“Borgogna, il mito delle vigne in monopole” in scena a Sorrento


Borgogna, il mito delle vigne in monopole

Borgogna, il mito delle vigne in monopole

Degustazione leggendaria di una pregiata selezione di 15 vini francesi all’Hilton Hotel di Sorrento organizzata dalla Associazione Italia Sommelier delegazione Penisola Sorrentina e Capri con la partecipazione dell’Ais Campania.

di Ambrogio Vallo

Ci sono tanti eventi che riguardano il mondo del vino. Degustazioni, convegni, assaggi. Ti diverti, impari, condividi. E poi ci sono i momenti unici. Quelle situazioni nelle quali ti rendi conto di aver fatto un’esperienza irripetibile, mitica. Ecco, sabato 19 novembre all’Hotel Hilton di Sorrento è andato in scena uno di quei momenti.

Borgogna, il mito delle vigne in monopole

Borgogna, il mito delle vigne in monopole

Le premesse c’erano tutte: 15 grandi vini di Borgogna in degustazione sotto la direzione magistrale di Armando Castagno, relatore di altissimo profilo. La delegazione dei sommelier della Penisola sorrentina e Capri, guidata da Emanuele Izzo, patron sommelier dello stellato Piazzetta Milù di Castellammare di Stabia, si conferma portavoce indiscussa della divulgazione enologica di quantità, accompagnata sempre dall’occhio vigile del presidente regionale dell’Ais Tommaso Luongo.

Borgogna, il mito delle vigne in monopole

Borgogna, il mito delle vigne in monopole

Gli ottantacinque partecipanti, provenienti da tutt’Italia, sono stati accompagnati nella regione centro-orientale della Francia passando da un “Clos”, vigneto circondato da un muro, tipico della Borgogna, all’altro. Volendo citare qualcuno dei “fuoriclasse” presenti non si può non menzionare Luis Jadot, domain (proprietario) dal 1826, il vino è il superbo Beaune Rouge premier cru “Clos des Ursules” 2017. Si passa poi a Comte Armand con il suo Pommard premier cru “Clos des Expeneaux” 2017. Naso ferruginoso e floreale e dalla grande mineralità. La platea è già conquistata. Castagno continua la sua spedizione in questi autentici monumenti enoici: “il vino è portatore di un sistema culturale che abbraccia tutto” dice, forte della sua esperienza trentennale nel settore. Intanto scorre piacevole la giornata, incurante della pioggia scrosciante esterna. Si arriva al colosso di Nicole Lamarche, “La Grande Rue” 2018, un portentoso Grand Cru “monopole” di famiglia. Pinot nero in purezza, fruttato, fresco ma anche terroso e scuro. Il sorso equilibrato, dove freschezza e morbidezza, tannino e corpo, si bilanciano restituendo una grande bevibilità. E poi un altro Grand Cru, si tratta del “Clos de Tart” monopole 2010 di Clos De Tart, unico cru a non avere mai subito suddivisioni dal 1141. Nella storia è appartenuto a un totale di quattro proprietari. Un vino speciale, figlio di un terroir unico. I terreni vanno dal calcare, all’argilla, ai ciottoli, alla ghiaia e alla marna. Proprio questa composizione complessa, sommata ad una ottima esposizione, restituisce al calice un prodotto dallo stile elegante. Al naso bacche rosse, prugna matura e ciliegia. Non manca la nota floreale di viola e rosa. I tannini si presentano morbidi e setosi. Questi solo alcuni dei quindici grandi calici che hanno dato fisionomia a questa giornata memorabile. “L’Associazione Italiana Sommelier si fa portatrice di uno sconfinato bagaglio di valori e saperi – ricorda il Presidente regionale Tommaso Luongo – ed eventi come questo ne sono la testimonianza diretta”. Insomma, un sabato piovoso di novembre trasformato in un viaggio indelebile nella Borgogna, leggendaria regione francese del vino ma anche esempio di passione, dedizione e grande cura per il territorio.