La leggenda di Delia, la cuoca di Ancel Keys che ha aperto una trattoria a Pioppi nel Cilento


Delia Morinelli

Delia Morinelli

di Valerio Calabrese*

I colori sono morbidi e pastello con le nuvole, abbacinanti e vivi nei giorni di sole. Il verde e il blu, in mille sfumature, dominano la scena. Gli odori e i profumi ruotano seguendo il ritmo lento delle stagioni: limoni, ginestre, rosmarino che si mescolano alla salsedine della spuma marina. La stessa regola che seguono i sapori e i prodotti che si incontrano nei piatti. Una cosa invece non cambia mai, il sorriso puro e sereno di Delia Morinelli, ambasciatrice nel mondo della Dieta mediterranea, per oltre 30 anni governante di casa Keys. Fermarsi a parlare con lei, tra un piatto di alici crude, condite solo con olio e limone, e un cavatello con ceci e frutti di mare è un’esperienza che tocca il cuore. Lei, con il mare negli occhi e sulla pelle, vi racconterà una vita semplice e straordinaria, vissuta senza quasi mai lasciare quel paesaggio da cartolina, quella casa affacciata sul blu. Siamo a Pioppi, piccolo borgo di pescatori del Cilento, che in inverno conta poco più di 200 anime, ma che in estate pullula di turisti e cultori del buon cibo e della vita lenta. Perchè è proprio qui, a Pioppi, che lo stile di vita mediterraneo trova la sua culla e diventa, per quanto immateriale, qualcosa di tangibile. Uno stile di vita di vita racchiuso sotto la locuzione Dieta Mediterranea, coniata dal medico americano Ancel Keys, che lo raccontò al mondo per la prima volta nel 1975 con la moglie e collega Margareth Honey, nel loro best seller How to Eat Well and Stay Well, The Mediterranean Way.

Di Keys e delle delle sue scoperte si parla oggi in tutto il mondo, a lui è anche dedicato un museo proprio a Pioppi e mille eventi e convegni si celebrano intorno ai suoi studi. Ma lo scienziato, e questo è certo, non avrebbe compreso fino in fondo quello straordinario portato di cultura e conoscenza, se fosse rimasto chiuso nel Gate 27 dell’Università del Minnesota; se non avesse associato al suo rigore scientifico la curiosità dell’antropologo che fa ricerca sul campo, che vive le comunità che studia. Non avrebbe compreso fino in fondo l’essenza di un mondo così lontano da lui, quello contadino e cilentano, se non avesse incontrato all’inizio degli anni ‘60 la giovane Delia, moglie di Giannino, manco a dirlo pescatore, e madre del piccolo Angelo.

“How to Eat well and Stay well, The Mediterranean Way”, con cui i coniugi Keys raggiunsero la fama mondiale alla fine degli anni sessanta, è infatti per metà un trattato medico scientifico attorno all’alimentazione e alle sue ricadute sulla salute, e per metà un libro di ricette, molte delle quali appartenevano a Delia, che Margareth apprendeva nella cucina della villa di Minnelea – piccolo borgo di abitazioni fondato da Keys e altri scienziati del gruppo del Seven Country Study, ribattezzato così dalla crasi di Minneapolis, sua città di provenienza, ed Elea, patria elettiva – dietro la collina di Pioppi.
Dalla fine degli anni sessanta, Pioppi diventa così un luogo di dimora e studio di alcuni tra i pionieri della nutrizione e della epidemiologia legata all’alimentazione. Tra questi il cardiologo della Casa Bianca, Paul Dudley White, il finlandese Martii Karvonen, famoso per la sua teoria sulla frequenza cardiaca di riserva, centrale nella medicina dello sport, il cardiologo di fama mondiale Jeremiah Stamler, il napoletano Mario Mancini e molti altri.

A Casa di Delia, Pioppi

A Casa di Delia, Pioppi

Negli ultimi anni, dopo il riconoscimento Unesco della Dieta mediterranea come patrimonio immateriale dell’Umanità (novembre 2010) e l’aumento dell’attenzione mediatica verso la cucina e la gastronomia, non c’è stato giornalista di settore, italiano e straniero, che non abbia voluto intervistare Delia. Lei, divertita e sorridente, sempre disponibile, ha lasciato fare, raccontando aneddoti e piccoli segreti di casa Keys, in particolare sui gusti alimentari dei coniugi e sulla loro attenzione alla cultura del cibo del Cilento e agli aspetti salutari di essa.

Ma se, prima, per incontrare Delia bisognava contattare le persone giuste, da poco più di un anno, la sua casa si è aperta al pubblico, e con essa, soprattutto, la sua cucina.

Il figlio Angelo e sua moglia Silvana, dopo la decisione di rientrare da Roma hanno destinato una porzione della casa a strapiombo sul mare, a piccolo ristorantino, il cui nome non poteva che essere A casa di Delia.

Un luogo suggestivo, un terrazzino sotto un bel pergolato di uva fragola, affacciato a strapiombo sul mare cristallino di Pioppi, con Velia di fronte e Capo Palinuro in lontananza. Trenta posti a sedere all’esterno, una dozzina all’interno, per restare aperti anche con il freddo.

In cucina Silvana e in sala Angelo. E Delia, ovviamente, che si alterna tra i fornelli e i tavoli del ristorante, a dispensare ricordi, sorrisi e segreti delle sue ricette. E’ lei la grande attrazione del posto: a tavola solo i piatti che cucinava “al professore Keys e alla signora”, come li chiama lei, con immutata deferenza. Niente carne nel menù, ma solo prodotti della terra coltivati nell’orto prospiciente e pesce azzurro locale, che qui si fa in mille modi, da non perdere le alici a maruzzella. “Abbiamo dovuto inserire la frittura di pesce perchè ce la chiedono – ci dice Angelo – altrimenti nemmeno quella, perchè il professore ci ha insegnato che il fritto fa male”. Una cucina povera, semplice, con pochi ingredienti e solo olio d’oliva come come condimento. Sobrietà, gusto, salute. Un mix che consente di godere appieno dei piaceri della tavola e di vivere cent’anni.

La sala interna è ricavata da una stanza della casa: “E’ qui che sono venuto al mondo”, ci informa Angelo.

Delia e Giannino sono la quintessenza di Pioppi: sui loro visi, rigati dal tempo e cotti dal sale del mare, si vedono in trasparenza le storie dei miti, le invasioni saracene, la filosofia dei greci. E poi la fatica di chi, in mare o in collina, lavorava questi luoghi.

Per queste ragioni, entrare A casa di Delia non è semplicemente entrare in un ristorante a mangiare, ma piuttosto aprire un libro di storia e perdersi in un racconto straordinario.

*Direttore Museo della Dieta Mediterranea di Pioppi

2 Commenti

  1. Esattamente porto del fico perché c’era uno sciagurato progetto,fortunatamente mai andato a buon fine,di realizzare un porto canale sul letto del ruscello di fronte a casa di Delia.È la mia spiaggia da una vita e di cui nel mio piccolo mi sento un po’ custode ma anche spazzino:cascasse il mondo ma ogni mio rientro nel Cilento prevede una passeggiata sugli amati scogli che col tempo ho cominciato a chiamarli per nome.Orto pescato animali da cortile olio di oliva cereali ma sopratutto una vita slow che segua il ritmo delle stagioni non solo nel food ma anche nel lavoro e riposo sono in estrema sintesi la filosofia che per me sta dietro alla dieta mediterranea.PS.Fa piacere notare,gentile direttore del Museo di palazzo Vinciprova ,che nonostante la giovane età e pur frequentando la piccola comunità di Pioppi solo da pochi anni la grande passione che mette nel suo lavoro come chiaramente traspare da questo articolo in perfetto equilibrio tra mente e cuore.Ad maiora semper e…..buon lavoro da Francesco Mondelli.

  2. Bellissimo questo articolo, coglie profondamente il senso del grande lavoro che fu fatto e che va fatto sulla Dieta Mediterranea. Il Museo rappresenta bene tutto questo e Pollica, Pioppi, il Cilento devono sempre più valorizzare questi principi senza perderne il senso profondo che è scritto in questa terra e in questi volti.
    In questi giorni ho la fortuna di seguire un corso all’Università Suor Orsola di Napoli e attraverso le parole della professoressa Elisabetta Moro sento come la responsabilità di tutto questo ci interessa e ci interroga ogni giorno.
    Grazie e buon lavoro

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