Colle Santa Marina 2009 bianco Costa d’Amalfi doc


Una foto storica di Apicella

APICELLA

Uve:
falanghina 40%, ginestra 30%, biancolella 20% e pepella
Fascia di prezzo: circa 12 euro in enoteca
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Forte di una tradizione che da secoli appartiene alle terre di Tramonti e dell’esperienza tramandata dagli avi, la famiglia Apicella, grazie soprattutto alla fiera determinazione di Giuseppe, dal 1977 nutre e coltiva la passione per la viticoltura. Questo nonostante essa sia praticata su un’orografia territoriale impervia e inaccessibile. L’impresa di coltivare la vite qui, infatti, diventa epica ed eroica, alla stregua di quanto avviene in altre località similari come l’isola d’Ischia, le Cinque Terre spezzine, la Valtellina e parte della Valle d’Aosta.

Si lotta continuamente contro le pendenze proibitive, dove vengono rubati fazzoletti di terra alle colline, per far rivivere nel bicchiere i canti delle cicale, i profumi dell’erba appena tagliata e lo stesso paesaggio mozzafiato di questo luogo incantato, non a caso definito “Divina Costiera”. Un posto sospeso tra mare, cielo e monti, ove domina una natura ancora selvaggia ed in cui ogni scorcio resta impresso negli occhi e nel cuore del visitatore estasiato. Terrazzamenti, rocce, dirupi e spazi molto ridotti punteggiano questi luoghi, ove piccoli paesi restano miracolosamente abbarbicati agli scoscesi costoni che degradano giù fino al mare turchese.
Giuseppe Apicella, che si dedica prevalentemente alla gestione dei vigneti, è affiancato dal figlio Prisco, laureato in Viticoltura ed Enologia all’Università di Torino (è anche consulente di alcune aziende, tra cui Colline Pellaresi nel Cilento), e dalla figlia Fiorina, che si occupa dell’amministrazione.

Vigna Caselle di Apicella

I vigneti, in buona parte a piedefranco, sono situati ad altitudini tra i 300 e i 500 metri, su terreni costituiti da tufi incoerenti e dal rimaneggiamento di materiali detritici e piroclastici. La forma di allevamento primaria è quella classica di questo luogo, cioè il pergolato tramontino, in cui convivono nello stesso spazio, come una villetta a due piani, viti ed orto. Negli ultimi anni, però, ha preso piede anche un altro e più moderno sistema di allevamento: controspalliera con potatura guyot. E proprio con questo metodo è stato impiantato da Giuseppe nel 1984 il vigneto “Colle Santa Marina sulla sommità del colle omonimo.

Ai viticoltori tramontini, così conservatori e radicati alle loro tradizioni, questo è sembrato una vera pazzia. Ma dopo qualche anno, in cui i risultati si erano subito rilevati alquanto soddisfacenti, tutti hanno cambiato idea, anzi molti ne hanno seguito l’esempio. Con l’arrivo della doc, ad un certo punto le scelte aziendali avevano portato a produrre un solo vino bianco, a discapito del Santa Marina. Ma dopo poco tempo si è capito che questo cru doveva essere ripristinato, sulla scorta delle pressanti richieste dei tanti aficionados. E così dalla vendemmia del 2008 (leggermente tardiva) si è tornati a produrre questo vino, con una resa annua di appena 4.000 bottiglie. Adesso speriamo solo che in futuro non ci siano altri ripensamenti!
I vitigni che affastellano questo blend sono falanghina, biancolella, ginestra e pepella. Dopo la fermentazione, l’affinamento avviene con 80% del mosto in acciaio e il restante 20% in barrique e alla fine poi si effettua l’assemblaggio e l’imbottigliamento. Il cromatismo è limpido e puro, un verdolino appena sopra le righe. Gli effluvi che arrivano al naso sono quelli tipici erbacei della macchia mediterranea e poi floreali e fruttati in giusta misura. L’alcol, sui 13 gradi, regala una buona impalcatura, tesa e diritta.

Il palato conferma le note floreali e fruttate espresse all’olfatto e regala, inoltre, ampie sfaccettature, con una persistente freschezza e una dichiarata promessa di evoluzione nel tempo. Si tratta, quindi di un vino complesso ed intrigante, ma allo stesso tempo vivace ed elegante, fine, dolce e armonico, che finisce poi con una nota acidula, ben equilibrata. Lo sorseggerei, intorno agli 8-10 gradi, su una deliziosa frittura di pesce.
Magari al tramonto distesi su una cianciola al largo di Amalfi, mentre si aspetta il pescato con la rete a “circuizione”, carezzati dal lieve fruscio della brezza marina e con il sole all’orizzonte che si squaglia nell’acqua salmastra come un ghiacciolo all’arancia. E che vuoi più dalla vita? Altro che…

Questa scheda è di Enrico Malgi

Sede a Tramonti – Via Castello a Santa Maria, 1 – Tel. 089/856209 – fax 089/876075 – [email protected][email protected] – www.giuseppeapicella.it – Enologo Prisco Apicella – Ettari di proprietà 7, in affitto 2, più conferitori di fiducia – Bottiglie prodotte 70.000 – Vitigni: tintore di Tramonti, piedirosso, sciascinoso, falanghina, biancolella, biancazita, pepella, ginestra.

8 Commenti

  1. Caro Enrico, questo areale lo conosco bene! A Tramonti aveva le vigne, non lo so se c’è più, un galantuomo vecchio stampo, l’avv. De Martino, già sindaco di Maiori in illo tempore, al quale ho fornito barbatelle innestate con marze raccolte nei suoi vigneti (Biancazita, Tintore, Pepella e Biancolella). Si, anche il vivaista ho fatto (perciò annoio sempre con puntualizzazioni sull’aspetto agronomico), e ricordo che le vigne dell’avv. De Martino, sposate alla coltivazione dello Sfusato Amalfitano, veramente erano da annoverare tra la viticultura più eroica che ci sia. Per chi il vino lo beve solo, senza sapere come e con quanta fatica e con quanto impegno si coltiva l’uva e alla fine, quando ormai sembra di avercela fatta a portare in porto una buona annata, con un prodotto eccellente, magari succede quello che è successo qualche giorno fa : una grandinata e tutto il lavoro va “pe l’acqua abbascio”, come si dice da noi. Scusami, ma sono un po’ giù, vengo appena adesso da fare il trattamento al mio Fiano…così come è ridotto.

  2. bella come al solito la scheda di Enrico,le ultime 4 righe poi sono l’essenza del piacere……”Magari al tramonto distesi su una cianciola al largo di Amalfi, mentre si aspetta il pescato con la rete a “circuizione”, carezzati dal lieve fruscio della brezza marina e con il sole all’orizzonte che si squaglia nell’acqua salmastra come un ghiacciolo all’arancia. E che vuoi più dalla vita?……..cosa voglio?..solo la mia dolcè metà vicino su quella cianciola. :-D

  3. Caro Lello, con te si scopre una miniera inesauribile di minerali pregiati. Di rimbalzo, poi, si definisce ancora meglio l’enorme potenzialità di tutta la viticoltura campana ed in primis proprio quella più faticosa di certe zone territoriali. Sembra facile fare il viticoltore, ma propro tu me lo insegni che è molto, molto difficile. E mi dispiace proprio per la tua disavventura di questi giorni. Ad majora. Abbracci.

    1. Lello, traspare la compassione che hai provato nel veder rovinare la tua creatura ma, come un padre amorevole, devi darti dafare come sicuramente fai tutti i giorni. Del resto fai quel mestiere perchè ami la sfida e la l’impegno profuso si capisce già solo da quello che scrivi.

      1. Sono solo degli attimi. La forza di volontà e la passione li soverchiano! Chi mi conosce sa che non mi arrendo facilmente, insieme a mia moglie e ai miei figli abbiamo superato ostacoli ben più difficili, quelli che deve affrontare qualsiasi cittadino che decide di fare l’imprenditore in Campania e che tutti possono immaginare. Siamo pronti, l’asticella a quanto è? Grazie Alba e grazie Enrico.

  4. Marco vedo che tu mi capisci. Non perdiamo mai di vista la romanticità della vita. Guardiamo sempre dentro la nostra anima e ci sentiremo più buoni. Ti auguro di vivere una simile avventura con la tua ragazza. Ti abbraccio.
    P.s.. Speriamo sempre che non legga quel discolo di Maffi…

  5. Cliccate su Giuseppe Apicella e andatevi a rileggere il post di Luciano, a proposito di questa azienda, sulla verticale della ‘A Scippata: una goduria!

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