Basta bollicine, quest’anno brindiamo con la birra! Ecco come


Birre di capodanno

Birre di capodanno

di Alfonso Del Forno
La notte della vigilia di capodanno, in attesa dello scoccare della mezzanotte, nelle case italiane fervono i preparativi per il brindisi. Secondo la tradizione, che trae origine da fattori puramente scaramantici, bisogna stappare una bottiglia di spumante o champagne alla mezzanotte in punto. Altre teorie vogliono che in quell’ora precisa ci sia il brindisi, quindi con bicchieri già pieni. Rincorrere le tradizioni o le scaramanzie può essere noioso ed è per  questo che mi sono posto un quesito: perché non proviamo a cambiare le carte in tavola e brindiamo al nuovo anno con un bicchiere di birra? Ed eccomi qui a raccontarvi un brindisi diverso realizzato con birre che si adattano a vari gusti. Queste le mie scelte.

Belle Saison – Birrificio dell’Aspide (Roccadaspide – Sa)

Le saison sono birre tradizionali belghe, realizzate nelle fattorie (da cui il nome di farmhouse ale) per essere bevute dai lavoratori dei campi in estate, quando il caldo era opprimente ed era necessario soddisfare la sete. Caratteristiche riconoscibili in queste birre sono le note speziate e la buona secchezza finale. La mia scelta è caduta sulla Belle Saison di Birrificio dell’Aspide. Questa è caratterizzata dall’utilizzo di un secondo lievito, prelevato dal birraio Vincenzo Serra sulla buccia di una mela cotogna del suo giardino e poi propagato in birrificio. La birra esprime note fruttate, citriche e speziate al naso. Dopo un ingresso dolce, il sorso continua a regalare note speziate. Grazie alla buona frizzantezza e la secchezza finale, risulta essere molto beverina, con un lungo retrogusto che ricorda la frutta a pasta gialla. Se avete degli struffoli a portata di mano, mangiateli con questa birra.

Belle Saison di Birrificio dell'Aspide

Belle Saison di Birrificio dell’Aspide

Orval – Abbazia di Orval (Belgio)

La storia racconta che Matilde di Canossa, disperata per la perdita dell’anello ricordo del marito morto in guerra, vide una trota riportare in superficie il monile dal corso d’acqua in cui era caduto. Come segno di ringraziamento, Matilde permise la costruzione dell’abbazia, all’interno della quale si produce questa birra. L’Orval è l’unica birra commercializzata dai monaci trappisti, oltre alla Petite Orval che si può bere solo in loco. La caratteristica bottiglia a forma di birillo custodisce una birra che può essere considerata una saison, caratterizzata dall’utilizzo di un lievito Brettanomyces che la rende unica. Dal colore giallo dorato, schiuma presente e persistente, al naso esprime note legate al Brettanomyces, che ricorda il manto di un cavallo, insieme a fresche note luppolate e di agrumi. Al sorso sono presenti note resinose e agrumate, con una buona secchezza finale e un leggero e lungo amaro.

Orval

Orval

Gueuze Tilquin à l’ancienne (Belgio)

Per gli amanti delle bollicine, questa può essere la scelta giusta per il passaggio definitivo alla birra per il brindisi di capodanno. La Gueuze appartiene alla famiglia delle fermentazioni spontanee ed è il blend di tre annate di lambic (1, 2 e 3 anni). Tilquin non è un produttore di lambic, ma un assemblatore. La sua bravura sta nel saper scegliere i lambic giusti e blendarli per ottenere una Gueuze di alta qualità. Nel bicchiere si presenta con una bella schiuma avorio e un colore giallo dorato carico. Le prime sorprese arrivato al naso, quando cominciano a fare capolino le note di cuoio, frutti rossi, acetico e lattico. Al palato, le due acidità percepite al naso si ricorrono ed esaltano le note agrumate. L’estrema secchezza e la buona frizzantezza restituiscono un finale particolarmente beverino e dissetante.

Gueuze Tilquin a' l'ancienne

Gueuze Tilquin a’ l’ancienne

Padosè – Birrificio Italiano (Lurago Marinone – Co)

Agostino Arioli è uno dei padri fondatori del movimento brassicolo nazionale. Nel 1996 fonda Birrificio Italiano e negli anni a seguire ha spesso sperimentato nuove strade. Una delle più interessanti è quella del progetto Klanbarrique, dove vino e birra s’incontrano in contaminazioni intriganti. La Padosè è una di queste. Si tratta della storica Cassissona, birra realizzata con il ribes nero, poi rifermentata con il Metodo Classico. La schiuma ha un bellissimo colore avorio rosato. Il colore ambrato carico con riflessi ramati aumenta il fascino della birra. Al naso sentori di frutti di bosco si alternano con le note di frutta candita e mandorle. Al sorso la frutta è ancora presente, con un accenno di acidità, che insieme alla buona frizzantezza e secchezza, rende la bevuta molto piacevole e veloce.

Padose' di Birrificio Italiano

Padose’ di Birrificio Italiano

Zimmaro – Bella ‘Mbriana (Nocera Inferiore – Sa)

Questa birra è una delle creature di Prisco Sammartino, birraio campano che ama l’utilizzo della botte. La Zimmaro è una birra a fermentazione spontanea, realizzata con il mosto e le bucce di Caprettone, vitigno vesuviano. L’uva viene pigiata e lasciata a macerare per tre giorni in una botte di rovere di secondo passaggio, all’interno della quale viene poi versato il mosto della birra. La permanenza in botte è di un anno, senza inoculo di alcun lievito. Dopo questo periodo la birra, prelevata dalla botte, viene imbottigliata per fare un ulteriore anno di affinamento prima di essere commercializzata. Al naso sono percepibili le note fruttate e lattiche. Il sorso è dinamico con note fruttate e speziate. Il finale è agrumato, con una freschezza molto lunga in retrogusto.

Zimmaro di Bella 'Mbriana

Zimmaro di Bella ‘Mbriana

Torba – Birrificio dell’Eremo (Assisi – Pg)

Il nome è già un programma e ci aiuta a capire il progetto di questa birra.  Si tratta di un blend tra due barley wine, uno maturato in botte di whisky bretone per 12 mesi e l’altro in acciaio per quattro mesi. L’unione dei due barley wine restituisce una birra estremamente complessa, da meditazione. Al naso prevalgono le note di amarena sotto spirito, che s’intrecciano con quelle maltate e torbate. Al sorso i sentori di amarena sono ancora più spinti, con un finale secco che ricorda il whisky. Nonostante la morbidezza iniziale e il grado alcolico (9,2%), è molto beverina. È da considerarsi una birra da brindisi lungo, intimo, senza troppa gente, con tanto di divano e tempo da dedicare alla bevuta.

Torba di Birrificio dell'Eremo

Torba di Birrificio dell’Eremo

Donker – Extraomnes (Marnate – Va)

Una birra di sintesi questa di Luigi D’Amelio (Schigi). Il birraio di Extraomnes. con l’impiego del caffè di El Mundo, ha messo insieme le due realtà imprenditoriali della proprietà, birrificio e torrefazione. Il colore impenetrabile nasconde un ventaglio di sentori molto complessi, che al naso ricordano le tostature, insieme alle note di tabacco e cuoio. Il sorso è morbido, avvolgente, caldo. Il finale restituisce una leggera nota di radice di liquirizia. Una birra che mi ricorda tantissimo le foglie di Kentucky utilizzate per il Toscano Originale. Questa birra, come la precedente, credo sia adatta a un brindisi intimo, magari accompagnato da un sigaro toscano che interagisca con la birra per una calda e avvolgente serata.

Donker di Extraomnes

Donker di Extraomnes