le differenze tra una bottiglia ed un’altra. In questo caso poi, a detta dello stesso Maule, alcune bottiglie non provengono direttamente dall’azienda (ne avevano troppo poche), ma sono state reperite sul mercato apposta per questa degustazione.
Quella toccata a noi aveva dei problemi di vecchiaia (o di conservazione) tantoché non ce la sentiamo di valutarla e descriverla.
Comunque si presentava con un color mattonato-aranciato ed al naso, seppur intenso, trasparivano sentori di verdure. Alla bocca, con tannini asciutti, l’evoluzione era piuttosto spinta.
Peccato.

 

Un commento

  1. Ennesima dimostrazione e conferma che il Nebbiolo, come l’Aglianico, va aspettato almeno 8/10 anni affinche’ regali emozioni…

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