Clos de Gat 2007: uno splendido vino Israeliano


Clos de Gat 2007, vino Israeliano dalle Judean Hills (foto di Sara Marte)

di Sara Marte

“Io di solito cucino con il vino … e qualche volta lo metto anche nel cibo!”. Scherza sempre così un amico di Tel Aviv cui ho fregato ultimamente qualche bottiglia. Cena informale, ultimi cibi ricchi che salutano la freschezza gastronomica della primavera sapendo di dover lasciare il posto ad altre preparazioni e qualche bottiglia di rosso. Prendo un appunto mentale su quale di quelle in tavola si svuoterà per prima. Sapete, delle volte è un sistema di valutazione molto più efficace di tanti altri. E la svuotata, premiata, vincitrice inconsapevole di una gara inventata è: Clos de Gat 2007. La cantina, come il vino, si chiama Clos de Gat e gioca su due parole: “Clos” che indica in francese un vigneto cintato da mura e “Gat” che in ebraico fa riferimento a un antico torchio per il vino. Un “gat” di epoca romana è proprio nel cuore dell’azienda. La prima annata prodotta fu la 2001 e dalla 2003 si utilizzano solo lieviti autoctoni. Un vero personaggio l’enologo Eyal Rotem, appassionato e rigoroso, che dopo gli studi di enologia in Australia, vive in quest’azienda-kibbutz con la sua numerosissima famiglia (i sommelier a Tel Aviv disquisivano se avesse 5 o 6 figli e qualcuno rilanciava addirittura!) I vini prodotti sono divisi in tre gamme: Sycra, che in aramaico significa “rosso brillante”, Clos de Gat, con il suo tipico taglio bordolese e infine Har’el. Molto interessante il territorio dove sorge l’azienda.

Mappa delle Regioni tratta dal libro di Daniel Rogov (Sara Marte)

Situata nella fertile Ayalon Valley, si trova nella regione vitivinicola delle Jerusalem Mountains che ha trovato un forte slancio enologico solo negli ultimi 12 anni. In passato, con il vicino cuore religioso, era il territorio da cui provenivano principalmente vini dolci sacramentali. Oggi si apprezzano la sua altitudine relativamente elevata, terreni argilloso calcarei e rocciosi ed un clima mediterraneo con buone escursioni termiche.

Meraviglioso bicchiere della cantina Clos de Gat (foto di Sara Marte)

 

La retroetichetta. Non è un vino kosher (foto di Sara Marte)

In bottiglia c’è Cabernet Sauvignon al 60%, Merlot per il 30% e una piccola parte di Petit Verdot. Dal colore intenso e fitto si muove ricco e parla già di materia e sostanza. Il naso è un caldo abbraccio di frutta nera, fiori ed erbe mediterranee amalgamate con eleganza e che lasciano, solo sul fondo, uno spiraglio per un soffio di spezie dolci. Così i piccoli frutti di bosco come i ribes e le more si fondono con i petali di rosa appena appassiti. Ancora sentori di moca e cioccolato al latte completano il naso. La bocca è carezzevole, vellutata e opulenta, attraversata da una buona sapidità ed una vena minerale. Il finale è avvolgente, pulito e lunghissimo. Mi sa che verrà sacrificato un altro Clos de Gat per la causa giacché volevo proprio affinare qualche ricetta e
già solo a pensarci…

 

6 Commenti

  1. Mi affascina sempre la capacità degli Israeliani di inventarsi in settori storicamente non di loro competenza riuscendo ad ottenere risultati ottimi come quello descritto qui da Lei e nei suoi precedenti articoli sulla viticoltura israeliana.
    Complimenti

  2. Grazie mille Mino. Il vino regala racconti di terra e uomini sempre speciali. La storia della vite in terra santa è antica, anche se il vero grande senso del vino comincia non più di 25-30 anni fa.Trovo sempre divertente quello che scrisse Daniel Rogov uno dei massimi esponenti e conoscitori del vino Israeliano. Raccontava che agli esordi ( 25 anni fa)la maggior parte dei vini erano “rossi, dolci e grossolani” e li definì niente di più che “sciroppi per la tosse”. Ora invece sono competitivi, formati e specializzati . Una splendida realtà.
    Ti auguro una buona giornata.

  3. Superbo questo viaggio. Il vino d’ Israele è una finestra sul mondo, è scoperta e fascino. È bellissimo capire quanto si possa fare in così breve tempo, perchè, pensiamoci bene, 25 anni nel mondo enologico in fondo non sono tanti. Acquisire un know how e salire fin su certi livelli qualitativi è una bella prova. Conosco questa cantina, mio figlio mi ha portato una bottiglia da uno dei suoi tanti viaggi e fanno centro l’eleganza, l’armonia e la richezza. Ho trovato sul web anche i suoi altri articoli(il signor Mino ne faceva riferimento), complimenti e grazie per aver condiviso con noi la sua esperienza.

  4. Grazie mille , è un piacere condividere le proprie esperienze soprattutto con chi sa guardarle con lo stesso entusiasmo di chi le vive. E’ un dono. Ha colto poi perfettamente lo stile di questo vino splendido.
    Buona settimana :o)

I commenti sono chiusi.