Arcà 2003 Aglianico del Vulture doc


GIANNATTASIO

Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno

Una delle segnalazioni migliori dell’Oscar del Vino è stata sicuramente quella di Sergio Paternoster, fratello di Vito, artefice di gran parte dei vini del Vulture: se pensiamo a tanti enologi impegnati a fare gli stessi vini con uve diverse dal Trentino alla Sicilia, non si può non restare stupiti dalla capacità di Sergio nell’interpretare filosofie di produzione e terroir con lo stesso vitigno in un fazzoletto di terra qual è il Vulture in confronto ad altre aree vitate italiane ed europee. Eppure ogni sorso è una scoperta, si avverte la mano tradizionalista attenta però alle nuove tendenze che amano maggiore frutta e concentrazione, sempre il legno è ben dosato perché non sostituisce il frutto. Uno stile, insomma, che ci ha regalato vini come quelli di La Luce, Titolo e Bisceglia tanto per fare tre nomi, oltre che quelli del Consorzio dei Produttori a Barile. Uno dei capolavori ancora poco conosciuti dal pubblico degli appassionati è l’Arcà prodotto dalla famiglia Giannattasio che è tornata nella sua terra di origine per valorizzare il vigneto, parliamo di 5 ettari proprietà, puntando esclusivamente ad un vino, l’Aglianico del Vulture. Michele, il capofamiglia, è uno che di vino ne mastica visto che è nel Cda della Feudi di San Gregorio da molti anni, è lui l’artefice dell’ingresso della cantina di Sorbo Serpico nel Vulture e dell’acquisto della Locanda del Palazzo. Un vero personaggio insomma, che ama lo stile felpato e morbido della Prima Repubblica invece di imporsi con l’arroganza dei berluscones capa pelata, occhiali neri e completo blue con cravatta a pois. Michele gira con le bottiglie in auto, le propone agli amici, non perde una occasione per essere presente macinando centinaia di chilometri come un ragazzo, un bell’esempio per le ultime generazioni che vivono tra casa e bar come le patelle sugli scogli. Ma aldilà, lo avrete capito, della simpatia, il punto vero di questa scheda è la qualità del vino, provato di recente alla cieca in degustazione professionale, che ha confermato standard qualitativi davvero molto alti. A distanza di tre anni ormai la morbidezza ha raggiunto un buon equilibrio, e questo è tipico dell’Aglianico del Vulture, meno aggressivo di quello irpino, più dolce. I tannini sono ben risolti mentre il naso ha bei sentori ancora di frutta a cui subentra un po’ di tabacco, cacao, leggere note balsamiche in sottofondo. In bocca è molto gradevole, con un ingresso discreto, poi si dilata al palato presidiandolo con intensità, lascinadolo con un finale lungo e pulito. Molto buona la spinta di freschezza. Un piccolo capolavoro, il cui punteggio sale ancora quando consideriamo il prezzo di uscita dall’azienda: con questi prodotti il vino del Sud non può temere nessuna forma di concorrenza. Anche perché vicino a Michele c’è il figlio Arcangelo.

Sede a Barile, piazza Angelo Bozza, 5. Tel e fax 0972.770571. Sede amministrativa a Roma, tel. 06.8083255. www.giannattasio.net [email protected] Enologo: Sergio Paternoster. Ettari: 5 in proprietà e 5 in conduzione. Bottiglie prodotte: 10.000. Vitigni: aglianico.