Effetto guida vini Slow Food: Cernilli e Sangiorgi si ritrovano


Daniele Cernilli

Un effetto inspiegabile e gradito la nuova guida di Slow Food l’ha sicuramente già determinato: uno dei grandi odi che ha attraversato il mondo del vino negli ultimi anni, finito persino in tribunale, si è estinto. Con due editoriali separati, uno da destra e uno da sinistra scegliete voi, Cernilli e Sangiorgi hanno deciso di sparare ad altezza uomo in occasione della presentazione di Slow Wine.

Cernilli con la sua prosa cinico-papalina sfotticchia Carlo Petrini disvelando il nervosismo inutile che vive il leader del gruppo vino del Gambero Rosso, che evidentemente aveva scommesso sul fatto che Slow Food dopo il divorzio si sarebbe ritirata in buon ordine da questo settore. Questo è l’editoriale del Gambero Rosso di aprile.
Il nostro Parker del Tufello come lo ha amabilmente definito l’amico Franco Ziliani si risente per questa iniziativa e non trova nulla di meglio da fare che piantare i paletti di un circuito che, a quanto sembra di capire dalle mosse fatte quest’anno, stanno un po’ stretti allo stesso editore Gambero Rosso, giustamente in cerca di un pubblico più ampio di quello formato dai soliti adepti.

Sandro Sangiorgi

Anche Sangiorgi perde un po’ le staffe, già irritato da un paio d’anni per il cambio di rotta di Slow Food, ma stavolta per motivi opposti e poco comprensibili: filosoficamente parlando, si lamenta del fatto che ormai Slow Food è sulle proprie posizioni e, coltivando la sua inestinguibile sete di minoritarismo nutrita dall’esistenza di un nemico, vero o inventato poco importa, chiede la confessione delle publiche colpe del passato, una sorta di ezhovnscina del sangiovese o una parata di revisionisti sbeffeggiati dalle guardie rosse a piazza Tien An Men. Questo l’editoriale di Porthos (vi occuperà tutta la pausa pranzo, preparatevi)

Ora la cosa carina è che, ne sono convinto, la guida Slow Wine è talmente nuova da porsi il problema di conquistare nuove fette di lettori, tra cui anche quelli che hanno abbandonato le guide perché disillusi dai criteri di premiazione o esclusi da linguaggi plotiniani.

Queste reazioni davvero scomposte sono il navigatore della strada giusta da seguire, lavorando da professionisti e non da bambini a cui è stato spento il televisore. A insultare si è bravi tutti, non che a me, per esempio, manchino gli argomenti. Ma non è questo il terreno su cui ci  si dovrà confrontare.

Come mai una nuova guida possa dare tanto fastidio, al punto tale di personalizzare il confronto oltre la umana comprensione degli addetti ai lavori è mistero insoluto del rissoso mondo del vino italiano.
Possiamo fare decidere una volta tanto ai lettori?

La straordinaria squadra di degustatori del Gambero non ha davvero nulla da temere da una sana competizione editoriale, come continueremo a leggere con estremo piacere la rivista Porthos.
Purtroppo a volte la tempesta annunciata, immaginata, temuta, fa perdere la testa proprio ai timonieri perché mette alla prova la loro capacità di attraversarla portando in salvo la nave.
Tanto se poi affonda la colpa è sempre nel nemico cattivo e scorretto.

20 Commenti

  1. Quando il mare era calmo tutte le navi mostravano eguale maestria nel navigare
    Shakespeare ‘ Coriolano’

    soffre il mercato chi ha sguazzato in oligopolio

    mal tollera le idee altrui e differenti punti di vista chi, piuttosto che dialogare, ha quasi sempre saputo e voluto solo pontificare

  2. La cosa bella è però che -al di là dei nervosismi di qualche timoniere- la straordinaria squadra di degustatori del Gambero ci ha fatto un sacco di in bocca al lupo. Ed è venuta a salutarci anche alla presentazione. Auguri e consigli arrivati anche da tanti amici de l’Espresso.
    E’ stata una bella festa. E io con l’occasione ricambio e ringrazio.

  3. A me, caro Pignataro, di scomposto mi sembra solo il tuo commento. Non ho mai accennato alla guida dei vini di Slow Food ed ho solo commentato alcune prese di posizione di Petrini, dandogli ragione in alcuni casi e manifestando dubbi in altri. Quindi il tuo accenno ad una mia polemica nei confronti della prossima guida di Slow Food è semplicemente strumentale e fuori luogo.

  4. Scrive il Gambero “E forse è anche vero che fra buono, pulito e giusto, il pulito ed il giusto stanno prendendo maggiore peso del buono”. Si riferisce ai vini bio. Senza entrare nel merito della loro bontà, c’è da dire, mi sembra, che l’equivoco di fondo è che la nuova Guida non è una guida ai vini biologici. Lo ha detto molto chiaramente, di nuovo Gariglio, alla presentazione della guida al Vinitaly. E’ possibile ovviamente che il modello del biologico e biodinamico coincida con l’idea di agricoltura che la nuova guida vuole “premiare”, ma quella convenzionale fatta con coscienza va bene uguale. Circa l’altro editoriale il rimprovero fatto è quello della incoerenza tra la linea precedente e quella successiva, mi sembra di poter desumere dal lunghissimo editoriale. Il punto è qui solo che Porthos forse sostiene di esserci arrivata prima, come ha detto anche il collega di Porthos che durante la conferenza al Vinitaly è intervenuto. Una banale questione di primogenitura dunque? Io queste questioni non le capisco: chi prima e chi dopo non mi sembra mai un argomento rilevante. Ma è sempre rilevante che chi lo solleva mostra di “rosicare” mostrando come minimo che la cosa lo fa innervosire come dici tu. Ma cosa teme? Mi chiedo. Davvero credo che alla fine conti poco chi ha fatto prima una cosa. Penso sempre che, in ogni caso, dà merito al primo arrivato quello di essere stato “copiato”, secondo me. Vuol dire che era sulla strada giusta.La questione mi si è riproposta al Vinitaly sul Moscato di Baselice: quale è stata la prima azienda riproporre questo vitigno? In fondo: cosa conta? Quello che conta invece è che qualcuno lo ha salvato dalla estinzione e che è stato seguito da altri. Così la penso io Ma ora, davvero, prescindendo dal caso concreto e andando sulle umane cose della vita. E poi dico di piu’: se fiutando il mercato, le tendenze, se ripensando alla propria storia, alle istanze interne, a quelle esterne, chiunque (uomo, donna, azienda) giunge alla conclusione di voler cambiar rotta, nella vita, o di tornare sui propri passi, o di dar corso a un sogno nel cassetto perchè non dovrebbe farlo. A volte accade che un semplice incontro ci cambi la vita. Ci innamoriamo o ci disinnamoriamo di qualcuno che abbiamo avuto sempre davanti tutta la vita. Perchè rinnegarlo? Colpa grave, questa si, sarebbe tradire se stessi non dando corso ai propri sogni o lasciando cadere nel nulla quelli di coloro che ci sostengono. Io ci credo e sono una delle centinaia di persone che questa nuova guida la faranno. So, sento, che ce ne sono molti altri intorno a me. Questo conta davvero. E’ con le piccole azioni, profondamente oneste, dei pochi che si cambiano le cose. Tutti coloro che in questo credono sono già dalla stessa parte, perchè mai farsi al guerra? Mi è insopportabile la solita vecchia lettura del mondo per partiti, soprattutto quando non è franca e finisce per perdere di vista lo scopo ultimo: il web contro al carta stampata, la cucina tradizionale e quella molecolare, la guida così e quella colà. C’è da lavorare e c’è spazio per tutti, ma solo per i migliori, quelli che sono “avanti”. Soprattutto, aggiungo, quelli che hanno una visione del mondo e delle relazioni più serena, secondo me. Quelli vanno sempre avanti, perchè il mondo è alla ricerca di costoro e sa riconoscerli senza alcuna necessità che sgomitino tanto.

    1. Ripeto. Io non mi sono mai riferito alla guida di Slow Food e con il commento che lei riporta non mi riferivo specificamente al mondo del vino. Noto che Pignataro non sta pubblicando il mio primo intervento. Il fair play consiglierebbe diversamente.

      1. Solo un problema di filtro di wp, ero fuori rete. Ci mancherebbe. Mi fa piacere la tua puntualizzazione

        1. Perchè tanto sconcerto caro Cernilli, quando è noto che Petrini e i suoi epigoni fanno finta di prendersela con i suoi tanti critici solo per benificiare di un sistema di privilegio assoluto e autoarchico.

      2. Si figuri. Mi sembrava di leggere del mondo del vino e del vino bio. Assolutamente, dunque, non consideri le mie considerazioni a riguardo. Ma credo che il discorso resti in piedi n generale. Risolto anche il problema del commento, siamo sereni. Non era mia intenzione scendere su un piano conflittivo, il contrario. Come dicevo è proprio quello che combatto nel mio piccolo.

    1. Grazie per la precisazione. La sostanza del ragionamento non credo si sposti di un millimetro, a meno che Sandro non smentisca Digangi

  5. Non lo so, non so cosa pensare, tra gamberi colorati e cibi tanto lenti siamo finiti in secca, mi permetto di copipastare alcun righe dell’editoriale di Porthos che alla fine potrebbero essere universali ed applicabili a questo disgraziato paese, a tutti noi: ” xxxxx va avanti come uno schiacciasassi, rivendicando per se stessa sempre una posizione di vittima dello schifo, sempre fuori dall’ingranaggio e dentro la rivoluzione eternamente probabile: il cambiamento deve rimanere un’utopia senza mai diventare una possibilità concreta perché è questo che assicura dipendenza e riconoscenza”. Fate una prova e sostituite alle cinque il nome di una rivista, di un partito, di una organizzazione e così via, l’effetto tragicamente non cambia.Non cambieremo mai. Prosit

  6. Hai proprio ragione Luciano: questa annunciata nuova guida dei vini di Slow Food comincia a dare fastidio, già ora che é solo un progetto annunciato. E c’é già chi reagisce con nervosismo e non con la calma olimpica che, dicono, dovrebbe essere dei forti…. Io stesso, che di Slow Wine sarò solo un piccolissimo collaboratore, uno dei tanti della squadra, sono già stato oggetto di commenti scomposti e talvolta allucinati sia sul mio blog sia in un post di Intravino che si sarebbe dovuto occupare della rassegna Vino Vino Vino e che invece ha dato la stura ad alcuni per tentare un demenziale (e piuttosto chiaro su chi possa esserne l’autore) tiro al bersaglio sul sottoscritto.
    Vogliamo poi parlare, io lo farò domani, delle voci artatamente messe in circolazione, relative ad una nuova uscita forte dell’Espresso sul tema vino proprio in occasione del Vinitaly, uscita che, invece, non c’é stata?

  7. Io ho una sola e semplice domanda da appassionato: possibile che non si è mai saputo in base a quale criiteri si sono proclamati i tre bicchieri?
    In quale paese normale sarebbe possibile stabilire i migliori vini sul mercato senza uno straccio di criterio spiegato in guida?

    1. Se lei si prendesse il disturbo di leggere le introduzioni alle guida, per 22 anni firmate anche da Petrini o da Piumatti oltre che da me, forse avrebbe potuto evitare questa domanda. I criteri ci sono, sono stati spiegati molte volte. E questo vale anche pèer Simone e Zeta, ovviamente.

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