Canelli, culla dell’Asti e del Moscato | Parte seconda: Cantine Coppo tra storia, tradizione ed evoluzione


Il Putto di casa Coppo e una vecchia etichetta

Il Putto di casa Coppo e una vecchia etichetta

di Simona Paparatto

Coppo è un nome legato indissolubilmente al Piemonte e alla città di Canelli. L’azienda vitivinicola, la cui storia è cominciata nel 1892, ha visto la conduzione esclusiva e continuativa dell’omonima famiglia (fino al 2021) che, basando la produzione su vigneti quasi interamente di proprietà, ha sempre vinificato ed imbottigliato sotto il proprio marchio. Questo modo di operare rivela l’inscindibile e profondo legame dei Coppo con il territorio, che ha portato ad una crescita nel tempo, attraverso l’instancabile lavoro per l’ottenimento di prodotti dal valore qualitativo sempre più alto, ma anche attraverso sentimenti di passione, amore e tenacia nel perseguire profondi e saldi ideali. Il fondatore, Piero Coppo, “uomo dal fine palato e dal naso infallibile, che esigeva la perfezione in ogni minimo dettaglio…in una ricerca quasi maniacale della qualità assoluta e senza compromessi”, nel 1913 convolò a nozze con Clelia Pennone, erede delle cantine Pio Pennone. Matrimonio d’amore, ma che si rivelò anche fortunato e di buon affare, poiché i Coppo, commercianti di vino, avevano già un’avviatissima cantina nei pressi della stazione ferroviaria di Canelli, fondamentale crocevia per il commercio con l’Europa ed il mondo, alla quale si aggiunsero le cantine Pennone, anch’esse conosciute ed apprezzate. Piero Coppo usava la massima attenzione al lavoro in vigna, alle lavorazioni di cantina e all’invecchiamento dei vini, tanto da seguirne personalmente ogni fase.

Alta Langa DOCG - Luigi Coppo e l'eccellente Riserva Coppo 2016

Alta Langa DOCG – Luigi Coppo e l’eccellente Riserva Coppo 2016

Dopo la disastrosa alluvione del ’48, la famiglia decise di abbandonare la prima cantina, anche se comoda come posizione, trasferendo tutto in quella attuale di via Alba, costruita in modo strategico, poiché posizionata  più in alto rispetto al fiume Belbo, che scorre lungo Canelli, quindi al riparo dalle alluvioni, che su questo territorio immancabilmente devastano, con frequenza ventennale: l’acqua entra, spacca le volte, riesce a sollevare le botti di vino come fossero fuscelli, disperdendo il lavoro dell’intero anno e dell’intera vita. Luigi, il figlio di Piero, fu chiamato a dover far fronte, con grande audacia, a questo difficile e buio periodo, risollevando le sorti della famiglia. A lui “e a tutti coloro i quali non si piegheranno mai alle avversità”, è dedicato il Metodo Classico Luigi Coppo (da pinot nero in purezza, nelle versioni Brut e Pas Dosé), a denominazione Alta Langa DOCG, dal millesimo 2008.

Esposizione di attrezzature di tempi passati

Esposizione di attrezzature di tempi passati

La cantina Coppo e tutte le cantine sotterranee di Canelli, sono spesso considerati musei, ognuno con una precisa e differente personalità, ma sono anche, oggi come un tempo, veri e propri luoghi di lavoro, in cui bottiglie, strumenti e persone, si presentano in continuo movimento. Sono gallerie arredate da pupitres, da botti che hanno una storia che le accompagna, proprio come i mastri bottai presenti a Canelli dopo la seconda metà dell’800. Questi facevano capo ad una confederazione molto rinomata che con l’esplosione del commercio del vino di quegli anni, garantiva loro il lavoro più richiesto, con un salario che raggiungeva addirittura il doppio di quello di un direttore di banca: Canelli era leader nella costruzione delle botti grazie a diversi stabilimenti, ma soprattutto grazie a questi operai specializzati, che arrivavano in città poverissimi, divenendo benestanti nel giro di poco tempo, anche se bruciavano tutto in bevute e mangiate, con feste su cui le osterie campavano e con gare di campioni di bevute, così come dicono i documenti: erano specializzati anche in feste alcoliche, festini e bevute senza limiti! Di soldi da parte, certo non ne mettevano!

Particolari delle cantine sotterranee Coppo

Particolari delle cantine sotterranee Coppo

Questo e tanti altri racconti di vita quotidiana dei canellesi d’altri tempi, conferiscono alla cittadina un’aurea poetica, quasi avventurosa, inducendo la mente a viaggiare a ritroso, per vivere virtualmente l’essenza di quella che è sempre stata una terra di confine storico, ma anche geologico, motivo per cui la piccola città vede da sempre le sue cantine vinificare uve moscato, barbera, chardonnay, pinot nero, non per operazioni meramente commerciali, ma per patrimonio di vigneti, sentendo proprie diverse tipologie di vino! Anche nelle Storiche Cantine Coppo è così, e giù, nelle suggestive stanze sotterranee, vini rossi, bianchi e spumanti, riposano e maturano insieme. In quegli spazi divisi dal tufo, il vino può affinare ad una temperatura costante che non scende mai sotto i 13 gradi e non sale mai oltre i 18. Le gallerie sono state scavate tutte a mano. I terreni e le pareti si compongono oltre che di tufo calcareo (rocce formatesi da sedimenti fossili), anche di arenaria, ovvero roccia originata dalla compattazione della sabbia unita a conchiglie fossili, che 50 milioni di anni fa, costituiva il fondale di quell’antico mare, che ricopriva l’intera zona.

Etichette - Moscato Moncalvina e Barbera Pomorosso

Etichette – Moscato Moncalvina e Barbera Pomorosso

Canelli è da sempre anche sinonimo di Moscato. Dai vigneti della parte sud di Serra Masio, arrivano le uve di moscato bianco per la produzione del Moncalvina, il Moscato fresco ed aromatico di casa Coppo, leggero di corpo, con un delicato corredo floreale e fruttato. La dicitura in etichetta “Moscato d’Asti DOCG”, con l’anno in corso vedrà un grande e significativo cambiamento. La nascita, il 12 maggio 2021, della DOCG CANELLI (con prima vendemmia 2022), è un riconoscimento indubbiamente doveroso: la nuova denominazione prende il posto della sottozona CANELLI (già importantissima, con una produzione di 1,5 milioni di bottiglie da vitigno moscato bianco e con la partecipazione di oltre quaranta cantine).

Con due ettari di vigneti nel comune di Cassinasco piantati a pinot nero e chardonnay, si produce anche nella parte della Langa Astigiana, per la DOCG Alta Langa, che si riferisce al Metodo Classico Millesimato piemontese. La produzione degli spumanti a denominazione Alta Langa si rivela molto importante per l’azienda, poiché rappresenta una continuità con la storia di questo territorio, in considerazione della nascita, nel 1865 proprio a Canelli, dello spumante italiano.

Maturazione del blasonato Chardonnay Monteriolo

Maturazione del blasonato Chardonnay Monteriolo

Lo Chardonnay Monteriolo è un vino storico dell’azienda. Negli anni ’60, importando dalla Borgogna piccole quantità di Chardonnay, Luigi Coppo diede la possibilità alla famiglia di assaggiare un bianco che poteva fare evoluzione, cosa non facile da far passare sul mercato a quell’epoca. Fu subito amore tanto che, per volontà comune, si decise in seguito di creare un vino simile in stile: il pregiatissimo Monteriolo nacque nel 1984, e le varie annate continuano a rivelarsi di grande capacità evolutiva, distinguendosi per eleganza, potenza e finezza.

Un’ attenzione particolare si ha verso il Nizza e la Barbera. Sì, perché qui parlare di vino rosso significa soprattutto parlare di barbera, vitigno versatile che si riesce a declinare in diverse interpretazioni. Casa Coppo decide di non produrre la Barbera Superiore come denominazione e lo fa per scelta etica, poiché la considera di per sé un vino nobile, quindi superiore a prescindere. Quando si parla della Barbera, lo si fa con rispetto: la nobile signora in rosso.

Barbera Camp du Rouss 2019, degustato all'Enoteca Regionale di Canelli e dell'Astesana

Barbera Camp du Rouss 2019, degustato all’Enoteca Regionale di Canelli e dell’Astesana

Come tutti ricordano, negli anni ’80, lo scandalo di adulterazione del vino con il metanolo fece enorme scalpore. Anche non riguardando la maggioranza dei produttori, tutti ne risentirono comunque, compreso il mercato, che però si riprese, grazie ad una serie di imprenditori lungimiranti e coraggiosi come la famiglia Coppo, che diedero alla Barbera il posto che giustamente meritava, con un grande progetto di rivalutazione. Una delle forme della sua rinascita riposa nelle gallerie sotterranee: il Pomorosso (prodotto anch’esso dal 1984, come il Monteriolo) un vino che ha vinto grandi premi anche in ambito internazionale, che rappresenta un nuovo concetto di Barbera e che, da luglio 2016 fa parte della denominazione Nizza, come il Camp du Rouss, che significa Vigna del Rosso, dal soprannome del proprietario della vigna originaria da cui proveniva l’uva, un signore dai capelli rossi. “Da queste parti gli stranom (i soprannomi), sono una faccenda seria, proprio come il vino!”.

Nel 1998 nasce la Riserva della Famiglia che è il Nizza Riserva con uve provenienti da singolo vigneto di Castelnuovo Calcea: è una delle vigne più vecchie che possiede l’azienda e viene prodotto soltanto nelle annate definite eccezionali.

Mappa Masnaghetti - vigneto Bric del Marchese

Mappa Masnaghetti – vigneto Bric del Marchese

Gli ettari vitati appartenenti alle Storiche Cantine Coppo sono 52 dei quali, circa la metà è destinata alla produzione della barbera, principalmente nei comuni di Agliano, Castelnuovo Calcea e Nizza. Il Pomorosso rappresenta la sintesi di queste tre aree, insieme. All’interno del Nizza DOCG, Coppo fa conoscere altri due tipi differenti di Barbera, provenienti da singoli vigneti: Bric del Marchese e Pontiselli, provenienti rispettivamente dalle aree di Nizza Monferrato e Agliano Terme.

Anche senza certificazioni BIO, in vigna si lavora in regime di sostenibilità e a basso impatto ambientale: lotta integrata, uso di concimi organici, sovesci, inerbimento controllato nel rispetto del terreno quale materia viva, con l’obiettivo di arrivare ad un alto grado di salubrità del vino. Dal 2001, anche con il grande apporto agronomico di Gianmario Cerutti, si è deciso di puntare molto sulla vigna poiché la diversità sta proprio nella vigna intesa come inimitabile ed unica, trovando una correlazione tra questa e ciò che si esprimerà poi nel vino.

Un’azienda sempre in crescita ed in continua evoluzione, che ha visto per qualche anno la conduzione della terza e della quarta generazione insieme, con Luigi Coppo, il più giovane della famiglia, insieme al padre Paolo ed agli zii Gianni, Roberto e Piero. Nel 2012 Coppo è stata inserita nel Registro Nazionale delle Imprese Storiche che hanno superato il secolo di attività e nel 2014 è stata dichiarata Patrimonio Unesco. Inoltre fa parte, come socio, dell’Enoteca Regionale di Canelli e dell’Astesana, punto di riferimento per produttori e visitatori. Recentemente la società è stata acquisita dal gruppo Dosio, alla cui guida vi è Gianfranco Lanci, noto manager informatico piemontese, già presidente di ACER e LENOVO. La continuità è garantita dalla presenza di Roberto Coppo e del nipote Luigi nel Consiglio di Amministrazione aziendale.  Roberto continua anche ad occuparsi della produzione. Paolo e Luigi restano, altresì, responsabili della parte commerciale. Passaggio di proprietà questo, che certamente porterà grande innovazione all’azienda, preservandone tradizione e storia e permettendole maggior sviluppo e dinamicità, attraverso l’apporto di tecnologie digitali, sempre nel pieno rispetto della natura e dell’ambiente.

FONTI: coppo.it; raccolta di appunti storici non pubblicati; Asti Agricoltura; Masnaghetti -Mappa

COPPO SRL Via Alba, 68-14053 Canelli (At) Tel.: +39 0141 823146
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[email protected]   Web: www.coppo.it