Celiachia? Parliamone ancora un po’…


di Marco Lungo

Avendo visto cosa è successo sul precedente articolo sul problema della celiachia, del tutto rivolto ai ristoratori e alla dilagante tendenza che ormai pervade la clientela di dichiarare le più strane intolleranze, prima su tutte proprio quella al glutine, penso sia giusto rispondere in maniera cumulativa sull’aspetto celiachia a chi si è sentito piccato da quello che ho scritto.

A parte aver risposto puntualmente nei commenti a chi si è posto in maniera educatamente critica, dandomi anche dei suggerimenti preziosi che qui metterò in pratica, dico per prima cosa di notare un fatto: non c’è stato alcun intervento di autorità riconosciute tra i commenti, mentre in altri SN ho avuto solo conferme anche autorevoli di quello che ho riportato.

Gli studi sono dell’Università di Pisa, della Tuscia e di Milano, i dati sono quelli del 2011 del Ministero della Salute attualizzati sulla popolazione presunta attuale, la descrizione della patologia deriva da testi medici. Fin qui, non è che tema smentite. Posso usare solo dati Statali ufficiali, perché poi in giudizio quelli valgono.

Se poi perfino Wikipedia la definisce “Malattia Rara”, non dipende da me. Non posso denigrare nessuno, a livello di aziende o altro, tanto i lettori più preparati hanno capito benissimo quali erano i riferimenti. Di più, questo anche se oggi alcune cose le dicono negli ospedali stessi ed, anzi, fu proprio lì che mi diedero la falsa indicazione che Bressanini mi ha contestato, facendo poi nascere la mia voglia di approfondire il tema.

Detto ciò, ribadisco il taglio dell’articolo e chiedo scusa a chi, pur non avendo letto attentamente o con la chiave giusta il tutto, si è sentito in qualche modo offeso. Ho provveduto a togliere subito le cose che, mal lette, potevano in qualche modo trarre in inganno, come ad esempio l’aspetto fisico che era riferito alla fase iniziale della malattia non ancora diagnosticata, in molti casi.

Non ho specificato bene, me ne scuso anche di questo. A me interessa quello che ho affermato in maiuscolo ed in minuscolo. Ristoratori, non pensate MAI di poter eludere un cliente che si dichiara celiaco o intollerante. Sta scritto talmente in chiaro che non so come non possa essere evidente a tutti.

Ho scritto che, sulla pelle mia e di persone consenzienti, tutti dichiarati intolleranti al glutine, abbiamo provato della pasta e della farina ottima senza avere alcun problema. Questo non mi si può contestare perché è vero, ci sono io, ci sono i testimoni che volete a dirvelo. La spiegazione scientifica l’ho trovata, è dell’Università di Pisa, si sposa con quello che si sospettava da tempo, non so che altro di più potessi dire.

Non solo. Abbiamo anche fatto una pizza senza glutine, abbiamo messo il video, a dimostrazione di come oggi si possa anche avere un prodotto da dare ai clienti che sia assolutamente gustoso e presentabile.

Di più, in tutta coscienza, non credo che si potesse dire in un forum dedicato alla ristorazione.

Grazie alla gentile Franca Crestani, colgo l’occasione di segnalare a tutti gli amici ristoratori il sito della AIC, Associazione Italiana Celiachia, www.celiachia.it, un Ente che vanta 30 anni di attività ed al cui interno vi consiglio, se siete veramente preparati al Gluten Free in cucina, di aderire all’AFC, Alimentazione Fuori Casa, per migliorare ancora la qualità e la varietà di ciò che offrite ai vostri Clienti.

52 Commenti

  1. credo che nei ristoranti..dove i ristoratori con la loro esperienza..mi garantiscono la non contaminazione..dal glutine AIC o no…ci mangio senza problemi.Siamo nel 2013 ,esistono le evoluzioni..anche scolastiche..non abbiamo bisogno di associazioni che ci tutelino.

    1. “Oste è buono il vino?” “siiiiii!”.
      (mentre lei sig.ra Ramona crede che ciò sia sufficiente, ci sono cinque regioni in Italia dove – se vuoi servire piatti gluten free – devi avere la certificazione di un ente terzo, che può essere l’aic o anche altri. Del resto il principio di certificazione da parte di terzi vale per molte cose, tra cui gli ascensori e le automobili. Che non sono meno importanti dell’intestino di mio figlio)

  2. Ramona, nel 2013 capita che perfino all’ospedale servano al paziente celiaco stradichiarato un ottimo caffè d’orzo a colazione, un ottimo brodo preso col mestolo sopra in modo da non farvi finire dentro la pastina col glutine a pranzo, un ottimo riso bollito nel cuocipasta in cestello a parte per cena.
    Trova gli errori.
    Persino all’ospedale, sottolineo.
    Io ho la fortuna e la possibilità di potermi permettere, tra gli altri, di frequentare anche ottimi ristoranti pluristellati, ammesso che le stelle siano indice di preparazione, eppure non saprei neanche da dove iniziare ad elencarti le sviste.
    Di recente in un elegante menù per celiaci mi sono trovata come proposta una buonissima zuppa di un farro d’eccellenza di provenienza garantita vattelappesca.
    Si vede che tu sei così fortunata od oculata da trovarli tutti tu quelli bravi, allora io devo avere una scarogna pazzesca…
    Un’ultima cosa.
    Chi sarà a redigere ogni anno il prontuario degli alimenti sg, strumento fondamentale che ogni ristoratore dovrebbe consultare di continuo?
    Gli alieni?

    1. Assolutamente d’accordo Franca, noi italiani tendiamo a snobbare l’associazionismo fino a quando, poi, determinate categorie finiscono per essere ignorate…grazie all’AIC forever, anche fosse solo per il prontuario ma non è così. Se nel mondo si stanno sperimentando cure per la celiachia è grazie all’impegno delle Associazioni! :-)

  3. “non c’è stato alcun intervento di autorità riconosciute tra i commenti” anche perchè furbescamente lei ha subito modificato l’articolo così che non ci sia stato il tempo di avvisare le eventuali autorità di cui lei parla, bisogna avere il coraggio delle proprie azioni e, soprattutto, non parlare a spoposito, non parlare perchè “riempirsi la bocca di celiachia” fa figo e attira lettori

  4. Sarebbe stato più corretto dichiarare pubblicamente l’entrata corrige, invece di modificare l’articolo incriminato senza dire nulla, in modo da far apparire come dici, “piccato”, il tono di alcune risposte.

    Siccome l’ignoranza purtroppo dilaga, oltre ad apprezzare l’inserimento del link dell’associazione Aic, si può leggere anche questo articolo, risposta chiara e riassuntiva a tutti gli articoli fuorvianti come quello pubblicato ieri
    http://noi-intolleranti.com/la-classifica-degli-errori-orrori-riguardo-la-celiachia-e-il-senza-glutine/

  5. Marco,
    Io non so più come dirlo, c’è una parte, questa:
    “Ho scritto che, sulla pelle mia e di persone consenzienti, tutti dichiarati intolleranti al glutine, abbiamo provato della pasta e della farina ottima senza avere alcun problema. Questo non mi si può contestare perché è vero, ci sono io, ci sono i testimoni che volete a dirvelo. La spiegazione scientifica l’ho trovata, è dell’Università di Pisa, si sposa con quello che si sospettava da tempo, non so che altro di più potessi dire”
    Ecco, è una cosa che non si può leggere.

    Mi piacerebbe fosse commentata dal Sig. Francesco Favorito, il cui nome ti dev’essere sfuggito tra i commentatori dell’articolo precedente, ma capisco che egli abbia anche altro da fare.

  6. Sig. Lungo,
    Lei continua a non capire e ad accusare altri di non bene interpretare quanto da lei scritto, talmente male interpretato che Lei lo ha modificato in corsa eliminando le parti più scabrose e più contestate.
    Citare a sproposito ricerche, non avendo gli strumenti per interpretarne correttamente i risultati, non concede a chi lo fa alcuna autorevolezza.
    La sua prova giornalistica è stata comunque di basso livello oltre che superficiale, prova ne è che solo ora, “grazie alla gentile Franca Crestani”, Lei scopre l’esistenza di AiC in Italia; per uno che dichiara di aver studiato e ricercato mi sembra un passo falso non da poco.

    Le ricordo che nella stesura originale dell’articolo, quello che si è affrettato ad eliminare, lei suggerisce metodi di riconoscimento fisico del celiaco, pratica dall’acre ricordo già teorizzata in passato, oltre a far trapelare la possibilità di propinare glutine, se di ottima qualità, ai “falsi celiaci” tra i quali gli asintomatici, i grassi, con capelli ordinati, unghie a posto.

    Le faccio presente infine che una copia dell’originale papello è tuttora pubblico nella cache di alcuni motori di ricerca.

    Con cordialità
    Giuseppe Lanzilao

    1. infatti, è tutto inutile parlarci, abbiamo a che fare con una persona (il Sig. Longo) che continua a perseverare nel suo reale intento che non è certo fare un’informazione corretta, abbiamo l’AIC e ce la teniamo stretta, non abbiamo bisogno di una persona che vuole fare una cosa che non solo non gli compete ma non ne ha le competenze!!!

  7. Egregio Dr Lungo,
    evidentemente lei continua a scrivere delle inesattezze.
    Le propongo di venire ad un mio corso che svolgo in giro per il mondo ed in particolare in Italia, come mio gradito ospite, per farle scoprire un “mondo” che lei non conosce. Non si può asserire “glutine buono o meno buono” la celiachia esiste da 20mila anni e non è una moda. Il rispetto è rivolto anche alle persone che non ci sono più per colpa di questa alimentazione, calcoli che fino a 30 anni fa, e dico 30 anni fa e non 3000 anni fa si moriva per malnutrizione, veda anche le foto in cosa porta la celiachia ai bambini piccoli, e forse si farà una ragione e cultura, e magari scrivere un VERO articolo sulla celiachia rivolto ai professionisti. Questo che dice lei è un blog rivolto ai ristoratori. Per fortuna ci sono molti ristoratori in Italia che vogliono imparare, vogliono essere professionali, e proporre alla sua clientela un servizio eccellente. Non è una moda essere intolleranti ma una esigenza alimentare. Nei miei corsi si insegna prima di tutto la Lgs e come le ho detto in questo aspetto l’Italia è allavanguardia mondiale, poi le preparazione con le piu svariate ricette applicabili. Un plauso ad AIC che in questi 30 anni ha fatto conoscere il problema della celiachia in modo serio. Sono a sua completa disposizione per qualsiasi appunto.

    1. Grazie Chef Favorito, spero che il sig Lungo la reputi più all’altezza di Wikipedia a parlare di celiachia.

      1. Aspettiamo risposta del signor Lungo . Forse è a cercare su Wikipedia notizie su Francesco Favorito .. :D

    2. Nessun appunto, anzi, è proprio questa la maniera che per me, visto il casino, ad un certo punto avrebbe dovuto prendere il discorso. L’ho appena scritto più sotto, per la virulenza dell’insulto personale si perde una grossa occasione di scambio reciproco.

      Anche nell’altro post, ci si poteva scambiare bene delle idee già dall’intervento della Spadaro. Invece no, giù insulti e maledizioni.

      Io ho fatto un rapido sunto con quello che ho trovato di ufficiale, se poi tu hai qualcosa di più aggiornato meglio, però questo non era un articolo scritto per i professionisti su come trattare un celiaco, cavolo. Mo’ basta a dirlo, veramente.

      Fai tu una cosa, piuttosto, se pensi che sia un argomento interessante in questo ambito. Scrivilo tu un articolo sulla corretta trattazione del cliente celiaco. Io, come vedi, non mi ci sono neanche azzardato e da professionista del settore, come penso che tu sia, lo puoi aver ben capito. Metti giù una cosa, dettagliata come serve, e credo che Luciano Pignataro non abbia problemi a pubblicarlo nell’apposita sezione. Qui, se uno nota, siamo nella sezione Temi E Polemiche, non nella parte divulgativa. In quella scrivo di pizza, quando capita, perché è materia in cui qualcosa posso dire.

      Credo che però, veramente, se non si esce da questa sterile battaglia di insulti, non si fa onore né a sé stessi, né a chi è veramente malato, né tantomeno a chi se ne è andato prematuramente.

      1. Marco, Francesco Favorito qualcosa l’ha messa giù da tempo, è in ristampa il suo libro “Giuda ai prodotti gluten free e intolleranze alimentari” ! Compralo e leggilo, magari imparerai qualcosina a riguardo anche tu. Per inciso, a me invece le parole dello chef fanno onore … le tue no!!

      2. Caro Dr Lungo, io preciso che NON L’HO MAI INSULTATA E NON LE HO MAI DATO DEL TU. Precisato questo, io non scrivo alcun articolo se non richiesto dall’editore. Quindi passare le giornate intere alla polizia postale è un consiglio che le darei molto volentieri, ma prima di questo faccia leggere il SUO DI ARTICOLO magari anche ad una semplice AIC della sua zona, magari……..
        Non scrivo nelle risposte per farmi pubblicità, non gioco sulle persone e il loro sistema di alimentarsi. I medici fanno un giuramento verso Ippocrate, noi Chef o meglio Pastry chef facciamo un giuramento con il cuore SIAMO FIERI DI ESSERE ARTIGIANI, e si ricordi questa frase: non lo facciamo per denaro, ma lo facciamo solo per un sorriso, è la cosa più bella vedere un cliente o un bambino sorridere e sentirti dire la frase “complimenti la torta era buonissima”………

        1. Già, come detto sopra, le persone come lo Chef Favorito (un vero Signore) fanno felici quelli come noi e ricevono sempre sorrisi di ringraziamento. Quelli come lei possono ricevere solo sorrisi di scherno per ciò che scrivono. Il rispetto è qualcosa che si guadagna e lei sicuramente con questo suo atteggiamento offensivo e vittimista non se l’è guadagnato di certo. Forse è tempo che impari un pochino di umiltà, parola a lei del tutto sconosciuta. Anzichè chiedere scusa, cambia l’articolo….. questo la dice lunga sulla sua correttezza.

  8. Gentile sig. Lungo, non so come significarle quanto apprezzo il suo spirito di autocritica, che mi ha toccato nel profondo del cuore.

    Rimangono un paio di questioni aperte che sono sicuro saprà chiarirmi con la medesima maestria con cui finora ha tenuto a bada gli altri “commentatori non autorevoli”. Vorrei sottoporgliele cercando di essere “educatamente critico” nella speranza di meritare una sua risposta:

    Nella parte cancellata del suo autorevole (quello sì, perdinci, autorevolissimo!) intervento, lei sosteneva che il ristoratore poteva facilmente riconoscere il celiaco dall’aspetto fisico vagamente assimilabile ad uno zombie (mi scusi l’imprecisione, ma avendo cancellato la frase “incriminata” non riesco a citarla con la precisione che meriterebbe).
    Ora dice che quell’esempio “era riferito alla fase iniziale della malattia non ancora diagnosticata, in molti casi”.
    Domanda: quindi lei si riferiva alla frequentissima casistica di celiaci non diagnosticati che ugualmente seguono una dieta senza glutine? Oppure sta suggerendo un innovativo sistema che porti il ristoratore ad interessarsi della salute del suo ignaro cliente: “se arriva un avventore con le unghie rovinate e i capelli radi somministrategli del cibo senza glutine, lui non lo sa, ma è celiaco”?

    Seconda domanda: lei dice che secondo il calcolo delle probabilità scientificamente provato e totalmente inattaccabile i “veramente celiaci” in Italia non possono essere più 31.000. Secondo l’AIC nel 2010 (le metto in fondo persino un link in cui può verificare la fonte da me citata, spero però di non risultare eccessivamente pignolo ai suoi occhi) erano 122.482.
    Quindi lei asserisce che in Italia ci sono 91.482 diagnosi errate? O che esistono 91.482 diagnosi false? Oppure ritiene che alcuni scienziati siano più uguali degli altri?

    http://www.celiachia.it/public/bo/upload/norme/RELAZIONE%20ANNUALE%202010.pdf

    1. Senti Carlo, non prendere velatamente in giro, dai.

      Ho fatto degli errori, li ho ammessi, li ho corretti, ho chiesto scusa, che altro devo fare?

      Sui dati, l’ho spiegato, contano solo quelli del Ministero della Salute.

      Mi dispiace che questo non sia chiaro, perché se uno scrive pubblicamente, a fonti pubbliche e statali deve fare riferimento. Se poi l’AIC ha dati veramente più reali di quelli dello Stato, li faccia valere, purtroppo non è un problema mio e mi dispiacerebbe di molto se i numeri fossero quelli. Ti dico un’altra cosa: in fondo, non mi stupirei più di tanto se ci avesse preso di più l’AIC, però la questione è di proiezione statistica demografica, non di analisi vere effettuate sui soggetti, mi spiego? Ripeto, in giudizio vale lo Stato.

      Secondo te, al posto mio che avresti fatto?

      1. come ho mostrato nell’altro articolo, nella relazione del min.della salute non si trovano questi dati che lei ha citato, e nemmeno le ricerche che ha detto!
        metta esattamente link per link dove ha trovato le cose perchè su quello/i che dice lei non si trovano le sue affermazioni!
        se trovo quello che ha detto lei sono la prima a porgere le mie scuse

      2. Resta inevasa la prima domanda, ma posso capire come mai non risponde.
        Purtroppo lei cita dati da me non verificabili, per cui lascio ai lettori successivi la scelta se crederle o meno, penso che la mia la possa intuire da solo.

        Tuttavia voglio accogliere il suo invito a discutere i suoi contenuti in ottica di consulenza ai ristoratori, premettendo che sono discretamente esperto di retail non food e per nulla preparato nel campo della ristorazione.

        Io ho un figlio di 8 anni celiaco che ha iniziato la dieta a gennaio 2013.
        Secondo lei domani sera andrò a mangiare la pizza sotto casa o mi farò 24km andata e ritorno per andare in una buona pizzeria certificata AIC?
        E, sempre secondo lei, mangerà soltanto mio figlio o anche gli altri 3 componenti della famiglia, non celiaci?
        Altra domanda: secondo lei dove andremo in vacanza? In una struttura adatta alla dieta di mio figlio o ce ne freghiamo, tanto 3 su 4 possono mangiare e secondo le statistiche il 75% per cento è una buona media?
        E la pizzata di classe di Natale dove la organizzeranno?
        Quando l’anno prossimo mio figlio farà la prima comunione secondo lei festeggeremo in un ristorante per celiaci o in uno “normale”?
        Anzi, tra qualche anno, quando farà la prima comunione l’altra figlia non celiaca, crede che andremo in un locale del “circuito” AIC oppure, siccome la festeggiata in questo caso non è celiaca, non ci interesserà l’alimentazione dell’altro figlio?
        A settembre i miei genitori festeggiano 50 anni di matrimonio, grande uscita di famiglia, riesce a indovinare in che tipo di ristorante andremo?

        Poi, probabilmente, ci sono anche quelli che seguono una dieta senza glutine per moda. Ci sono, non c’è dubbio. Verranno finché non arriverà una moda diversa. Io non condivido questo tipo di scelta, ma da un punto di vista di un ristoratore li chiamerei “indotto”, non “scocciatori”.

        Mi fermo qui, non vorrei insinuare in Pignataro il dubbio che abbia sbagliato consulente.

      3. io non non avrei dato consigli ai ristoratori,che sono già molto confusi,loro si devono fidare di cio’ che dice il cliente e non delle loro impressioni,purtroppo lei ha dato consigli molto sbagliati.
        anche se errare è umano

  9. Caro sig Lungo ci dispiace….lei voleva fare il simpatico, lo spiritoso, la persona che “sa” e purtroppo è caduto tra le grinfie di questo popolo di celiaci….. non vale cambiare ciò che ha scritto in precedenza, noi ovviamente conserviamo copia della prima stesura, quindi si fermi, legga, si informi e poi ci presenti queste persone celiache (con certificazione non per moda) che lei ha nutrito di Grano eccellente…peccato però che queste persone potrebbero anche (come mio figlio) essere asintomatici….lo sa questo, vero?
    Peraltro la malattia era “rara” per una disposizione di legge del 2001, ma con la Legge 123 del luglio 2005 è riconosciuta come malattia sociale e all’articolo 2 comma d) così recita ” d) agevolare l’inserimento dei celiaci nelle attività scolastiche, sportive e lavorative attraverso un accesso equo e sicuro ai servizi di ristorazione collettiva;” Le pare che l’istituzione scolastica è tenuta ( e lo fa di solito egregiamente) a far mangiare me (insegnante celiaca) e tutti i bambini che ne hanno bisogno in sicurezza e senza rischi e io magari, solo perchè magra non sono, mi ritrovo in un ristorante che la segue e la stima, pago fior di quattrini e sto anche male perchè loro son convinti (da Lei) che il buon grano di qualità non mi faccia male? La prego rettifichi e stia buono….di ciò di cui non si può parlare, bisogna tacere, diceva il buon Wittgenstein,lo faccia anche lei

    1. Tania, ma che simpatico e spiritoso, ma figurati… non volevo e non parlavo dei celiaci veri, tutto qui.
      Non è stato chiaro, è successo un gran casino, non si è sfruttata fino ad ora una ottima occasione di confronto che ne poteva scaturire fuori, che altro vuoi che ti dica?

      Poi, sai, proprio perché l’argomento non era la celiachia ma i falsi malati che ogni giorno si presentano a frotte in un ristorante, ed avevo ipoteticamente un pubblico di ristoratori e non di interessati, l’ho messa proprio per come tocca gestire le richieste più astruse da parte dei ristoratori che, ogni giorno, si trovano intolleranti all’aglio, al burro, al sedano (sic!) e cose ugualmente incredibili che non hanno riconoscimento medico alcuno e, tanto meno, associazioni a supporto. Non volevo andare oltre, ci siamo andati in maniera imprevedibile e sterile. Ho scritto questo ulteriore pezzo di scuse e chiarimento, qualcuno sta rispondendo in maniera costruttiva, vediamo che esce fuori, speriamo che questa volta in più persone capiscano anche che hanno una platea vasta che li ascolta come certo non capita spesso.

      Per quanto mi contesti puntualmente, invece, posso solo farti notare una cosa tra le tante che ancora affermano il contrario, cioè che la celiachia è una malattia rara, questo link: http://it.wikipedia.org/wiki/Celiachia
      Il colophon a destra è chiarissimo, sai che tutti potrebbero correggerlo, nessuno lo ha fatto, eppure esiste anche un AIC e decine che si precipitano qui ad insultare e maledire. Non ti dico quanti altri siti affermano la stessa cosa.
      Quindi, secondo te, quale è la realtà che uno esterno percepisce? Cosa vede?
      Esci dal ruolo e guarda da fuori. Questo è quello che dicono.
      Se nessuno ha l’autorità o la voglia di intervenire per correggere cose come quelle, che altro posso dirti io?
      Che ne pensi?

      1. Di solito non considero Wikipedia una sorta di enciclopedia…per me va preso cum grano salis ciò che chiunque può scriverci, viceversa ti citavo delle leggi dello stato che non sono oggetto di “si dice” o “io penso che…” ad ogni modo, purtroppo vorrei farti passare una sola settimana da intollerante o allergico a qualcosa….
        vedi, tu pensi che il sedano sia un ortaggio innocente…ma è un malefico allergene che addirittura va dichiarato nelle etichette…magari non si muore, ma (leggi qui se vuoi…. basta cercare su google http://www.migipedia.ch/it/about/glossary/allergia-al-sedano) se il ristoratore pensa che essere allergici al sedano sia solo una bizzarria del cliente può ritrovarsi il cliente con… ” L’allergia può avere i seguenti sintomi: • prurito e gonfiore delle labbra o in bocca • vomito, diarrea• asma • eritema (orticaria)” perchè magari gli ha dato una bella zuppa con sedano… e purtroppo anche l’aglio può creare problemi…http://medisato.com/it/allergia-allaglio-sintomi/ c’è un mio amico che quando viaggia per lavoro si porta in tasca il cortisone…proprio perchè tanti ristoratori non seguono le sue indicazioni e fanno di testa loro. Varrà la pena giocare sulla salute di una persona perchè si è convinti che stia esagerando?

        1. Infatti ho scritto che non si può e non si deve sottovalutare MAI chi dichiara certe cose.

          E figurati, io non reggo manco il nickel e mi davano 400 gr. al giorno di lattuga preferibilmente bianca al giorno come dieta!!! Sono impazzito dai dolori. Non te lo voglio manco dire.

          Però, cavolo, perché non si legge attentamente quello che c’è scritto?

          E ti cito Wikipedia perché, se una associazione più o meno valida o enne medici o anche solo un vero malato serio ed acculturato, non riesce a correggere quella che è comunque considerata un riferimento, una nuova Biblioteca di Alessandria moderna, che credibilità pensi che possa avere la questione?

  10. Caro Marco, copio incollo la mia risposta alla tua dell’altro articolo, perchè vedo che è adattissima anche a questo scritto, visto l’identica falsariga…
    “Caro Marco, credo che tu continui a non voler vedere la portata della confusione che hai fatto…
    E, alla fine, non hai dato risposta alla questione che cercavo di rimettere in piedi, cioè questi benedetti intolleranti (ovvero simulatori ovvero celiaci non diagnosticati ovvero modaioli) debbano essere trattati come degli stupidi rompiscatole o come l’oggetto del successo del ristoratore?
    Parlare dell’alta qualità delle materie prime utilizzate è quasi un’ovvietà e credo che ogni ristoratore lo sappia e faccia poi scelte dettate dalle proprie possibilità, dai propri obiettivi e dalle proprie convinzioni. Di sicuro noi clienti, celiaci o no, apprezziamo questo tipo di scelta attraverso, cui, in definitiva, passa la fidelizzazione del cliente. Ma, a questo punto, cosa c’entrano gli intolleranti e i celiaci? In un mondo sempre più multietnico e geneticamente modificato pensi che si possa rimanere ancorati alla farina di frumento o che si possano percorrere altre strade ad alta qualità? Proporre pasta di mais o grano saraceno o un’infinita varietà di risi di qualità superiore vale, secondo me, quanto usare il grano Senatore Cappelli (perdona ma mi piace troppo dirlo…) e inoltre può rappresentare una grande opportunità, se non ci si limita a pensare ai propri clienti come un problema.
    Tu invece continui ad impermalosirti sulle critiche più o meno garbate che hai ricevuto e non hai finora mai messo in dubbio che forse forse…se tante persone si sono arrabbiate così è proprio perchè dal tuo articolo si evincono esattamente i contenuti che hanno fatto imbufalire tutti. D’altronde, quando si scrive in rete ci si mette molto in gioco, perchè le persone possono controbattere immediatamente e a casa mia dicono “se tuona, da qualche parte piove” quindi, traslando, se in tanti si sono arrabbiati…fatti una domanda e datti una risposta…sempre con cordialità.

    1. Mah, se ho scritto da capo è perché la domanda me la sono fatta.

      Le risposte, invece, sono a senso unico.

      Permettimi ma, da quest’altra parte, tutto il casino che si è creato su quel pezzo e che sta montando anche su questo, non trova giustificazione alcuna per tanti di noi, editore incluso.

      Non è che, perciò, sia anche il caso che qualcun altro si faccia delle domande e, se del caso, si ponga in maniera più costruttiva in questa discussione? Se ne sai più di me, a ragione e dati veduti, perché non esprimi quelli, ti confronti, parli del problema, invece di insultare e maledire? Che ne pensi? Ti sembra un atteggiamento che faccia onore a qualcuno?

      1. Caro Marco, purtroppo si sente sempre di più lo stridio delle unghie sullo specchio.
        Non ho insultato e maledetto nessuno, e credo che sia abbastanza palese, a meno che tu non abbia una grossa coda di paglia. Ho semplicemente detto quello che penso rispetto a quello che hai detto…e avendolo tu scritto non è possibile tornare indietro! E se intendevi dire un’altra cosa non l’hai ancora chiarito a nessuno ma insisti con tutti che siamo noi a non aver capito.
        Mi rendo conto che non è piacevole non essere compresi ma purtroppo, a forza di tentare di sostenere i tuoi argomenti e le tue ricerche di nuovo hai omesso di focalizzarti su quello che avevi detto essere l’oggetto vero del tuo articolo, cioè scelte di qualità nel cibo.
        Non è necessario sfoggiare dati scientifici e statistici pescati su Internet per sapere che ogni cliente ha diritto al trattamento che si aspetta da un ristoratore serio, sia esso celiaco, intollerante, sclerotico o standard. E se un ristoratore decide di fare l’educatore probabilmente ha sbagliato mestiere.
        E ci tengo a dire anche, come ultima cosa, che mi aspetto che il ristoratore di turno mi tratti come si deve perchè ha piacere a farlo e non perchè teme una denuncia…

  11. Parla senza conoscere.
    Lei è la tipica persona che fa aria alla bocca!
    Se invece che scrivere di cavolate si informasse davvero saprebbe che le intolleranze e la celiachia fanno star male delle persone, danneggiano la salute. NESSUNO PENSA CHE SIA UNA MODA.
    Si vergogni di averlo pensato.

  12. Ooohhhh, beh, mettetevi d’accordo.

    Se correggo perché correggo, se non correggo perché non correggo, se prendo i dati e perché prendo quelli e non prendo quegli altri, se parlo ad uno perché non parlo ad un altro…

    Ma insomma, che volete di più?

    Scuse, correzioni, spiegazioni… quando solo per tutte le offese personali, le minacce (anche qui, molto velate) e le maledizioni ricevute potrei passare giorni alla Polizia Postale, perché quello è un reato vero e perseguibile.

    Io ho scritto quello che dovevo, l’ho corretto, l’ho rispiegato con le dovute scuse, trovate veramente pace.

    Questo poteva e può diventare una occasione per capirsi meglio e spiegare le vostre ragioni, anche se non era proprio questo l’obiettivo, lo ribadisco, era scritto chiaramente che stavamo parlando dei falsi malatiiii!!!!

    Insistete quanto vi pare, tanto proprio non ho più nulla da fare in tutta coscienza nei confronti di chi si è sentito offeso.

    Per il resto, se qualcuno vuole parlare seriamente ed educatamente con un pubblico di ristoratori e di persone a cui piace mangiare bene, credo che si sia tutti qui, pronti.

  13. Riporto qui quanto scritto a commento nell’altro articolo e sono sempre più convinto che forse è meglio non insistere con certi argomenti da parte tua. Le scuse non servono a nulla se si continua a dire che sulla “tua pelle” hai provato delle cose che purtroppo non hanno evidenza scientifica e possono indurre le persone a compiere atti diversi da quelli giusti.

    Un primo appunto che vorrei fare a quanto scritto è relativo alla definizione di celiaco vero e dell’intollerante al glutine: queste due “figure” non sono differenti tra loro, in quanto la celiachia viene definita come “intolleranza permanente al glutine”. Il fatto che si parli di intolleranti al glutine come di malati immaginari o pseudo tali è un errore di non poca rilevanza. Probabilmente il tuo riferimento è a quelle persone che stanno bene se non mangiano glutine pur non essendo state diagnosticate celiache (intolleranti al glutine). Questa categoria di persone sono oggetto di studi molto seri perché non è più possibile ignorare la loro presenza ne sottovalutarne la portata. Da studi americani a cui ho dato una sbirciata, queste persone, che ancora si fatica di definire ma che usualmente sono identificate come “Sensibili al Glutine”, sono circa il 6% della popolazione, molto più dei celiaci (intolleranti al glutine) che sono circa l’1%. Detto questo, visto che l’argomento è molto delicato e la stessa comunità scientifica è in continuo aggiornamento, non banalizzerei troppo su questa patologia ancora poco chiara.
    Altro appunto è quello relativo ai sintomi con i quali descrivi i celiaci prima della diagnosi: niente di più sbagliato, legato a vecchissimi metodi di valutazione per individuare questa patologia, soprattutto per quello che riguarda la dissenteria. E’ vero che molti accusano questo tipo di sintomo, ma è anche vero che sono in numero maggiore quelli che non lo hanno mai accusato ed hanno scoperto la celiachia per altre strade, a volte anche casuali.
    Ultimo punto da chiarire, nel parlare della celiachia, è quello relativo alla definizione di “malato” per il celiaco: è vero che essendo una patologia che comporta malessere fisico alle persone, dal punto di vista medico la celiachia va definita “malattia”, ma dal punto di vista della vita reale e quotidiana, quella del celiaco non è una vita da malato, fosse anche solo che per stare bene non devi prendere alcun farmaco e bisogna semplicemente limitarsi ad eliminare dalla propria dieta una proteina dal nome glutine.
    Terminato il discorso relativo alla celiachia, di cui non amo parlare volentieri non essendo un medico, passiamo all’argomento secondo me più interessante, che è quello dell’alimentazione senza glutine.
    Io ho scoperto da due anni di essere celiaco e da quel momento ho aperto un blog (www.nonsologlutine.it) nel quale concentro la mia attenzione su tutto ciò che è il mondo dell’alimentazione naturalmente senza glutine. Fondamentalmente il glutine è presente nei prodotti realizzati con alcuni cereali quali il frumento, l’orzo, il farro, la segale, il kamut e il monococco. Tutti gli altri cereali (o pseudo tali) ne sono privi: riso, mais, miglio, grano saraceno, quinoa, teff, amaranto, manioca e sorgo. Come questi ultimi, tutto il resto del panorama degli alimenti esistenti in natura è “naturalmente” senza glutine: carne, pesce, uova, latticini, verdure, ortaggi, frutta, legumi, etc…
    Questo dovrebbe far capire che mangiare naturalmente senza glutine è un esercizio non del tutto difficile, facendo solo attenzione alle contaminazioni incrociate, nel caso della ristorazione.
    Una alimentazione naturalmente senza glutine non credo che sia una alimentazione per “malati” o ancora peggio una alimentazione di serie B, senza qualità. Io direi che mangiare naturalmente senza glutine vuol dire avere la possibilità di poter mangiare dei cibi di altissima qualità nel rispetto del territorio, con la riscoperta di alimenti in alcuni casi dimenticati.
    Il fatto che la gran parte dei presidi slow food sia composto da prodotti naturalmente senza glutine ti dice nulla in merito?
    Ma passiamo al discorso dei succedanei, dei prodotti che sostituiscono quelli che notoriamente sono ricchi di glutine. Dando per scontato che al celiaco manchino tanto, sono quelli più desiderati (anche se credo a torto, visto il discorso fatto prima sugli alimenti naturalmente senza glutine). Questi alimenti negli ultimi anni hanno avuto una evoluzione notevole, sia in termini di qualità che di quantità, tanto da poter essere presenti sulle tavole dei consumatori con caratteristiche organolettiche molto simili a quelli “originali”.
    nello specifico mi sono occupato, negli ultimi due anni, di ricerca nel settore della birra artigianale senza glutine prodotta da malto d’orzo, ottenendo dei risultati entusiasmanti. Ti premetto che ero un degustatore di birre artigianali prima che mi fosse diagnosticata la celiachia due anni fa (ora sono presidente nazionale dell’associazione degustatori birra senza glutine). Dalle ricerche effettuate su centinaia di birre italiane (tutt’ora in corso) ho potuto mettere in evidenza quanto fosse possibile ottenere birre di alta qualità senza glutine dal malto d’orzo e la dimostrazione lampante sono le decine di produttori italiani che, dopo lo stimolo di questa ricerca, hanno cominciato a produrre lotti di birra con attenzione particolare al quantitativo di glutine presente. In questo caso si sta concretizzando la possibilità di avere un prodotto che non solo non è un succedaneo, ma è un vero prodotto realizzato per tutti, che tra le altre cose ha una qualità in più che è quella di contenere poco glutine.
    Discorso ben diverso è quello di cui parlavi per i farinacei e i sottoprodotti derivanti dalla lavorazione di questi: pasta, pane, pizza, biscotti, etc…
    La quantità di glutine presente nelle farine attualmente in commercio è molto alta (si parla del 15%) e per quanto si vogliano modificare le produzioni, i livelli di glutine non sono mai bassi da poter essere assunti dagli intolleranti al glutine, neppure se sono prodotte dal miglior pastificio di Gragnano. I grani antichi, poco modificati dall’uomo negli anni, hanno un contenuto di questa proteina più basso in termini percentuali, ma non possono essere considerati senza glutine, nella maniera più assoluta.
    Al momento non è possibile produrre succedanei se non con cereali naturalmente senza glutine, magari intervenendo sulle miscele per cercare di ottenere un mix ottimale paragonabile alle farine con glutine.
    Visti i notevoli passi in avanti delle farine senza glutine, sto portando avanti un progetto di ricerca dei prodotti di assoluta qualità realizzati con farine senza glutine.
    In particolare sto conducendo, insieme a Monica Piscitelli di Campaniachevai, la recensione delle pizzerie campane che fanno pizza senza glutine, così da poter offrire un servizio agli utenti che cercano le eccellenze nel mondo della pizza. Le pizzerie visitate sono già tante, ma ancora molte mancano all’appello e speriamo di concludere questo progetto entro la fine dell’anno. Durante questo percorso, abbiamo incontrato sulla nostra strada molti prodotti di alta qualità e in alcuni casi delle pizze molto vicine a quelle tradizionali, nei limiti della materia prima del disco che non può comunque essere paragonata a quella classica con glutine.
    Tutto questo per dire che mangiare senza glutine può essere occasione per la riscoperta di una cucina tradizionale legata al territorio e, nel caso di voglia di prodotti realizzati con cereali, non è assolutamente difficile trovarne di ottima qualità in giro.
    I signori ristoratori che realmente vogliono investire in questo settore, devono mettere amore nelle cose che fanno e non pensare di avere a che fare con persone malate, perché malate non sono. Al massimo sono molto più educate all’alimentazione corretta per la loro salute, cosa a cui dovrebbe dedicarsi tutto il resto della popolazione non “malata”.
    Concludo invitandoti a dare un’occhiata al mio blog http://www.nonsologlutine.it , sede dei Gluten Free Tasters (degustatori senza glutine), lasciandoti il saluto col motto di nonsologlutine: “COELIAC DOES IT BETTER”, il celiaco lo fa meglio… mangia meglio, naturalmente….

    1. Bellissimo.

      Finalmente un contributo giusto e corretto, comprensibile e chiaro.

      Un contributo, finalmente.

      Così, possiamo scambiare due chiacchiere senza problemi, e che cavolo…

      Dunque, personalmente sono sceso più nel dettaglio della composizione del glutine, lo faccio da tempo perché mi occupo di impasti abbastanza a fondo, quindi sono nozioni per me importanti. Ora, a parte la distinzione dell’intolleranza che, mannaggia a me, era meglio che scrivessi “allergia” e forse avevo risolto, ci sono però dei punti che a me risultano certi, ovvero quelli che ho riportato come codifica genomica delle molecole HLA-DQ2 e HLA-DQ8. Se sono presenti tutte e due, per quello che ho visto, la celiachia è certa. Se è presente solo la HLA-DQ2, si può sviluppare una intolleranza ed è quella che, appunto, riporta alle cifre simili a quelle che hai detto tu, cioè il 6% circa della popolazione. Ora, però, mi sono letto una bella tesi di una oggi dottoressa dell’Università di Pisa, dove con bibliografia ed esempi si riporta una correlazione tra l’alfa-glutenina e lo scatenamento del meccanismo di reazione dei CD4+ a livello dei mitocondri, con il solito effetto del livellamento. Per quello che conosco del glutine e della genesi di certi grani, l’alfa-glutenina è molto concentrata in alcuni di essi. Su me stesso, l’ho provato e mi succede, l’ho fatto tante volte inconsapevolmente per lavoro, e poi, notato il fenomeno, abbiamo provato con altre persone uguale. Non abbiamo fatto il test dell’HLA-DQ2, però i sintomi che ci sono sembrano proprio quelli. Passati a grano e farine diverse, niente di niente. Manco il minimo gonfiore.

      Tu cosa ne pensi? Sicuro non è una prova scientifica, è piuttosto empirica, però ho anche altri elementi per dire che la ricerca di un grano ottimo non è così nocivo come un grano pessimo. Purtroppo, tra un pacco di pasta e l’altro ci passano anche 2 euro di differenza sul mezzo chilo al mercato, però, veramente, se uno lesina sui decimi di centesimo della materia prima di un piatto di pasta, allora se la va a cercare, pure sano che sia, no?

      Che ne dici?

      1. Mi dispiace, ma non amo rispondere su argomenti che non riguardano le mie competenze professionali. Io parlo solo di alimentazione naturalmente senza glutine, da un punto di vista gastronomico. Quando voglio approfondire argomenti medici lo faccio intervistando esperti del settore. Per questo motivo la mia associazione ha un comitato scientifico che si occupa di argomenti legati alla patologia. Tra qualche giorno potrai trovare una intervista sul mio sito (www.nonsologlutine.it) ad uno dei massimi esponenti del mondo accademico che si occupa di queste problematiche tutti i giorni. Forse in questa intervista troverai le risposte che mi hai posto.
        Nel frattempo credo che sia giusto chiudere l’argomento su questo sito che si occupa di enogastronomia e non di patologie mediche.
        Conosco bene Marco Contursi, il quale ha sempre tenuto molto in considerazione le problematiche legate alle intolleranze alimentari nella sua attività di referente SlowFood della condotta dell’agro Nocerino Sarnese a cui appartengo. Capisco il suo stato d’animo rispetto agli articoli pubblicati, proprio per l’attenzione prestata all’argomento.
        Sarebbe opportuno parlarne in altra sede, lasciando la parte pubblica di questo sito ad argomenti più vicini allo scopo per cui è stato creato il blog di Luciano Pignataro.

    1. Franca, purtroppo o per fortuna è tutto vero e non c’è neanche tutto. E’ fermo al 2008.

      Non è che tu possa sentirti autorizzata a dire qualcosa su quello.

      Di sicuro, finora, la gran parte di voi ha fatto la figura dell’intollerante nell’animo.

  14. Dico la mia a quanti non hanno compreso questa levata di scudi di celiaci e non (me compreso) contro Marco Lungo.Nessun complotto.Il fatto è che senza averne i titoli(non basta leggere riviste scientifiche perché non avendo basi ed esperienze da medico si equivoca spesso) Il sign Lungo si è addentrato in aspetti medici facendo molti errori e soprattutto dando informazioni sbagliate ai ristoratori e cioè che i celiaci si riconoscono dall aspetto e che una buona pasta non da problemi.Orbene se c è una cosa che un celiaco teme è che al ristorante venga preso sotto gamba il suo problema e questo spesso succede purtroppo.Non spetta ad nessun ristoratore fare valutazioni in merito al fatto se un cliente soffra o meno di celiachia come spetta esclusivamente a medici dopo attenti e lunghi studi dire che altri grani possono essere mangiati dai celiaci senza problemi.Il fatto che indigna chi legge,la maggior parte persone perbene e professionisti è che Lei sign Lungo si è messo a dare consigli a ristoratori che spetta dare SOLO AI MEDICI.NON PUÒ LEI DIRE COME SI RICONOSCE UN CELIACO O CHE GRANÌ PUÒ MANGIARE.Perche se qualche ristoratore le da retta e poi il cliente si sente male di chi è la colpa?Nel mondo della gastronomia già ci sono troppi sedicenti esperti,ma al massimo fanno una analisi sbagliata di un vino o di un piatto.QUI è diverso poiché si parla di medicina e salute e corre l obbligo per chi scrive e chi pubblica( che lei Lungo continua a tirare in ballo quando dice che l editore è dalla sua)di verificare al 100% la veridicità di ciò che si scrive,sottoponendo il pezzo ad una autorità medica indiscussa e non prendendo dati a casaccio.Infastidisce infine che continua una difesa dell indifendibile in modo così fanciullesco che veramente farebbe sorridere se non si parlasse di temi che fanno soffrire tanti.LEI HA TOPPATO:PUNTO.SENZA SE E SENZA MA.Tanti l hanno invitata a fermarsi,le do atto che le intenzioni erano buone,lei ci dia atto che il modo è stato totalmente errato e finiamo la qui.NON È QUESTO IL LUOGO DOVE PARLARE DI CIBO E SALUTE PERCHÉ SONO TEMI DELICATI DA AFFRONTARE IN BEN ALTRI MODI E CON BEN ALTRI SOGGETTI QUALIFICATI.OGNUNO PARLI E PUBBLICHI SOLO NOTIZIE DI CUI HA ASSOLUTA CERTEZZA SENZA ENTRARE IN CAMPI CHE NON GLI SONO PROPRI PER STUDI ED ESPERIENZE DI ANNI.CHI SCRIVE IN UN BLOG COSÌ SEGUITO HA L OBBLIGO MORALE DI PESARE ANCHE LE VIRGOLE SE TRATTA TEMI COSÌ DELICATI.

    1. Marco,
      hai perso una buona occasione per stare zitto.

      Mi dispiace, sei caduto anche tu nel trappolone, non hai titoli di nessun genere se non un presidio Slow Food.

      E parli a me di qualifiche?

      Ma mi facci il piacere…

  15. Marco, proprio non si capisce perché ti ostini nella tua pubblica autoumiliazione.
    Tra l’altro continui a non cogliere la gravità della cosa.. Nn sei in un bar tra 4amici, stai dicendo che fornire a celiaci pasti con glutine di qualità nn comporta alcuna conseguenza.
    Mi spiace x i tuoi “amici intolleranti” che hai sottoposto a questo test, spero x loro che rientrassero nella tua categoria dei falsi intolleranti, altrimenti studi scientifici (seri) di ormai decenni, dimostrano che gli asintomatici nn hanno conseguenze immediate, ma patiscono tutte le conseguenze a lungo termine dei celiaci sintomatici.

    Dovresti capire che nn ci sono “chiacchiere costruttive da fare” ma solo ammettere che di celiachia nn sai nulla ed evitare un argomento che ignori. Questa credo dovrebbe essere regola fondamentale x un blogger

    Altre regole di netiquette: se si modifica qcs, soprattutto in seguito ai commenti, dovresti dichiararlo

    Ultimo: nn mi rispondi direttamente, ma usi alcune mie frasi per correggerti e giustificarti in parte. Su corretto ancora una volta e invece di dire “volevo dire che”, ammetti che è un’altra cosa della celiachia di cui eri all’oscuro e che hai scoperto solo grazie alle meritate contestazioni

    1. Giulia, il punto che non mi stanco di ripetere e che l’editore ha ribadito, è un altro.
      Qui non stiamo facendo scuola di celiachia.
      Non stiamo facendo i medici.
      Non parliamo ai celiaci.
      Parliamo ai ristoratori che sono letteralmente subissati di gente che si approfitta di termini gravi in maniera più o meno inconsulta.

      Che c’entravano i celiaci qui, è un mistero ancora tutto da spiegare.

      Come si sono dimostrati la maggioranza dei celiaci, è sotto gli occhi di tutti.

      Ora, tornando a me, è successo qualcosa di inaspettato e di difficile da gestire. L’ho fatto rapidamente come potevo, prendendo e correggendo le cose che erano sicuramente equivoche, però l’impianto della malattia era corretto, nessuno l’ha contestato. Leggi, sono solo insulti e maledizioni gratuite assolutamente ignoranti e da volgo, non degne di nessuno, meno che mai di persone che abbiano a che fare con un male vero.

      Dimmi, per favore, quale è la costruzione italiana contestabile per cui io abbia mai scritto: “Nn sei in un bar tra 4amici, stai dicendo che fornire a celiaci pasti con glutine di qualità nn comporta alcuna conseguenza.”. Mai scritto, mai esistito in nessuna versione, non è manco logico per chi ti dà una spiegazione della malattia basata sul DNA. Dimmelo, portami le prove.

      Altrimenti, non è nulla, rimane ciò che è scritto, ci sono decine di insulti e maledizioni che tutti i ristoratori hanno visto e letto, il resto sono solo chiacchiere.

      Sono qui pronto a risponderti con il reciproco modo e rispetto.

  16. Marco hai dei serissimi problemi e li stai palesando tutti.La tua arroganza è seconda solo alla tua incompetenza in materia e stupidità nel portare avanti tesi insostenibili.Io non mi sono mai detto esperto in celiachia.Neghi l evidenza e continui a prendertela con fantomatici mitomani che per te “si approfittano di termini gravi” dei ristoratori.Dici che non fai il medico e poi sciorini termini tecnici e ti addentri in consigli su cosa può mangiare un celiaco o su come smascherarlo.Ma non ce l hai un amico che ti ferma dal passare come il più folle che abbia mai calcato questo blog?

  17. Ah beh, ora ê più chiaro: gli intolleranti inmaginari, quelli che fastidiano i ristoratori dichiarandosi sensibili al glutine, quelli di cui l’autore parlava nell’articolo precedente, erano lui stesso e i suoi amici.

  18. Ormai abbiamo capito che la serietà qui non è di casa, ma cancellare tutti i commenti è troppo!!
    Va
    bene che avevano dimostrato chiaramente l’ignoranza di chi scrive e
    condivide certe assurde teorie…ma QUALUNQUE blogger con un minimo di
    amor proprio avrebbe semplicemente rettificato quanto scritto
    scusandosi, ed evitando di scrivere ciò di cui sa poco o nulla.

    Ribadisco
    che a quanto pare gli unici malati immaginari sono i suoi amici
    dell’esperimento. O almeno speriamo che lo siano, altrimenti, se fossero
    veri celiaci, non c’è “glutine di qualità” che tenga. Il celiaco può
    essere asintomatico e non avere reazioni immediate, ma le reazioni a
    lungo termine sono inevitabili.

    SE volete evitarvi altre pessime
    figure, vi suggerisco ancora una volta di farvi una cultura partendo
    dal sito ufficiale http://www.celiachia.it.

  19. La situazione è ormai chiara a
    tutti il signor Lungo non avendo uno straccio di argomento a giustificazione
    delle sue tesi personali, passa dal mettere dati scientifici a fare battute: ma
    non si arrende! Per essere un consulente aziendale che si vanta di fiutare i
    problemi e trovare soluzioni, non mi sembra che stia facendo una buona
    pubblicità alla sua professione, visto che bastavano fin dall’inizio appena
    cinque lettere per togliersi dall’impasse: “SCUSA”! Non sta facendo nemmeno una
    bella figura chi lo attacca, perché mi sembra che spari su “Bambi”. L’unico che
    ne guadagna in tutta questa storia è il dott Pignataro in termini di affluenza
    di contatti al suo blog: ma a questo punto bastava scrivere qualcosa contro una
    qualsiasi categoria protetta per scatenare il quintuplo dei commenti. Ci vuole
    etica in quel che si scrive e in come lo si scrive, perché si fa un servizio
    pubblico e anche una sola informazione errata in temi così delicati può generare
    problemi!!!

    Buonasera e siate più sereni.

  20. Ripeto, Enrico, io le mie SCUSE le ho fatte e rifatte. C’è scritto, ci è stato anche fatto un altro pezzo apposta, che altro si doveva fare? E le correzioni perché sì e perché no, e i dati perché sì e perché no, e gli insulti e le maledizioni… ma cosa non è successo mai?
    Io non parlavo ai celiaci. Che succederebbe se tutti noi si andasse sul loro forum, all’oscuro del contesto, a disquisire di quello che fanno? Un macello, no? Minimo, però, non si sarebbe così ignoranti, cattivi e maldicenti come la stragrande maggioranza ha fatto qui, che sono quelli che hanno fatto fare ai malati veri una pessima ed inqualificabile figura perché, ripeto, se conosci veramente il male, non lo auguri a nessuno. Questo è.

    Poi, che io debba fidarmi di un dato di una Associazione piuttosto che di un’altra, non sta proprio nella correttezza dell’approccio. Conta solo lo Stato con i dati ASL. Punto. Chiunque scrive pubblicamente lo sa. Che poi io possa essere più o meno aggiornato, conta relativamente perché non stavo scrivendo un pezzo di medicina. Anzi, la parte che riguarda proprio la malattia ed il suo innesco, non è proprio stata contestata da nessuno, guarda caso, là proprio dove mi aspettavo che un medico mi avrebbe fatto nero!

    Quindi, chiediti un attimo se tutto questo è normale, se è corretto, se ha un senso, se è stato produttivo per qualcuno ed ha giocato a favore della categoria in questione.

    Datti una risposta.

    Molti ristoratori e foodblogger, quelli a cui era rivolto l’articolo, se la sono già data da un pezzo.

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