Campania Wine Sustainability


Campania Sustainability

Campania Sustainability

di Antonio Di Spirito

Il 22 e 23 maggio si è tenuto a Napoli, presso il Palazzo Reale di Napoli, “Campania.Wine Sustainability”, un evento dedicato ai vini ad Indicazione Geografica della regione. Si è parlato anche di “ritorno” e, in effetti, questo evento si può ricollegare a quei tre eventi che, con lo stesso nome e cronologicamente contigui, si sono tenuti lo scorso dicembre in tutta la regione; questa volta l’evento è stato unico, promosso in cooperazione dai cinque consorzi di tutela vini (Sannio, Vesuvio, Vini d’Irpinia, VITICA Caserta, Vita Salernum Vites) e dal consorzio di tutela del Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP.

I Presidenti dei Consorzi

I Presidenti dei Consorzi

Molto folta la rappresentanza dei produttori campani: oltre 150 per oltre 600 etichette a DOC e IGT in degustazione.

Vedere tanti soggetti lavorare insieme per perseguire uno scopo comune è stato inusuale e sorprendente. Già questo è stato un successo!

Non è un caso che i Romani parlassero di “Campania Felix”: in questa regione c’è proprio tutto e di gran qualità per quanto riguarda i prodotti offerti dalla natura, da una terra fertile, in termini di bellezze naturali, un clima sempre benevolo, la gente allegra, cordiale, ingegnosa e preparata tecnicamente e culturalmente ad affrontare qualsiasi situazione. I campani, però, sono troppo individualisti e diventa difficile metterli insieme per fare un lavoro di squadra. Quelle rare volte che accade, quasi si grida al miracolo!

I Banchi d'Assaggio

I Banchi d’Assaggio

L’evento ha registrato una folta presenza di giornalisti di settore, di wine blogger, di influencer e, soprattutto, una notevole partecipazione di pubblico, molti i turisti stranieri presenti a Napoli, nei bellissimi porticati del Palazzo Reale.

 

Procida

Procida

Il programma prevedeva un piacevole prologo il giorno precedente, il sabato pomeriggio: un viaggio in barca da Torre Annunziata a Procida, Capitale della Cultura; durante la traversata di andata è iniziata una degustazione di spumanti e vini bianchi, conclusa, poi, in una cena in un ristorante tipico dell’isola, il Lido la Lingua.

Nelle due giornate intense a Palazzo Reale abbiamo partecipato ad un viaggio enogastronomico della Campania con tre master class dedicate a tutti i vini regionali, laboratori gastronomici di prodotti tipici regionali e mediterranei (spaghetti al pomodorino del piennolo e mozzarella di bufala), degustazione di piatti di chef stellati, un forum sulle prospettive campane in chiave di sostenibilità, una interessantissima visita alla Napoli sotterranea e, naturalmente, un “walk around wine tasting” presso i banchi d’assaggio delle 150 aziende partecipanti con i loro vini sistemati sotto il chilometrico porticato di Palazzo Reale che affaccia a piazza Plebiscito!

 

Buona la Prima? SICURO!!!!!

Intanto perché non era mai stato fatto un evento così in grande e la Campania merita lo merita. Poi è piaciuta la coralità e la caparbietà che animava i Presidenti di Consorzio e l’impegno profuso per la riuscita dell’evento. Essendo il primo evento del genere, non ci sono paragoni con il passato o con altri esempi da superare. La Campania, dicevo, merita di questi eventi: non ha i volumi produttivi di Toscana, Veneto e Piemonte, ma la sua biodiversità, la qualità dei suoi vini e dei tanti altri prodotti a completare l’offerta hanno bisogno di grande visibilità in una passerella adeguata.

Cose da registrare ed attività da sviluppare ce ne sono, ma c’è tempo e modo per migliorare.

 

Campania Wine

Campania Wine

 

Le master class

Nelle tre Master Class, tutte condotte da Luciano Pignataro e da Pasquale Carlo, sono stati selezionati circa 30 etichette in rappresentanza di tutti i territori regionali.

Tutti i vini sono stati degustati rigorosamente alla cieca, fornendo solo le informazioni di base: vitigno, annata e zona di provenienza. Andrea Ferraioli, uno dei presidenti dei consorzi organizzatori, l’ha spiegata così: “La Campania vanta un alto numero di vitigni autoctoni e i suoi vini rappresentano la sintesi perfetta della biodiversità territoriale. L’obiettivo delle masterclass, quindi, è dare risalto alla vasta scelta di vini territoriali, non al singolo produttore.

 

Master Class

Master Class

Nella prima master class sono stati presentati 4 spumanti e quattro vini bianchi.

Ebbene sì, anche in Campania si fanno spumanti e, talvolta, in ottemperanza ad un’antica tradizione locale: asprinio e greco di Tufo. Altre espressioni sono dettate soprattutto da voglie di “divertissement” di alcuni produttori.

 

1- Asprinio Metodo Classico Extra Brut da “viti maritate”; per questa bollicina viene sfruttata la proverbiale acidità dell’asprinio e la sua eleganza che gli conferisce l’esilità di corpo; ha buoni sapori e tanta sapidità.

 

2- Dal Cilento viene questo metodo Martinotti fatto con aglianico (90%) e fiano; ha profumi di mela e di giuggiole; in bocca è sapido, speziato ed assomma l’esuberante freschezza che i due vitigni gli conferiscono. Abbastanza persistente.

 

3- Metodo Classico di antichissima tradizione, riconoscibile in quanto unico nel suo genere: è un Greco di Tufo Riserva. Allume ed agrumi al naso; acidità elevata, buoni sapori e tante bollicine.

 

4- Ancora un Metodo Classico, questa volta con falanghina del Sannio del 2012. Naso pervaso da agrumi e vegetali appassiti; al palato è ricco di frutta gialla, è sapido, fresco ed agrumato.

 

Si passa ai vini bianchi. In particolare, viste le loro annate, si tratta di vini che reggono molto bene nel tempo

 

5- Annata 2020, prodotto con uve ripoli, fenile e ginestra; un solo vino al mondo ha questa composizione: il Fiorduva. Fiori di ginestra al naso, con cera d’api, allume e tanta frutta gialla; sapori fruttati, agrumati e speziati, leggermente affilato, sapido e lungo.

 

6- Annata 2018, prodotto con uve falanghina nel Falerno del Massico. Matura in legno, ma on si direbbe; conserva profumi floreali e frutta a pasta gialla; molto sapido ed agrumato.

 

7- Annata 2016, è un Fiano di Avellino proveniente dall’areale di Lapio; floreale, si apprezza molto il profumo di tiglio ed una leggera nota di mandorla; molto agrumato al palato, fresco, fruttato, non manca una nota affumicata e di idrocarburi.

 

8- Falanghina beneventana 2015 da vendemmia tardiva; conserva profumi di lavanda, nespola e frutta a pasta gialla matura; al palato porta sapori fruttati ed agrumati, è sapido e conserva un’ottima acidità, è speziato, lungo e chiude con una leggera nota effervescente.

 

Mozzarella e Pomodorini del Piennolo

Mozzarella e Pomodorini del Piennolo

Dopo una ricca pausa pranzo allietata da assaggi di Spaghetti al pomodorino del piennolo e

Mozzarella di Bufala, la master class del pomeriggio è stata dedicata ai vini Rosati e Rossi.

 

Rosati

1- Pompeiano Rosato 2021, è prodotto con uve aglianico e piedirosso; ha colore rosa tenue, come tenui sono i profumi di piccoli frutti di bosco, cera d’api ed appena un sentore di melograno. Al palato porta delicati sapori di frutta, ma è speziato, fresco, sapido, lungo e manifesta anche un’idea tannica.

 

2- Aglianico del Taburno 2021. Profuma di lavanda e glicine e frutta rossa; al palato ha sapori fruttati, è fresco, speziato, asciutto, molto persistente.

 

3- Un aglianico irpino 2021 molto floreale con sbuffi di frutta rossa e note di erbe aromatiche; in bocca è saporito e sapido, fresco e speziato, lungo

 

4- Ancora un aglianico 2021, viene da Castellabate in Cilento. Di colore abbastanza carico, profuma di ciliegia; al palato è saporito, ricorda un po’ le giuggiole; è effervescente e speziato.

 

5- Aglianico Roccamonfina 2020 prodotto a Sessa Aurunca. Un po’ contratto al naso, al palato mostra qualche carattere del vitigno; buona freschezza, sapidità ed una leggera speziatura.

 

Rossi

1- Lacryma Christi del Vesuvio 2021, un blend di Piedirosso ed Aglianico. Olfattiva tipica con profumi di frutta rossa e note floreali di geranio; molto saporito, al palato, asciutto e speziato.

 

2- Aglianico del Cilento 2020; al naso offre profumi floreali e fruttati, con note di legno non del tutto assorbite; saporito al palato, ma il tannino è un po’ in ritardo; sorso speziato, asciutto e fruttato.

 

3- Aglianico del Taburno 2017. Molto tipico al naso con profumi di arancia sanguinella e marasca; il sorso e molto fruttato, saporito e fresco; il tannino si fa sentire.

 

4- Primitivo 2019 – Falerno del Massico; strutturato e corposo, offre al naso tante frutta rossa in confettura, cuoio, iodio e caffè; i sapori sono molto concentrati, la struttura tannica è notevole, ma il sorso resta fresco ed amaricante.

 

5- Taurasi 2017. Vino molto tipico con profumi di arancia sanguinella, ciliegia e cenere con un leggero accenno erbaceo; sorso fruttato, levigato, speziato, con finale amaricante.

 

La terza degustazione ha spaziato sull’intera regione con sei vini bianchi e quattro rossi

 

Bianchi

1- Catalanesca del Monte Somma 2021; quest’uva fu impiantata sul versante più antico del Vesuvio, il Monte Somma, nel XV secolo da Alfonso V d’Aragona; se ne ottiene un vino semi aromatico, fresco ed appagante.

 

2- Coda di Pecora dell’alto Casertano 2020; ancora un vitigno autoctono, da poco riscoperto e vinificato in purezza. Se ne ricava un vino agrumato e con acidità spiccata.

 

3- Falanghina del Sannio 2021; sorso agrumato, fresco, pieno di frutta esotica, sapido e speziato.

 

4- Fiano 2021 Paestum; zona molto vocata per questo vitigno di grandi virtù. Vino complesso, fresco, saporito, molto pulito e persistente.

 

5- Falanghina del Sannio 2021; floreale e fruttato al naso, fresco ed appagante il sorso.

 

6- Greco di Tufo 2020. Vino agrumato, con tanta frutta gialla e sbuffi solforici; sorso di gran corpo fruttato, agrumato e con un tannino che si affaccia con decisione.

 

Rossi

7- Aglianico Colli di Salerno 2016: ha buoni profumi tipici del vitigno, accompagnati da profumi di erbe aromatiche. Il sorso ha buona struttura, ma è scorrevole ed equilibrato.

 

8- Falerno del massico Riserva 2013. Cupo e compatto, emana profumi di piccoli frutti neri; il sorso è fruttato e di gran corpo, comunque agile e fresco; nonostante l’età e la provenienza!

 

9- Aglianico del Taburno 2018; altro aglianico di ottima fattura, molto fruttato al naso, ha un buon corpo, snello e scorrevole con chiusura speziata.

 

10- Taurasi Riserva 2014. Profumi fruttati e balsamici, ancorché austeri; il sorso è molto strutturato e tannico, sapido e speziato.

 

Il Forum

Il Forum

Il Forum

Nel Teatro di Corte del Palazzo Reale si è tenuto un interessante confronto fra tantissimi ospiti, il cui tema era:

Le indicazioni geografiche come patrimonio sostenibile della Campania e il ruolo dei consorzi di tutela.

All’incontro, moderato dal giornalista de Il Sole 24, Giorgio Dell’Orefice, hanno partecipato varie personalità del mondo accademico, imprenditoriale ed istituzionale. Fra gli interventi più rilevanti, va ricordato sicuramente quello dell’Assessore Nicola Caputo, il quale insiste su un argomento a lui molto caro ed al quale sta lavorando da molto tempo: la riduzione delle denominazioni, la sburocratizzazione e la semplificazione di tutte le politiche del settore.

Ciro Fiola, Presidente Unioncamere Campania, lancia una proposta di metodo:

bisogna partire da una fotografia realistica del presente, commissionare uno studio approfondito realizzato da terzi molto qualificati, che abbracci tutti i settori agroalimentari, legati in qualche modo anche al mondo turistico e tracciare un programma minuzioso per raggiungere gli obiettivi preposti. Spesso si parte bonariamente da sensazioni personali e si perde di vista la macro realtà.

Interviene prontamente l’Assessore Caputo per rassicurare di aver già preso contatti con varie agenzie specializzate in tali studi, NOMISMA compresa.

E’ poi la volta dei presidenti dei cinque Consorzi di tutela dei vini, cui si è aggiunto il Presidente del Consorzio di tutela del Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP. Parla Libero Rillo in rappresentanza di tutti i Consorzi, e questa mossa rafforza il senso di unità che hanno voluto dare gli organizzatori. L’occasione di accedere ai fondi di finanziamento Europeo, che era soprattutto una questione di numeri, ha convinto tutti i protagonisti a cooperare in maniera più diretta di quanto già facessero per promuovere i loro prodotti e di adottare e diffondere pratiche di sostenibilità in tutti i processi aziendali.

Si sono avvicendati vari relatori, taluni moto tecnici; ma sicuramente uno dei più interessanti è stato quello conclusivo dell’On. Paolo De Castro Deputato Parlamento Europeo e relatore per la proposta Ue di revisione delle Indicazioni geografiche. La semplificazione è diventata indispensabile; basti pensare che in Europa attualmente si contano più di ottomila denominazioni fra tutti i settori interessati; in Italia, solo per il vino, si supera quota 500.

La riorganizzazione e gli accorpamenti renderà più centrale ed importante il ruolo dei Consorzi di Tutela.