Carmignano: una piccola DOCG toscana dove il Cabernet si usa da quasi 500 anni


di Antonio Di Spirito

 

Storia e territorio di Carmignano

In tutta l’Italia la produzione del vino ha una lunga tradizione, talvolta risale agli Etruschi, come testimonia il ritrovamento di vasi di vino all’interno di alcune tombe etrusche e l’assegnazione da parte di Cesare ai suoi veterani, tra il 50 e il 60 a.C., di alcune terre tra l’Arno e l’Ombrone, coltivate fin da allora a vite.

Territorio di Carmignano

Territorio di Carmignano

Già nel 1300 si decantava “… gli eccellenti vini di Carmignano”.

Nel 1600 Francesco Redi loda il prodotto dei vitigni di Carmignano e Montalbano: “… Se giara io prendo in mano di brillante Carmignano, così grato in sen mi piove che d’ambrosia e nettar non invidio a Giove.”

Poi la storia racconta che a metà del ‘500 la giovane Caterina de’ Medici andò sposa al re di Francia e, si narra, aveva portato con sé i carciofi e l’uso delle posate! E pare che per suo espresso desiderio, furono impiantate sulle colline di Carmignano le prime piante di “uva francesca”, termine tutt’ora in voga tra i vecchi viticoltori. Si tratta, naturalmente di cabernet sauvignon, che si è ben acclimatato, trovando condizioni pedoclimatiche ideali su terreni ben drenati per via del terreno sassoso; ma anche alla splendida luce che il sole regala a quei luoghi. Pare che, proprio per queste ragioni, il cabernet coltivato su queste colline, a differenza di altri vini toscani ed anche anche francesi, non provoca lo sgradevole retrogusto erbaceo.

Nel 1716 il Granduca Cosimo III de’Medici, regolamenta con “Decreto Motu proprio” e con un “Bando” ad hoc quali siano le 4 zone a vocazione viticola del Granducato di Toscana, la produzione, i limiti geografici, il commercio dei vini prodotti in tali aree, costituendo, così, la prima “DOC” al mondo, stabilendo un legame ufficiale ed indissolubile tra un vino ed il suo territorio di produzione per le zone più importanti del tempo: Chianti, Pomino/Rufina, Valdarno di Sopra e Carmignano.

Inoltre, aveva dettato severe regole anche per la commercializzazione, per la qualità, soprattutto quando i vini dovevano “navigare”, e perché si prevenissero le frodi. Tutti questi controlli erano affidati ad una “Congregazione”, molto simile agli odierni Consorzi di Tutela.

Ai vini che, nel 1700, dovevano raggiungere via mare le mete di commercializzazione, gli fu eliminato il “mal di mare” vinificando senza applicare la pratica del “governo” o, quantomeno, riducendola drasticamente. La pratica del “governo” era in voga già dal 1400 e ripresa e perfezionata poi da Bettino Ricasoli, nel 1872: si faceva appassire al sole una parte delle uve per ottenere l’uva granella. Quest’ultima veniva aggiunta al vino in primavera, provocando una leggera rifermentazione; serviva a rinvigorire il vino.

Nel nel 1932 furono legittimati sette diversi marchi di Chianti e l’intero comprensorio di Carmignano, l’antica D.O.C. Medicea, fu inglobata nella D.O.C. Chianti Montalbano. Nel 1975 ci fu il sospirato ritorno alla denominazione “Carmignano”, voluto fortemente dai produttori carmignanesi per recuperare un’identità storico-territoriale del loro vino, retroattiva, per il vino invecchiato, fino al 1969. Le motivazioni per ottenere questo distacco, di per sé molto forti, non era solo nella lunga storia di questo vino, ma anche per la presenza di alcuni vitigni nella sua composizione, principalmente cabernet e merlot, estranei agli altri Chianti ed al resto della Toscana tutta.

Attualmente l’area di Carmignano, si estende per trentanove chilometri quadrati e la Denominazione è diventata DOCG nel 1990.

La zona di produzione comprende i terreni collinari dei comuni di Carmignano e Poggio a Caiano;

La base ampelografia prevede l’utilizzo dei seguenti vitigni:

  • Sangiovese: minimo 50%;
  • Canaiolo nero: fino al 20%;
  • Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, da soli o congiuntamente: dal 10 al 20%;
  • Trebbiano toscano, Canaiolo bianco e Malvasia del Chianti da soli o congiuntamente: fino ad un massimo del 10%.
  • Altri vitigni a bacca rossa idonei alla coltivazione nell’ambito della Regione Toscana: fino ad un massimo del 10% del totale.

Ultimamente ho effettuato un tour nella zona di Carmignano ed ho avuto, altresì, modo di visitare alcune fra le migliori cantine, tra le quali l’Azienda Piaggia

Vigna Piaggia

Vigna Piaggia

La storia di questa azienda non risale ai secoli scorsi; è nata meno di cinquanta anni fa, alla fine degli anni ’70, per la caparbietà di Mauro Vannucci, grande appassionato di vino: produrre vini di alta qualità nell’ambito della denominazione. Acquistò dei terreni in località Piaggia, nel comune di Poggio a Caiano. Il vino prodotto ebbe una grande accoglienza sul mercato ed allora, decise di acquistare altri terreni nel vicinissimo comune di Carmignano.

In questo progetto vincente ha coinvolto anche la figlia Silvia, oggi titolare dell’azienda, ed i vini sono fra i migliori della denominazione.

Mauro e Silvia Vannucci

Mauro e Silvia Vannucci

In totale oggi l’azienda ha una proprietà estesa 25 ettari, di cui solo 15 sono coltivati a vigneto ed il resto ad oliveti.

La cantina è di concezione abbastanza nuova e moderna, molto attrezzata e tecnologicamente avanzata.

La Bottaia

La Bottaia

 

I Vini di Piaggia

Piaggia produce solo quattro etichette di vini rossi, di gran classe, ed un rosato: l’immancabile Vin Ruspo; ma solo in alcune annate. I vini sono stati assaggiati nel mese di novembre 2019 in cantina e riassaggiati durante le Anteprime Toscane nel febbraio 2020.

I Vini di Piaggia

I Vini di Piaggia

 

Pietranera 2019 – Toscana IGT 13,5% vol – € 13

Per questo vino vengono utilizzate le uve proveniente dalle viti più giovani. Dopo la pressatura delle uve e circa 20 giorni di macerazione, il vino matura circa tre mesi in barriques ed affina qualche mese in bottiglia prima di entrare in commercio.

Blend di sangiovese per circa l’85% ed un saldo di cabernet franc. I profumi annunciano un vino giovane e diretto con profumi di ciliegie, erbe aromatiche e note affumicate; il sorso è molto fruttato e fresco, la trama è fitta, il tannino è deciso e morbido, sapidità e speziatura si esaltano nella lunga chiusura.

 

Vigna Pietranera

Vigna Pietranera

 

Il Sasso 2018 – Carmignano DOCG 13,5% vol – € 20

Le uve fermentano e macerano per circa 20 giorni in piccoli contenitori, per aumentare la superficie di contatto e migliorare l’estrazione delle componenti migliori dalle bucce. Il vino matura per circa 15 mesi in barriques ed affina circa sei mesi in bottiglia.

Il Blend si compone di sangiovese al70%, cabernet sauvignon e cabernet franc per il 20% ed un saldo del 10% di merlot. I profumi del vino sono legati soprattutto ai piccoli frutti di bosco ed alle erbe aromatiche; al palato esibisce una beva giovane e scorrevole, è succoso e fresco, il tannino è in via di risoluzione, sapidità e speziatura prima della chiusura.

Carmignano Riserva

Carmignano Riserva

 

Piaggia 2017 Carmignano Riserva DOCG 13,5% vol – € 35

Le uve per questo vino vengono selezionate fra quelle che provengono dal vecchio vigneto in località Piaggia. Le uve vengono vinificate separatamente, fermentano in piccoli contenitori e le macerazioni vanno da un minimo di 15 giorni e, per alcune uve, arrivano anche a 30 giorni. Il vino matura in barrique di rovere francese per 18 mesi ed affina in bottiglia per ulteriori 6 mesi.

Colore rubino cupo e brillante; il ventaglio olfattivo di questo vino è molto ampio: fiori scuri appassiti, piccoli frutti neri maturi, grafite, una leggera nota affumicata, tabacco ed una idea di caffè; l’ingresso in bocca è caratterizzata da un tannino deciso e setoso; il sorso è succoso fruttato, saporito e molto fresco. La chiusura è speziata ed elegante.

Poggio dei Colli

Poggio dei Colli

 

Poggio de’ Colli 2017 – IGT Toscana 13,5% vol – € 50

Non è insolito che in Toscana vengano prodotti vini con cabernet franc di notevole spessore e questo vino è sicuramente fra i migliori cabernet franc prodotti in Italia. Le uve provengono da un vecchio vigneto, Poggio de’Colli, impiantato utilizzando vecchi cloni di origine francese presenti in azienda. La fermentazione avviene in tini di legno aperti ed il contatto con le bucce prosegue per ulteriori 2 settimane; 20 mesi di barrique francese e sei mesi di bottiglia completano l’iter del vino, prima della commercializzazione.

Profumi tipici con piccoli frutti di bosco, lamponi, note balsamiche e mentolate, e distinte note di affumicatura; il sorso è succoso, fresco e saporito; i tannini sono decisi e setosi, la speziatura è importante e fine. Elegante ed armonico.