Vitigno Italia conquista Napoli con la sua anteprima 2023


Vitigno Italia banchi di degustazione

Vitigno Italia banchi di degustazione

di Ambrogio Vallo

Nella suggestiva cornice del lungomare un convegno e una degustazione all’Hotel Excelsior con oltre 100 cantine e 500 etichette in degustazione

Si rinnova anche quest’anno l’appuntamento autunnale dedicato ai grandi vini italiani sul lungomare partenopeo. La giornata di martedì 29 novembre si apre difatti all’insegna della condivisione e del dibattito sull’importanza della valorizzazione dell’enoturismo italiano e della necessità di consolidare la presenza dei vini nostrani sui mercati esteri. Questi i temi al centro del convegno “In & Out – Enoturismo + Export = il successo del vino italiano” che ha inaugurato la mattinata presso la Sala Mascagni del Gran Hotel Vesuvio in Via Partenope. L’incontro, con una gran affluenza di appassionati ed esperti del settore, è stato moderato da Giorgio Dell’Orefice, giornalista de IlSole24Ore, con la presenza di Nicola D’Auria, Presidente del Movimento Turismo del Vino, Gabriella Migliore, funzionaria ICE Londra, Ferdinando Natali, responsabile sud UniCredit e Luciano Pignataro, autorevole firma del giornalismo di settore. Le conclusioni, invece, sono state affidate a Nicola Caputo, Assessore Agricoltura Regione Campania.

Vitigno Italia serata

Vitigno Italia serata

Nel pomeriggio ci si è spostati nel prestigioso salone degli specchi dell’Hotel Excelsior per dare vita alla degustazione dei calici italiani più rilevanti che il nuovo anno saprà regalarci. Una grandissima partecipazione ha animato la serata di quello che si attesta tra gli eventi più attesi del settore celebrati nella nostra regione. I numeri d’altronde parlano chiaro: circa 500 etichette di grande pregio offerte da oltre cento tra produttori, vitivinicoli e consorzi provenienti da tutta la penisola. Un faro sul lungomare napoletano ad orientare i gusti e le nuove tendenze. Da nord a sud i partecipanti hanno potuto incontrare quanto di meglio sarà presente sulle nostre tavole nell’anno a venire. In questo turbinio di sapori e sentori fermi, mossi, rossi, bianchi e rosé si distinguono per pregio ed originalità, senza dubbio, alcune etichette.

Grancare Cavalier Pepe

Grancare Cavalier Pepe

Non si può non citare il “diamante” di Tenuta Cavalier Pepe che con il suo Grancare riserva 2017 Docg ha saputo dare un’ottima interpretazione del greco di tufo. Le uve situate nelle zone più alta dei comuni di Torrioni e Montefusco (600 – 750 m s.l.m.) vengono raccolte a completa maturazione per poi essere selezionate con cura e pressate intere. La fermentazione avviene per una parte in barriques di rovere francese e per la restante parte in acciaio a bassa temperatura. Il vino rimane in affinamento sur-lie (sui lieviti) sempre in legno ed acciaio per finire poi l’affinamento in bottiglia per almeno sei mesi. Tutta questa cura prende vita e vigore nel calice. Giallo dorato, cristallino. Al naso note di frutti abbastanza maturi, pesca gialla, frutta tropicale, succo di mela e leggera tostatura. Si abbina agevolmente sia a piatti di pesce che di carne bianca come anche a formaggi di media stagionatura. Dalla Capitale si fa notare il Selcerossa Roma Classico Doc Riserva 2019 di “Vitus” acronimo di vignaioli tusculani, una giovane cantina con forte connotazione tradizionale.

Selcerossa Vitus

Selcerossa Vitus

Nata nel 2018 dall’unione di 50 viticoltori storici, possiede parte dei vigneti che rientrano nella città di Roma, caratteristiche che consente l’utilizzo del termine “classico” in etichetta. Il nome Selcerossa deriva dalla natura e composizione dei terreni di produzione. La selce, difatti, è una roccia sedimentaria ricca di ferro e sostanze fossili, la sua presenza è dovuta all’unione tra il vicino Vulcano Laziale e il basamento marino su cui si è formato. “Con questo nome abbiamo voluto stabilire un forte legame con il nostro territorio” dichiarano i produttori, proprio perché la selce si collega alla storia di Roma, lastricata appunto dai famosi “sanpietrini” costituiti di tale materiale. Blend di Montepulciano e Syrah si presenta rosso rubino brillante con sfumature violacee.  Al naso note di frutti rossi, viola, spezie e tabacco. Al sorso il tannino appare equilibrato, si rivela fruttato al palato e con buona persistenza. Risalendo lo stivale troviamo un fulgido Kerner ‘Praepositus’ di Abbazia di Novacella 2021. Siamo in Alto Adige, più precisamente nella Valle Isarco, dove l’esperienza millenaria di questa realtà monastica regala dei vini capaci di esprimere al meglio il proprio terroir senza cedere alle mode del momento.

Praepositus Abbazia Novacella

Praepositus Abbazia Novacella

Dal vitigno autoctono Kerner, vinificato in purezza, nasce il Praepositus, un vino bianco fresco ed amabile dal ricco bouquet aromatico. Sapidità equilibrata, note vegetali ed eleganti sfumature fruttate di limone e di cedro restituiscono a questo vino un carattere fortemente identitario, strettamente legato al territorio d’origine. Per le bollicine si tona nella nostra regione con “Priezza”, metodo classico di Masseria Campito. Asprinio di Aversa in purezza con una grande complessità dovuta al lungo riposo sui lieviti, ben 42 mesi.

Priezza Masseria Campito

Priezza Masseria Campito

Perlage fine e persistente, presenta uno smagliante colore giallo dorato. Al naso si presenta ampio con intense note agrumate e fruttate di pesca fusi a sentori di biancospino e salvia. Al palato è sapido e fresco. Prodotto a Gricignano d’Aversa in provincia di Caserta, si abbina senza problemi a crostacei, crudi di mare, ma manche a fritture e mozzarella.

Un caleidoscopio di colori e sapori ha reso, nuovamente, anche questa edizione in anteprima di Vitigno Italia una grande e riuscita occasione di rilancio e promozione di una filiera, quale quella del vino italiano, sinonimo di tradizione millenaria e di grande qualità.