Alepa, una visione agricola radicata nel cuore di Caiazzo


Alepa, Paola e Ornella

Alepa, Paola e Ornella

di Ornella Buzzone

C’è un filo sottile ma resistente che lega il passato agricolo della Campania a un presente consapevole e innovativo. A San Giovanni e Paolo, piccola frazione collinare di Caiazzo, questo filo prende la forma di una bottiglia, o meglio, di sei. Sono i vini naturali di Alepa, piccola azienda vitivinicola guidata da Paola Riccio, pioniera silenziosa di un approccio produttivo rispettoso, identitario e profondamente umano.

Alepa, tutti i vini dell'azienda

Alepa, tutti i vini dell’azienda

Alepa nasce negli anni Ottanta come estensione della casa di campagna della famiglia Riccio, luogo di villeggiatura estiva e piccolo presidio agricolo. Ma è nel 2003 che l’azienda cambia pelle: dopo un periodo di gestione esterna, Paola decide di “scendere in campo” in prima persona. L’agricoltura non è più un semplice contorno, ma un progetto di vita. Una scelta che evolve, dopo circa un decennio, in un atto ancora più radicale: la vinificazione naturale.

Il nome ALE.P.A. non è un semplice marchio: è un acronimo intimo, composto dalle iniziali delle donne della famiglia — Alessia, Paola, Annamaria — e già in questo si riflette la cifra personale e affettiva che permea l’intero progetto. La vigna non è solo un luogo produttivo, ma uno spazio di memoria, dialogo, sperimentazione.

Alepa, Paola nel vigneto

Alepa, Paola nel vigneto

Nel tempo, Paola ha cominciato a mettere in discussione i protocolli enologici classici. In modo quasi istintivo ha iniziato a sottrarre interventi, lasciando che fosse la materia prima — l’uva, il suolo, l’aria — a raccontare. I suoi vini, prima visti come “rustici” e fuori dagli schemi, hanno trovato una naturale collocazione nel movimento internazionale del vino naturale, in particolare in Francia, dove la cultura del non intervento aveva già trovato un mercato preparato e sensibile.

Alepa, casa esterna

Alepa, casa esterna

Oggi la produzione Alepa è una dichiarazione di indipendenza: una micro-azienda artigianale che sfida i canoni del mercato proponendo vini che non imitano, ma rivelano.

Alepa, la casa e l'abero di gelsi

Alepa, la casa e l’abero di gelsi

Nel cuore del vigneto Alepa la protagonista indiscussa è il Pallagrello Bianco, vitigno autoctono campano che un tempo rallegrava le tavole borboniche e che oggi, grazie a contadini resilienti e a produttori visionari come Paola, vive una nuova stagione di gloria. Insieme al Pallagrello, trovano spazio anche Falanghina, Greco, Pallagrello Nero e persino un antico impianto di Cabernet Sauvignon, coltivato in un vigneto di oltre quarant’anni.

La scelta varietale non è casuale, ma riflette un impegno preciso verso la salvaguardia della biodiversità vegetale. Come spiega Paola, «la mia missione è anche preservare le piante antiche». Una filosofia agricola che si riflette nei suoli, arricchiti nel tempo da pratiche rispettose e attente alla vita invisibile che li abita.

Sei etichette, sei racconti autentici.

La produzione di Alepa si articola in sei etichette, ognuna con una personalità ben definita. Dalla Falanghina con Greco del “Casa di Campagna Bianco” al “Riccio Bianco” da Pallagrello vinificato in purezza, passando per “L’Eretico”, un Orange Wine radicale ed elegante, sempre da Pallagrello Bianco. E poi ancora il “Casa di Campagna Rosso”, un blend di Pallagrello Rosso e Cabernet Sauvignon, il “Privo”, rosso da solo Cabernet, e infine il “Riccio Nero”, da Pallagrello Nero.

Tutte le etichette condividono lo stesso approccio produttivo: vinificazione naturale, nessuna chiarifica, lunghi affinamenti per decantazione spontanea, nessun additivo. Ne risultano vini dalla tessitura viva, che riempiono il palato con una dinamica tattile unica. «Si devono bere», dice Paola, quasi a voler sottrarre il vino all’eccesso di intellettualismi per restituirlo al gesto primario del nutrirsi.

Alepa, i vigneti di Paola

Alepa, i vigneti di Paola

Il vino Alepa è anche geografia. Il territorio delle colline caiatine, modellato dal fiume Volturno e protetto dalle montagne del Matese, regala un microclima privilegiato e suoli di straordinaria varietà, capaci di mutare consistenza e composizione nel giro di poche centinaia di metri. Un recente studio di zonazione lo ha confermato: qui si alternano argille compatte e sabbie sciolte, regalando complessità e sfumature distintive ai vini.

Ma c’è di più. C’è la dimensione umana del territorio: i contadini che hanno custodito il patrimonio varietale autoctono, la comunità rurale con cui Paola coltiva relazioni sincere e di mutuo sostegno, le storie condivise, le mani che lavorano insieme alla terra.

Visitare Alepa significa entrare in una dimensione agricola viva e pulsante, dove ogni filare racconta una storia e ogni vino è frutto di un gesto consapevole. Paola Riccio apre le porte della sua azienda a chi desidera conoscere davvero il mondo del vino naturale: non solo degustazioni, ma vere e proprie esperienze immersive tra le vigne, alla scoperta di un’agricoltura non convenzionale.

Alepa, in cantina

Alepa, in cantina

Durante le visite è possibile passeggiare tra i vecchi vigneti, osservare la biodiversità in azione, ascoltare dalla voce di Paola le storie dei vitigni autoctoni e comprendere il senso profondo di una scelta produttiva che privilegia la lentezza, il rispetto e la coerenza.

In cantina, si entra nel cuore pulsante dell’Alepa: qui il vino affina in silenzio, senza interventi, seguendo i suoi tempi. È il luogo ideale per comprendere come nasce un vino che non vuole essere perfetto, ma vero.

Le esperienze sono su prenotazione e personalizzabili: dalla semplice degustazione guidata all’approfondimento tecnico sulle vinificazioni naturali, fino ai momenti di convivialità contadina tra i filari, con vista sulle colline di Caiazzo.

Alepa, patio

Alepa, patio

I vini naturali di Paola Riccio, con la loro complessità e struttura, si prestano ad abbinamenti gastronomici ricercati ma anche rustici, in perfetto equilibrio tra autenticità e finezza.

Alepa, tavola

Alepa, tavola

Casa di Campagna Bianco: perfetto con formaggi freschi di bufala, zuppe di legumi locali o piatti semplici della cucina contadina come la minestra maritata.

Alepa, casa di campagna

Alepa, casa di campagna

Riccio Bianco (Pallagrello Bianco): da provare con carni bianche, risotti alle erbe spontanee, frittate di cipolla ramata o con una selezione di formaggi caprini.

Alepa, riccio bianco

Alepa, riccio bianco

Alepa, la frittata di patate e cipolle di Paola

Alepa, la frittata di patate e cipolle di Paola

L’Eretico (Orange Wine): ideale con piatti speziati, fermentati, o con la cucina etnica mediorientale. Perfetto con un hummus artigianale o melanzane arrostite.

Casa di Campagna Rosso: si sposa con carni alla brace, polpette di pane e pecorino, ragù e pasta fatta a mano.

Privo (Cabernet Sauvignon): esalta piatti strutturati come brasati, selvaggina, ma anche stufati di verdure di stagione.

Alepa, il privo

Alepa, il privo

Riccio Nero (Pallagrello Nero): sorprendente con piatti di cucina creativa, agnello al forno, o con pizze gourmet a base di ingredienti locali.

Alepa, la pizza croccante

Alepa, la pizza croccante

Ogni calice accompagna la cucina del territorio e valorizza la tradizione contadina con un tocco di contemporaneità.

Produrre vino naturale in Campania non è semplice. I numeri piccoli, il costo di un’agricoltura non intensiva, l’incomprensione di un palato spesso abituato a standard industriali, rappresentano ostacoli quotidiani. Ma per Alepa, le soddisfazioni superano le fatiche: vedere il suolo trasformarsi, gli insetti impollinatori tornare, i clienti emozionarsi davanti a un vino “vivo”, sono traguardi che valgono ogni rinuncia.

Il futuro? È scritto nel desiderio di accorciare la filiera, di crescere nel canale enoturistico, di parlare direttamente ai curiosi, ai consapevoli, ai sensibili. Perché il vino naturale, come l’agricoltura, è prima di tutto relazione.

Via Carpineto, 81013 Caiazzo CE

Telefono: +39 335 537 6164

 

Scheda del 19 agosto 2014

ALEPA di Paola Riccio a Caiazzo

Paola Riccio

Alepa di Paola Riccio
Caiazzo
Via Baraccone
Tel. 0823.862755
www.alepa.it
[email protected]

Alepa, la casa e il giardino

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Ettari: 2,5 di proprietà vitati e uno a oliveto su 5 complessivi.
Enologo: Maurizio De Simone
Agronomi: Vincenzo Coppola e Carmine Mastroianni
Allevamento e densità di impianto: cordone speronato, circa 2.300 ceppi per ettaro nel vigneto degli anni ’80, 4.600 in quelli del 2004.
Composizione chimico-fisica del terreno: potassio,  alcalino e argilloso-molassico
Produzione kg/pianta: 1 chilo
Esposizione vigne: est
Epoca di impianto delle vigne. Maria Carolina 1986, le altre le due nel 2004
Altezza media: 250 metri
Lavorazione del terreno: fresatura, vangatura, trinciatura meccanica
Conduzione: in regime biologico non certificato
Lieviti: selezionati
Mercati di riferimento: Campania, Lombardia, Liguria; Australia, California, Polonia, Svizzera

Alepa, la casa da un’altra angolazione

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Bottiglie prodotte: circa 18.000
Percentuale di uve acquistate: 20%
Uve coltivate: pallagrello bianco, falanghina, greco, cabernet sauvignon
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Clicca qui per leggere tutto quello che è stato pubblicato su questo sito su Alepa di Paola Riccio

 

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La storia
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C’è un intimo equilibrio interiore facilmente leggibile quando si varca il cancello e si scende per entrare nella proprietà di Paola Riccio. La vigna, non diserbata chimicamente, convive infatti con alberi da frutto, il giardino è ben ordinato, un orto dove si coltivano ortaggi e verdure di stagione è proprio a ridosso delle viti più antiche, piantate dal padre Eugenio nel 1986, quando acquistò questa proprietà in stato di semi abbandono sul crinale della collina dela frazione San Pietro e Paolo. E’ sempre stata una seconda casa, quella di campagna dove rifugiarsi dal lavoro e trovare fresco e pace d’estate. Magari godendosi anche la piscina a bordo vigneto.
Nel 2003 inizia invece la conversione produttiva, anche se le prime bottiglie furono etichettate nel 1993. E’ stata la figlia Paola ad affrontare l’enorme sforzo che ha implicato questa svolta creando una azienda a misura d’uomo, con l’aiuto di Maurizio De Simone, degli agronomi di territorio Vincenzo Coppola e Carmine Mastrojanni. Fondamentale anche la figura di Angelo D’Agostino, sapiente cantiniere.
La prima vendemmia del nuovo corso è del 2007.
L’obiettivo è quella di produrre vini di carattere, compatibili con l’ambiente, puntando sui vitigni autoctoni ma anche decidendo di non toccare la vigna di cabernet piantata da Eugenio. Nell’ultimo anno, dopo l’espianto dell’aglianico e la sua sostituzione con pallagrello bianco, è stata tolta l’etichetta Palenio, un blend di aglianico e cabernet che invece viene adesso vinificato in purezza e senza solfiti.
Tra le novità, l’arredamento di un paio di stanze per l’ospitalità entro l’anno.

Alepa, l’orto e gli alberi da frutta

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Il vigneto
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La parte più antica è Maria Carolina, più vicina ai due fabbricati dell’azienda. Poco meno di un ettaro, come pure gli altri due corpi, molto vicini tra loro. L’estensione totale è di poco meno di tre ettari con orientamento dei filari nord-sud ed esposizione est. La conformazione del terreno è caratteristica del complesso sedimentario dell’area posta sulla riva destra del fiume Volturno: argilloso con presenza di microelementi, detto molassa o facies molassica. La disposizione del vigneto fu pensata in base ai venti che vengono dal fiume e che ritornano freschi dal vicino massiccio del Matese.

Alepa, il terreno

La vite è allevata a cordone speronato con l’uso di pali di castagno. Si pratica il sovescio e non si concima. I trattamenti sono in rame e zolfo mentre il diserbo è meccanico.

Alepa. l’ultimo vigneto piantato da Paola

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I vini

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Alepa, la cantina

Riccio Bianco Terre del Volturno igt

Riccio Bianco Alepa

Uva: pallagrello bianco
Bottiglie: 10.000
Prezzo in enoteca: 12-15 euro
Vinificazione: acciaio
Lunga fermentazione a temperatura controllata. Il  risultato è un bianco dal coloro giallo paglierino oro dal naso ricco di frutta. Al palato è secco, pulito, molto lungo. Vive bene negli anni ma non aspira a una longevità da Matusalemme.

Maria Carolina Terre del Volturno igt

Maria Carolina

Uva: pallagrello bianco
Bottiglie: 1000
Prezzo in enoteca: sui 20 euro
Vinificazione: legno di castagno.
Un vino estremo, ottenuto dall’omonima vigna. Un vino alla Maurizio De Simone, dai sentori fruttati e tostati, dotato di buona freschezza e speziato. In bocca è sapido, secco, senza dolcezze.

Santojanni Terre del Volturno igt

Santojanni 2009 Alepa fotomonicapiscitelli

Uva: falanghina e greco
Bottiglie: 1000
Prezzo in enoteca: sui 6,5 euro
Vinificazione: acciaio
Un vino fresco e piacevole, molto secco e dotato di una buona verve al naso come al palato. Sulla cucina di mare.

Riccio Nero Terre del Volturno igt

. Il ‘Riccio nero’ (Pallagrello nero)

Uva: pallagrello nero
Bottiglie: 5.000
Prezzo in enoteca: circa 15 euro
Vinificazione: acciaio e botte grande di Slovenia.
Le uve sono di un solo conferitore che le alleva a tendone. Ed è l’unica etichetta aziendale fatta con uve non proprie. Tannini molto presenti, grande freschezza. Lo stile è quello di un rosso rustico, molto ben abbinabile al cino tradizionale di territorio.

Privo Cabernet Sauvignon Campania igt

Privo delle cantine Alepa

Uva: cabenret sauvignon
Bottiglie: 1.000
Prezzo in enoteca: sui 20 euro circa
Vinificazione: acciaio
Un cabernet dai tipici sentori del vitigno, polputo ed esuberante. Ottenuto dalla lavorazione senza solfiti aggiunti nell’ambito degli esperimenti che sta facendo Maurizio de Simone da un paio di anni.

CONCLUSIONI
Questa azienda vale la visita perché dotata di un notevole equilibrio psicologico che lega in maniera indissolubile Paola alla proprietà di famiglia. E’ anche un modo per dimostrare il proprio affetto nei confronti del padre. Infatti l’allevamento della vite cammina di pari passo con il lavoro nella cantina.
L’appassionato troverà una espressione molto tipicizzata del Pallagrello bianco. Buoni in generale i bianchi, che comunque vanno stappati nel giro di tre, quattro anni.
Sono bicchieri da bere in franca compagnia, senza eccessive pippe mentali.
I rossi invece devono ancora trovare il loro giusto profilo e vanno calibrati su un progetto che non leggiamo ancora: bicchieri di potenza, rustici, quasi sprucidi. Meravigliosi sulla cucina di tradizione.

Un commento

  1. Perché raccontare la storia di famiglia e di vino riducendolo in uno scritto pescato qua e là da intelligenza artificiale che senso ha

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