Perchè, perchè, perchè trasformare una grande zona vitivinicola in un centro di raccolta della munnezza? Oggi in Piazza ad Avellino


Biodigestore a Chianche

Biodigestore a Chianche

Biodigestore a Chianche? Non siamo mai stati del partito del no a prescindere, e neanche ci illudiamo che basti una buona differenziare per risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti, soprattutto nella regione più popolosa d’Italia dopo la Lombardia. Anzi, per dirla tutta, un secondo termovalorizzazione non ci dispiacerebbe affatto.
Ma il tema non è questo. Il tema è: perchè quando si sceglie dove costruire questi impianti si punta sempre su zone agricole? In questo caso parliamo dell’area del Greco di Tufo, uno dei grandi bianchi italiani, una delle risorse concrete che ha questo territorio per trattenere i suoi giovani figli invece di spedirli lontano.
Perchè non si usa una delle tante aree industriali dismesse che son sparse come metastasi sul territorio, figlie di una cultura che stravolgeva la reale vocazione dei territori delle zone interne. Forse perché le grandi aree industriali sono più redditizie se trasformate in centro commerciali monstre?
L’ottusità di chi fa queste scelte è evidente: sono gli stessi che hanno eroso territorio per una edilizia di scarsa qualità che ha fatto soldi a palazzinari di paese e che adesso non ha più valore. Sono gli stessi che pensano che la modernità non sta nel valorizzare lavocazione di un territorio ma omologarlo ad altre realtà.

Oggi ad Avellino si manifesta contro questa scelta scellerata e infame del Biodigestore a Chianche.

Riportiamo anche l’appello pubblicato oggi da Slow Wine che analizza la questione

La faccenda della realizzazione di un biodigestore a Chianche (AV) è annosa.

Vi si oppongono da tempo il Consorzio di Tutela Vini d’Irpinia, i Sindaci di numerosi Comuni della provincia, le associazioni e le organizzazioni di categoria, i cittadini di un territorio che ne uscirebbe irrimediabilmente sfregiato e gravemente ridimensionato in termini di attrattività turistica.

Una beffa, insomma. Proprio ora che erano stati fatti passi significativi in direzione della valorizzazione di una storica vocazione vitivinicola anche attraverso investimenti per l’accoglienza dei sempre più numerosi enoturisti provenienti un po’ da tutto il mondo.

La posizione del Consorzio e di quanti hanno aderito al Comitato Nessuno Tocchi l’Irpinia è netta.

Un biodigestore – meglio ancora se aerobico, se l’obiettivo è davvero quello di fare un compost di qualità per l’agricoltura – andrebbe fatto, ma non in una zona come quella individuata.

Come è possibile dimenticare che siamo nel cuore di una delle tre Docg dell’Irpinia, un areale universalmente riconosciuto per la produzione di vini di pregio, con numeri davvero importanti: 3,5 milioni di bottiglie con la fascetta, 600 ettari di vigneto in 8 distinti Comuni, 112 imbottigliatori e circa un migliaio di viticoltori. Si aggiunga inoltre che nel sito prescelto risultano mancare idonee infrastrutture, anche viarie, sussistendo anzi il concreto rischio di complicare la vivibilità dell’intera area e di congestionare la viabilità sulla Strada Statale 371, trasformandola da “via del Greco di Tufo” in “via della monnezza”.

Venerdì 28 agosto alle ore 10,00 in piazza Libertà ad Avellino ci sarà una grande manifestazione di protesta: è il giorno giusto per un’ideale giornata mondiale del Greco di Tufo e per stappare una buona bottiglia.
Per dire un fermo NO al biodigestore.

 

Locandina della manifestazione

 

Biodigestore a Chianche

Un commento

  1. Però il biodigestore è na cosa diversa dal termovalorizzatore.se lo spiegassero molti lo vorrebbero soprattutto in una zona agricola

I commenti sono chiusi.