Yatir 2008, Petit Verdot: vino kosher dalla Yatir forest


 

Petit Verdot 2008, Yatir Winery (foto di Sara Marte)

di Sara Marte

Petit verdot e non siamo in Francia. Splendida e difficile uva a bacca nera con maturazione tardiva ha trovato in paesi caldi come la California, una nuova collocazione. Noi però non siamo nemmeno nell’assolato Golden State. Yatir è la foresta situata a sud delle Judean Hills, una dei territori vinicoli più vocati in Israele. Tra le carrube, i pini e i pistacchi ci sono le vigne di quella che è la “foresta vitata” più grande d’Israele. Yatir è anche il nome di quest’azienda, piccola e ricercata, tant’è che viene catalogata come boutique winery. Precisamente la cantina, seppur totalmente indipendente, nasce sotto la spinta di una delle più grandi aziende israeliane quali Carmel e sta crescendo lentamente e con intelligenza. I numeri non sono un obiettivo ma la scelta accurata dei vigneti, il lavoro meticoloso dell’enologo Eran Goldwasser, formatosi per lunghi anni in Australia e vini esclusivamente kosher, quindi adatti anche per i riti religiosi (es.kiddush) le stanno dando grande slancio e numerosi apprezzamenti internazionali.

La retroetichetta in cui si certifica con i simboli in basso che il vino è Kosher (foto di Sara Marte)

Daniel Rogov, il più illustre conoscitore dei vini Israeliani e la voce ritenuta più autorevole in materia, scomparso poco più di un anno fa, riteneva la Yatir Winery, la terza migliore azienda di Israele, preceduta solo da Margalit e Golan Heights. Prevedeva però che avrebbe presto scalato il podio.

Daniel Rogov,massimo conoscitore, divulgatore e scrittore dei vini Israeliani (foto di repertorio)

Così, qui a pochi passi dal famosissimo sito archeologico di Tel Arad, dove sorge dal 2000 la cantina, scegliamo la linea alta e preferiamo lo splendido Petit Verdot, annata 2008 in cui si affaccia una piccola percentuale di Cabernet Franc (15%). Sull’etichetta è raffigurato il Leone di Giuda, una delle dodici tribù di Israele storicamente tra le più potenti, che prende il nome del quarto figlio di Giacobbe, Giuda (Judah) appunto.

Nello splendido bicchiere di Petit Verdot della Boutique Winery Yatir ed il Leone di Giuda (foto di Sara Marte)

Il vino è fitto, dal colore quasi impenetrabile, rosso granata vivo. Ha naso denso e caldo, ricco di frutti neri come le more e la ciliegia. La speziatura è sottile ed elegante. I toni di legnetto di liquirizia, bastoncino di cannella, cioccolato amaro sono un vero piacere. La bocca ha un grandissimo equilibrio in cui i tannini sottili e fini, assieme ad una spiccata freschezza e buona sapidità, si fondono con classe ad una morbidezza che lo lascia muovere vellutato e gustoso. Ancora note balsamiche e l’eucalipto, olive nere, completano naso e palato. Un vinone di mestiere che termina lunghissimo con una verve fitta e trama raffinata. Ho solo questa bottiglia. Mi sembra una delle migliori scuse che son riuscita a trovare per tornare in Terra Santa.

6 Commenti

  1. Aperto sempre a nuove esperienze, questa descizione invoglia da un lato a visitare un luogo affascinante dall’altro a farsi trascinare nella scoperta Di questo e Di tutti I vini israeliani. Mi da che ne sentiremo sempre piu parlare. Complimenti

  2. Un mondo unico quello del vino israeliano che si fonde con l’ebraismo e con paesaggi così antichi ed unici al mondo. L’avevo seguita nel suo viaggio lo scorso anno e sono felice che ci racconti ancoradi questi vini e i territori.

    1. Grazie Giuseppe. E’ una terra che ti si attacca addosso e non puoi proprio fare a meno di parlarne e magari di riviverla attraverso i vini.

  3. Golan Heights è l’azienda che conosco meglio. I vini si trovano “facilmente” in commercio ed ha un’ottima distribuzione. E’ una delle cantine che apprezzo maggiormente. Amo molto i suoi bianchi davvero di ottimo livello. Mi piace molto la definizione boutique winery, dà il senso di qualcosa di prezioso e ricercato. Splendido immaginare quetsa foresta con pistacchi, carrube e pini in cui sono inserite le vigne. Grazie per averci segnalato un vino Kosher di così alto livello. Il vino è cultura e conoscenza ed è magnifico poter imparare sempre qualcosa di nuovo.

    1. Golan Heights è un ottimo modo per approcciare ai vini Israeliani, livello molto alto. Se le piacciono quei bianchi uno step per me superiore da una boutique winery appunto è Pelter.
      “il vino è cultura e conoscenza” , come non condividere e aggiungo, così come si diceva in qualche commento fa, che spesso si parla di “mondo del vino” eppure delle volte non si guarda al di là del proprio naso. E’ un MONDO sconfinato e c’è sempre qualcosa da imparare.

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