Le Cantine del Vesuvio, la storia dei vini di Fuocomuorto


Fuocomuorto

Fuocomuorto

di Simona Mariarosaria Quirino

Ettari vitati: 2 ettari e mezzo
Enologo: Antonio Pesce
Allevamento: guyot e tendone vesuviano
Composizione chimico-fisica del terreno: vulcanico sabbioso
Esposizione vigne: sud
Epoca di impianto delle vigne: 2004 (Aglianico, Piedirosso, Falanghina) – 2011 (Caprettone, Primitivo)
Altezza media: 250 – 300 metri sul livello del mare
Lavorazione del terreno: manuale e motocoltivatore
Concimi: organominerali
Trattamenti: rame e zolfo
Conduzione: tradizionale
Lieviti: selezionati
Mercati di riferimento: regionale
Bottiglie totali prodotte: 10-12000
Percentuale di uve acquistate: nessuna
Uve coltivate: Piedirosso, Caprettone, Falangina, Aglianico e Primitivo
Altre produzioni: olio extravergine d’oliva e pomodorino del piennolo

LA STORIA

La famiglia Oliviero produce vino dal 1780, ma nel 1906 l’attività si interrompe perché la cantina viene interrata dalla lava dell’eruzione del Vesuvio. Dopo un Capodanno trascorso insieme alla sua famiglia immerso nelle cantine senesi, Vincenzo Oliviero decide di riportare alla luce la sua piccola grotta di famiglia. Dopo sei mesi ininterrotti di scavo, è venuta alla luce la cantina Oliviero datata, come riporta una scritta sui muri, anno 1037. Una cifra che etichetta anche il Primitivo di loro produzione, battezzato “Lava di Fuoco”. Fuoco che spegnendosi, invece, ha dato il nome all’azienda vinicola. “Fuocomuorto a me piace molto, perché sfida ogni scaramanzia e rimane impresso” afferma Vincenzo, che ha sempre lavorato nel settore agroalimentare e sa che spesso le scelte coraggiose si rivelano vincenti.

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LE VIGNE

L’azienda vinicola Fuocomuorto ha due ettari e mezzo di terreno. Un ettaro e mezzo è dedicato al vigneto, un altro ettaro all’uliveto e alla coltivazione dei pomodorini del piennolo. Quello destinato alla viticoltura  si dipana su più terrazzamenti ottenuti mediante la realizzazione di opere murarie che consentono un’esposizione al sole praticamente costante nell’arco della giornata. Si trova quindi in media collina, caratterizzata dal clima mite, ben ventilato, senza ristagno di umidità primaverile ed estiva, con terreni di origine vulcanica, ben strutturati, giusto grado di insolazione e piovosità. Dal 2004 vengono coltivati Falangina, Piedirosso e Aglianico e dal 2011 Caprettone e Primitivo.

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Immerso tra le viti, il bed and breakfast dell’azienda, dal colore rosso pompeiano e a forma di castello. Un’oasi di pace alle pendici del vulcano che spesso diventa anche una piacevole sosta per i turisti che praticano trekking, per lo più stranieri. “La nostra struttura è frequentata soprattutto da inglesi e francesi, i turisti più sportivi, e dagli americani che amano degustare il Primitivo, prodotto anche nella loro terra grazie agli emigrati italiani che dalla Puglia arrivarono sulle coste della California”. Un piccolo pranzo accompagna sempre ogni calice, rigorosamente preparato con i prodotti della terra degli OIiviero.

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I VINI

CAPRETTONE

Denominazione:Caprettone
Classificazione:I.G.T. Pompeiano
Vitigno:100% Caprettone
Luogo di produzione:Ercolano, Vesuvio
Territorio:Leggera collina con altezza media intorno ai 250-300 m slm
Resa per ettaro:80 q.li
Gradazione alcolica:13.5 % Vol.
Affinamento:Tre mesi in bottiglia
Colore:Giallo paglierino tendente al dorato
Gusto:Fresco e armonico
Profumi:Mandorla e Pesca
Abbinamenti gastronomici:

Prezzo:

Accompagna piatti delicati di pesce e verdure; perfetto con un “coniglio all’ischitana”6 euro

Il Caprettone prima era il vitigno bianco per eccellenza, però era poco produttivo. Negli anni ‘80 si pensò di sostituirlo con il Coda di Volpe per avere una maggiore resa e per anni i nomi dei due vini sono stati usati come sinonimi. “Io non ho mai voluto abbandonare il Caprettone e mi sono impegnato tanto per difendere la sua identità” – afferma Vincenzo – “Sono stato felice quando la facoltà di Agraria di Portici lo ha registrato come varietà indipendente e quando anche il Ministero per le Politiche Agricole lo ha inserito nel Registro Nazionale della Varietà della Vite”.

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LACRYMA CHRISTI DEL VESUVIO ROSSO denominato ROSSOMAGMA

Denominazione:Lacryma Christi del Vesuvio
Classificazione:D.O.C.
Vitigno:80% Piedirosso e 20% Aglianico
Luogo di produzione:Ercolano, Vesuvio
Territorio:Leggera collina con altezza media intorno ai 250-300 m slm
Resa per ettaro:80 q.li
Gradazione alcolica:13.5 % Vol.
Affinamento:Invecchiamento 12 mesi in barriques di rovere francese e tre mesi in bottiglia
Colore:Rosso tendente al granato
Gusto:Caldo, deciso e lungo
Profumi:Frutta a bacca rossa, matura, leggermente speziato con sentori di pepe
Abbinamenti gastronomici:

Prezzo:

Si accompagna ottimamente a zuppe forti, carni rosse e selvaggina alla brace, formaggi stagionati e piccanti

6 euro

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PRIMITIVO

Denominazione:Campania
Classificazione:I.G.P.
Vitigno:Primitivo
Luogo di produzione:Ercolano, Vesuvio
Territorio:Leggera collina con altezza media intorno ai 150 m slm
Gradazione alcolica:14.5 % Vol.
Affinamento:Invecchiamento 10 mesi in barriques di rovere francese e tre mesi in bottiglia
Colore:Rosso intenso
Gusto:Pieno e gustoso, i tannini morbidi e l’alcol costruiscono ad un buon equilibrio, impressionante l’eleganza
Profumi:Al naso esprime note di confettura rossa, lampone, mirtillo, fragola di bosco
Abbinamenti gastronomici:

Prezzo:

Si accompagna ottimamente a zuppe, arrosti, selvaggina e formaggi di lunga stagionatura; può essere servito anche assieme al cioccolato fondente o addirittura essere sorseggiato da solo, come “ vino da meditazione”

15 euro

Il Primitivo, di origine pugliese, è stato una vera e propria sfida. Sul Vesuvio è cresciuto bene e nel 2017 è stata premiata l’annata 2015. “Avere un primitivo in cantina è come avere Maradona nella squadra. Bisogna lavorarci su, perché prima o poi i goal te li fa” afferma Vincenzo Oliviero, fiero del suo andare spesso controcorrente.

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CONCLUSIONI
Quello che colpisce di Vincenzo Oliviero è il suo spirito ribelle che si manifesta nelle scelte che ha messo in pratica per la sua azienda. Dal nome “Fuocomuorto” che sfida ogni superstizione, alla volontà di mantenere il Caprettone tra i vitigni del vesuviano assieme ad un’insolita collocazione fuori Regione del Primitivo. Se la fortuna bacia gli audaci, questa volta lo ha fatto.