Al Gran Caffè Gambrinus il gelato alla violetta della Principessa Sissi


Il gelato alla violetta della principessa Sissi

di Carmen Autuori

L’ inconfutabile ritorno della pasticceria e della gelateria amarcord non è un fatto nuovo per il Gran Caffè Gambrinus, il salotto buono partenopeo che dal 1860 affascina il mondo con le sue sale che parlano della grandeur di una Napoli nobilissima e dei fasti della rutilante Belle Époque.

Gelato alla violetta, un particolare della sala del Gran Caffè Gambrinus

Insieme a coviglie, zuccotti, spumoni, sorbetti – che una volta si chiamavano cremolate e non hanno nulla in comune con le attuali granite – la famiglia Sergio, che dal 1973 è titolare dello storico locale, ha recuperato l’antica ricetta del Gelato alla Violetta pensato per la bella e infelice imperatrice d’Austria Elisabetta di Baviera, meglio conosciuta come la principessa Sissi.

Elisabetta di Baviera

Ancora oggi nell’opulento banco dei gelati che fa da contraltare a quello ricchissimo dei dolci iconici della tradizione partenopea, è possibile trovare questo gusto che rimanda ad un tempo che fu e che conquistò l’imperatrice d’Austria durante la sua tappa a Napoli, dove approdò con il suo yacht l’11 novembre 1890 per poi proseguire per la Grecia. Dopo aver comprato dagli artigiani pezzi in corallo, tartaruga, porcellane, argenti, pastori, mangiò il gelato al Gambrinus: quello alla violetta, dal colore tenue e dal sapore intenso a base di latte, panna e liquori aromatici.

Gelato alla violetta, il cono

Gelato alla violetta, la coppa

L’imperatrice fu attratta come tanti letterati e artisti del periodo – spiegano oggi i fratelli Antonio e Arturo Sergio e Massimiliano Rosati, titolari del Gran Caffè Gambrinus – dall’atmosfera della Belle Époque che, allora come oggi, pervade le sale perfettamente conservate, dagli arredi così importanti, dai velluti e dalle luci voluti dall’imprenditore Mariano Vacca che aveva aperto il Gambrinus ispirandosi al caffè Vacca presente in villa Comunale a Napoli. Ammirò i dipinti dei pittori dell’Ottocento a cui in seguito se ne sarebbero aggiunti tanti altri e ovviamente gustò la sua coppa di gelato. Per ricordare quella visita continuiamo a preparare il gelato alla violetta accanto ai nuovi gusti. Oggi è possibile degustare il gelato in tre versioni: in una piccola coppa da passeggio decorata con il ritratto di Sissi, nel cono oppure al tavolino”.

Gelato alla violetta da sinistra Massimiliano Rosati, Arturo, Antonio e Michele Sergio

Inaugurato nel 1890, lo storico locale diventa subito il cuore della vita mondana partenopea: re, regine, capi di stato, intellettuali, musicisti, giornalisti sono stati attratti dal grande fascino del più antico caffè letterario di Napoli.

Tra i tanti mi piace ricordare Matilde Serao che amava intrattenersi nelle eleganti sale insieme al suo grande amore Eduardo Scarfoglio ed immaginarla a gustare gelati e sorbetti di cui era particolarmente ghiotta, quegli stessi che descrive mirabilmente ne “Il Paese di Cuccagna”, nel capitolo dedicato al battesimo di Agnesina Fragalà. Inoltre, sembra che proprio ai tavolini del Gambrinus le sia nata l’idea di fondare insieme al marito Il Mattino e poi in completa autonomia Il Giorno, prima donna ad aver fondato e diretto un quotidiano completamente da sola.

<<Donna Matilde era un’assidua frequentatrice del Gran Caffè Gambrinus– riporta Arturo Sergio, voce “storica” della famiglia. Oltre che con gli intellettuali dell’epoca, amava incontrare anche signore della borghesia a cui dispensava consigli e pillole di saggezza. All’ epoca, il locale era anche tanto frequentato da giovani donne in età da marito, accompagnate dalle madri a fare da chaperon, che speravano d’incontrare i cadetti dell’Annunziatella o qualche blasonato. E poi c’era Gabriele D’Annunzio che ai tavolini sormontati da prezioso marmo rosa di Portogallo ha scritto il testo della celeberrima ‘A vucchella, ispirato da una donna che sorbiva il caffè la cui “vucchella” (boccuccia), sebbene somigliasse ad una rosa, era un po’ “appassiulatella”, ossia leggermente appassita. Lo stesso Vate, sempre in difficoltà economiche, lasciava dei messaggi da consegnare agli amici benestanti dove chiedeva denaro per aiutarlo a superare il momento, sempre frequente a dire il vero, difficile”.

Gelato alla violetta, il menù del Gran Caffè Gambrinus

Il Gran Caffè Gambrinus prosperò fino al 1938 quando il prefetto Marziale ne ordinò la chiusura perché ritenuto luogo antifascista. Così, i locali furono ceduti al Banco di Napoli e degli antichi fasti rimase solo il ricordo.

Bisogna arrivare al 1973 , anno dell’acquisizione del locale da parte di Michele Sergio, padre di Antonio e Arturo, perché il Gambrinus ritornasse agli antichi splendori, dopo una lunghissima battaglia legale contro il Banco di Napoli e il lavoro minuzioso di restauro delle splendide sale.

È di questi giorni la notizia della prossima inaugurazione delle due sale che affacciano su via Chiaia, le ultime che mancavano per la chiusura del cerchio.

<<Abbiamo ottenuto tutti i locali che costituivano il corpo del Gran Caffè Gambrinus – dice Arturo Sergio – si è avverato un sogno nel sogno, quello di mio padre e il nostro. Abbiamo restituito a Napoli l’unico caffè letterario storico della città, insieme al ricordo tangibile dei fasti di un’epoca straordinaria>>.

Gelato alla violetta, le coviglie

Ma non finisce qui, nei progetti futuri della famiglia Sergio c’è una campagna di rilancio dei semifreddi storici, in particolare della coviglia, semifreddo a base di albume montato, panna e crema di nocciola o di cioccolato, dello spumone e dello zuccotto, i dessert che hanno allietato i palati di re e regine, di poeti e scrittori e che sono stati, fino agli anni ’70, i protagonisti di banchetti che hanno celebrato i momenti più importanti della vita di intere generazioni.

Nota a margine: overturism, cuoppi fritti, tiktoker dalla dubbia moralità non basteranno ad offuscare lo spirito di una Napoli nobilissima fino a quando imprenditori come i Sergio ne preserveranno la storia, la memoria e l’inossidabile fascino.

2 Commenti

  1. Va bene il gelato “imperiale”ma a fare la differenza ci pensano : coviglie, zuccotti, spumoni, sorbetti – che una volta si chiamavano cremolate e non hanno nulla in comune con le attuali granite. FRANCESCO

    1. La bella notizia è che nei progetti a breve termine della famiglia Sergio c’è proprio la rivalutazione di questi dolci antichi che hanno fatto grande la pasticceria partenopea, tra l’altro mai scomparsi dalle vetrine del Gran Caffè Gambrinus.
      Un caro saluto, Francesco

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