Napoli, Trattoria Da Ettore: 90 anni di ristorazione alle spalle di Piazza Plebiscito


Le ultime generazioni: da dx papà Giuseppe, mamma Angela e i figli Ettore e Raffaele Denis

Via Gennaro Serra 39
Tel. 081. 7643578
Aperti: tutti i giorni a pranzo e dal giovedì al sabato a cena
Chiusi: domenica e lunedì sera
Orari: dalle 12 alle 15, 30, dalle 20, 00 alle 23,00
Ferie: Agosto
Carte di credito e bancomat: si

di Giulia Cannada Bartoli

Partendo da Piazza Trieste e Trento, c’è una strada all’’angolo della quale c’è il famoso Caffè Gambrinus, dove, nell’aprile del 1892, Matilde Serao, inaugurò il Mattino, destinato a diventare il quotidiano più importante del Mezzogiorno d’Italia.  In quest’angolo inizia Via Chiaia: percorrendola per qualche decina di metri c’è una piazzetta, Largo Carolina intitolata alla sorella di Napoleone Bonaparte che fu regina di Napoli in quanto moglie di Gioacchino Murat. Da qui parte una stradina in salita, stretta e caotica,  Via Gennaro Serra che porta alla collina di Pizzofalcone o Monte Echia che forse ospitò il primo centro di quell’abitato, che sarebbe poi divenuto Napoli.

Intorno al 1561 il marchese di Trevico Ferrante Loffredo offrì un suolo ai domenicani i quali costruirono un imponente complesso monastico per cui dopo di allora la collina venne chiamata anche Monte di Dio, arteria pulsante della zona, nel ‘700 ospitò le più famose residenze monumentali di Napoli, qui si trovano una serie di palazzi di grande rilievo artistico appartenenti alle famiglie nobili, oggi ambite e costose abitazioni e il collegio dell’Annunziatella detto comunemente Nunziatella.

uno dei tanti portoni dei palazzi nobiliari del quartiere, oggi residenze ambitissime

Bene,  mi fermo al n. 39 di Via Gennaro Serra, dove dal 1920 c’è la trattoria Da Ettore.

il piccolo ingresso

la sala tutta in legno con travi

Inizialmente il locale si chiamava “da Liliana” ed era una latteria dove la proprietaria cucinava qualche piatto caldo. Poi nonno  Ettore Denis la trasformò in vera e propria trattoria. Di fronte un panificio di sua proprietà che produceva ogni tipo di pane ed è rimasto aperto fino al 1988, per poi cedere il posto, alla sua morte, ad una comune rosticceria. Il cognome di questa famiglia ha origini francesi, (Deny) il nonno era nato a Torino, poi trasferito a Napoli per lavoro, il cognome si tramutò in Denis. Siamo molto pochi, mi racconta Raffaele, chissà, forse siamo parenti dell’ex calciatore del Napoli:). In trattoria si lavora da tre generazioni: nonno Ettore, il figlio Giuseppe ancora oggi super attivo con la moglie Angela i due figli Ettore e Raffaele. Lei è ai fornelli,  lui si divide tra fornelli e sala, Giuseppe passa dai fornelli alla sala, oltre a far la spesa ogni mattina cercando il meglio in zona e nei quartieri limitrofi, Ettore si occupa della sala. Nonno Ettore era un vero personaggio, un artista mancato, scriveva poesie, la sera dopo il teatro Politeama, gli artisti cenavano gratis e il “povero cuoco” passava con il cappello per i tavoli perché quella sera per lui non ci sarebbe stata paga. Qui si sono avvicendati grandi nomi del teatro e dello spettacolo: Eduardo De Filippo, Totò, Gina Lollobrigida, Gino Bramieri, Claudio Villa, Nino Taranto, Carla Fracci, Gigi Proietti, Lando Buzzanca, Massimo Ranieri e tanti altri. Il locale è piuttosto piccolo ma messo bene, 8 tavoli, (da 41 a 48, perché al piano di sopra c’è la sala fantasma, mai esistita, ma creata dalla fantasia del vecchio cuoco Tonino, ai fornelli per 30 anni, fino al 2008) tovaglie a quadretti in tessuto, una mise en place un po’ più formale, si vede che siamo in un quartiere che, in parte è un po’ più chic, in parte è ancora molto popolare. Appesi alle travi trionfano gli strumenti antichi della musica napoletana. ” o’ triccaballac, o’ scetavajasse e o’ putipù”.

o’ triccaballacche

o’ scetavajasse

‘o putipù

I Denis non si perdono in chiacchiere, arriva subito al tavolo un cestino di pane dal profumo irresistibile, lo prendiamo a Quarto ( Campi Flegrei) mi informa Raffaele. Il pesce arriva dal famoso mercato popolare in zona Porta Nolana chiamato comunemente tra i Partenopei: Mercato “sopra le mura”, perché sito proprio nella porta che anticamente collegava la parte orientale della città con i villaggi dei “cafoni” e tra i resti delle mura greche ancora miracolosamente erette. La caratteristica principale del mercato è il gran numero di pescivendoli, fissi durante tutto l’anno, ma che sotto Natale, ed in particolar modo nella fatidica notte del 23 dicembre, moltiplicano le vasche dei pesci con certe vere e proprie piscine  dove guizzano e si arrotolano come serpenti  i capitoni. E tutt’intorno, trionfano i frutti di mare, indispensabili per lo spaghetto alle vongole, occhieggiano le “fasolare”, i “taratufoli”, le “telline”, i “lupini”, risplendono le cozze nere e, per i più facoltosi, le grosse ostriche, brutte a guardarsi ma favolose al palato, biancheggiano gli stocchi sotto sale,  i baccalà puzzolenti e saporiti. Non mancano i pesci tradizionali, orate, e spigole, per quelli che “il capitone per Carità mi fa schifo”:)

Angela Denis ai fornelli

I pomodori pelati arrivano dalla zona d’elezione per la produzione, Sant’Egidio di Mont’Albino (Sa) e i freschi sono reperiti in zona, piennolo o pachino. Olio e pasta si mantengono su un filone medio di qualità, De Cecco per l’olio e Garofalo e De Cecco, a seconda dei formati per la pasta. La carne arriva da “dietro le case nuove” un quartiere popolare alle spalle dell’ospedale Loreto Mare, ortaggi e frutta dai mercati della zona di Corso Novara vicino la stazione centrale. Il mio interesse per la provenienza delle materie prime si spiega con la voglia di verificare davvero l’eccellenza del rapporto prezzo- qualità. Il vino della casa, come ho verificato in altre visite ,arriva dalla zona di Bacoli, c’è tuttavia, una piccola e onesta selezione di vini  campani e toscani in bottiglia. Il menù varia ogni giorno, non è scritto  e va con i giorni della settimana come si usava una volta nelle case. Il lunedì, fagioli e scarole, il martedì, gattò di patate, il mercoledì pasta al forno con polpettine, ricotta e provola; il giovedì, naturalmente gnocchi, alla sorrentina o con zucca e provola, oppure orecchiette con i broccoli; o, la mitica genovese; il venerdì, spaghetti con vongole o cozze e baccalà alla siciliana con cipolle, olive e pomodoro; il sabato comanda papà Giuseppe: brodo di carne fatto con la “corazza” o “punta di petto”; la domenica via libera al ragù e la sua carne, ziti spezzati alla genovese con la carne e crostata di tagliolini. La lista dei primi però non è finita, ci sono ancora pasta e fagioli, pasta e ceci con le lagane, tubettini o spaghetti spezzate con le lenticchie, tubetti, piselli freschi cipolla bianca e prosciutto cotto, in primavera, pasta e zucca fagioli e scarole, il minestrone di verdure fresche, la minestra maritata a Pasqua e Natale, spaghetti a vongole o cozze, pasta e patate con la provola. Insomma la tradizione napoletana al completo.

super casalingo gattò di patate

lagane e ceci battezzate e cresimate:)

tradizionale spaghetto e cozze

Anche per i secondi la lista  è lunga e tradizionale, spaziando tra carne e pesce a seconda della disponibilità di mercato: polpette fritte o al ragù, bistecca, carne alla pizzaiola, scaloppine, salsicce alla brace, costolette di maiale con papaccelle ( una sorta di peperone piccante rotondo tipico del periodo natalizio), carne alla genovese o al ragù con braciole e “tracchiulelle” (spuntature), spezzatino o polpettone al forno con patate e poi secondo quello che il mare offre: alici in tortiera o fritte, polipetti affogati alla “luciana” o in insalata, calamari fritti o alla griglia, orate all’acqua pazza o alla brace, pesce spada e frittura di paranza quando capitano fresche.

polpette fritte e “friarielli”

la carne alla genovese

la frittura di alici e calamari

La cucina delle verdure rimanda ancora una volta alla tradizione poliedrica dei napoletani di saper cucinare gli ortaggi in mille modi: parmigiana di melanzane, qui la fanno senza provola, risulta più delicata e dolce; zucchine alla scapece, melanzane alla griglia e poi sott’olio, i friarielli, i peperoncini verdi fritti con il pomodorino del “piennolo”, patate, fagiolini e broccoli lessi, freschissime insalate miste, carciofi affogati con olive e capperi.

parmigiana di melanzane e friarielli

peperoncini verdi fritti al pomodorino

scarole saltate, friarielli, patate lesse, carciofi affogati e zucchine alla scapece

Per i dolci, tranne le mitiche “graffette” fritte di fecola di patate, zucchero e scorzetta di limone di Giuseppe Denis che mi hanno riportato 40 anni indietro, si ricorre ad un maestro pasticciere, Pasticceria “Bellavita Napoli”, che cominciò l’attività 47 anni fa e ancora mantiene alti livelli di qualità e genuinità, tra le sue specialità: babà, sfogliate, torta caprese, dolci natalizi e la cassata nella versione alla siciliana e nella versione alla napoletana.  A Pasqua e Natale mamma Angela si esibisce in pastiera e struffoli.

le “graffine” fritte di patate, con zucchero e scorzetta di limone, un balzo indietro di 40 anni ricordi d’infanzia

Il caffè arriva dal bar di fianco, in cucina non c’è spazio per la macchina a cialde e il tempo per la moka è troppo. Sicuramente qui l’atmosfera è meno “prolet”, vista la frequentazione abituale di artisti del vicino teatro e professionisti della zona, tuttavia, questo non sminuisce l’aria familiare e semplice che vi si respira, sono tutti clienti abituali, all’arrivo e all’uscita salutano come se entrassero o uscissero da casa propria, chiedono di trovare qualche piatto preferito la sera o il giorno dopo. Il filo rosso che unisce tutti questi luoghi visitati finora è l’aria non ingessata che si avverte, le persone si sentono a proprio agio, mangiano bene, spendono poco, esattamente quello che il pubblico gastronomico di oggi ricomincia a chiedere. Veniamo alla vil pecunia: per un pranzo completo con secondo di carne spenderete sui 18 – 20 euro, con secondo di pesce sui 25 euro, per un primo e un secondo con coperto e vino della casa spendere sui 15 euro, per un primo con abbondanti contorni sui 10 – 12 euro, per secondo e contorni sui 12 – 15 euro. D’altra parte qui c’è l’aria del teatro e la possibilità di incontrare artisti famosi da mettere in conto, oltre alla smisurata dedizione e voglia di tramandare tradizioni che andrebbero perse di tutta la famiglia Denis. Ricordate quest’indirizzo.

32 Commenti

  1. Nei pressi c’è anche il re dei pianoforti : Napolitano. Ed è proprio in occasione di un acquisto di ben due pianoforti che mi sono fermato da Ettore. Ottima cucina casereccia, piatti semplici ma gustosi. Brava Giulia, ma non dimenticare quei posti particolari…

    1. oddio, non proprio nei pressi… forse non sono lil solo a non avere un buon senso del’orientamento… :-D

      1. Romualdooooo!!! Napolitano sta in via Monte di Dio, da lì alla trattoria saranno dieci minuti un quarto d’ora a piedi, non di più!!! Non addebitare al altri questioni che, ho scoperto recentemente, sono addirittura genetiche… ;-))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))

        1. Napolitano in via Monte di Dio????? io lo conosco solo in piazza Carita…..

  2. Giulia, io non ho mai capito questo dogma della tradizione napoletana “gnocchi il giovedi”: se ti capita prova a chiedere com’è che questo piatto trova questo spazio settimanale considerando poi che, se fatti in casa, gli gnocchi richiedono anche un bel po di tempo.
    Riguardo alle ciambelline, anch’io sono andata con i ricordi a mia nonna che me le faceva e noi intorno che aspettavamo che le friggesse e ce le desse calde calde, insieme a tante ciabattate perchè le davamo fastidio. Non sono campana ma in questo tipo di cucina ci sono cresciuta anch’io.
    P.S.: io l’avevo intuito che Nannini è l’amore tuo…. sshhh!

  3. Alba….. indaghero’ sull’argomento gnocchi….. sulle graffine, ricordo che da picccoli ci facevano fare un gioco : tutte le graffine appese ad un filo da un lato all’altro di una stanza e noi bambini in ginocchio e mani dietro la schiena dovevamo addentarle e vinceva che la finiva per primo:) per il resto… ssshhhh:))))mi piacerebbe conoscerti da vicino:)

  4. Sempre più bella questa narrazione della Napoli in cucina “old Style) di Giulia, la leggo sempre tutto d’un fiato e fatto strano riesco a sentire anche gli odori, sarà ” a ‘ famm” (la fame) visto l’ora? :))))

  5. si Ros, la fame e anche il fatto che mi diverto talmente tanto a descrivere queste atmosfere qusi come se fosseropersone di famiglia:)

  6. quando lavoravo a via gennareo serra, era un posticino dove si pranzava un boccone. mi piaceva molto. ne ricordo le alici fritte. brava giulia. tra poco ti seguo a ruota con le pizzerie.

  7. Bella anche questa recensione…. mi sembra di stare nel locale insieme a te
    , sento anche il profumo dei piatti però la mia pancia rimane vuota .

  8. Giulia,

    solo una precisazione visto che abito da 37 anni lo ed ho avuto il piacere di passare stupende serate con Don Ettore.

    Angelo, si chiama Raffaele

    Anna si chiama Angela.

    Magari chiamare le persone con il proprio nome sarebbe più interessante per chi legge e ha il piacere di conoscerli.

    Per tutti: si mangia la vera cucina napoletana quella che cucinavano i nostri nonni, fantastico

  9. Questo è sicuramente uno dei quartieri di Napoli più interessante. Indubiamente il più antico, è qui che si arroccarono gli Eubei i quali chiamarono l’attuale Monte Echia, Monte Falero. Sul Monte Falero gli Eubei impiantarono la vite e producevano il vino, detto appunto Falero. E’ bellissimo camminare tra questi vicoli tinti da realtà in forte contrasto tra loro, si succedono palazzi sfarzosi, piccole botteghe popolari, abitazioni semplici, la famosa scuolamilitare Nunziatella, chiese più o meno interessanti dal punto di vista artistico. Ma sopratutto ci sono ancora posti deliziosi dove andare a mangiare come questo descritto abilmente da Giulia.

  10. bel pezzo ,giulia. mi fai una cortesia la prossima volta ? MI TROVI UNA TRATTORIA CHE ALMENO LA DOMENICA FA IL SARTU’ DI RISO? O MI TOCCA PENSARE CHE NON LO FA PIU’ NESSUNO ?

    1. concordo co Giancarlo,trovare un locale che fa ancora un sartù come tradizione è una impresa.Chi ne conosce,è gentile se tira fuori i nomi :-D

  11. qui la domenica apranzo lo fanno maffi basta chaimar con dovuto anticipo tipo una settiaman, e ci metto una buona parola:) cmq ce ne sono altre , lo scoprirai nelle prossime tappe. a marina grazie per le notiziole storiche:)

    1. oddio ,ma che succede ? giulia è claudio ? . mica mi ero accorto. sembravi cosi’ femminile giulia… anzi claudio :-)

  12. Oddio, ovviamente scritto bene ma la storia è inventata, perchè Don Ettore faceva il panettiere è vero di fronte a questo locale, che però non ha venduto alla morte ma molti anni prima. Da novant’anni non è vero che gestiscono questo ristorantino, perchè Peppe e Angelina, così vengono chiamati avevano una salumeria in via Egiziaca che poi alcuni anni fà hanno chiuso, il localino lo aprì Ettore junior e non Ettore senior. Ma perchè si cambia la storia? e a cosa serve? E’ difficile raccontare il mondo della ristorazione perchè purtroppo se non li conosci ti dicono un sacco di balle.

    1. caro Francesco …..per fartela molto breve:
      mio nonno Don Ettore aveva sia il panificio che la trattoria…ed i miei genitori effettivamente avevano una salumeria.
      Prima che mio nonno morisse la trattoria è passata a mio padre e non a mio fratello Ettore(che però lavorava in trattoria già dagli anni 90), in seguito i miei hanno chiuso la salumeria ed una volta andato in pensione Tonino ,il vecchio cuoco, hanno deciso di fare a loro volta i cuochi nella trattoria…
      A prova di ciò, in trattoria ci sono le foto e le dediche, che gli artisti che si esibivano al Politeama e poi se fermavano a cena da noi, lasciavano a mio nonno molto prima che nascesse Ettore jr.
      spero di aver fatto 1 po’ di chiarezza ;-p

  13. SI RICHIEDE PREVENTIVO PER PRANZO TURISTICO PER GRUPPO 45/50 PERSONE PER DOMENICA 12 DICEMBRE ALLE ORE 13.00.GRAZIE RESPONSABILE DEL GRUPPO ANTONIO SIMARCO . 3477835765

  14. “biancheggiano gli stocchi sotto sale”

    questa singola frase tradisce una profonda ignoranza in fatto di cultura gastronomica e tradizioni culinarie che azzera il valore e la credibilità di tutto il resto. Perdonate la franchezza.

  15. E’ uno dei pochi luoghi in ci si respira ancora la napoletaneita’ a scapito “napoletaneria”e questo grazie all’ospitalita’ e discrezione dei proprietari che offrono un clima di discrezione e tradizione senza tuttavia cadere in eccessivita’ tipicamente campane. E’ il mio .luogo di riunione con le persone che amo di piu. E’ bello andarci con l’amico che non vedi da tempo, con quello con cui è nata qualche incomprensione, con un familiare ma mai con un nemico!, Sarebbe un peccato distrarsi dagli eccezionali sapori proposti da Ettore e bere il suo vino in nome di qualcosa che non sia pace. Eccezionale il rapporto qualita’ prezzo.

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