Ciro 906 Fiano di Avellino 2012 docg: una versione Magnum bevuta dopo dieci anni fa scintille


Il Fiano di Picariello

Il cru Ciro 906 Fiano di Avellino 2012 magnum di Ciro Picariello

Torniamo su questa bottiglia otto anni dopo e viviamo una bellissima esperienza insieme a tanti amici radunati per l’occasione. Uno dei meriti di Ciro Picariello è quello di aver messo in commercio il Fiano a un anno dalla vendemmia sin dagli esordi. Un piccolo accorgimento che lo ha subito messo sugli scudi come grande fianista irpino. Particella 906 ha solo uva di Summonte a quota 650 di altezza, fa un anno in vasca di acciaio e sei mesi in bottiglia. Quando l’aprite non abbiate dubbi: più passa il tempo più è buona. Noi abbiamo stappato una magnum dalla tenera età di dieci anni per pentirci subito pur godendone tanto. Il vino, complesso, con il rimando di idrocarburi, ancora agrumato, ricco, lungo, finale spaziale, è infatti in piena forma, a dimostrazione che avrebbe potuto ancora raccontare tante cose fra qualche anno. Ma arriva il tempo dello stappo e noi lo abbiamo bevuto avidi sul cinghiale in umido e su dei rognoni rosolati nel burro in stle francese. Due abbinamenti perfetti che confermano la forza di questo grande vitigno.
Ah, leggete sotto la scheda del 2014: avevamop proprio visto giusto.

 

Scheda del 28 maggio 2014

Il nostro è un mestiere che dovrebbe limitarsi a raccontare evitando di entrare nella gestione delle cantine. Ma, come sempre capita in anni di lunga consuetudine, anche ai piccoli cronisti del vino come noi succede di regalare consigli, raramente ascoltati perchè gratuiti.

Ciro 906 Fiano di Avellino (Foto di Lello Tornatore)

Avevo spinto Ciro a insistere sul Fiano creando due tipi, uno di Summonte e l’altro di Montefredane perché sono fermamente convinto che le piccole aziende hanno un futuro non se fanno dumping sui prezzi della bottiglie, ma se si presentano sul mercato con prodotti specializzati.

In Irpinia è sempre un peccato disperdere uve nelle etichette perché ci sono davvero territori vocati in grando di esprimere cru, ossia vini da una sola e precisa vigna.

Gira e rigira, alla fine Picariello ha deciso di debuttare con un Fiano ottenuto solo da uve di Summonte, appena 1300 bottiglie più 700 magnum che si vendono rispettivamente a 15 e a 30 euro. Dunque la 2012 si presenta con la sua solita etichetta, che ormai è già sul mercato, e questo bianco stratosferico venduto a un prezzo troppo conveniente per i collezionisti che potranno stapparlo almeno da una quindicina d’anni per goderne fino in fondo il frutto.

Summonte emerge per una pienezza delle frutta più marcata rispetto a Montefredane e per l’allungo fumé oltre che per un corredo vivace e ricco di note di macchia mediterraneo e agrumato. In bocca è materico, del resto la 2012 è annata decisamente piena. Un bianco dunque che esprime la grande potenza della frutta irpina, soprattutto quando si parla di Fiano e Greco.

Un po’ come i corridori etiopi alle Olimpiadi che vincevano senza nessun preparatore atletico, così questi bianchi scalano facilmente le classifiche nelle degustazioni coperte e ci fanno sognare per la loro completezza. Inutile dire che aprirlo adesso è assolutamente prematuro, ha bisogno di maturare ancora in bottiglia e di godere del fascino che il tempo sempre regala al Fiano.

Sede a Summonte. Località Acqua della Foresta,via Marroni Tel.0825.702516 www.ciropicariello.com Ettari: 7 di proprietà. Bottiglie prodotte: 50.000. Vitigno: fiano. Prezzo: 8,5  franco cantinaglie.

 

Un commento

  1. Completamente daccordo con lei dr Pignataro
    Uso se me lo consente una locuzione più conviviale, caro Luciano assaggiai la 2004 e la 2005 di Ciro e Rita Picariello a Vitigno Italia 2007 commentando con loro le differenze tra gli areali di Montefredane e Summonte e quello più classico di Lapio mi fa piacere che nel tempo Ciro Picariello abbia affiancato alla bottiglia diciamo base la particella 906 di Summonte oltre al suo brut contadino
    Concludo alla sua maniera : ale’

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