Chi rom…e chi no e la Kumpania, storia solidarietà ed integrazione tra donne nata a Scampia


le donne della Kumpania

di Marina Alaimo

E’ questa una storia di solidarietà ed integrazione complicatissima, ma che un gruppo di donne caparbie e fortemente motivate è riuscito a mettere in campo con grande entusiasmo. Sono donne di Scampia, quartiere popolare di Napoli ai margini della realtà comune, dove troppo spesso la normalità e la legalità sono concetti molto lontani. Eppure proprio lì dove la vita è stretta, anzi costretta in una condizione di marginalità e degrado spaventoso, nascono storie di uomini e donne che hanno quasi dell’incredibile. La parte buona di molti si ribella con forza al totale fallimento dello Stato che con la propria indifferenza perpetrata nei decenni ha permesso che qui si creasse una sorta di terra di nessuno.

Quella Gomorra di cui ha ampiamente scritto Roberto Saviano facendo conoscere al mondo intero, e alla maggioranza degli stessi cittadini napoletani, la vergogna intrisa di dolore e di emarginazione  vissuta dai tanti cittadini di questo quartiere. Ci vediamo alle colonne bianche! Mi dice Daniela al telefono. Ma dov’è? E’ un punto di riferimento noto a chi è di Scampia, ma nessun napoletano proveniente da altre zone  lo conosce –  non si viene da queste parti perché questa è terra di nessuno. Arrivando il quartiere è presidiato dalle forze dell’ordine, numerosissime, che insieme all’edilizia orribile delle costruzioni popolari conferiscono un aspetto davvero inquietante al quartiere. Ecco le donne della Kumpania nella sede che le ospita proprio sotto le colonne bianche. Mi accolgono con una serie di dolci buonissimi e così rompiamo il ghiaccio facendo colazione insieme.

A Scampia

Sono donne napoletane di Scampia e donne rom che vivono nel campo qui stanziato da almeno trent’anni. Chi rom… e chi no nasce dall’esigenza di instaurare un dialogo tra due realtà marginali che spartiscono lo stesso spazio da molto tempo. E come molte storie italiane, diventa un progetto di lavoro chiacchierando tra  fornelli e condividendo il piacere per la convivialità. Praticamente a tavola, tra una portata e l’altra ed un bicchier di vino. Inizialmente ognuna di queste donne straordinarie portava qualcosa cha aveva preparato a casa propria. Poi si è passate a cucinare insieme, fondendo le due culture gastronomiche napoletana e serba e progettando programmi di integrazione e di soluzione ai tanti problemi di chi vive realtà di questo tipo. Spesso è il cibo ad abbattere le barriere culturali e i terribili pregiudizi. In questo caso c’entra molto anche il fatto che a volere  creare una sinergia di intenti fossero delle donne. L’energia scaturita dalla forte volontà di migliorare le proprie condizioni di vita, di superare le barriere imposte da un quartiere così difficile è stata dirompente. Così tra un piatto di ziti al ragù napoletano e  una mussakà, tra montanare fritte e sarme ripiene, tra gatteau di patate e ghiboniza si comincia a pensare di mettere su un servizio di catering. Il progetto viene approvato e finanziato per un anno dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento per le Pari Opportunità.  Nel 2002 nasce La Kumpania e partecipa con successo a numerosi eventi sia regionali che nazionali. Questo scambio gastronomico culturale piace e ancor di più piace come le donne della Kumpania cucinano. Oltre a preparare i piatti tipici della cucina napoletana e serba, sono bravissime nel fare il pane e tutto ciò che nasce dalla lievitazione della pasta. C’è Malina dalla Serbia specializzata nelle sarme ripiene (le sarme sono peperoni cruschi), Argentina dalla Macedonia bravissima nel preparare mussakà e ghiboniza, Slaviza dalla Serbia ama i dolci al cioccolato, Sanela dalla Macedonia prepara piatti a base di verza ed altre verdure. Poi ci sono le donne napoletane, Emilia e Rosaria specializzate nella cucina partenopea, dai rustici, ai primi piatti cult come lasagne, sartù di riso, pizze ripiene, pizze fritte, gatteau di patate, arancini, frittatine di maccheroni e crocchè, parmigiana di melanzane,  babà, caprese, pastiere, insomma un mare di golosità.

le donne della Kumpania

La svolta per La Kumpania arriva dopo aver partecipato alla Biennale di Venezia con il proprio servizio catering, confermando la capacità di saper organizzare e gestire con successo un lavoro così importante. Dimenticavo, Daniela Iennaco, napoletana di 35 anni, laureata in lettere e filosofia, è la mente che coordina le attività della Kumpania, ed il cuore che unisce i singoli elementi, che conforta e allontana la disperazione, che infonde con energia il concetto del NOI. Tra pochi giorni a Scampia queste donne inaugureranno il proprio ristorante, con servizio da asporto. Il primo e l’unico in questo quartiere.

4 Commenti

  1. Vivo queste realtà ogni giorno …. Scampia non è il centro della malavita ma il cuore della passione di persone come me che hanno dei sogni da realizzare e che nonostante vengano etichettate riescono a lottare e a vincere ….

    Spero sia solo l’inizio di un interesse ai progetti in corso su Scampia e solo tu con l’animo nobile che hai Marina potevi rompere quel muro di disattenzione … grazie :-)

  2. Grazie per questo articolo che trovo intelligente di mente e di cuore:raccontare il bello positivo e costante lavoro della gente comune dovrebbe soppiantare il sensazionalismo a tutti i costi che tanto male arreca alla società civile.Se davvero vogliamo risollevarci da questa crisi che è sopratutto morale bisogna dare sempre maggiore spazio a questo tipo di comunicazione .FM.

  3. Quella notte non ho dormito e nemmeno quella successiva. Due giorni prima ero stata ad Identità Golose, evento fastoso e imponente. Il contrasto tra le due realtà ha messo in discussione molti punti di vista e comportamenti della mia vita quotidiana. Sono stata anche al campo rom, ho fatto delle foto, ma non le ho volute pubblicare per nono sminuire il lavoro di queste donne. A gironi inaugureranno il loro ristorante con banco di asporto proprio al piano superiore dell’ auditorium di Scampia e spero tanto che saremo in moltissimi ad andare a trovare le donne della Kumpania.

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