Carlo Sammarco: da oggi unico proprietario di Carlo Sammarco Pizzeria 2.0 – Aversa


Carlo Sammarco Pizzeria 2.0 – Aversa 

Via Antonio Gramsci, 60

Telefono: 081 341 8504

Carlo Sammarco

di Antonella Amodio

Tra innovazione, territorio e libertà imprenditoriale, Carlo Sammarco riscrive la sua storia partendo da Aversa, la città che ha dato i natali al suo stile di pizza canotto. È da qui che, ancora giovanissimo, ha iniziato a scrivere una pagina nuova della pizza contemporanea, anticipando quella che poi sarebbe diventata una vera e propria rivoluzione nell’arte bianca. Carlo ha saputo imporsi con un tocco personale inconfondibile, creando un “marchio” che oggi porta un nome registrato e riconosciuto in tutto il mondo: il canotto. Un impasto leggero, un cornicione gonfio e areato, simbolo di una nuova idea di pizza. Ha bruciato le tappe, mettendo le mani in pasta a soli tredici anni. Oggi, dopo esperienze e successi, diventa unico proprietario della pizzeria di Aversa che porta il suo nome, aperta nel 2016 con i soci Bruno Sculli e Peppe Zaccaro. Un locale che lo ha visto crescere professionalmente e umanamente, e che gli da la possibilità di rimettersi in gioco nel luogo che considera “casa”, con la voglia di evolversi senza mai dimenticare le proprie origini. In questa intervista racconta emozioni, progetti futuri e la sua visione di una pizza che unisce tradizione, innovazione e identità.

Dopo quasi dieci anni di squadra, oggi sei l’unico proprietario di Carlo Sammarco Pizzeria 2.0 di Aversa. Come stai vivendo tutto questo?

È un’emozione forte, difficile da descrivere. Aversa per me è casa, è dove tutto è iniziato. Stare da solo significa ripartire con una consapevolezza nuova. C’è un senso di responsabilità, ma anche tanta voglia di mettermi ancora in gioco.

Cosa ti ha spinto a voler rilevare il 100% della pizzeria? È stata una scelta di cuore o strategia imprenditoriale?

Direi entrambe le cose. Il cuore mi ha detto che dovevo riprendermi ciò che avevo costruito, perché Aversa è una parte di me. Ma anche dal punto di vista imprenditoriale, sentivo il bisogno di avere piena libertà nelle scelte, per poter portare avanti la mia visione in modo coerente, senza compromessi.

Come stai vivendo questa nuova partenza? Hai mente delle trasformazioni?

L’ho vissuta come un nuovo inizio, con tanta energia positiva. Non voglio stravolgere nulla, ma migliorare quello che c’è. Ci saranno piccoli cambiamenti, sia nel locale che nell’offerta, ma sempre nel rispetto della mia identità. Voglio che chi entra da me senta la crescita, ma anche il calore di sempre. Non dimenticherò lo stupore delle persone davanti a una pizza canotto per la prima volta. Lì ho capito che stava succedendo qualcosa di diverso: non era solo cibo, era un modo nuovo di vivere la pizza, di raccontarla. Voglio che succeda ancora, voglio rimanere autentico e non dimenticare da dove arrivo. Desidero continuare a fare una pizza che parli di me.

Hai nuovi progetti in vista?

Sto lavorando su alcune idee, ma senza fretta. Desidero consolidare Aversa, farla diventare un punto di riferimento ancora più forte. Poi sì, ho in mente nuovi progetti e format, ma ogni cosa a suo tempo, con la giusta pianificazione, senza accantonare le collaborazioni che nascono dal rispetto e dalla voglia di crescere insieme. Ad esempio, mi piacerebbe far conoscere la mia idea di pizza anche fuori regione, magari con partnership mirate, che mantengano la mia filosofia e la qualità dei prodotti. Non ho mai amato i franchising “di massa”, ma credo nelle alleanze autentiche, dove si condividono valori.

Parliamo invece dell’offerta gastronomica. Ci saranno novità nel menu?

Assolutamente sì! Sto lavorando a nuove proposte, sempre stagionali e territoriali. Voglio portare qualche novità che racconti la mia evoluzione, ma anche nuove combinazioni che esaltino la materia prima campana, una terra incredibile, piena di eccellenze. Mi sento un ambasciatore di questo territorio e ogni ingrediente che scelgo è un modo per restituire qualcosa alle mie radici.

Il “canotto” ha segnato la tua storia. Oggi come definiresti il tuo stile?

Il canotto è parte della mia storia, ma credo che ogni stile debba evolversi. Oggi cerco un equilibrio tra innovazione e digeribilità, tra estetica e sostanza. Voglio continuare a migliorare, sperimentare, senza mai perdere il contatto con le origini.

Cosa resta immutato nel tuo modo di fare pizza e cosa cambia da proprietario di Carlo Sammarco Pizzeria 2.0

Resta immutato l’amore, la passione e la ricerca della qualità. Io sono uno che non si accontenta: voglio sempre dare il massimo, valorizzando il prodotto e chi lo lavora con me. Quello che cambia è il modo di raccontarmi: oggi mi sento più maturo, più consapevole del percorso fatto, ma anche più pizzaiolo e imprenditore. Il pizzaiolo è il cuore, l’imprenditore è la testa. Uno non può vivere senza l’altro. Credo che la vera sfida sia mantenere la dedizione artigianale con una visione imprenditoriale.

Cosa ti hanno lasciato i tuoi ex soci?

Mi hanno insegnato tanto. Siamo cresciuti insieme, abbiamo condiviso momenti belli e difficili. Ogni esperienza ti lascia qualcosa, e da ognuno di loro ho imparato. È stato un capitolo importante della mia vita, che porterò sempre con me.

Come ti immagini tra dieci anni?

Mi vedo ancora con la testa bassa e le mani in pasta, ma con un progetto più grande e più maturo da portare in altri luoghi. E soprattutto mi vedo felice e circondato da una squadra che condivide la mia stessa passione

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