I miei vini per la cena della Vigilia portano la firma di Luigi Sarno


Luigi Sarno

di Marina Alaimo
La Campania in questo momento storico proietta al di là dei confini regionali un’immagine negativa a causa  dell’eterno problema dello smaltimento dei rifiuti, punto indiscutibile di grande vergogna, ed alla piaga della criminalità organizzata che sempre più ci stringe in una morsa che soffoca ed oscura quanto c’è comunque di positivo tra gli abitanti di questa terra. L’immagine della Campania viene spesso associata automaticamente alla spazzatura ed alla camorra, si fa un gran parlar male  di questa regione con particolare accanimento verso la città di Napoli le cui sorti sembrano assomigliare a quelle di una bellissima meretrice della quale tutti vogliono godere avidamente, depauperandola con spietato egoismo.

Eppure quando si viene in visita da queste parti, si rimane comunque sempre colpiti ed affascinati da quanto Napoli e la Campania siano in grado di offrire in termini di bellezze paesaggistiche, arte, cultura, storia e, entrando nel merito del nostro settore, enogastronomia.

La cosa che però mi ferisce maggiormente non è tanto il parere di coloro che giudicano dal di fuori, ma la costante sfiducia che ormai aleggia tra quelli che vivono entro i confini della regione. Noto con amarezza l’incapacità di molti nello sperare che le cose possano migliorare. Smettere di sognare e di credere in un futuro migliore è disastroso, è come avviarsi ad una lenta agonia. Bisogna avere anche il coraggio di immaginare i propri sogni, e forse è proprio questo fattore che è sempre più assente nelle giovani generazioni.

Io tendo a concentrarmi sulle cose positive ed a trarne forza, pertanto la mia attenzione è fortemente accesa sul mondo che ruota intorno al vino ed ai vigneti, luoghi straordinari, fonti di grande energia positiva. Ritengo che la Campania sia attualmente in grado di dire la sua in questo settore, c’è grande movimento ed attenzione verso una produzione di alta qualità, dotata di forte identità territoriale.

E proprio andando per vigne e bottiglie varie sono incappata nella conoscenza di un giovane enologo irpino, Luigi Sarno, che , a differenza dei tanti giovani spenti ed omologati che si incontrano in giro, inseguendo i propri sogni con caparbia fermezza è riuscito a realizzare in tempi non lunghissimi  una produzione di alto pregio.

Per essere più precisa, ho notato prima i vini, il Greco di Tufo Cantine dell’Angelo ed il Fiano di Avellino Particella 928 di Cantina del Barone, poi in un secondo momento ho realizzato che fossero entrambi frutto della stessa mano. Luigi è laureato in enologia e viene dalla scuola del professor Luigi Moio, ma credo fermamente che sia naturalmente dotato di un certo talento, vista la giovane età.

Sono entrambi vini ben fatti, ben pensati, capaci di carpire saldamente l’attenzione del degustatore, e sicuramente questo non è un risultato casuale o ottenuto in maniera spontanea, ma frutto di un attento lavoro rafforzato dal naturale talento.

Ho pertanto scelto entrambi i vini per accompagnare i piatti della mia tavola per la cena della Vigilia di Natale: insalata di mare, lasagnetta di mozzarella e gamberi, spaghettoro Verrigni con frutti di mare e gamberi, capitone alla brace, trancio di ricciola appena scottato, insalata di rinforzo e dolci della tradizione.

Berrò bene, anzi benissimo, a poco prezzo.

Cantine dell’Angelo è una piccola azienda con 5 ettari di vigneto in zona Campanaro tra i 300 e 350 metri s.l.m. I terreni sono di natura argilloso – calcarea, caratterizzati da una certa presenza di zolfo che fuoriesce dalle vecchie miniere poste nel sottosuolo. Il proprietario è Angelo Muto che è riuscito ad instaurare un lavoro di forte sinergia e sintonia con l’enologo Luigi Sarno, ed i risultati nel bicchiere sono evidenti. Il greco di Tufo 2009 è un vino di grande eleganza espressa sia al naso che al palato. E’ intenso all’olfatto con profumi agrumati, spiccata mineralità, te verde; in bocca conferma l’eleganza, è sottile ed in continuo crescendo sui toni nervosi della sapidità e acidità.

L’altro vino è il fiano di Cantina Barone, il cru Particella 929, il nome di un piccolo appezzamento integrato all’azienda in un secondo momento. Luigi è proprietario di questa azienda che ha sede a Cesinali, in contrada Noccioleto a 350 metri s.l.m. Gli ettari coltivati sono 3, 1 è allevato ad aglianico e 2 a fiano. Ho scelto l’annata 2008, ritengo che questo vino diventi interessante dopo almeno un anno di sosta in bottiglia. Ha un colore giallo paglierino brillante, è ampio al naso, decisa la mineralìtà, ma anche le note erbacee, nitida la nocciola, poi la mela verde e le note fumè. L’ingresso in bocca è ricco, ma non stanca, il suo dinamismo giocato su buona freschezza e sapidità invogliano a sorseggiare di continuo.

16 Commenti

  1. ciao marina . auguri per le feste ,innanzitutto. volevo chiedere se a tuo parere questo è un post dove si puo’ mettere la lista dei vini che ognuno di noi berrà a natale ,con tutto il rispetto per l’argomento qui trattato e i vini sopra citati oppure se è il caso che tu ne crei ne uno ad arte :-)

  2. davvero bel vino, lo ricordo all’osteria Abraxas, io berro’ un misto sud dall’abruzzo alla sicilia, auguri di cuore a tutti voi. un abbraccio Giulia

  3. Io berrò il tramonti bianco di tenuta san francesco e l’iscadoro di case bianche su antipasto e primo.Pietraincatenata di Maffini e Mel di Caggiano su secondo e dolce.Cuncierto e finocchietto a fine pasto.Auguri di vero cuore a tutti per un NATALE SERENO E GUSTOSO :-D

  4. Ciao Maffi e carissimi auguri. Mi farebbe molto piacere se tu ed altri elencaste i vini da voi prescelti per le feste. Un bacione vesuviano.

  5. ecco qui :

    il nuovo modello selosse : la cote faron , pinot nero dai gran cru du ay;

    corton charlemagnes vielles vignes 2005 dominique laurent ,

    fiano antece de conciliis 2003,

    barbaresco 1997 camp gros martinenga ,tenute cisa asinari dei marchesi di gresy.

    a bere peggio ci pensiamo piu’ avanti :-)

    auguri a tutti

  6. scusate , non mi ero accorto: i miei di sopra vanno per domani . stasera cioccolato e perrier gasatissima e basta.

  7. Grande Marina!!! Ormai di quello che scrivi, condivido tutto…bella scelta di vini, ma anche di persone, storie e territorio . Come dire, filosofia ” Slow”!!! L’abbinamento, naturalmente, è quello giusto ed implicitamente, citando il menù, ne hai anche motivato la scelta, il che purtroppo non sempre accade. Come pure condivido questa voglia di riscatto, tua e del bravissimo e giovane enologo Luigi Sarno, che tu hai stigmatizzato nella definizione ” Rock ” che hai dato del suo stile. Infine hai dimostrato che si può bere bene, forse anche benissimo, anche senza spandere troppo e senza allontanarsi dalla Campania. Marina, la tua lista è la mia!!!

  8. La passione di Marina per il vino travalica le caratteristiche puramente
    edonistiche, enologiche e organolettiche del prodotto. Lei si spinge ben oltre il vino,
    fino ad abbracciare tutto il retroterra economico e socio-culturale che sta
    alle spalle della bevanda d Bacco. Questa è passione pura che non si accontenta
    di sorseggiare, ma vuole vedere quello che sta dietro, vuole scrutare l’origine
    del vino, le persone, i territori, le storie che lo producono, e vuole
    connetterlo con la tradizione e con le usanze delle nostre ricorrenze festive e della
    nostra vita quotidiana. Grazie a questo approccio, Marina coglie perfettamente
    le potenzialità del vino, e dell’enogastronomia in generale, per lo sviluppo
    della nostra regione. Se i giovani si avvicinassero con la sua stessa passione
    al vino, e all’enogastronomia tipica dell Mezzogiorno, non solo scoprirebbero
    un patrimonio agricolo, culturale e storico di altissimo valore, ma
    troverebbero anche occasioni di inserimento nel mondo dell’economia e del
    lavoro. In fin dei conti, buona parte delle piccole e medie imprese che fanno
    ricco il Nord, ruotano intorno all’agricoltura e all’enogastronomia. C’è anche
    da dire, però, che a fronte della sviscerata passione di una sommelier
    militante come Marina, ci sono le scelte scellerate che ci piovono dall’alto, indipendentemente dalla nostra volontà, e che l’emergenza della monnezza e la criminalità non sono scorie del caso o del
    destino, ma fenomeni radicati cronicamente e tangibilmente con i quali bisogna
    fare i conti. Certo, chiunque si scoraggerebbe dall’avviare un’attività
    enogastronomica in un territorio sfregiato dai rifiuti tossici e dalla
    camorra. Di questo bisogna tener conto, pur apprezzando e plaudendo al massimo
    all’impegno pervicace di Marina. Che grazie al cielo c’è, degusta, ci scrive
    ottimi articoli, e ci fa conoscere vini, enologi e produttori che a causa della
    nostra pigrizia fisica e intellettuale nemmeno ci sogneremmo di incontrare. Per
    la cronaca, io stasera, sulla cena tutta a base di baccalà (penne con pomodorini del piennolo e scaglie di baccalà; baccalà fritto, baccalà alla ualanegna e baccalà all’insalata da sminuzzare nell’insalata di rinforzo; noci e pecorino; cassata), berrò Castel del
    Monte rosato e Negroamaro del Salento e sulla cassata, inevitabilmente, Passito
    di Pantelleria.

  9. A adesso chi lo sente a Lello, ma come Giancarlo beve un vino bianco cilentano? Auguri e abbracci.

  10. Giancà, ma allora è vero che sei un grande maestro gastronomico, di cui tutti noi abbiamo da imparare, ma mi sa che sui vini zoppichi parecchio. Certo che l’Antece di De Conciliis è un vino bianco. D’altra parte tu stesso hai spercificato che è un Fiano e addirittura del 2003, cosa che depone a favore della sua longevità. Non voglio infierire, certamente sei distratto dall’esperienza vissuta da Parini. A proposito ti debbo ancora dire come si chiama l’autista: Fur Gon Cin! ;-)))))))))))))))))) Buone feste.

    1. si lo so . pero’ oggi l’ho già aperto ,e è la quarta bottiglia che bevo quest’anno e certo a vederlo è tutto meno che bianco. voi vi fidate delle scritte . io della vista e non sono daltonico. gente di poca fede :-)

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