Week End. Monte Cervati, viaggio sul tetto della Campania
di Erminia Pellecchia
Un appetitoso tagliere di salumi e formaggi fatti in casa e un buon Aglianico: assapori il Cilento, mentre, seduto a un tavolo della Piazzetta, vista privilegiata sull’Ausinito, il monte della miracolosa Grotta di San Michele Arcangelo, degusti un aperitivo, apripista alle bontà che Carmela Bruno, col validissimo Raju, l’aiuto chef dalle fattezze di maraja, improvvisa, a seconda di quel che offre la stagione, ai fornelli. Perché, nell’osteria La Piazzetta, aperta nel 1994 a Valle dell’Angelo con il marito Angelo “Alì” Coccaro, non c’è un menu alla carta: ogni piatto ha il sapore della memoria, dalle zuppe alle paste fresche, su tutte i parmarieddi, gli auguranti cavatielli a forma di ulivo dei dì di festa.
Il tempo scorre lento all’ombra della chiesa barocca di San Barbato, patrono del paese, fondata nel X secolo da «li Piroti», giunti dall’Epiro, insieme ai monaci basiliani, alle falde del Cervati, sotto l’ala protettiva della Madonna della Neve. La vetta più alta con i suoi 1898 metri e il borgo meno popoloso della Campania con 228 residenti.
Il tramonto accende i racconti; attorno al “cuntista” Alì c’è il composito gruppo di olandesi mescolati alla gente del paese e ai milanesi che stanno investendo in quest’oasi di pace e di bellezza modellata dal visionario manager in un albergo diffuso, arricchito da poco dalla Spa, creata in un vecchio casale. «La felicità l’ho trovata qui da dove ero fuggito – dice Alì, ideatore anche di kermesse come l’agostana Cucina clandestina – Quando sono rientrato ho trasformato la cantina dei miei genitori in pub, era il covo di chi credeva che lo sviluppo del Cilento fosse nell’autenticità e nell’accoglienza e non nel cemento. Ci affianca nostro figlio Francesco che, con il socio Jacopo Altomira, gestisce l’azienza agricola Ausono dove producono olio extravergine».
Il massiccio carsico del Cervati, regno delle aquile reali, è il paradiso degli appassionati di trekking e fotografia naturalistica: pareti a strapiombo incise da canaloni, inghiottitoi, sorgenti freschissime – quelle del Calore che lì nasce – cascate, gole, grotte rifugio di anacoreti come la vergine fanciulla Elena, protettrice di Piaggine, sentieri mozzafiato, pietre miracolose, ponti medioevali, faggete con alberi giganteschi come quello di Piano dei Lupi, a Pruno, dimora della Rosalia Alpina, il coleottero che ha dato il nome al rifugio di Peppino D’Amico. Altro resiliente al pari di Angelo Avagliano, inventore con l’economista Pasquale Persico e l’artista Ugo Marano, della Ciucciopolitana, prima stazione la casa rurale da lui restaurata con i principi della bioarchittettura nell’isolata Tempa del Fico alle porte di Laurino.
Del progetto resta l’insegnamento di questo “contadino contemporaneo”, tra i primi a recuperare il seme della Carosella, “grano antico e grano del futuro”.
Ci ha creduto Francesco Petrone, ex emigrante che, nella sua Piaggine, ha dato vita all’azienda bio di alta montagna La spiga del Cervati, dove coltiva Carosella, Saragolla, granturco, lenticchie e ceci. Ha costruito un mulino in pietra ed ha allestito un punto vendita dove campeggiano i croissant e i pan chocolate preparati dal figlio Gabriel, fornaio abile anche nella preparazione di dolci.
In fondo Piaggine, cuore del Sentiero dei Lupi celebrato dal film di Andrea D’Ambrosio, è la patria della pluripremiata Pasticceria agricola di Pietro Macellaro, laboratorio di innovazione e tradizione che parla di territorio e profuma di frutti dimenticati e fiori selvatici. Un tour eco-gastronomico scandito dal ritmo delle feste: a Laurino, città d’arte, c’è dal 5 al 9 agosto uno dei festival jazz più seguiti in Italia, a Valle dell’Angelo il 31 luglio la festa della mietitura, mentre Piaggine, a settembre, è scenario di una delle rievocazioni più intense del Cilento interno, quella in onore dell’avvocato brigante Giuseppe Maria Tardito, “partigiano” contro gli oppressori, come decenni dopo Wanda Lombardi, “guerrigliera” contro i nazifascisti.


