Birrificio Montegioco e Birrificio Sorrento: jam session a metà strada tra Piemonte e Campania da Murphy’s Law (Birreria Artigianale) al Vomero
di Andrea Docimo
Prendi un calderone vuoto, mettici le birre del Birrificio Sorrento e quelle del Birrificio Montegioco, aggiungici le buone pietanze cui sta abituando il Murphy’s Law al Vomero, cuoci per qualche ora e otterrai una minestra serale corroborante e saporita.
Così, in una piovosa sera d’autunno e in un Vomero (quartiere napoletano molto frequentato) sonnacchioso come poche altre volte mi era capitato di vedere, mi sono ritrovato ad assistere a un testa a testa all’ultimo punto tra i due birrifici, principiato con l’antipasto e terminato con il dolce.
Due birrifici distanti sotto molti aspetti (provenienza, packaging, stili di riferimento), eppure accomunati dalla filosofia che vi è alla base.
Riccardo Franzosi ha iniziato a produrre birra sulla soglia dei trent’anni, prima come homebrewer (come viene denominato chi fa birra in casa) e poi, qualche anno più tardi, a Montegioco, in provincia di Alessandria, in quella che sarebbe diventata una delle realtà più interessanti del panorama birrario italiano.
Forte è il suo legame con il territorio, ma non l’osservanza ortodossa degli stili di riferimento. Concezioni similari a quelle di Giuseppe Schisano, birraio di Sorrento, di cui vi parlai qui.
A “moderare” i due birrai, Antonio Zullo, publican e patron del Murphy’s Law (due sedi al Vomero, una a Vico Equense e una a Bacoli).
La cena è principiata con la Opis, la IGA da 4.5% abv di Sorrento prodotta utilizzando mosto di Biancolella d’Ischia. Ve ne parlai già nell’articolo relativo al birrificio, ricordate?
Una volta accomodati, è arrivata al tavolo la Runa, la Blond Ale (atipica per volontà stessa del birraio) da 5.4% abv di Montegioco, brassata adoperando luppoli centro-europei, quasi solo d’aroma, giacché l’amaro era molto lieve. Sorso molto minerale, con tratti agrumati (presenti anche al naso) che ben si sposavano con la portata. Si chiama così perché quello del cambiamento (inteso nelle sue varie sfaccettature) è un tema ricorrente nelle rune.
In abbinamento, il cuoppo del Murphy’s Law con verdure pastellate e fritte, arancina/o con zest d’arancia e crocchè di patata viola con guanciale. Buono.
Proseguendo, accanto alla zuppa thai con zucca, curry e spezie varie è stata servita la Ricomincio Da Tripel, la nuova birra nata dalla collaborazione tra Birrificio Sorrento e Murphy’s Law. Il nome vuole sia richiamare la passione di Zullo per lo stile belga, sia la predilezione di Schisano per la comicità di Massimo Troisi. Una Tripel, dunque, da 8% abv brassata con scorze d’arancia e dotata di buon corpo, tratti fenolici garbati, esteri (pera) delicati e una gradevole secchezza finale.
Pausa con la Garbagnina di Montegioco, Sour Ale alla frutta da 8.5% abv su base Demon Hunter (Strong Ale da 8.5% abv), cui vengono aggiunte in fermentazione le ciliegie “Bella di Garbagna”, Presidio Slow Food, in percentuale di circa il 20%. Birra dal piacevole mouthfeel, elegante nei suoi rimandi floreali e ai frutti di bosco, arrotondati da note lattiche.
Si è dunque arrivati ai due mini-panini firmati Murphy’s Law: uno con pane alla zucca, hamburger di podolica, guanciale artigianale, crema di castagne, taleggio; l’altro con hamburger di bufalo, crema di friarielli, noci e pecorino bagnolese.
Goloso e in tema autunnale, il primo, mentre nel secondo (notevole per gli accostamenti e la presenza delle noci che regalavano un bel quid di croccantezza al boccone) andava leggermente ridotta la quantità di pecorino.
In abbinamento, la Elea di Sorrento, IGA da 7% abv con uve aglianico di Taurasi in forma davvero strepitosa.
Per concludere, un torrone al cioccolato fondente con nocciole intere e accanto riduzione di mirtilli, abbinato alla Draco di Montegioco, Barley Wine di squisita fattura prodotto su base Demon Hunter, cui viene aggiunta in fase fermentativa purea di mirtilli.
11% abv per chiudere una serata da incorniciare e ricordare.