Diana Cataldo di Miariade & Partners: la comunicazione del vino


Diana Cataldo

di Antonello Plati

Prima giornalista, oggi manager di successo alla guida di Miriade & Partners, agenzia specializzata nel posizionamento strategico di territori e imprese su scala nazionale. Diana Cataldo è anche la mente del format Campania Stories, che da oltre dieci anni racconta e mette in vetrina le eccellenze enogastronomiche della regione.

Un percorso professionale coerente ma non scontato: quali motivazioni l’hanno portata a questo passaggio e come si è sviluppata questa
evoluzione?
«Il giornalismo mi ha insegnato il valore delle storie, che mi hanno portato a confrontarmi sempre più da vicino con il mondo del vino e
dell’agroalimentare. Ho compreso presto che raccontare non mi bastava più: volevo contribuire a costruire le strategie che stanno dietro quei
racconti. Più che un cambiamento, si è trattato di un’evoluzione naturale. Miriade & Partners è nata vent’anni fa con l’obiettivo di trasformare la comunicazione da esercizio estetico a strumento strategico di posizionamento per territori, imprese e filiere. Abbiamo iniziato dall’Irpinia, che per noi è stata un laboratorio straordinario, e oggi ci confrontiamo quotidianamente con il mondo, lavorando dalla Sicilia al Veneto. Quando ho capito che il nostro lavoro incideva concretamente sulla percezione e sulla crescita di territori, Consorzi e imprese, ho provato la stessa emozione che vivevo da giornalista quando una storia trovava il suo spazio. La differenza è che oggi quella storia non mi limito a raccontarla. Contribuisco a
costruirla».

In Campania, lei da anni promuove la valorizzazione delle eccellenze del territorio attraverso eventi legati ai vini e ai prodotti tipici locali.
Quali sono i riscontri?
«La Campania è diventata negli anni un esempio virtuoso. Negli anni abbiamo portato sul territorio i più autorevoli giornalisti e opinion leader della stampa internazionale e oggi la Campania è oggetto di attenzione costante. È un risultato importante, che non va dato per
acquisito: questo posizionamento lo consolidiamo quotidianamente, così come facciamo per altre regioni italiane».

All’orizzonte cosa vede?
«La qualità del prodotto, da sola, non è più sufficiente a sostenere la competitività sui mercati internazionali. Le prospettive future sono
legate a un cambio di paradigma: le imprese, i consorzi, i territori vanno accompagnati sui mercati costruendo reputazione e relazioni durature. Comunicazione, pubbliche relazioni ed export devono lavorare in modo integrato. Il futuro va in questa direzione: più visione di sistema».

Da parte delle istituzioni c’è stato sempre il dovuto supporto?
«La qualità del dialogo tra istituzioni e imprese è migliorata molto negli ultimi anni. Oggi, però, le imprese non chiedono più soltanto sostegno economico, ma soprattutto programmazione, visione e la capacità di anticipare i processi e guidarli nel tempo. È un’esigenza che emerge con forza anche nelle progettualità più complesse: in questo periodo, ad esempio, siamo impegnati in un progetto che coinvolge sei Paesi europei per la promozione della castagna su scala globale, dove il ruolo delle istituzioni come facilitatori è fondamentale».

Lei ha già fatto tanto, ma non si finisce mai di imparare e di progettare. Cosa bolle in pentola?
«Una parte importante del nostro lavoro è rappresentata dallo studio e dalla formazione. Questo vale in particolare per i mercati: mentre consolidiamo quanto costruito, lavoriamo per sviluppare progettualità dove altri non guardano. Quando l’attenzione generale sarà rivolta a quei mercati, chi condivide il nostro percorso avrà già costruito una propria riconoscibilità. Tutto questo non si improvvisa, ma è il frutto di un lavoro di squadra quotidiano. In fondo, si tratta dello stesso metodo che ho imparato nel giornalismo: osservare, capire prima degli altri e raccontare i fatti al momento giusto».

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